
 
		I  Ia  terza  parte  appena  delle  orbite.  La  bocca  leggermente  arcuata  all  insotto  del muso  
 ha  il  suo  squarcio  eguale  allo  spazio  ehe  corre  dagli  angoli  suoi  alla  seconda  fessura  
 branchiale:  la  inascella  eccede  notabilmente  dalla  mandibola:  questa  e  quella  tondeg-  
 giano  nel  mezzo:  la  seconda  perö  più  della  prima.  I  denti  non  contigui,  anzi  d.sposti  
 in  gruppi  separati  diretti  trasversalmente  dal  di  faori  al  di  dentro,  lasciato  un  largo  
 spazio  Yuoto  nel  mezzo  si dell'una  come  dell’ altra  mascella,  sono  crassi,  unguiformi-  
 allungati,  piani  al dinnanzi,  convessi  al  di  dietro,  privi  affatto  di  lateral!  dentelh,  lisci  
 ne’ margin!,  acuti,  taglientissimi,  doppiamente  e  profondamente  radical:,  nourri,  piegati  
 cioè  verso  la  gola ;  gli  anterior!  sono  lunghissimi,  ma  scemano  gradatamente  più  ehe  si  
 accostano  agli  angoli  della  bocca  fino  ad  assumere  la  forma  di  un  semplice  triangolo  
 isoscele:  quel  della  mascella  sono  quasi  eretti,  e  quattro  soltanto  in  ogni  gruppo:  quelli  
 della  mandibola,  de’ quali  lo  Spallanzani  ne  annoverô  sessantaquattro  nel  suo  esempla-  
 re,  hanno  una  sola  differenza,  cioè  ehe  i  due  loro  gruppi  più  vicini  allo  spazio  vuo-  
 to  di  mezzo  son  composti  di  cinque  ordihi,  non  di  soh  quattro  corne  i  nmanenti,  e  
 ehe  l'ordine  esterno  ë  verticale  mentre  tutti  gli  altri  sono  orizzontali.  Considerate poi  la  
 relativa  proporzione  di  essi  denti,'  il  terzo  della  mascella  è  più  piccolo  degli  altri,  il  
 primo  e  il  secondo  da  ciascun  lato  dello  spazio  intermedio.sono  grandissimi,  e  dopo  il  
 terzo  piccolissimo,  corne  abbiam  detlo,  ricrescono,  e  quiudi  diminuiscono  di  bel  nuovo:  
 nella  mandibola  poi  decrescono  tostamente  a  partir  dal  primo.  Le  cinque  aperture bran-  
 chiali  si  accorciano  per  gradi,  e  si  approssimano  tante  più  tra  loro  quanto  più  si  allon-  
 tanano  dal  capo:  la  distanza  ehe  passa  tra  l’ultima  e  la  prima  è  il  quarto  dello  spazio  
 ehe  corre  tra  quesla  e  l’apice  del  muso.  L ’ano  apresi  dietro  la meta  del  Pesce.  La  pn.  
 ma  pinna  dorsale  spicca  dopo  il  terzo  anteriore;  la  sua  maggiore  altezza  cape  otto  voile  
 nell’ intera  lunghezza  dell’ animale;  Ta  sua  forma  è  quasi  di  un  quadranle,  verso  la  cui  
 base  posteriore  vedesi  un’ orecchietta  acuta.  La  seconda  dorsale  molto  inclinata  all’ in-  
 dietro,  cunéiforme,  emarginata  all’ apice,  con  l’estremità  posteriore  molto  prolungata  ed  
 aeuta  è  quattro voile  più  stretta  alla  base, e  altreltanto  più  bassa  che  1 anteriore,  e.ne  di-  
 sta più  del  doppio  di  quel  ehe  corre  tra  questa  e  l’origine  della  coda.  Le  pettorah, larghe  
 di base e  lunghe  quasi  la  quinta  parte  dell’ intero  pesce,  triangolari-falciformweoll’ apice  
 smussato,  nascono  immediatamente  dietro  l ’ultima  fessura  branchiale,  e  un  poco  al  di  
 sopra  dell’ estreinità  inferiore  di  essa.  Le  ventrali  trapezoidi,  piccole,  e  col margine  terminale  
 notabilmente  incavato,  hanno  origine  oltre  la  metà  del  pesce.  L  anale  nasce  
 alcun  poco  al  di  là  della  seconda  dorsale,  e  ne  ha  presso  a  poco  la  forma  e  la  grandezza. 
   La  caudale  è  quasi  regolarmente  semilunare,  col  segmenta  superiore  poco maggiore  
 dell’ inferiore ;  la  distanza  tra  le  due  punte,  maggiore  alquanto  della  stessa  pinna,  
 misura  un  quinto  di  tutto  il Pesce. 
 Colore  dell’ animale  è  un  cenerino  quasi  di  ardesia  nella  parte  superiore  del  tronco,  
 ne’ fianchi,  nelle  dorsali,  nella  caudale  e  nelle  facce  esterne  delle  pettorali:  nel  rima-  
 nente  è  di un  biancastro  sudicio. 
