funt • ita ut ad germen etiam excitandum tnovere f e valeant . Fu cib notato
dallo'fteffo Ariftotile (Problem. fe3 . 20.qu. 26.) ed in confermaziooe ben pub
lervire cib che riferifce il Gefnero, e che dietro a lui fu offervato dal Tourne-
fort, ( ln ftit .R e iH e rb .c L 9 .fe a 4 .G en .3.) ove fcrifle: L tln albt caultscumflo-
ribus amputants , & fufpenfus , auEiore Gefnero , femenprofert ; quodfeltctter
etiam P a r i fits fiepc expertus fum 1 Per qual cagione abbia voluto pot lanatu-
ra che quefti Bruchi fi caricaffero de’ proprj eferementi , contro il coltume
deeli altri, io non faprei determinarlo ; epurefidee credere fempre vero lav*
vertimento di P lin io , (H if t .N a t . L u . c. 2. ) che m contemplation natura ntbd
pofftt videri fupervacuum. Non sa fe Ioffe, perché , elfendo di troppo freddo
temperamento, ahbian uopo di ftarfene ben coperti, e difefi dalla mtemperie
delle piogge, ede’ venti; o perché .abbia ella. voluto nafcondergli a. chi patelle
loro infultare, inganriandone a quefta guifa gli occhi di, chi ben anche atten-
tamente li guards j o perqualche altra cagione, allaquale fapra giugnere a at
meglio di me l’intelletto' perfpicace di V. S. Illuftriffima. *8
X IX. Mangiano per.lo fpaxio di giorni quindici; e quanto piu vanno man-
siando, tanto piuiancora li ricoprono di quella fozza materia : tna quando lo-
no vieini alia fine del tempo fuddetto, védelî chiaramente, che ya cenanao
ancora la loro fame. E qui egli è pur da oflfervarfi, che quanto meno pre'ndo-
mo effi di cibo, tanto meno a proporzionetdepongonodififcrementi, e percpn-
feguenza pur meno fe ne van caricando : anziiacominciano a dnlinguerli per
quelli che fono,ed a manifefiare il color’proprio, che giadiffi eftere di rpllo
lavato. Gosl, finito che abbiano di premier cibo,finifc6no pure, cu lcancaile-
ae ; e comparifeono, non gik più quegl’ informi ammaffamentr, quafi di
go verdebruno, ma perfetti Bruchetti, che leggiadri, e fnelli fi muovono, va-
gando con certa fmania qua e Ik in traccia del lito, demro cui potfano layora-
re la si bella trasmutazione ed il maravigliofo paffaggio dall’ effer di yerme
a quel di Volatile. Sono i.noftri Bruchi di quegli, che s’ mcafalidano dentro:
il bozzolo, effendovene tanti altri, come ben fa V. Sctllluftrifs. che fanno
altrimenti; mentre alcunr il chiudono dentro un altra forta d. invoglio, corne
fra gli altri, certi curiofi Bachi di unaFarfalletta rolfa macchiata dinero, çhe
fi fermano con una maniera, econuna fpoglia partieolarç fujlçfoglie delGiun-..
co Acquatico ; altri fi llanno efpofti, ed ali’aperto, fenza verun copnmento ,
e folamente attaccati a qualche cofa di fodo, che li foftenti, come una gran
parte delle Farfalle; altri, fra 1’ una e 1’ altra forta ora dette, fi cuoproiio di
una certa cartilagine, come i Mofcioni. Ho provato non poea difficolta, per
aliicurarmi della maniera, con cui formano i Bruchi di quelle noftre CantarL-
di il lor paffaggio; ma con replicare più volte, ed in varie guife le oiferva-
zioni, mi è riufcito alfin di conofcerla. Vennemi fempre fatto di vederlifpan-
dere dalla bocca una certa fchiuma bianchiccia, dentro cui fi fc orge va qualche-
brieve, e debole filamento, non mai della rermezza di quello de varj genen
de’Bachi, che gettan feta; e quella fchiuma medefima ritrovai fempre in copia
notabile anche nelle loro vifcere, qualunque volta ebbi talento.di aprirne
alcuno. Io vedea da principio, che della, fielfa formavano alcuni una certa tela
, con cui imperfettamente fi ricoprivano; altri alquanto tenacemente attac-
cavanla allé pareti de’vetri, ne’quali io teneali, e fotto vi fi appiattavano ; al-
tri inutilmente gettavanla , e rimaneanfi affatto fcoperti. Ma quella fielfa,
che
ehe parea lavorata con miglior fenno, tuttavia fovehte rompeafi, o per iomo-
vimento interno del Bruco, o per la propriafralezza, per cui cagione, venen-
do forfe troppo confratta, e difeccata dall’ aria efterna, cedeva; ed i bachi in-
tanto ftavanfi come rapprefi, ed intirizziti : mi £ riufcito mai di vederne
eambiarfi <U fpoglia in quefta guifa, fe non un’ , o due, ma in manieramolto
imperfetta. Olfervando perb fülle piante de’Gigli, che i Bachi fielfi, dopoef-
ferfi bene sfamati, calano per lo ftelo verfo della radice, n^ piik fi veggono ,
penfai, non poter’ elfi in luogo alcuno perfettamente incrifalidarfi, fe non di
fotto alia terra. N£ ho fallito in cib credere ; imperciocch£ pofta finalmente
ne’ vetri gik mentovati una quantita fufficiente di terra minuta, e bsn vaglia--
ta, ritrovai dopo due giorni molti bozzoletti perfettamente lavorati, dentro i
quali que’vermi fi eranogia rinchiufi.
