da persuaderai che quest’ arma abbia potere di far seccare gli alberi nel trorico dei
quali vien conficcata, e di sfracellare perfino le rupi. Prodigj di questa fatta in altri
tempi venivano pur riferiti sul serio da valenti scrittori.
Chiamasi yolgarmente fra noi P astinaca questo classico Pesce. Se ne fa menzione
in tutt’ i trattati d’ Ittiologia da Aristotele fino agli autori più recenti. Eppure la no-
tizia d’un’ essere osseryato da tanti è incompleta o confusa presso i Zoologi sistematici.
Allorchè la Trigone di cui parliamo giunge ad un’ estrema vecchiezza ed acquista una
mole gigantesca, la sua coda, che prima era liscia, si riveste di scabrosità somiglianti
a scaglie pietrose. Gli autori che di cio non s’ accorsero, imbattendosi a véder l ’animale
con la coda scâbrosa furono indotti a crederlo cosa diveraa, talchè l’oggetto stesso ha
figurato sotto due aspetti nei registri della scienza. Conoscono assai bene pero la muta-
zione testé accennata i pescatori dei nostri lidi, e sogliono esprimerla nel rozzo loro
linguaggio dicendo che il pesce mette g li scogli. L’aveya rileyata anche Fabio Golonna
e ne parla in termini assai chiari nel yolume del Phy tobasa nosj in cui descriye ed
effigia questa Trigone. Quindi deye recar marayiglia che non si sieno gioyati dell’av-
yertenza gli scrittori yenuti dopo di lui. Un’ altra circostanza ha potuto per awen-
tura diyenir causa di confusione, ed è che troyasi nei mari d’ Italia un’ altra Trigone
simile alla P astinaca sotto molti riguardi, anzi soggetta com’ essa a yestirsi di scabrosità
sulla coda nella veechiezza.
Questa seconda chiamasi B r u c c o dai nostri pescatori, e non troyasi descritta in al-
cun’ opera d’ Ittiologia. Siccome pero non è gran fatto rara, poco è yerisimile che non
sia mai capitata nelle mani d’alcun Zoologo. Seppure da alcuno è stata yeduta conyien
dire che l’abbiano considerata per la yera T ry g o n Pastinaca_, o l ’abbiano confusa con
quella. Torneremo a dire cio che la riguarda più particolarmente nel prossimo articolo,
in cui yerrà da noi descritta sotto il nome di T ry g o n B r u c c o . Frattanto è d’uopo
notare, che i Pescatori meno sperîmentati scambiano di soyente la denominazione vol-
gare dell’ una con quella dell’ altra specie, chiamando B r u c c o la P astinaca, special-
mente quando è yecchia. Senza dubbio accadeva altrettanto ai tempi del Salviano, il
quale alla P astinaca attribui esclusiyamente il nome triviale Romano B r u c c o che sulla
fede di lui fu ripetuto poscia nelle sinonimie degli altri autori, e in quella dell’Artedi
in particolare.
A questo proposito emenderemo un’ abbaglio che ci è sfuggito parlando della T ry g o n
violacea. Abbiamo detto che oltre di quella vivono nel mare mediterraneo due altre specie
di Trigoni spettanti alla stessa càtegoria ( cioè di quelle che hanno il corpo poco di-
latato e portano una semplice piega poco distinta sotto la coda) una verdastra di rostro
ortogono detta yolgarmente B r u c c o , l’altra giallastra di rostro acuto chiamata Pastinaca.
