Ie mascelle, e simula i quattro clenti (onde il nome di Tetraodonti) è lamellosa come
negli altri della famiglia. Tutta la superficie del pesce è levigata ; il ventre perö è ar-
mato di piccole spine taglienli ed acute, eretté sopra una base stellata di quattro raggi,
poste in ordine quincunciale di sette in otto fila, ognuna delle quali ne conta quindici
in circa da sotto il termine della bocca fino all’ ano. L’unica pinna dorsale che nasce
dopo i tre quinti dell’ intero pesce, elevandosi quasi il doppio della propria lunghezza,
due terzi di quella del capo, è cunéiforme con l’ interno lato più breve ed incavato al-
quanto. Le pettorali spiccanti dietro le aperture branchiali a metà dell’ altezza del corpo
son lunghe la metà del capo. La pinna anale similissima in tutto alla dorsale, nasce
dietro il termine di quella, talmente ehe mentre la dorsale difeta dalla caudale per due
volte e mezzo la sua base, l ’anale se ne allontana una volta e mezzo soltanto. La caudale
lunga più di un quinto di tutto il pesce è semilunata, e nell’esemplare ehe descri*
viamo ha il corno inferiore più lungo del superiore.
11 colore è di ardesia turchinastro sulla schiena fino alla metà dell’ altezza senza
yeruna macchia o fascia: sul ventre e nei lati è bianco-argenteo, nè v’Üa passaggio tra
questo e quel colore. Sirnile alternativa ma più appariscente si vede sulle pinne pettorali.
Le altre tre pinne sono scuricce. L’ iride dell’ occhio è argentea.
I Tetraodontini hanno la proprietà di enfiarsi smisuratamente ingojando l ’atmosfera,
e cosi divenuti leggeri globi idrostatici galleggiano col ventre in aria in balia dei flutti
ma non dei nemici, contro i quali in taie stato e postura irrigidiscono viemmaggior-
mente le spine, che li difendono dai morsi. Se in quel mentre li traggi a terra, odi un
sordo gorgoglio ehe tramandano dalla gola forse per lo sprigionamento dell’ aria. Pa-
sconsi ordinariamente di Crostacei e di Testacei, ehe facilmente frangono colla potente
dentatura. Son di carne si trista ehe gli uomini non se ne giovano, anzi talune specie
son sospette di veleno. Uno di essi appartenente al genere Psilonotus è di quei po-
chissimi pesci ehe godono di elettriche facoltà. Ve n’ ha un altro famoso fin d’antichissi-
mo tempo nel Nilo, e cosi vi sovrabbonda ehe il fiume ne’ suoi allagamenti ne depone
tanta copia sul suolo ehe provvidamente lo ingrassa, e porge anche materia di gioja e
di trastullo ai bambini che ben si guardano dal cibarsene, e sanno schivare le perico-
lose punture degli aculei. I Giapponesi al contrario van ghiolti di un altro ehe prepa-
ratolo in belle maniéré e privatolo delle intestina velenose reputano assai delicato; ma
siccome non furon rari gli esempj ehe se ne abusasse da taluni, e quindi se ne produ-
cessero indigestioni assai pervicaci, e perfin la morte, percio se ne proibiya severamen-
te il mercato.