quella diafana cute dal vènWicolo , quivi collocaso;, e tinto di un color vef-
de .ofeuro alfai carico, a cagione del cibo che vir fta dentro : Oftervandofi pe-
rb quefta ftrifcia medefima, anche, quando i Bruchi non mangiano , anzi ancora
quando fono ftati qualthe giorno; fenza mangiare , allorchè voglion chiu-
derfi nei propria bozzoio ., farza è credere , che altra fiefi la cagione , che la
produce. A mio parère percib non è quefto un colore, che Iafuddetta ftrifcia
porti in se ftefsa ,-mà fdo una. cotale rifteffione di luce in quel frto , renduto
pib opaco da’margini, elle; lo æinfèrrano . I-mperciocchè non iftendendofi quivi
fopra nè quella ramificazione di Trachée , che dall’ una parte , e dall’ altra
riempiono un grande fpazio di quel piccolo corpo, nè altra forta di foftanza,
refta una cer.ta cavità, nella quale immergendofi la luce viene a renderequel
colore, che altrimenti men ofeuro eomparirehbe, quando la ftefsa non fi pro-
.fondafse a quel fegno . Pare dunque per mio giudicio , efser quivi un certo
pezzo di canaletto., o di folco, die quai confine dalla natura a cib deftinato,
divida la parte délira dalla finiftra deHe Traehee fopraddette. Ed invero, corne
col bénéficie di quella trafparente membrana l’ interno moto delle vifeere
fi difeeme, cosi vedefi' feguirefso nelfuna parte dalla finiftra alladeftra, nell’
altra dalla deftra alla finiftra, allontanandofi l’ una parte dalf altra col moto
della dilatazione, e con quella della coftrizione riavvicinandofi . E in quefto
movimetrto , ove .attentamente fi ofservi., vedefi ancora , che per lo pib le
nominate Traehee nel reftrignerfi, e riunirfi non pafsano oltre la ftrifcia ac-
cennata dico per lo pib, perché ne’ mbti violent! alcuna volta la trapafsano,
ed avanzafi l’ una parte fuori del fuo confine in quello del l’ altra ; nelqual cafo
la ftnteia pib non fi feorge. Onde chiaro parmi , efsere quello un colore non
innato su quella parte del dorfo, ma prodotto dalla rifleflione della luce , che
va a percuotere in un.fïto pib profonde, e pib vuoto. In tal guifa mifembra
che fpiegare fi pofsa il fenomeno di quefto moto, e di quefta ftrifcia neraac-
cennata ; confefso perb a V. S. Illuftriffima , che non fono mica in cib quieto
interamente, e non fono libero da’ miei dubbj . Il già mentovato, e da men-
tovarii con Iode fempre famofo Malpighi., vide o le fiefse., o fomiglianti cofe
anche nel fuo verme da fêta , ed ofservb pure cib ,; che nello ftefso noftro fi
feuopre, efsere pib fenfibile il moto medefimo nelle parti inferiori, epiù vici-
ne alla coda , che utile pib alte . Vi feppe ancora diftinguere con fottiliflima
notomia un lungo Tubo, ofiefi un corpo divifo in pib Tubuli ovali, collocato
per lo lungo del dorfo, fra i rami già detti delle Traehee, e per confeguenza
nel fito appunto, dove nel noftro Bruco la fopradetta ftrifcia apparifee . Pare
percib nella meccanica-ÿ ch’ egli fuppone , altro non efsere il movimento che
ho già fpiegato, fe non la pulfazione del cuore delT Animale ; ma fembrando
a me, che quefta diverfamente fucceda, e volendo i fentimenti noûri fuperbi
cozzarla in tali fatte di ofservazioni col raziocinio, nonpofso rimaner perfua-
fo, che fiefi quello un moto del cuore : fembrami anzi fuori di ogni dubbio ,
che fia de’ polmoni, irrigati, e gonfi dalParia, che n’ entra, edefee col mezzo
di que’ bucolini laterali, che ho riferiti. Corne perb non ardifeo di habilite
una opinione , che fia contraria a quella di si grande Uomo , cost me ne
rimetto interamente al parère ftimatiflimo di V. S. Uluftrifs. che , ove fenta
diverfamente , potrà correggere la mia opinione , e fuggerirmi altri lumi , e
fondamenti migliori per non errare.
XVII.
