della Raj a j pure per le somiglianze ehe porta di ambedue doveasi riconoscere in lui
il Rhinobatus di Aristotile e di Plinio. Linneo quindi registro il pesce chiamandolo
Raja Rhinobatus.
Dacchè le Raje sono state ripartite in più generi da’ naturalisti, il nome dato alla
presente divenne quello di un genere, di cui furono scoperte più specie ; ed a talento
di chiunque se ne riputo trovatore furono ad esse applicate le denominazioni specifiche.
Lo Schneider pero si contentava di chiamare la nostra specie Rhinobatus Rhinobatusj
sconcezza da non potersi conservare. Il Blainville nella Fauna Francese nomino la sua
Rhinobatis Duhamelij perché nel Trattato delle pescagioni del Duhamel trovava il solo
esempio ehe lo autorizzasse a registrare una Rhinobate corne pesce di Francia : noi per
altro che abbiamo sott’ occhio la Squatino-Raja del mediterraneo, quella appunto de-
scritta dal Colonna, e la rawisiamo assai diversa dalla specie figurata dal Duhamel,
sia o non sia la stessa ehe il Blainville chiamo col nome del medesimo Duhamel, ci
crediamo in dehito di nominarla Rhinobatus Columnae in rioordo ed in riverenza di
Fabio Colonna, ehe ci dette per il primo l’ autentica figura e storia di questo pesce,
ed uomo veramente nohilissimo procaccio tanta gloria all’ Italia nostra con moite opéré
di ogni filosofia.
Ora questo genere Rhinobatus si è quello dei Rajidi ehe, prescindendo dal genere
Pristist più si accosta agli Squalidi per la configurazione del corpo; imperocchè si
questi corne quelli, oltre all’ essere più allungati delle Raje, hanno le pinne poco al-
largate, e la coda assai grossa e carnosa, meno percio spiccante dal disco di quello
ehe vedesi negli altri R a jid i fornita altresi di due pinne sul dorso oltre la caudale,
tutte tre distintissime. Corne percio la Squatina è il pesce meno Squaliforme della sua
famiglia, cosi il Rhinobatus ed il Pristis sono della loro i meno Rajiformi; e in tal
guisa congiungono le due famiglie de Rajidi e degli Squalidi tan to dissimili in appa-
renza, se guardisi aile specie loro normali, ma si bene affini in realtà, e mirahilmente
collegati dagli anelli aberranti qui sopra nominati.
Questo genere che da un lato ha qualche affinità con la Pristis> dall’ altro con la Torpedo
, présenta il corpo (relalivamente alla sua Famiglia) non molto depresso nè molto al-
largato : la circoscrizione del disco ha forma di un cuore rovescio per le pinne pettorali
poco estese a guisa di ale rotondate. Il capo semilibero dal prolungamento anteriore
delle pettorali si assottiglia in un rostro ottuso rotondato. I denti labiali minuti e fitti,
posti sulle mascelle in ordine quincunciale. Le pinne ventrali indivise* acuminate, intégré
in ambedue i margini. La coda poco distinta dal tronco, grossa, priva di aculeo,
fornita di due pinne dorsali poste molto innanzi alla punta, e di una pinna caudale
alla estremità, tutte tre assai bene sviluppate.
La Rhina dello Schneider non ci è nota abbastanza per darne un giudizio definitivo :
provvisoriamente ci piace tenerla corne un sottogenere subordinato. ad esso, perché a
buon conto differirà soltanto dal Rhinobatus normale per la figura del muso breve e rotondato,
differenza ehe scorgesi ancora fra le une e le altre Raje. Prescindendo da essa,
il Rhinobatus ristretto aile specie che hanno il muso prolungato ed acuto puo ripartirsi
in due sezioni già segnalate dal Cuvier, e distinte dal diverso punto d’ inserzione delle
pinne dorsali Nella prima di tali sezioni la pinna dorsale anteriore sorge in quella
parte del tronco cui fanno ala le pinne ventrali ; nell’ altra sezione la stessa pinna è
inserita assai più indietro delle ventrali sulla parte attenuata del tronco, ehe seguendo
l’uso invalso saremmo costretti a chiamar coda. L’ affinità cogli Squalidi è percio anche
più evidente nella prima sezione ehe nella seconda. À quella spetta il Rhinobatus
laevis dello Schneider, al quale si accostano, seppure non si riferiscono del tutto, le ta-
vole del Duhamel e del Lacépède; a questa il pesce del presente articolo, oltre parec-
chie altre specie straniere, fra le quali è da notarsi il Rhinobatus électricus di Schneider,
scoperto nel Brasile da Marcgravio, cui si vorrebbe, ma senza buon fondamento, attri-
buire le propriété della Torpedine da quel nome specifico indicate.
