degli Scombridi quanto quelli più o meno affini ai Percidij che famiglie abbiam chia-
inati a buon dritto, quantunque differiscano fra loro poco più che le suddette nostre sot-
tofamiglie fra di esse.
I Coriphaenini pertanto si reslringono ai seguenti generi. — i. Coryphaena^ L.: il cui
corpo è allungato, il capo grande, gli occhi prossimi agli angoli della bocca, il palato
dentato, la pinna dorsale spiccante molto innanzi aile pettorali, che sono piccolette e
falcate, le ventrali bene sviluppate, la caudale profondamente forcuta. — 2. Centrolo-
phuSj Lacép. di corpo più raccorciato, colla linea laterale prominente, col palato edentu-
lo, la pinna dorsale spiccante al perpendicolo delle pettorali, non più lunga dell’anale,
le ventrali piccolissime. — 3. Astrodermus> Bonell. (Diana, Risso) di corpo ovale-al-
lungato, sparso di squame stellate, con pinne ventrali lunghissime, fragilissime, il cui
primo raggio è solido e seghettato. — 4. Schedophilusj Cocco, di corpo elevato, molto
compresso, eposteriormente assai rastremato, fornito di aculei rudimentali che precedono
la pinna dorsale con gli opercoli (a differenza di ogni altro) spinosi insieme e dentellati.
II genere Coryphaena., del quale parliamo, e il cui nome dal greco puo significare
insieme la pinna che gli nasce sül vertice del capo, ovvero Nuotatore a fior dacqua, tol-
tene quelle specie che gli si ascrivevano solo per consimile bellezza di colore, ne com-
prende tuttavia piu di dodici molto simili fra loro, difficilissime a determinarsi, rnassime
che non furono mai sottoposte ad esatti studii. Sparse nel Mare mediterraneo, nell’Atlan-
tico e nel Pacifico, sempre pero dentro le tiepide o torride zone, ove maggiormente ri-
lucono e brillano agli occhi dei marinari, furono comprese tutte neU’antonomasia di
Dorado celebrata dai navigatori della mezzana età. Sono agilissime nelle loro mosse,
audacissime, voracissime, e quindi sogliono anco a torme assalire e mordere i rottami
dei bastimenti, ed approssimarsi pur molto aile navi in corso ; percio spesso si trovano
entro le intestina loro corpi duri non digeriti e chiodi perfino di ferro. Della quale tanta
voracità portano condegna pena dagli ami dei navigatori che agogüano a fresca vivanda,
e in tal guisa facilmente le prendono. Comprendiamo in questo genere il Lampugus di
Valenciennes perché ha la stessa dentatura, e perché quei caratteri desunti dalla forma
più o mené obliqua del capo non sono generici ma semplicemente sessuali, siccome san-
no da gran tempo i marinari, che riconoscono i maschi in quelle Corifene cui chiamano
coronate; mentre quegli altri caratteri, che alcuni più recenti autori tolsero dalle relative
proporzioni delle pinne, non hanno importanza che tanto si meriti.
Questa specie poi cui viene il nome d' Hippurus, sia identica o no con quella ch’ eb-
belo presso gli antichi, sia pure che lo traesse dalla sua figura, in cui parve ad alcuni di
vedere quasi una coda di cavallo, è soggetta ad essere confusa non solo con le sue affini,
ma con molti altri Pesci eziandio, e perfino con qualche Cetaceo, si per cagione dello
splendido nome di Dorado^ si per quello di Dolphin usato dai navigatori inglesi, il quale
contribuiva ancora a farla talvolta rappresentare in luogo del Delfino. Che se meno bel-
la si è di altre specie più abbaglianti, che si trovano sotto i Iropici, persecutrici insigni
dei Pesci volanti, è pero non cattiva a mangiarsi, né sospetta di veleno corne si dice di
quelle. Âbita non altrimenti che i suoi congeneri tutti nell’ alto mare. Avviene pero che
la si vegga approssimarsi aile coste nella calda stagione, ove non isdegna di deporre le
uova. I suoi feti un sol mese dalla nascita misurano tre pollici e più; ed Aristotile ave-
va già notato a suoi tempi che il crescere di questo pesce, il quale suoi giungere a quat-
tro piedi nella sua maturité, è rapidissimo e sproporzionato a quello di qualunque altro
abitatore delle acque. La figura nostra (e cio vuolsi espressamente notare) trovasi ri-
dotta alla quarta parte soltanto della più ordinaria corporatura, quando quell’altra di assai
minor pesce è più grande, perché fu condotta della stessa misura dell’ animale.