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XVII. Oltre al moto accennato- di coftriziona, e dilarazione, fe ne ofservi
un’ altro periftaltico afsai gagliardo,, e' continua nell’ Inteftino, che va a fea-
ricarfi nef forame degli eferementi . Giace quefto. forame ,. con una maniera
particolar, ediflinta daquanri Infetti io mai abbia vedutî, non nell’ eftremi-
tà già del ventre, dove fogliono gli altri averlo, ma: fopra1 ( T a v . i. f i g . ? . }
la febiena ,: nell’ ultimo anello ( c ): verfo la coda , Efce dalfopradetto continua-
mente nna mucilagine molto denfa, di color verde ofeuro*. la quale dal movimento
, con1 cul fi âpre, e fi chiude il for» medefimo , viene fpinta anzi ail’
insb; indi dal moto, che fanno i mufcoli della fehiena nelle varie piegature
de’ fuoi fegmentr, è portata alla parte pib convefsa,. edaltat délia fehiena medefima;
dondepoi, corne daun pendlo, vacadendo pertutte le parti» Ellaè, per
dir vero , cofa di maraviglia il veder ufeire quefto eferemento ,. e fpanderfi-
in tanta copia,, che non folamente1 reftane il Brnco> ( T a v . l . f ig .ç .y intrifo ,
e coperto,. ma cartco* aqcora, enafeofta iugurfa,1 che çhiunque Pofferva fenza
faperlo, non pub immaginarfiJmar quîivi efsere un verme, che fi muova,
e che mangi. Nel contemplar quefti noftrt parvemi di vedere appunto que’ riferiti
dal R e d i ( Efper. intorno allagener. degl' Infetti ) i quali andavano volto-
landofi nella poltiglia dellaZucca infracidata, che appoco appoco attaecanàofi loro
addoflogliricoprivatutti,. fmoatantv chepareano tantepiccolezolle déterra,Sic.
E qui in pafsaggio parmi di accennare a V«S;.Uluftrifs.. che non capifco cofa
egli intenda per fécondé uova ,i quando dice , che i BachL allora erano v ie in i
a ferniarjt ,. ed a convertir f i nelle fécondé uova : .Null’ altro, per mio parère ,
erano vieini a- fare allora que’ Bachi, fe non ad iucrifalidarfi, per pdi ritor-
tiarfene al primiero ftàro di mofehe. Percib1 raggrinzandofi effi in quell’atto,.
e riducendofi ad- una; figura molto inclinante alf ovale, come nella formazio-
ne delle crifalidi fogtiam vedere,. fpecialmente fe quegli nel proprio bo2zolet--
to fi chiufero, fu creduto,. che quelle fi, fofsero nuove uova, dalle quali for-
tir dovefsero pot le mofeheNon iftupifco.perb , che l’acceanato. célébré;Aurore
abbia prefo quâlche piccolo- abbagliamento mentre entrât» egli , tome
in un nuovo moridby nella nuova Filofofia naturale intorno a quefta produzion;
di vivent!,, non potea: ricanofcere interamente quanto mai gli fi paravadinan-
zi in una materia , per cui bene intenderenuovi principj , e nuovi vocaboli
& volcano ; nè pib cadeva a propofito quanto aveva, egli letto fopra gli An-
tiehi, o quanto- poteano avergli dettato le Scuole .•
X V III. Que ft i noftri Bruchi fono ingordiflimi divoratori, efono unofter-
minio totale de’Gigli, a’ quai! divorando fîèramente le foglie , fanno che anche
il Fiore medefimo ne patifea., Nè men di1 voracitàera neceflaria pertrat-
tvffere' uno- fcaricamsnto; cosl copiofo | o meno di faeilità a fcarieatfi dovea
corrifpondere ad. una si arrabbiata ingordezza . Percib la natura , che voleva
feherzare ancora in quefta diftintiftima fort» di vermi, li provvide di un cibo
proprio; per agevolare l’una e Paîtra delle fuddette operazioni . Imperciocchè
a cib nulla meglio fervir potendo ,, che una materia tenera ed abbondante di
fugo , a quefto effetto feelfe efta il Giglio ,. le cui foglie fono sî vafte , e si
piene, che da? Botanici ( Hiftor. plant. Lugdun. lib. 1 5. c.i. ) vengono chiamate
carnofe. Offervô ancora Teofrafto,. (d e c a u f plant.lib.,r. c.i.) abbondare ilGi-
glio di gran copia di umido ,. mentre lo novera fra quelle Piante, quorum radices,
rami, ligna, caulerque plantis abfcijji fervare. fuum vitaleprincipium pof-
P p p 2 funt i