Lamna Cornubica; cui pereio appunto presceglieva il nome. generrco di tamna> es-
sendo gié quel di Làmia préoccupa to. Troppo, diciamo, si avventuro: iraperoechè la
Lamia del Rondelet è un enorme Squalide, dissomigliante cosi dalla Lamna come dal
Carcharias del Cuvier, e intermedio fra loro fino a potersi dire una Lamna con denti
di Carcharias. In considerazione di tutto cio crediamo opportuno il ripristinare il nome
specifico Lamia al pesce di cui andiarao a parlare, ricevendo in generico quello conve-
nientissimo di Carcharodon impostogli dallo Smith, che ritrovollo presso le coste d’ Africa.
Siam poi contenti che, non potendosi negare esser quest© feroce abitator del mare
un tipo normale della nostra sottofamiglia de' Lamnini} ci sia dato di conservare alia me-
desima quella denominazione; e , soddisfatti col nome specifico i diritti dell’ antériorité,
mantener quello di Lamna al genere costituito dal Cuvier, il cui tipo è la Lamna
cornubica di questa Iconografia. Ci duole pero di dover lasciare da banda il nome di
Carcharodon Smithi, proposto dai sigg. Muller ed Hen le, come vedesi nella nostra Ta-
vola deSelachiij poichè invece di dedicarlo alio Smith potriasi con pin ragione intito-
larlo al Rondelet.
Ma non avremmo potuto inoltrarci tanto in siffatte cognizioni, fino al punto di emen-
dare un Cuvier, cui ciecamente seguiinino nell’articolo della Lamna cornubica, se la vera
Lamia non avessimo avuto la inaspettata fortuna di osservare. Imperocchè nelle acque
deli' Adriatico, tra il porto di Ancona e quello di Fermo, incappo nelle reti di paranza
su i primi giorni del corrente Febbrajo cotai pesce : del quale fra lo sbilanciar del navi-
glio, lo scoppiar delle reti, e il fragor delle onde sferzate, non seppero i pescatori dire
se rimanessero meravigliati più che atterriti. Portarono in Roma questo gigante faceo-
dogli valicar l ’Apennino nel cuor dell’ inverno; il che saputosi dalla Santità di Nostro
Signore, promotor generosissimo delle utili scienze, voile, dopo vedutolo, fame dona
all’ insigne Museo di questa Université.
Allargandosi ogni giorno i confini della scienza, che sempre levasi a maggior perfe-
zione; e misurandone quinci noi, quanto possiamo, i progress*!, ci siamo avveduti che
principalmente ne Plagiostomi facea d’uopo 1’allonlanarsi da quanto erasi determinato da
prima. I tre loro generi a’ tempi di Linneo, distinti da quel sommo co’ nomi di Squalusj
Rajaj e Chimaeraj costituiscono oggidi altrettante famiglie, componenti una intera delle
quatlro grandi sottoclassi de’Pesci. Le due prime delle tre famiglie suddette, cioè Raji-
dae e Squalidae> formanti l’ordine de’ Selachii^ si ripartiscono in venti sottofamiglie, otto
delle quali appartengono a ' Rajidij e dodici agli Squalidij ed in ben set tan ta generi da
noi caratterizzati nell’ apposito opuscolo intitolato Selachorum Tabula Analytical pub-
blicato non ha guari con le stampe, trentolto de’quali appartengono agli Squalidi. Nel
trattare delle généralité della famiglia loro nell’ articolo dello Scyllium Canicula, enume-
rammo soli dodici generi, quindi un altro ne aggiungemmo nel corso dell’opera; e dieci
de’ tredici son gié saliti al grado di sottofamiglia, cui gli altri tre non ambirebbero in-
degnamente. Le due sottofamiglie poi oltre le dieci suddette, cioè quelle de'Triglochidini
e Triaenodontinij non erano da noi conosciute sotto aspetto veruno.
