„ dividui della specie detta marmorata. Le mie osservazioni combinano con le sue- e
,, bastano, io credo, a proyare evidentemente, che l’artificio di tutti que’prisrai, di tutti
„ quegli alveoli non ha nulla di comune colle nostre pile di qualunque specie e for-
„ ma esse siano. Se prima escludevo dal confronta le sole pile voltaiche, ora estendo
„ l ’esclusione anche aile termo-elettriche per motivi che mi sembrano di egual peso
„ nella bilancia . . . . Ovunque mi volgo troyo delle larghe lagune da riempire. In
» questo stato di cose, il miglior partito sarebbe di non azzardare alcuna ipotesij e so-
„ speso il giudizio, aspettare a pronunziarsi che l’esperienza avesse parlato più chia-
,, ramente. Ad ogni modo le diro l'idea che vagheggio di più, e che sarà la prima che
,, io sottoporro all’ esperimento . . . . Ella sà che il calore elettrizza molli cristalli,. fra
„ cui le turmaline si polarizzano positivamerite da un lato, e negativamente dall’ al-
„ tro. Or bene, diro io, ciascun prisma, ciascun alveolo, si elettrizza come una tur-
„ malina in grazia del calore che sviluppa in essi il sistema nervoso. Ma la turmali-
„ na è un corpo elettrizzato, ed il paragone non regge se non s’ introduce nella sostan-
3» za degli alveoli una condizione di simmetria, una condizione analoga a quella de’ si-
„ stemi cristallizzati. Bisogna osservar bene quelle espansioni merabranose che partono
33 a guisa di raggi dall’involucro esterno, e si perdono nella cellulare, prima di arriva-
33 re ai centro degli alveoli. Oltre que’ fill visibili all’occhio disarmato, ve ne saranno
„ sicuramente di molto più fini, che si scopriranno coll’ajuto delle lenti microscopiche.
33 Non è possibile che tali diramazioni siano del tutto disordinate entro la cellulare: vi
3 3- saranno invece distribuite con tutta quella regolarità ch’ è propria de’ tessuti organi-
33- ci: viensi cosi a verificare là dentro una condizione di simmetria da contrapporre
„ plausibilmente a quelle de’ corpi cristallizzati. E poi chi sa che la medesima sostanza
3-3 mucosa non abbia in sè un principio di cristallizzazione, carattere da esplorarsi coi
33 criteri ottici? . . . Non è probabile che la Torpedine faccia un dispendio inutile delle
33 sue forze. Quando abbia bisogno di fulminare dal lato superiore, a che le gioverebbe
„ di caricare il suo apparato dall’ opposto? Gli sbilanci piroeleltrici sono appunto della
33 natura che •conviene : le estremità delle turmaliue si elettrizzano infatto indipenden-
» temente l’una dall’altra. L’animale si gonfla prima di dare la scossa, inspirando dalle
ss nari. Sarà questo il momento in cui ricarica l’organo a forza del calore che gli viene
„ eccitato dal sistema nervoso. In quest’atto medesimo la membrana generale che copre
,, le teste degli alveoli, si scosterà io suppongo, un tantino dalla pelle per isolarsi di più.
