cofe, e piii belle fempre, e piii maravigliofe fi fcoprono . Quanto imperfetta-
mente furono conofciuti dagli Antichi gl Infetti! Quegli che molti fecohdap-
poi prefero di nuovo a trattareJa loro Iftoria, fi applicarono anzi a noverarne
i varjgeneri, e a fuddividere le molte fpecie, che ad efaminarne le varied,
e le mutazioni; cib ch’ è il piü mirabile, ed il piii dilettevole in quefta materia
. La noftra eta, piit raffinata nel buon gufto del fapere, giunfe anche ,ft
quefta forta di ftudio dove le altre non giunfero; è col mezzo di molti Inge-
gni perfpicaci e fublimi fvelb tanti arcani della Natura , mettendo in chiaro la
formazione, Ia vita5 lindole 5 Ie mutazioni moltiplici di tutti cjuafi gl Iniet-
t i , non folamente in genere, ma ancora in ifpecie. E qui farebbe egli il luo-
go ben’adattato per dare le dovute lodi a V. S. Illuftrifs. che con accurata,
ed eftraordinaria avvedutezza, fopra quanti hanno fcritto finora, ha penetra-
to piu addentro nel vafto feno della Natura medefima, (Velando si bene quanto
mai di maravigliofa meccanica occultb efta in tante produzioni di Viventi.
Ne rendono chiara pruova i fuoi Dialoghi, il Trattato de Vermij la Iftoria
della Mofca Rofifega, con tante altre opere; e cib, che fi é di un pregio yt-
ftinto, ha ella si nobilmente accoppiata alle materie Medico-Filofofiche , e
Naturali quella fcelta, e gentile facondia, la quale è trafcurata cotanto per lo
pib da coloro, i quali trattano le materie fcientifiche, e dottrinali. Io traia-
fcierb perb di cib fare, si per la riverenza, che debbo alia fua ben nota mö-
deftia, si perchè nulla potrei aggiugnere colla debole mia favella alia pubblica
voce, ed alia fama, che 1’ha gia renduta si celebre. Ritornerb dunque alk noftra
materia, ed ai noftri Bozzoli, da’ quali di giorno in giorno che io ne an-
dava tagliando, ne fcappavano le Cantaridi , perfettiflime, e di colori, e di
membra; nè punto differenti da quelle, che a primo tempo fi offervano. Da
molti altri pofcia, che lafciai fenza aprire , ne ufcirono in brieve tempo le
fteffe; nè alcuna vi ftette rinchiufa pik di giorni venti, come ho gia detto di
f0IX X III. Quefto fi è tuttocib, che mi è riufcito di oflervare finora intorno
alia generazione, ai progreffi , ed al cambiamento della Cantaride delGiglio.
Reflerebbe ancor da vederfi, fe nell’ anno medelimo :qiiefte nuove Cantaridi
propaghino la propria fpezie, ed in qual modo la confervino lino all anno ven-
turo: Cioè, fe cosi in forma di Cantaridi vivano fino ad unaltra Primavera,
o pure dentro a’ proprj Bozzoli fi mantengano in iftato di Aurelie, come io
fanno tanti altri Infetti. Tutto cib , difli , farebbe uopo oflervare ; e per-
chè
. . . . - Opens Vittoria fin is , (Ovid. Metam. lib. d.)
dovrei, per far giugnere a V. S. Illuftrifs. quefto brieve trattato con menó
d’imperfezione che foffe poflibile, rapprefentarle 1’ultima differenza, ed il ve-
ro fine del noftro gentile Animaletto, in cui nulla meno, che in tanti altri
ancora pik grandi, fpiccano infieme la bizzarria ingegnofa , e la providenza
mirabile della Natura. Ma la impazienza che pruovo di nverirla, e di pre-
fentarle una, febben lieve , perb divota teftimonianza del mio fommo rifpet-
to, vuole che io figilli quefta mia Lettera, a quaiunque fegno effa finora fia
fcritta. Chi sa, che a tempo piu acconcio io non le fpedifca qüalche altra notizia,
della quale al prefente le refto in debito, intorno alia noftraCantaride , e non le
c^munichi, fempre in atto perb di raffegnazione, quanto io mi abbia raccolto
fopra altre fçhiatte d’Infetti, fra’quali mi famminiftrano al prefente unacu-
riofa materia i'fièriT, ma infieme ancor vaghiBruchi, chedivorano per tratto
vaftiflimo le Foglie di tutti quafi gli Alberi di quefte campagne. Io fogget-
to intanto quaiunque mia offervazione, quaiunque conghiettura, quaiunqueo-
pinione alk cenfura del f«Q fapere, e dell’alta fua intelligenza in quefta, ed
in ogni altra forta di ftudj . Se avrb mai faputo penfare in cib , o dire alcuna
cofa di buono , farà ftata quefta un lifleffo di quel lume benefico e
grande, che mi ha elk comunicato, mediante gli efempli viviflimi di tante
fue belle Opere. Se nti, fia effetto delk fua gentilezza, e delfingokre amor
fuo ravvifarmeae, perchè io pofta rimettermi in quel diritto fenticro, da cui
aveffi per avventura traviato : mentre io non fono gia di coloro, che preten-
dono di non dover’ efser corretti; e so beniffimo, che
Homine imperitontinqitam quidquaminjuftius,
jQui, nifi quockipje fa c it , nihil reBum put a t . (Terènt. Adelph. A.r.S.r. )
Ma egli è ben tempo, che io lafci di recarle pik lungo tedio; onde proteftan-
dole la mia inalterabile riverenza, mi dichiaro per fempre,
Dàlla Villa di Sandono li 29. Giugno 1712.