Chi fosse vago di sapere i caratteri di queste dodici sottofamiglie potré ricorrere alia
Tavola suddetta de’ Selachii; perché in questo luogo ci ristringiamo a dire di quella
de’Lamnini racchiudente il subbietto del presente articolo, la quale è la sesta sottofamiglia
degli Squalidij se discendasi dalle Rajae, o la settima, se rovesciata la serie, partasi
dagli ovipari Scylliini. Caratteri de Lamnini sono: niuna membrana militante: spiragli esilissimi:
fessure delle branchie grandissime, tutte collocate innanzi alle pettorali: due
pinne dorsali inermi, la seconda delle quali piccolissima al par dell’anale: caudale lunata,
incavata superiormente, e munita di carena di qua e di la: denti per lo più acuti : val-
vola intestinale ravvolta a spira. La presenza della pinna anale non permetteré giammai
che i componenti di questa sottofamiglia si confondano cogli Squatininij cogliSpinacini o
cogli Scyrhnini; le due dorsali e le sole cinqne aperture branchiali li distinguono dai No-
tidanini; la piccolezza della pinna dorsale posteriore e dell’anale da’ Triglochidini; la lunghezza
e la situazione delle fessure branchiali dagli Alopiadirti e dagli Squalini legillimi,
forniti altronde di membrana nittitante; la valida dentatura ben li diversifica dai Muste-
lini; le pinne dorsali inermi, per non dire di altri caratteri, dai Cestraciontiniy la situazione
delle fessure branchiali e la privazione di membrana nittitante dai Triaenodontini:
il modo finalmente in cui son collocate le dorsali li distingue dagli Scylliini.
In quattro generi ridividesi la sottofamiglia d e Lamnini ; il primo de’quali Selache di
Cuvier è. anomalo a segno da meritar quasi di formare una sottofamiglia da se. L ’ esage-
razione pero del carattere Lamnino nelle fessure branchiali,-che sono oltre ogni misura
squarcrate, ci ha consigliato a comprendervelo. Del resto il suo muso è corto, i suoi denti
piccoli, conici, e numerosi, la sua pinna dorsale anteriore è situata in mezzo al dorso.
Suo tipo è lo Squalus Maximus di Linneo, che non vive nel Mediterraneo, ma nell’Atlan-
tico settentrionale americano. Gli altri tre generi tutti del Mediterraneo, sono perfetta-
mente normali, aventi il muso conico allungato. Distinguonsi pero 1’uno dall’ altro per
la dentatura dissimiie. La LaninOj Cuvier, ha i denti lunghi,, acuti, con due dentelli
laterali. L'Oxyrrhinaj Agassiz, li ha lunghi, crassi* .unguiformi, senza. dentelli ; gli an-
teriori volti all’ indietro. II Carcharodorij Smithy, gli ha compressi, triangolari, acuti, se-
ghettati ne’margini. Del quale ultimo genere è specie unica il nostro Carcarodonte La-
miûj ehe partitamente veniamo a descrivere.
Il suo corpo, alquanto turgido, è fusiforme al vederlo di fianco, lanceolato oblungo se
si riguardi da sopra. La maggiore altezza, avanti l’origine della prima dorsale, è conte-
nuta poco men di sei volte nella lunghezza totale: la maggior larghezza dietro il capo è
compresa più di sette volte nella lunghezza suddetta. La testa di forma conica, rnani-
festamente depressa sulla fronte, misura un quinto dell’ intero pesce; il muso diritto, piramidale,
ma poco allungantesi è poco acuto : le orbite sono ellittiche, superiormente
collocate ai lati del capo, distanti più assai del doppio dalla prima apertura branchiale
che dall’ apice del muso; fra un occhio e l ’altro corre un buon quarto più ohe dai lem-
bo loro anteriore alla punta del muso stesso; la quale ultima distanza comprende appena
sei volte il diametro dell’ occhio, che, se guardisi alla mole del mostro, è piccolissimo :
l’orlo dell’ orbita è tenue, e fra le parti esterne e il globo dell’ occhio non vedesi alcuna
piega palpebriforme: tonda è la pupilla, il cui diametro è minore di un quarto di quellq
dell’ orbita: spiragli indubitabili, quantunque piccolissimi, rotondi, coperti dal proprio
lembo, che non lascia apparire se non che un angusto foro, e forse; non si discerno.no
affatto in altri men grandi esemplari, apronsi al livello dell’ asse dell’ orbita; e distano fra
loro due volte più ehe dal margine posteriore delle orbite, alquanto meno di quel che si-
slontanino dall’ estremité del muso, e un terzo più che dalla prima apertura branchiale.
Sono allogate le narici nel di sotto del capo presso il suo contorno, un terzo più lungi
dall'apice del muso ehe dai lembo degli occhi; l’apertura loro è bislunga, trasversa,
e molto maggiore della lerza parte del diametro dell’ orbita ; il lembo anteriore ha una
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