Fin qui l’ asserzione era esatta, ma errammo assegnando alla prima il nome scientifico
di T ry g o n Pastinacaj e alla seconda quello di T ry g o n A ldrovand i. Perché infatti né il
B r u c c o puo appartenere alla T ry g o n Pastinaca degli autori, né la T ry g o n Aldro van d i
del Risso è altra cosa che la stessa T r . P a s tin a ca già yecchia e fornita della coda
scabrosa. Con quest’ultima osservazione non intendiamo già impegnarci a sostenere
che vada riferita alla T r . P astinaca quella figura che diede Aldrovandi d’ una coda
scabrosa di Pesce, e la quale realmente è la ripetizione d’ una tavola divulgata dal
Gesner. E nostra opinione al contrario che sia cosa vana lo stabilire sull’ effigie d’una
coda mozzata qualunque giudizio riguardante una specie. Per la stessa ragione ci
asterremo dal discutere se la figura della pag. 77 del Gesner possa spettare 0 no alla
T ry g o n G esn er i del Cuyier. Solo diremo, che avendo parlato l ’ autore Francese d’una
Trigone con la coda fornita d’ una membrana sottocaudale bene sviluppata, questo
basta per escludere l’ identità Con là T ry g o n P astinaca e con qualunque altra affine alla
medesima. Né si pùô credere ehe quel sommo zoologo abbia chiamato membrana sottocaudale
larga quella d’una T r . Pastinaca già yecchia, e percio accresciuta nella mi-
sura di tutte le parti.
La Pa s tin a ca vive nel fango specialmente presso la foce dei fiumi. È comunissima
nel Mediterraneo, frequente nell’Oceano che bagna le coste dell’ Europa meridionale,
molto più rara nella Manica, rarissima nel mar di Germania. La sua came non è punto
stimata, e solo vien mangiata dai poveri, essendo dura, oleosa, nauseante. Giunge ad
acquistare dimensioni veramente maravigliose, vedendosi spesso esemplari di 200, 5oo,
e anche talvolta 1000 libbre di peso. Quello ch’ è stato effigiato pesava sole cinque lib-
bre da 12 once, ed era un maschio giovanissimo colle appendici maschili non bene
sviluppate.
In questa Trigone la circoscrizione del disco s’approssima al quadrato, perché Fasse
pareggia quasi il diametro trasversale, e i due lati anteriori s’ incontrano ad un’angolo
approssimativamente retto coi posteriori : questi pero s’ estendono assai più di quelli, e
le estremità delle ali sono notabilmente rotondate. Il rostro è picciolissimo, della forma
d’un triangolo equilatero. Gli occhi son grandi. Le pinne ventrali sporgono per un terzo
della loro lunghezza fuori del contorno del disco ; sono intiere nel lembo, troncate
all’ apice, colF angolo interiore rotondato; la loro larghezza ha la stessa misura del
lato esteriore, e il doppio di quella del lato interiore. La coda un decimo più breve
della lunghezza del disco è piuttosto grossa e depresso-terete verso la base, con la larghezza
che supera d’un quarto 1’altezza, quindi assottigliata e subuliforme nei due
terzi posteriori. L’ aculeo è lungo circa la quinta parte del diametro trasversale del
corpo.
La faccia superiore del disco è d’una tinta cervino-giallastra, tendente al color di
ruggine verso il contorno, e al cinereo sul capo e sul dorso : questi colori sono chiari
negli esemplari giovani, nei vecchi tendon 0 sempre più al sordido e al bruno-gialla-
stro, ed in questi la tinta scura che domina principalmente sul mezzo del capo e sul
dorso si dififonde senza regolarità verso i lati in moite strisce trasverae mal definite, di-
suguali, brevi. La faccia inferiore è latteo-carnicina, con una larga fascia marginale
tendente al color di ruggine e negli esemplari scuri al nerastro, lungo il lato posteriore
delle ali. La coda è cinereo-fosca, più chiara e tendente al cinereo-cervino verso
i lati della sua base.
In un’ eseraplare femmineo che abbiamo sott’ occhi la lunghezza dell’animale mi-
surata dalla punta del rostro ail’ estremità della coda è di venJtitrè pollici, dalla punta
del rostro ail’ estremità delle pinne ventrali dodici pollici e quattro linee : la larghezza
è di tredici pollici: l ’altezza d’un pollice e dieci linee. Il rostro sporge fuori del contorno
del disco per circa due linee. La coda è lunga tredici pollici e dieci linee, con
F aculeo inserito alia distanza di quattro pollici e sette linee dall’ ano. Occhi distanti fra
loro due pollici e due linee, ciascuno d’ essi dalla punta del rostro due pollici undici
linee. Spiragli due volte più grandi - delle orbite. Larghezza della bocca un pollice e
due linee. Distanza fra i punti più esteriori delle narici un pollice e sette linee : distanza
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