appellarsi questa cosi detta Chimaera in quanto alle singolarità prodigiose ch’ essa rap-
presenta nel sistema degli esseri animati. Artica^ ed intermedia tra gli Storioni ed i
Selacei costituisce famiglia ed ordine a parte insieme con l’altra specie antartica da
Linneo considerata eongenere. Imperocchè se le sue branchie non sono totalmente fisse,
come consta in tutti i S e la c e inon sono pero interamente libéré corne negli Storioni:
se in essa scorgesi come in questi un solo foro esterno, cinque aperture esterne
perö v i si contano, quante sono le esterne di quelli. M a l apertura branchiale operco-
lata che ha corne gli Storioni e la maggior parte degli altri pesci a differenza dei Selacei,
determinavaci a collegarlo coi suddetti, quantunque il suo opercolo sia semplicemente
rudimentale e nascosto sotto la cute, e il pesce innoltre porti seco altra notabile
diversità, dico la mascella costituita dal solo vomere, e la dentatura ehe consiste in
piastre indiyise e dure, quattro al di sopra, due al di sotto. P e* quali caratteri al bell’uo-
po partitamente assegnati costituimmo l’ordine degli Acanthori'hini e la famiglia delle
Chimaeridae uguali fra loro, e soltanto ammessi distintamente in grazia d i. regolarità
nella gerarchia sistematica, stante ehe non y i si contengono ehe le due Chimere partie a
ed antartica) ciascuna delle quali è diyenuta ora tipo di genere diyerso.
Nel genere Chimaera de’moderni il muso è semplicemente conico: la seconda pinna
dorsale si origina immediatamente dietro la prima, e si estende fino al termine della
anale. Il tronco prolungasi a guisa di lungo filamento al di la della pinna caudale. Nel
genere CdllorhjnchusJ instituito da Gronoyio per ricevere la Chimera antartica, il muso
yien terminato da un gherone carnoso a forma dî marra : la seconda pinna dorsale
staccata dalla prima ha origine sopra le yentrali, e termina dirimpetto il eominciamento
delf anale: il prolungamento assottigliato del tronco non oltrepassa la pinna caudale.
Del resto in ambedue il corpo è simile ad una massa schiacciata, ehe si allunga e
si assottiglia dall’ano yerso la coda, termina in un prolungamento filiforme, ed è liscio,
privo cioè di scaglie o scudetti. Capo grande, conico; muso sporgente, tutto inferiormente
foracchiato di grandi pori disposti in serie regolari. Bocca inféra : mas celle ar-
mate di lamine ossee dure striate che tengon yece di denti. Occhi laterali, grandi.
Apertura branchiale solitaria, di qua e di là piccola. Otto pinne : la dorsale anteriore
collocata sulle pettorali, eleyata, armata all’ innanzi di una robusta spina; la posteriore
bassa, lunghissima: le pettorali assai grandi: le yentrali cingenti l ’ano: ambo queste
paja di pinne sorgenti sopra un disco carnoso: l ’anale piccolissima, appena visibile.
I maschi sono eminentemente distinti dal portar sulla fronte un fiocchetto carnoso
terminato da piccoli pungiglioni, ed oltre al differire dalle feminine per le appendici
ossee delle yentrali (quei tai cilindretti cioè da noi chiamati segni masehili ehe altri cre-
dettero peni) ayanti la base delle dette pinne yentrali portano due altre piccole appendici
in forma di lamine spinose, con le quali neU’ atto della copula tengon ferma yie
maggiormente la femmina, ehe al bell’uopo (cosa singolarissima !} ha un poco dietro
l ’ano due proporzionati sporgenti astucci, uno per parte, membranosi e dilatabili. Onde
è ehe non solo le Chimere s’ accoppiano corne i Selacei, non solo come in essi le uova
sono fecondate nel corpo della femmina, e si schiudono prima di esser deposte, ma l’ ac-
coppiamento, quantunque sempre simulato, è più reale che in quelli, poichè y i è intima
riunione dei sessi e yera intromissione di parti sebbene non generative, ma copulative
soltanto. Si noti poi ehe i segni masehili introducibili sono divisi in tre rami: e ehe le
noya sono assai grandi, coriacee, coi margini depressi e yillosi. Corto e dritto e il loro
intestino, ma vi si scorge internamente una valvula spirale simile a quella degli Squali.
