MYLIOBATIS AQUILA.
pur dirlo, è il Rondelet vero Patriarca dell’ Ittiqlogia. La conosciuta esattezza delle
figure di quest’ autore ci vieta appunto di rawisare la nostra Myliobatis Aquila nella
di lui Pastinaca altera che alcuni vollero qui riferire. Quanto alla Pastinaca oxypteri-
des del Colonna è fuor di dubbio, ch’essa spetta ali'Aquila.
In un’ individuo di questa specie del peso di circa quattro libbre le dimensioni erano
le seguenti. Lunghezza undici pollici. Larghezza dieciotto. Altezza due pollici. Lun-
ghezza delle pinne ventrali due pollici. Lunghezza della coda dall’ano ventidue pollici,
dalla pinna dorsale yent’ uno. I due lati anteriori lunghi ciascuno noyé pollici; i posteriori
otto e mezzo soltanto, prendendo le misure in linea retta. Il capo sporgeva due pollici
e mezzo ed era largo trentatre linee alla base della parte libera. Occhi distanti un
dall’altro yenti linee, e yentuna dalla punta del muso. Bocca larga quindici linee.
Narici lontane fra loro un pollice, cioè due terzi della distanza ehe corre fra la punta
del muso ed esse.
Il corpo présenta una figura romboidale allargata ; i due lati anteriori sono pochis-
simo cuxvi ail’ infuori, i posteriori sono molto inarcati alTindentro specialmente yerso
l ’apice ; quindi le ali sono un poco falciformi : la loro punta è acuta. Il contomo della
parte libera del capo è ira il triangolare e il parabolico, essendo i lati quasi rettilinei
verso la base, e l’apice essendo attondato. Tutto il resto è precisamente come nella
Myliobatis Noctula_, meno ehe la coda è alquanto più lunga. Anche la tinta generale
è simile, ma sul dorso di questa specie appariscono sette o otto fascie trasverse d’un
colore alquanto più fosco, due volte più streite degl’intervalli ehe le separano.
Giungè questo Pesce ad acquistare il peso di 3oo libbre, ed è raro ehe non passi
le.dieci. E comune nel Mediterraneor e si pesca con le Paranze in tutte le stagioni.
La sua carne è poco grata al palato, e poco buona a mangiare. Il suo aspetto ch’esce
dall’ordinaria figura dei Pesci ha suggerito a varj popoli immagini diverse seconda
la maggiore o minore elevatezza delle lor fantasie. I Greci per quelle sue larghe ali
lo paragonarono all’Uccello di Giove, e lo dissero Aetos (Aquila). Questa poetica ap-
pellazione fu adottata dai Latini, e si conservo presso i dotti. Anche fra noi ed in Sicilia
i nomi volgari di questo Pesce sono Aquila o Aquila di mare. A Napoli sogliono chia-
marlo Aquilone: nei lidi veneti Colombo. Per l ’aculeo o ferro di cui è armato i Toscani
lo dicono F e r ra c c ia ed i Liguri parimente Ferraccia o Ferrasson. La sua coda lunga
e sottile ha destato in altri popoli l’immagine d’un Sorce, e l’hanno detto Pesce-Ratto.
Altri l ’hanno chiamato CivettUj Rospo e Bue. In alcuni lidi della Francia méridionale
finalmente le vien dato anche il nome di Ratepenade_, ch’ è quanto dir Pipistrello, o
Nottola. Non sarebbe inverisimile che in qualche parte della stessa Italia venisse dato il
nome di Nottola a questa egualmente ehe alla nostra M. Noctüla. D i cio non abbiamo po-
tuto venir in chiaro ; certo è perö ehe i Pescatori Romani, ehe sanno distinguere benis-
simo l’uno daU’altro Animale, non s’ ingannano nel dare i nomi ehe abbiamo adottato noi.
Gioverà far notare ehe questi nostri Pescatori pretendono conoscere due varietà del
Selacio di cui qui parliamo, ad una delle quali danno il nome di Aquila ver a, mentre
chiamano l’altra Aquila lunga. Asseriscono poi ehe vi sia una qualche differenza nella
qualità della carne, e cosi pure credono scorgere nella lunghezza e sottigliezza del
muso una diversité, ehe a noi non è riuscito di poter apprezzare, e ehe crediamo
semplicemente individuale.