
tità, ehe forse non spinse troppo oltre allorquando proclamava e9sere una sola specie il
Macrourus rupestris d’ Islanda ed il Lepidoleprus caélorhynchus del Mediterraneo.
Yicende consimili a quelle della specie, su cui fondavalo il Bloch, soffriva il genere
Macrourus, ponendolo alcuni al seguito de’ Gadidij altri avvicinandolo ai Triglidij fin-
chè noi sulle tracce del Risso, yedendo ehe non conyeniva ad alcuna delle stabilité fa-
miglie, ne statuiiumo una definitivamente per lui. Essa è la quattordicesima del nostro
sistema, quinta ed ultima dell’ Ordine de’ Ganoideij o Silurij cioè di quei Pesci P o m a t o -
b r a n c h i i T e l e o s t o m i ehe hanno yitree le squame; e caratterizzasi dall’ aspra durezza
delle medesime, dalla bocca inféra, dalle pinne yentrali poste sotto la gola ed acuminate,
e dall’ ayere tutti molli i raggi delle pinne. E diversissima percio dai Tetragonu-
ridij ehe han la dorsale anteriore spinosa, dai Lepidosteidi ehe hanno le squame lapidee,
dai Siluridi ehe hanno il corpo nudo, e dai Loricaridi ehe lo ricoprono di scudi ossei.
Non contiene ehe una sola sottofamiglia, cioè la nostra trentottesima de’ Pesci, caratte-
rizzata dal corpo allungato, anteriormente rotondetto, compresso ed attenuato posteriormente,
munito di due pinne dorsali, la seconda delle quali' elongatissima congiungen-
dosi con la pur lunghissima anale tiene insiem con essa luogo della caudale.
In questa sottofamiglia ammettiam noi con lo Swainson due generi, ma sotto nomi
diversi. Quello di Macrourus (chiaminlo poi Caélorhynchus coloro cui Macrourus non
piace) ristringiamo al genere cui lo Swainson applica l ’ inopportuno Rafinesquiano Oxy-
cephasj perché lo yeggiamo contenere la specie su cui lo fondo il Bloch, caratterizzalo
dal muso mediocremente sporgente sopra la bocca, dalla prima dorsale eleyata, dalla seconda
non tanto prolungata quanto l’anale, dalle yentrali toraciche. Suo tipo è la Cory-
phaena rupestris del Muller, del Fabricio e dello Gmelin, cioè quella specie appunto
ehe il suddetto Bloch figura nella tay. 177 della sua grande opera, e yedesi ripetuta nel-
la 26 del suo Sistema postumo, nonchè dai compilatori; la quale non deye confondersi
con un’ altra specie di Scandinavia (.Lepidoleprus norwegicus^ Nilss.) ch’ è il vero Ber-
glaoc, Coryphaenoides rupestris del Gunner figurato alla ta vola 3. figura 1. degli Atti
dell’ Accademia di Drontheira, e ehe manca del cirro mentale tanto cospicuo nella nostra
e nella islandica, ehe sono anco nel resto tanto simili tra loro da far dubitare ehe,
a malgrado della lontananza dei paesi onde provengono, non dipendano ehe dalla fae-
sattezza della figura le poche differenze ehe ci offrono. Ma sarebbe forse impossibile
ehe il Bloch credendo figurar la nordica effigiasse piuttosto quella del Mediterraneo?
Il secondo genere poi è per noi Lepidoleprus, Risso, ehe ristringiamo in modo da
non comprendere ehe il L. trachyrhynchusj e un altra specie affinissima ma del Giap-
pone figurata nell’ Atlante del Krusenstern tab. lx. fig. 8. e 9. Caratterizzasi dai muso
molto prolungato in punta triangolare assai sporgente oltre la bocca, ch’ è grande e for-
nita di più sérié di finissimi denti ricurvi e taglienti; dalle pinne dorsali approssimate e
basse ambedue, la seconda essendo più prolungata dell’anale; dalle yentrali giugulari.
A questo (ehe sarebbe il Mysticetus di Aldrovandi, e il Trachyrhynchus di Giorna) ri-
feriamo col Cuvier, e non già all’ altro collo Swainson, l’Oxycephas scabrus di Rafines-
que (Caratt. gen '. xxvn. sp. 79. tab. 1. fig. 2.) ehe non crediam differire dalla prima
specie di questo genere. E da tutto ciè che abbiam detto ognun vede ehe ammettiamo
al più cinque specie di Macrourini.