 Il  classico  esemplare  descrittoci  dallo  Spallanzani  era  lungo  otto  piedi e  nove  pol-  
 lic i:  la  sua maggior  grossezza  era  di  cinque piedi:  le  pinne  pettorali  erano  lunghe  due  
 piedi,  larghe  uno:  la  caudale  misurava  ventidue  pollici:  lo  squarcio  trasversale  della  
 bocca  era  di  sette  pollici  e  mezzo,  e  poteva  aprirsi  ail’ altezza  di  sette:  i  minori  denti  
 eran  lunghi  quattro  linee,  larghi  tre  e mezzo  alla  base;  i  più  grandi  quindici  linee  sopra  
 sette  e mezzo  di  larghezza.  Uno  venutone  or  ora, mentre  scriïiamo, in  Pescherla  di  
 Borna  col  nome  di  Smeriglio,  misura  più  di nove  piedi  e  pesa  çirca  quattrocento libre. 
 ODONTASPIS  FEROX 
 ODONTASPE  FEROCE 
 obontaspis fusco-rubens,  nigro-maculatus ƒ  subtus  griseo-rufescens:  linea  laterali  conspi-  
 c u a :  dentibus  quinquecuspidatis. 
 SQÜALUS  FE BOX I  Risso,  Icltth,  Nie. p.38. «ƒ). 14. 
 CARCHARIAS  FEROX,  RitSO , Hist. N(lt. 111. p. 12a. sp. 9. 
 sqoalus  (galeorhinus)  ferox,  Blainv.in Faun. F r .  Poiss. I. p. 87.  sp.  j 8. t a l . i l .  fig .i.  
 odontaspis  FEROX,  Agass.  Poiss. Foss.  I I I . p. 87. tab.  G.ßg.  1.  dentes. 
 TRIGLOCHIS  fe r o x  ,  Müller et Heule, Cart. FM -  in  Cliarlesworth\ Mag. Nat. H- U -  p- 88. art. ▼ «..  Nob. 
 Selach.  Tab. Anal.  p. 9. gen.  40. 
 REQDIN  feroce,  Risso,  loco  cilato. 
 SQUALE  FERO.CE,  Blqiny.  loco  citato,. 
 N o n   citiamo  fra’ sinonimi  del  nostro  pesoe  ïl  Carcharias  Taurus  del Rafinesque  
 che,  seppure  non  fosse  dello  stesso  genere,  è  certamente  della  stessa  limitatissima  fami-  
 glia.  La  ragione  si  è  che  yeniamo  assicurati  essere  i  suoi  denti  soltanto  tricuspidi,  non  
 quinquecuspidi  come gli  ha  il  nostro  F erox. Questa  differenza  in  yero  non  sarebbe  suf-  
 heiente  a  fondare  una  diversita  di  genere;  ma  se  altri  caratteri  peculiari  1’accompagnas-  
 sero., in  lal  caso  saria  giuoco  forza  dire  che  la  nostra  sottofamiglia  dei Triglochidini  com-  
 pongasi  di  due  generi,  ciasouno  di  una  sola  specie;  al  primo  de’ quali  che  ayra  per  tipo  
 il FeroXj  dovra  conseryarsi  il  nome Agassiziano  Odontaspisj ed  al  secondo  si  apparter-  
 xa  quello  di  Triglochis,  Müller  et  Henle,  il  cui  tipo  sara  il  Carcharias  Taurust  Rafinesque, 
   Fino  a  piü  certe  osservazioni  perö  noi  proseguiremo  a  riguardare  Odontaspis  e  Tri-  
 glochis  sinonimi;  e  percio  quel  genere  unico,  dal  quale  costituiscesi  una  delle  grandi  
 suddivisioni  degli  Squalidij  racchiude  appo noi  li  due  noini  Ferox  e  Taurus,  sia  che  si  
 riportino  a  due  diyersi  Triglochidini,  oyyero  ad  un  solo. 
 I  Triglochidinix  ossia  Odontaspidini per  seryire  al  principio  dell* anteriorita,  formano  
 nel  nostro  lavoro  sui  Selachi  la  decimaterza  sottofamiglia  di  quell’ ordine,  e  la  quinta  
 degli  Squalidi  collocata  fra  i Notidanini  e  i Lamnini.  Lor  caratteri  sono  la mancanza  di  
 membrana  nittitante,  gli  spiragli  esili,  le  fessure  branchiali  lunghe  collocate  tutte  avanti  
 le  pinne  pettarali,  la  seconda  pinna  dorsale  e  1’anale  grandi,  la  caudale  col  lobo  superiore  
 allungato,  e  senza  yerun’ incavo  superiore,  i  denti  lungbi,  acuti,  fiancheggiati  da  
 uno  o  due  dentini.  Differiscono  dunque  essenzialmente  dagli  Squatinini,  dagli  Spinacini  
 e  dagli  Scymnini,  perchè  banno  la  pinna  anale:  dai  Notidanini  perchè  banno  cinque  
 fessure  branchiali  soltanto  come  tutti  gli  altri  Squalidi.  La  forma  e  grandezza  dei  denti  
 non  permettera  giammai  che  si  avvicinino  ai Mustelini  nè  ai Cestraciontini, i  quali  ultimi  
 hanno  ancora  per differenza maggiore  1’aver munite  di  pungolo  le  dorsali  come  gli  Spinacini. 
   La prima  dorsale  tanto  anteposta  alle  yentrali  li  diyersifica  dagli Scyllinih cui forse  
 somiglierebbero  pei  denti  quantunque  li  abbiano  assai  piü  robusti.  La  mancanza  di  
 membrana  nittitante,  e  la  collocazione  di  tutte  le  fessure  branchiali  avanti  le  pinne pet