Ecco poi le fattezze e i caratteri del nostro Rhinobatus Columnae.
La maggiore larghezza, cioè il punto dove più si estendono le pettorali, cade avanti
il terzo anteriore di tutto il pesce, ed è corapresa quasi tre volte nella sua lunghezza:
questo diametro trasversale è superato meno di un quarto dalla distanza fra l ’estremo
del muso e l ’ ano. La maggiore altezza è contenuta circa cinque volte nella larghezza.
La parte assottigliata del corpo, ehe chiamasi volgarmente coda, forma circa i due terzi
del pesce: la sua larghezza misurata nel punto ove cessa l’aderenza delle pinne pettorali
è di un terzo della maggior larghezza del pesce. Il rostro è triangolare-acuto, rotondato
all’ apice, lungo quanto è largo alla base. L ’ occhio è situato ad una distanza, ehe
dalla estremità del muso è quadrupla della lunghezza del suo diametro; e fra un’ occhio
e l ’altro' corre un diametro e mezzo dell’ orbita, mentre due ne corrono dal punto
più prossimo delle parti laterali. Gli spiragli posti immediatamente dietro agli occhi,
divisi da essi per un semplice tramezzo sono grandi quanto gli occhi stessi, e formano
insieme con essi quasi tutta una cavità: integerrimi sono i loro margini, e nell’inferiore
rilevansi due piegature cutanee a modo di appendici. La bocca présenta un diametro
due volte e mezzo grande quanto quello dell’ orbita dell’ occhio ; ciascuno de’ suoi an-
goli è distante dal punto più vicino del margine esterno del pesce quanta è l ’apertura
della medesima, dalla punta del rostro quanto sono due aperture e mezza, e dal punto
rientrante delle pettorali quanto sono tre di esse aperture. Le narici straordinariamente
grandi consistono in una fessura trasversale lunga quanto i due terzi del diametro della
bocca: il loro punto esteriore scostasi dall’ angolo della medesima più di uno de’ pro-
prii diametri, e tre dall’ apice del muso: il punto loro più interno e più basso dista dalla
bocca un mezzo diametro soltanto, e fra i punti più rawicinati di esse narici havvi pre-
cisamente un mezzo diametro della bocca; la quale distanza è pur quella ehe man-
tiensi fra ciascun angolo della bocca e il loro punto più interno: la conformazione di
esse è oltremodo complicata, lasciando assai visibile nella loro parte interiore la mem-
brana pituitaria con le sue pettinazioni disposte verticalmente in tanti filamenti distinti
a quattro a quattro, lungo Basse della medesima, mentre il margine anteriore offre una
valvula linguiforme orecchiuta alla base, ehe originandosi al lembo anteriore si ripiega
fin verso il posteriore, e~ divide in modo la narice, ehe lascia all’esterno un foro ellittico,
alTinterno un lungo canale: il lembo inferiore è muni to di una grande appendice mem-
branosa diversamente frastagliata e ripiegata, due lobi della quale semi-rotondi si ripie-
gano ail’ indietro, e un terzo lungo e stretto si ricurva all’ indentro. La prima apertura
branchiale è lontana tanto dalTangolo della bocca quanto dalla periferia del pesce d’ un
diametro della medesima, e più di tre e mezzo di questi scostasi dalla estremità del
muso: fra la prima e 1’ ultima dell’una o dell’ altra fila corre la metà della distanza ehe
si mantiene fra le ultime, e siccome fra le due prime questa distanza è tripla, cosi
viene ad acquistarsi un’ idea della linea che descrive ciascuna sérié delle aperture bran