nale del tronco con circa due terzi della lunghezza propria. I due lobi ehe la compon-
gono hanno origine ad una distanza medesima dalla dorsale posteriore, e i loro orli
divergono sotto angoli di poco dissimili : posteriormente si congiungono senz’ angolo
rientrante ehe segni il confine, e poichè il superiore ha l ’apice linguiforme e 1’ inferiore
è forcuto, il lor complesso présenta la figura d’una mezz’ asta : l ’orecchietta ha l’angolo
smussato, e s’estende in altezza quanto un quarto della lunghezza di tutta la pinna.
I tubercoli ehe rivestono la pelle sono depresso-squamiformi, rivolti all’ indietro, tri-
lobi, col lobo intermedio acuminato, più lungo dei laterali, ehe sono piuttosto ottusi.
Quelli della parte superiore del capo sono brevi, ottusi. Tutto il capo di sopra e di sotto
è sparso di pori puntiformi.
II color del dorso è un cinereo tendente al bigio-chiaro. La stessa tinta domina sui
fianchi per tutta la metà anteriore. Su questo fondo sono segnate poche macchiette rotonde,
lattee, separate da intervalli quasi uguali, disposte in una o due file per parte sul
dorso dal capo alla coda, e in una o due altre sui fianchi al di sotto della linea laterale
dal capo fino al punto' dell’ inserzione delle pinne ventrali. Le pinne dorsali, la caudale
e la faccia superiore delle pettorali e delle ventrali hanno un colore analogo a quello
del dorso, ma più pallido. Il disotto del capo, il ventre, i fianchi dalla regione del-
l ’ano fino alla coda, la faccia inferiore delle pettorali e quella delle ventrali sono d’un
latteo sudicio. La pupilla è nera : 1’ iride d’ un giallo di paglia dilavato e volgènte al
verde. La lingua, tutto l ’interno della bocca, quello delle aperture branchiali, e il pe-
ritoneo sono latteo-carnicini. Infuso il pesce nelT alcool le macchie del dorso svaniscono
facilfhente.
Gli esemplari mediocri hanno la lunghezza di due piedi. I maggiori giungono fino
a tre piedi e mezzo.
Ha una carne bianchissima, di sapor buono, stimata più di quella d’ogni altra specie
di SpinaXj e almeno quanto quella del Mustélus nobilis. Sebbene non sia uno de’
pesci più comuni, non è neppur dei più rari lungo i lidi dell’ Italia. Nell’Oceano sembra
ehe sia più frequente. I pescatori Romani e Napoletani lo chiamano Palombo pintic-
chiato o impiltricchiatOj i quali aggiunti in lor linguaggio vagliöno quanto cosperso di
macchie. I Siciliani lo dicono Ujatu Impiriali.
Oltre il capo veduto di sotto la nostra tavola rappresenta a destra la forma d’uno dei
tubercoli della pelle, a sinistra i denti intermedj della mascella di sopra e quelli della
mascella di sotto nella rispettiva lor positura.