XX. Sono quefti bozzoli ( T a v . i .F ig . io.) di figura ovata, fchiacciata alquanto
in quella ( a ) parte, colla quale li attaccano od alle pareti, od al fon-
do . II loro color’ efterno e bianco perlato, come chiaramente il dimoftra la
parte ora dett^, che non elfendo intrifa di terra, porta la fuperficie fua naturale;
dove il rimanente, imbeendofi, a cagione deU’elfere molto umido, della
fielfa, ne riporta una certa incroftatura, che lo fa vedere di color molto o-
fcuro. L’ interno fi £ onninamente lo ftelfo; bensl piu lucido , e lifcio, come
fi £ pure la parte interiore di tutti. i Bozzoli de’Vermi da feta. Non fonoquefti
noftri di molta confiftenza, il che nafce dalla cortezza y-e fragilita, che gik
dilfi, si della fchiuma, di cui fi formano, come ancora di que’ languidi filament!,
che fono per entro la fielfa, e che le comunicano quella poca fermez-
za, ch’ ella riceve; refiftono perb alia comprelfione delle dita, purche fia di-
fcreta, e ftaccati ancora da doveftan filfi, olevati di terra, fi confervano fenza
verun detrimento.
XXI. In quefti bozzoli fe ne ftanno i noftri Bruchi per lo fpazio di venti
giorni; ed inranto fi lavorano nuove membra, e nuove fpoglie, con una or-
ganizzazione si varia , quanto mai, come diffi, fit £ differente da un Volatile
un Verme. Non ho offervata mai quefta, o fomiglianti metamorfolf, che
non mi fien’effe parute opere veramente mirabili, benchdfieno delle meno apparent!
, e delle men’ olfervate in tutto l’ordine della Natura. E tanto piu par-
mi quefta mutazione maravigliofa, quanto non egualmente in tutti gl’Infetti,
che fi cambiano ,.la veggo avvenire, anzi nemmeno feguire nello ftefsolnfet-
to tutte le volte colle medefime differenze; con una diverfita perb, che£ fempre
coftante, e che non e gik figlia del cafo, ma di una efattilfima providen-
za. Imperciocch£ in primo luogo la piu parte delle Mofche, de’mofcioni, ed
alcune Farfalle terminano quefta bell’opera in pochi giorni; alcunealtre di quelle
in piii fpazio, come pur fanno le noftre Cantaridi, e la fua MofcaRofife-
ga: il Farfallone notturno colle ali occhiute vi fpende ben dieci mefi. Pofcia
in quegl’ Infetti medefimi, che due volte 1’ anno trasmutanfi, la prima volta
quefta trasmutazione fi fa in brieve tempo , ma la feconda in affai piu, non
ifcappando quefti dal loro bozzolo, fe non dopo pafsato f Inverno. Chi pub
dunque mai dubitare, che non entri qul pur ,1a gran mano di quella Providen-
za fublime, che difpone e muove a tnifura della bifogna le cagioni, e glief-
fetti? mentre veggiamo nel cafo noftro condotte due ftefliflime operazioni in
modo, cd in tempo diverfo, come fe a que’ piccoli Animaletti fofse inflilja