golari, con la punta acuta inclinata verso l ’angolo della bocca, immediatamente al di
sotto della qual punta ew i sul margine di quel lato ùn angolo rientrante piuttosto pro-
fondo, e tutto il tratto inferiore a questo è occupato da una serie di dentelli acuti, de-
crescenti a gradi dall’alto al basso: il margine esteriore è privo affatto di dentelli. Dente
di mezzo dell’ una e dell’ altra mascella retto, unicuspide, con due lobi ottusi un di quà
un di là verso la base. I denti prossimi a questo men grandi dei laterali e con le punte
men inclinate, oscuramente lobati alia base dei solo margine esteriore. Ano ehe s apre
alla metà del corpo o poco dietro, in ispecie nelle femmine. Pinne, eccettuata la caudale,
piuttosto picciole, cuneiformi a rovescio, troncate obliquamente. Le pettorali han-
no origine al di sotto della quarta apertura branchiale. Dorsali inermi, crasse presso la
base, alternanti con le pettorali e le ventrali. L’anale opposta alla seconda dorsale.
Caudale con due lobi distinti, il superiore basso col tratto terminale cunéiforme a rovescio
troncato obliquamente, l’inferiore orecchiuto tanto risentitamente che puö dirsi bi-
forcato. Tubercoli ehe ricuoprono la pelle fittissimi, ovati, depressi, unicuspidi.
Come per le forme cosi pei costumi i Galei tengono un posto di mezzo fra i Mu-
steli e gli Squall. Assai più crudeli dei primi, cedono ai secondi nella voracità e nella
ferocia ; vivono piuttosto in siti fangosi, ehe presso gli scogli. Sono gregarj e vivipari.
Questo gruppo fu isolato dal Cuvier. Se il Rafinesque avesse fatto parola del nostro
pesce, l ’avrebbe aggregato senza meno al Galeus suo, ehe includeva anche i Musteli e
gli Scillii. Il Blainville lo colloca fra i suoi Squall Galeorhini insieme col Mustelus. II
Risso non lo disgiunge dai veri Squails ch’ egli chiama Carcharias.
La sola specie europea di questo genere ehe sia conosciuta è quella effigiata nella nostra
tavola. Nei Musei d’Europa e d’America se ne conservano poche altre tutte esotiche,
non per anco descritte. Come nome specifico del nostro pesce abbiamo scelto il vocabolo
CaniSj ehe troviamo usato da varj autori antichi. È buono avvertire frattanto ehe la pit-
tura spaventevole ehe fanno alcuni della forza e della ferocia di questo animale puo far
sospettare ehe ne abbiano scambiato le abitudini con quelle del vero Squalus carcharias
o d’altra specie dello stesso genere. Quanto alle raashelle e ai denti che fece effigiare il
Lacépède, e ehe attribüi ad un esemplare di questa specie lungo dodici piedi, ha già av-
vertito il Cuvier ehe a questa non appartiene, nè è credibile ch’ essa possa mai giungere
a tanta mole.
Veduto superiormente il corpo è lanceolato-allungato, di profilo disugualmente fusi-
forme-acuto. Il punto della maggior larghezza è quattro volte e mezzo più distante dal-
l ’estremità posteriore che dalT anteriore, e circa due volte e mezzo il punto della maggior
altezza. Il capo compreude circa la sesta parte della lunghezza del pesce intiero; po-
steriormente è alto poco meno della parte contigua del tronco, s’abbassa verso il dinanzi,
e si restringe in un muso tagliato ad arco, quasi piatto, incavato superionnente. Gli oc-
chi sono più vicini d’un settimo alla prima delle fessure branchiali ehe all’apice del muso.