Il suo corpo ha forma di uno stretto fuso rastremato assai nella parte posteriore, in-
grossato al dinanzi. La maggiore altezza che coincide ove spiccano le pinne pettorali è
compresa sei volte nella totale lunghezza, e diminuisce grado grado si fattamente che la
parte più assottigliata ossia la estrema del tronco è appena il quarto di essa: la maggior
grossezza, che nello stesso punto si avvera, è un terzo circa della detta maggiore altezza.
Il capo essendo lungo un sol nono più della propria altezza, forma la sesta parte
di tutto il pesce; ed il suo profilo quasi tagliente nella sommité, ingrossa nel discern-
dere che rapidamente e quasi ad arco fa verso la bocca. L ’ occhio ha tal collocamento
che il suo margine posteriore segna il mezzo della lunghezza del capo, e il margine
inferiore siede alla meté dell’ altezza del medesimo. Lo squarcio della bocca giunge
obliquarnente fin sotto il margine anteriore dell’ occhio, e il poco erto mascellare ne
arriva fin sotto il centro : ambedue le mascelle capaci di spalancamento maggiore di
quanto ne impromettano, sono armate all’ esterno di una sérié di denti uncinati, dietro
la quale esiste una larga fascia di altri denti a scardasso, che nella mascella superiore
poco protrattile occupa il solo terzo anteriore, e nella inferiore alquanto più sporta pro-
tendesi fin quasi alla commissura rastremandosi verso le estreinité: e di tai denti a scardasso
ve n’ ha pure una fascia longitudinale sopra i due palatini, ed un fascetto sul din-
nanzi del vomere; corne altresi Ve n’ha pure, ma di più piccoli, disposti in larga piastra
sopra la dilatata, ottusa lingua, ehe è molto libera ne’ sottili suoi margini ; più piccoli
ancora e più sottili ne siedono altri sulle basi degli archi branchiali; que’ de’ faringei poi
son più grossetti. I fori quasi contigui delle narici separati da leggero sporgimento mem-
branaceo apronsi alla meté dello spazio che corre fra l ’occhio e l’apice del muso, vici-
nissimo al margine della mascella superiore, ovali tutti, i posteriori più grandi. Il preo-
percolo ha il margine quasi membranaceo-, sottilinente striato e crenato, dolcemente
obliquo all’ indietro, scarsamente convesso al di sotto. L’opercolo, alto il doppio della
sua larghezza, è leggermerite intaccato al di sopra, e termina in ottusa punta : l ’intero-
percolo va parallelo col suo margine inferiore a quello del preopercolo, ed è sottile e
crenato ugualmente, quai’ é altresi il subopercolo che compie il sistema opercolare for-
mando un angolo rotondato : tutti questi pezzi, non meno che il muso, e l ’estesissimo.
cranio, son nudi e levigati, veggendosi appena qualche strietta raggiante sulla sommité
dell’opercolo. L’apertura branchiale estendesi fin sotto l’occhio, e lascia quasi intiera-
mente scoperte le membrane incrocicchiate ail’ innanzi fra loro, e munite ciascuna di
sette raggi spianati, il superiore de quali si allontana dagli altri per seguire l’andamento
dell’ interopercolo. Innumerevoli, piccolissime, sottili, oblunghe scaglie, trilobé nella radiée,
rotondate alfesterno, sopra le quali puoi scoprire con acuta lente alcune strie
concentriche, rivestono tutto il tronco non meno che le gote, ed una piccola porzione
delle tempie, non senza invadere la pinna caudale. La linea laterale manifestasi per
una sérié di minori scaglie, nasce dal punto più anteriore dell’ opercolo, ed elevandosi
tosto a forraare un angolo ottuso ricade sollecitamente, per seguire lunghesso il mezzo
del tronco il suo corso retto fino alla coda. La pinna dorsale trae la sua origine da un
punto che sovrasta al margine posteriore dell’ occhio, e percorre tutto il dorso lasciando
soltanto scoperlo uno spazio non più lungo di due diametri di quello : ha il primo ragi
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