Le narici sembra ehe non appariscano ail’ esterno.
Le Chimeridae sono essenzialmente marine, anzi abitatrioi dell’alto mare, e delle cu-
pe sue profondità, ché mai non lasciano per approssimarsi al lido} se non quai ehe volta
per desiderio di caceia dei pesci migratori, o nel tempo degli amori. Vengono alla superficie
soltanto di natte : male potendo i loro grandi occhi sensibilissimi alla luce sop-
portare lo splendore del giorno moltiplicato per le riflessioni dei ghiacci polari. È cosa
mirabile ehe la immensità de’ mari disgiunga entrambe le specie affini, rilegate sotto le
due estreme zone del mondo; ove si godono delle montagne di ghiaccio, e delle orri-
bili procelle ehe accompagnano la scioglimento delle acque in quelle latitudini.
La forma generale della Chimera nordiea si puo paragonare dall’ano fino alla coda
ad un mezzo fuso molto allungato e schiacciato; dall’ano poi fino all’attaccatura del capo
ad un cilindro similmente schiacciato. La sua altezza,che è circa il doppio della grossez-
za, quasi uniforme dal principio delle pettorali fino al termine delle yentrali, è compresa
presso a poco otto volte nella totale lunghezza: dopo l’ano, per un risalto ehe fa il profilo
del ventre, l’altezza si riduce a poco più. della metà; e la lunghezza della porzione as-
sottigliata del tronco è tre quinti della totale. Il capo che è grande, assai compresso, conico,
smussato in punta, yien compreso sei volte nella lunghezza del pesce ; la sua al-
tezza maggiore poco differisce da quella del tronco: la parte anteriore del muso yien ri-
coperta da un tegumento molle, flessibile, rugoso per buon tratto della parte di sotto,
foracchiato da molti grandi pori rotondati ehe tramandano mucosità, e trapunto in modo
da sembrare un ricamo. L’ orbita dell’ occhio è grande, e di forma allungata ; il diame-
tro maggiore uguale ad un terzo circa della lunghezza del capo; ed il minore due terzi
del maggiore : corrono dal suo margine anteriore alla punta del muso due grandi dia-
metri di questa orbita, e poco più di uno se ne conta tra il margine posteriore e il termine
del capo. La bocca s’âpre disotto quasi alla metà della lunghezza del capo, la sua
apertura è molto breve, uguagliando solo i due terzi del diametro dell’orbita: l ’una e
l ’ai tra mascella sono armate di lamine ossee assai dure e striate in modo da somigliare
denti incisivi quasi distinguibili l ’uno dall’ altro: veggonsi altresi al palato due denti
schiacciati e triangolari. L’apertura branchiale in forma di ellisse molto allungata è lunga
poco più della metà del diametro maggiore dell’ occhio. L’ ano si âpre per. lo mezzo delle
yentrali a una distanza dall’ estremità del muso ehe è quasi due quinti della totale
lunghezza. La linea laterale corre a quattro quinti dell’ altezza sopra il ventre quasi
retta fino alla caudale, dove s’ inflette e si confonde col profilo del ventre: quasi vicino
ail’ occhio essa sviluppasi in rami più o meno sinuosi, uno de’ quali si alza sulla cer-
vice dove raggiunge il ramo analogo dell’ altra laterale corrispondente : altri due rami
circondario l’occhio e si rincontrano di là dal suo margine anteriore: un quarto scende
fino all’ angolo della bocca; e finalmente un quinto serpeggia per la gota e s’ inoontra
sotto il capo con l ’altro simile della parte opposta. Tutti questi rami appariscono corne
filamenti o cordoni rilevati sulla cute del capo. La pinna dorsale anteriore comincia
al sesto anteriore della lunghezza : è foggiata a guisa di triangolo, il cui lato posteriore
forma angolo quasi retto con la base, ehe è poco più lunga della- sua metà; ed è difesa
in avanti e sorpassata da una robusta e grossa spina falciforme alla quanto il corpo,
triedra e dentellata posteriormente, cui tenacemente aderisce. I suoi raggi, ehe sono
molti e riuniti a fascetti, si piantano sopra un prolungamento cutaneo ehe si efge