Le orbite hanno il diametro trasversale quasi due volte maggiore del verticale, corri-
spondente a quattro quinti della distanza ehe corre fra un’occhio e 1 altro superiormente,
e a poco più d’un terzo dell’ intervallo frapposto al lor angolo anteriore ed ail estremità
del muso. La pupilla è larga circa un quarto dell’orbita. Le fessure degli spiragli sono collocate
dietro agli occhi al di sotto del livello dell’asse dell’orbita, quattro volte più lontano
dalla prima apertura branchiale del lato rispettivo, ehe dall occhio. Le narici stanno due
volte e mezzo più lontano dall’apice del muso ehe dalla bocca. Il lor diametro maggiore
è uguale alla metà di quello dell’orbita. La valvula marginale del lato anteriore giunge
appena ad uguagliare con la sua lunghezza la quinta parte del diametro maggiore della
narice. Il diametro della bocca eccede la misura della distanza ehe corre fra il punto
anteriore della sua curva e l’apice del muso. Il tronco è assottigliato uniformemente
verso 1 estremità posteriore, quasi terete, alla radice della caudale un quarto più alto ehe
largo. Dalla seconda pinna dorsale e dall’ ano partono due solchi longitudinali poco pro-
fondi ehe giungono fino alla pinna caudale : 1’ ano s’apre un breve tratto dietro alla
metà del corpo intiero. La pinna dorsale anteriore è collocata quasi due volte più vicino
all apice del muso ehe a quello della caudale. La sua base ha una misura corrispon-.
dente alla distanza ehe passa fra l ’occhio e la prima àpertura branchiale: il lato terminale
è incurvato ail’ indentro, poco minore di questa misura; l ’anteriore la supera d’un
breve tratto ; il posteriore uguaglia la metà della medesima : l ’angolo anteriore è roton-
dato, il posteriore acuto. La seconda dorsale è collocata un settimo più vicino alla prima
che all estremità della caudale : ha la stessa figura della prima, ma è più picciola, e il
suo angolo posteriore è piu acuto. Le pettorali hanno la base lunga poco meno di quella
della prima dorsale, uguale a due terzi del lato terminale, meno estesa della metà del
lato anteriore: il lato posteriore supera appena tre quarti della lunghezza della base:
leggermente incavato è il margine terminale, gli angoli sono smussati. Le pinne ventrali
sono disgiunte tanto nel maschio quanto nella femmina : hanno la base un quarto men
lunga di quella della dorsale anteriore : il lato terminale un quinto minore della base, il
posteriore un terzo, l'anteriore un quarto: l ’angolo anteriore è smussato, il posteriore
piuttosto acuto. La pinna anale ha origine al di sotto del terzo .anteriore’ della seconda
dorsale, e sta un terzo più vicino allorigine della caudale che alle ventrali: ha la figura
stessa della seconda dorsale, ma è sensibilmente più picciola. La pinna caudale occupa
quasi la quinta parte della lunghezza totale del pesce: il suo lobo superiore con due
quinti della propria lunghezza cinge sopra e sotto l’estremità attenuata del tronco ; l’in-
feriore ha origine poco più innanzi del superiore : la sua base occupa due terzi della
lunghezza del lobo superiore; l’altezza corrisponde alla misura della metà della base;
i l margine posteriore è incavato fortemente, e colla sua estremità va a congiungersi col
lobo superiore ad angolo rientrante.
Il colore del dorso e del capo è un cinereo d’ ardesia uniforme : la stessa tinta hanno-
le pinne dorsali, la caudale, le facce superiori delle pettorali, e la metà anteriore dei
fianchi. La metà posteriore di questi, la faccia superiore delle ventrali e l’anale sono
d’ un cinereo più chiaro : il disotto del capo, il ventre, le facce inferiori delle pettorali
e delle ventrali hanno un color bianco sudicio. La pupilla è nerastra, l’iride ci-
nereo-giallastra. L’interno della bocca, delle aperture branchiali e il peritoneo sono lattei.
E comune nei nostri mari, ove talvolta acquista una lunghezza di cinque piedi : ordi-
nariamente ne ha due o tre soltanto. La femmina produce da trenta a quaranta figli due
volte all’anno. Si pesca in tutte le stagioni, ma in maggior copia alla fin dell’autunno. Per
la carne è inferiore al Mustelus plebejuSj superiore di molto allô Squalus carcharias. Assai
acconcio è il nome Palombo-canesca, con cui lo distinguono i pescatori Romani, perché
ricorda per l’appunto le relazioni ehe collegano quest’ essere co’ due pesci or mentovati.
I Toscani lo dicono Lamia: i Nizzardi Palloun; i Yeneti Caiij Can da dentij e al dire del
Signor Nardo Moretta e Can negro.
Nell’annessa tavola presso il pesce veduto di profilo è ritratta la figura dei denti late-,
rali dell’una e dell’altra mascella, e quella del contorno del capo veduto dal lato inferiore.