luppati, e quando l’età dell’animale abbialo fatto crescere a circa un palmo di diametro,
formano alia base loro quelle tanto caratteristiche e decantate pietre, onde a questoRaji-
no viene 1’antonomasia pressochè commune in Italia di chiodata> di Jrzilla pietrosa in
Roma, di Raza, o Pigara pietrosa in Napoli e Sicilia, di Razza di scoglio in Toscana, o di
altra equipollente nei diversi idiomi. Godiaino che queste nostre osservazioni coincida-
no con quelle del chiarissimo Henle, il quale speriaino che le publicherà più diffuse nel
suo trattato particolare dei Rajidi. In quello stadio di vita che quest* Arzilla non sia per-
anco divenuta pietrosa, riconoscesi la Raja aspera del Risso, checchenesia de\Y aspera di
altri autori. Noi sotto il nome di Dasybatis aspera nella figura terza délia nostra tavola
di lato ad un maschio ben pietroso, quantunque abbia i maschili poco sviluppati, ab-
biam figurato un Arzilla che potrebbesi quasi credere un altra specie a cagione della sua
grande statura, e del molto maggiore sviluppo de’ maschili, quantunque non abbia prin-
cipio alcuno di pietrosità. La Raja mbits della maggior parte dei sistematici è anch* essa
identica colla presente Raja clavata, siccome avea già sospettato lo Schneider, ed è
oggimai riconosciuto da tutti. Unica dunque Arzilla del mediterraneo, che divenga pie-
trosat si è questa, la quale vive pur nell’Oceano in un con altra ugualmente pietrosa, ma
a noi straniera del tutto, e diversa altresi per la molto più raccolta sua configurazione,
siccome puo vedersi nelle opere Inglesi dei signori Donovan e Yarrel, che tanto bene la
figurarono sotto il nome di Raja radiala impostole per li scogli radiati.
Abbonda questa D. clavata nei nostri mari non meno che in quelli del settentrione.
Abita la maggior parte dell* anno nelle acque profonde, solo accostandosi verso terra nella
stagione degli amori, ed allora ne sovrabbondano i mercati. E pero di miglior carne
quando è più rara, cioè nell’ inverno, ma sempre è da preferirsi a qualunque altro Ra-
jidej tanto più che le solide sue polpe naturalmente saporose acquistano una perfetta sa-
lagione, e possono dar cibo non dispregievole in difetto di altra vivanda. È suscettibile
di gran mole, che alcuni autori fanno mirabilmente ascendere fino a dodici piedi.
II suo disco ha forma romboidale, allargata in modo che il diametro trasversale è un
terzo maggiore del longitudinale. I lati anteriori largamente ondulati sono un quarto
più lunghi dei posteriori leggermente rotondati. Il rostro è hreve, piuttosto acuto, supe-
riormente e inferiormente fornito tutto all’ intorno di stipate punterelle aculeiformi, che
lo rendono asprissimo al tatto. Tre forti aculei uncinati, uno internamente al margine su-
periore, gli altri nell*inferiore presso alii spiragli, veggonsi intorno agli occhi, che dista-
no l ’uno clair altro quasi tre diametri, e sei diametri dalla punta del inuso. La bocca, il
cui squarcio è due terzi dello spazio che corre da essa alla estremità del rostro, armasi
di brevissimi ottusi denti robusti, parallelamente disposti in sette od otto ben distinte
serie trasversali. Questi denti nelle feminine rimangono larghi e piatti per tutto il tempo
che vivono; ma ne'maschi di mano in mano che invecchiano mutano forma, incomin-
ciando quelli che sono più centrali, col metteré sull’angolo loro interno una puntarella
rivolta verso la gola; locchè non sapendo il Blainville insisteva sulla specifica differenza
del suo rubusj e della sua clavata. La superficie superiore del pesce è intieramente sca-
bra di piccole ma visibili punte stelliformi alla base, le quali sulle pinne pettorali sent*
brano disporsi in serie longitudinali lasciando tratto tratto qualche lista levigata. Prima
della ineta del rilevato dorso comincia una serie in linea retta di circa trenta robustis-
simi aculei a diversi intervalli, e diversi di mole, l’ultirno de*quali Irovasi fra le due
dorsali. La coda anch* essa è armata in ciascun lato di alcuni aculei, che forinano ordinariamente
due brevi serie parallele a quella di mezzo, terminanti più o men presto.
Simili aculei sono lungo i margini de’ lati anteriori del muso. Nella generale scabrosilà
del pesce signoreggiano più o meno chiodi o tubercoli ossei piu grandi degli occhi, ir-
regolarmente sparsi, ordinariamente perö corrisposti da altrettanti simili in modo sim-
metrico, sopra ciascun de’quali sorge dalla sostanza stessa un aculeo che rivolge la punta
indietro: e i detti chiodi van soggetti a cadere per rinnovellarsi ivi presso a periodi
non per anco determinati. La superficie inferiore è meno aspra della superiore, com-
pensata pero da un maggior numero degli ossei chiodi suddetti. La coda, che spesso ne
porta anch’ essa, è tutta coperta delle dette punte stelliformi alla base, ma più cospicue
di quelle del corpo: depressa notabilmente, è un quinto più lunga del disco, perché l’ano
di figura ovale s’apre un quinto più vicino al muso ehe all’apice di essa. I due lobi
delle ventrali sono profondamente disgiunti; l’anteriore è stretto rotondato, depresso
crenato, e quasi digitato in punta ; il posteriore la metà più lungo è triangôlare acuto,
crenato esso pure ma più minutamente. La prima pinna dorsale nasce al terzo posteriore
della coda, ed è di forma ovato-oblunga, estesa per quanto è lo spazio che divide
gli occhi. Perfettamente simile, tranne che un poco più piccola, è la dorsale posteriore.
La caudale congiungesi alla detta ultima dorsale, ed è lineare per ogni dove.
Il colore al di sopra è cenerino volgente più o meno al turchinastro talvolta, o al
verdastro, e raramente al giallognolo, più o men fittamente sparso di piccole macchie
nerastre, e non privo d’ areole biancastre succedute a’ chiodi che caddero ; né manca
qualche rarissimo esemplare, in cui veggonsi tracce di quei due ocelli, di qua e di là
dal tronco, onde sogliono ornarsi tanto volontieri le Raje: al di sotto è bianco-argenteo.
Uno degli esemplari che abbiamo sott’ occhio, maschio, lungo in tutto ventisette pol-
lici, ha il diametro longitudinale di dodici, il trasversale di diciassette; i lati anteriori
estesi ciascuno dodici e mezzo, i posteriori otto. Le pinne ventrali ne misurano quat-
tro; le punte loro ne distano quindici da quella del rostro, dieci ed otto linee dagli
spiragli. La coda è lunga quattordici pollici. Lo spazio tra gli occhi è quattordici linee.
La bocca squarciasi due pollici.