,, L animale si deprime, e parte la scarica al momento che la pelle tocca e preine viva-
j, mente la membrana dell’organo. Ma basta cosi; chè ho spaziato anche troppo ne’cam-
33 pi senza fine delle conghietture. ”
Fin qui, come vede il Lettore, non aveva il Nobili sperimentato da se stesso l’animale,
e solo riferendosi a’ ragguagli nostri ed altrui procurava di sciogliere da senno le
difficoltà che gli si paravano d’ innanzi. Passati quindi alcuni mesi ci soggiungeva cosi:
“ Feci una scorsa a Livorno . . . . ed in tre seltimane circa non mi riusci di avere che
„ una sola Torpedine, vivace si, ma piccolissima. Pesava tutto al più sei oncie. Feci
,, dunque pochissimo; quanto basta per altro per assicurarmi di alcuui degli effetti
,, principals Le scosse che dava il nostro piccolo pesce erano debolissirne, arrivavano
,, appena al terzo nodo delle dita. Ad onta di cio vi fu modo di avere a un tratto da
„ quel meschinissimo individuo i tre effetti, scossa al dito, deviazione al galvanometro,
„ calamitazione di piccoli aghi di ferro e di àeciajo. Ecco come si replicù più voile que-
„ sta esperienza. La Torpedine era dentro un vaso di terra a fondo piano, ad orlo
,, piuttosto basso, pieno d’ acqua di mare sino all’ altezza conveniente, perché l ’animale
,; ne rimanesse tutto coperto. Due larghe striscie di stagnuola erano collocate, l’una al
,, di sopra della schiena del pesce, I’altra sotto la pancia. Tali striscie comunicavano
„ coll’ estremità di uno de’ miei galvanoraetri a due aghi, allungati per mezzo di appen-
„ dici avvolte a spirale destin ate a contener dentro di sè gli aghi da calamitarsi. L’acqua
,, di mare attacca d’ordinario in modo disuguale le due liste di stagnuola. Di qui ne ve-
,, niva una corrente elettrica, che si manifestava all’ istrumento con una deviazione, la
,, quale aveva una certa stabilité. Osservato questo effetto, che non ha nulla che fare
,, coll’ elettricità dell’ animale, si stuzzicava questo individuo all’ oggetto che desse una
„ qualche scossa. A tal punto dell’esperienza si richieggono almeno due persone, l’una
„ che osservi il galvanometro, l ’altra che stimoli colle dita la Torpedine ed avverta del
,, momento in cui riceve una scossa. Non cosi tosto il pesce opera una scarica, che l’ago
,, del galvanometro parte bruscamente dal posto in cui si trovava, e fa sei, otto, dieci
,, giri intorno al proprio asse prima di tornare indietro. L’effetto non puo essere piu de-
„ ciso. Si osservano dopo gli aghi delle spirali, e si trovano tutti sensibilmente calami-
„ tati. La direzione della corrente va dentro gli organi elettrici dalla parte inferiore al-
,j la superiore: assomigliato dunque ad una pila, si dirh positiva la lor parte superiore,
„ negativa tinferiore. Non cangia questa direzione col rovesciare la Torpedine dentro
,j tacqua : si tenga pure colla pancia all'in sù, e la corrente esce sempre dalla schiena.
,, Si aveva qualche motivo di credere ( Becquerel Traité de VElectricité I. p. 329.)
,, che per l’effetto di cui si parla fosse per lo meno necessario un Galvanometro costrui-
,, to con un filo isolato con taffettà alla maniera di Colladon. Io aveva meco anche un
,, istromento di questa specie, ma non ebbi bisogno di ricorrere ad esso. Il Galvanome-
,, tro di tela basta all’ uopo. Non v’ha dubbio: l ’Elettricità della Torpedine dee possede-
„ re una forte tensione : cio nullameno non è necessario di usar per essa le precauzioni
,, che s’usano per l’ Elettricità della boccia di Leida, e delle batterie, allorchè voglionsi
„ ottenere i segni di corrente. L’ elettricità che si avvicina di più alla natura di quella
,, della Torpedine mi sembra quella che svolgesi dal magnetismo, la quale ad una forte
,, tensione unisce la particolarità di agire a dirittura su i Galvanoraetri ordinarii. Lappa-
,, rato, cui ho dato il nome di calamite elettriche conjugate ( v. le mie memorie) porta
,, un’ ancora magneto-elettrica di ferro dolce del peso di sole dodici oncie: or bene ba-
,, sta questa armatura a dare delle scosse che intorpidiscono le braccia al pari di una
,, Torpedine vigorosa.”
“ Non dubito punlo (scriveaci in seguito) che la Torpedine possa sott’ acqua dare la
,, scossa ad uno che la tocchi in un punto solo : penso anzi che non sia nemmeno neces-
,, sario il contaito, perche suppongo ch' essa fulmini gli altri pesci a distanza. Cosi penso,
„ ina in pari tempo inclino a credere, che l’organo di quell’ animale sia essenzialmente
„ positivo da una parte e negativo daU’altra, e che un corpo qualunque non possa es-
,, sere colpito dalla scarica, se non entra nel circuito di quella specie di pila o di boc-
,, cia di Leida. Io tocco con un dito la schiena di una Torpedine che si trova immersa
,, nell’ acqua, ed il mio dito resta intorpidito per la scossa che riceve. In tal caso ho
,, bensi toccato l ’animale in un solo punto, ma il circuito fu compiuto dall acqua circo-
„ stante. Dubito assai che siensi avute vere scosse in altre condizioni. Non mancherô
„ alla prima occasione di assicurarmi bene del fatto, ma forse Ella potrà verificare la