Vivono tutte a grandi profondità, talchè è impossibile l ’osservarne i costumi. Pescarisi
soltanto d’estate, e quando il mare è tranquillissimo, ehe quasi godono di agitarsi d’ intorno
battendolo con la superba coda di che donolli natura. Hanno la facoltà di gonfiar-
si, e se lie valgono quando son eolti all’ amo. Rendono un suono simile a quello ehe
producono i Triglidi allorquando si estraggono dai liquido elemento. Cibansi unicamen-
te di animaletti marini: la carne loro è bianca e saporita, I Nizzardi li chiamano Gra-
nadie paragonando al berretto dei Granatieri, corne crede Risso, il lor muso. I pesca-
tori siciliani dicono Pizzone il trachyrhynchusj e sprezzano con ragione ambedue le
specie che sono magre di carne, e tutte loricate di dure squame spinose. A ll’ incontro
i Groenlandesi mangiano volontieri il Macrourus rupestris, ehe pescano con linee ab-
bastanza lunghe per giungere ai cupi loro abituri. Si riproducono anche in fine dell’ au-
tunno, nè cio è da meravigliare essendo colaggiù la temperature pressochè uguale in
ogni stagione. Le femmine si approssimano agli scogli allçrquando sentono il bisogno
di sgravarsi, e depongono un gran numéro di uova di color carnicino e giallognolo.
La sagoma di questo Caélorhynchus è fusiforme, incrassata molto e rotondata anterior-
mentè, compressa poi più nel ventre ehe nel dorso a guisa di lama di coltello dai terzo
in giù, diminuendosi a gradi in acuta e prolungata punta: i profili del dorso e del ventre
dopo aver corso rispettivamente una linea concava e convessa fin dietro la prima dorsale
e fino ail’ anale, proseguono conyergenti e retti fino aU’ apice della coda. La mag-
giore altezza, ehe cade dietro il termine degli opercoli, è poco più del settimo dell’ in-
tiera lunghezza: la maggior grossezza più de’ tre quarti della suddetta altezza: alla metà
pero del pesce non ne è ehe la sesta parte. Il grande capo, alto tre quinti della sua
propria lunghezza, entra quattro volte e mezzo in tutto il pesce, è alquanto depresso,
e puo dirsi onninamente osseo per le grandi piastre munite di numerose creste ehe lo
difendono: il muso, ehe al pari di quanto vedesi in ogni altro Macrourino, è prodotto
dalla riunione de’ sottorbitali fra loro e colle ossa nasali, sporge per un sol quarto della
lunghezza del capo dall’ ampia semiellittica bocca, la quale ad onta della connessione
delle soprastanti ossa suddette conserva abbastanza di mobilità, mercè principalmente
della protrattilità della raascella : la mandibola ehe puo abbassarsi nel modo rappresen-
tato nella tavola, porta sotto la sinfisi una barbetta carnosa lunga la metà del diametro
verticale dell’ occhio: e questo singolar muso, angolare, trilobo in punta, mostra supe-
riormente una protuberanza munita di spinuzze la quale divide in due un profondo
avvallamento longitudinale esistente fra gli occhi, mentre gli sporgenti orli laterali pro-
lungati fin quasi al termine degli opercoli sono sinuosi, e spinosi anch’ essi. I fori delle
narici collocati quasi un sopra l’altro, e divisi soltanto da una stretta sottil pellicola, sono
ambedue rotondi, e le paja distano fra loro quanto dalla punta del muso : il foro inferiore
è più grande, e le fosse nasali sono vaste, assai complicate, e circondate da uno
spazio nudo di squame. Gli occhi ad esse contigui sono grandi, ovali, collocati superiormente,
e quasi velati da una cute trasparente, colle orbite un terzo più lunghe che alte
occupanti più della terza parte del capo, distando poco raeno di un loro diametro oriz-
zontale dall’apice del muso, ed altrettanto dai termine dell’ opercolo, e divise l ’una dal-
l’altra per un lor diametro verticale. Le mascelle non hanno ehe brevissimi e sottilissimi
denti ricurvi. La lingua e il palato sono inermi: la laringe è tubercolata: le ossa farin-
gee portano filte punterelle, ehe veggonsi altresi sulle branchie, ma rade : la membrana
branchiostega non ha ehe cinque raggi piatti: le aperture branchiali sbno quasi semilu-
nate, e sopra ciascuna vedesi un foro, ehe potria dirsi spiraglio : l’opercolo è triangolare,
e gli altri pezzi opercolari son poco distinti da esso ch’ è scaglioso al par di loro : il