unaltro genere, comefecero faviamentc il Parkinzoni fuddetto, ( Parad. Terr.)
ed il Tournefort non mai abballanza lodato ( Inftitut. R e i Herb. cl. 9. Sett. x.
Gen. 2. ) Quanto poi quefto Infetto ami il Giglio, hollo con iftnpore offer-
vato anche in cib, che, avendo io nel Novembre dell’Anno paffato pianta-
ti alcuni Bulbi di quello, che porta la foglia ftriata, ed alcnni di quelloan-
cora, che dagli Autori fi chiama Lilium Montanum, o Lilium Floribus refle-
x is , in un terreno aflat lontano dal lito , in cui fi ftavano gli ordinarj gia
molti annj piantati, toftamente queft’ anno vi ho ritrovato fopra moke Can-
taridi, che aveano già incominciato a deporre Ie uova .fulle lór foglie. Fu
ben detto percib da Ariftotile , ( Hift, Animal, lib.4. r.8. ) che anche i piit
minuti Animali vanno dove gli alletta, e gli conduce 1’odore, InfeEla enim,
cosl egli, tam pennata, quam non pennata procul fentiunt, ut mel Apes, &
Culices d ifh Muliones, quod nift odore agnofcerent, nunquam i longinquo fcnti-
rent ; ed il dottiffimo Francefco R ed i ( Olferv. inror. agli Anim. Viv. ne’Viv. )
chiamb 1’udorato degli Infetti mirabilmente acutijfimo . Nè so perché mai ia
intendeffe all’oppofito il per altro grande Samuello Bocciarto, ( Animal, SacH
Script, p. 1 . 1, i. ) jl quale degli Infetti parlando, ebbe a fcrivere ; Taceoquod
in plerisque v ifu s , auditus, olfaclus aut nullus e j l , aut bebetior. Ma fopra cib
non voglio più qui fermarmi, nè in conghietture , nè in raziocinf , effendo
la cofa preffo a chi ben’ intende la verità pofta gib fuori di dubbio; e mol-
to men debbo farlo, mentre favello con V, S. Uiuftrifs,. che tutto fa, e che
non ha bifogno di acquiftar da me eognizioni in quefta materia . Rimette-
rommi dunque fubito nel mio fentiero, per recarle menodi tedio, che giufta-
mente la graverebbe', quando voleffi troppo ufcire dalla mia ipotefi..
IV. Incominciano a vederfi le noftre Cantaridi ne’ primi giorni di Aprils
sbucate dalle fotterranee lor celle, nelle quali fi ftettero appiattate per ben’
otto mefi. Io veramente non ho avuta ancora la forte di ritrovarne prima
che n’ efcano, come holla avuta bens! appunto in queft’anno di fcoprire non
pochi Bozzoli della fua Mofca Rofifega , yicino ad una pianta della Rofa
bianca maggiore, mentre io ftava movendo la terra dintorno a’ Gigli, ed of-
fervando fe venivami fatto di vedere alcun Bozzolo, od altra forta di cofa,
che mi additafle quefte Cantaridi. Egli è perb pib che certo, ch’ effe dalla
terra fe n’efcono , come pur fanno e altre Cantaridi , e Scarafaggi, e tanti al-
tri Infetti, che tutto giorno vediamo, dal che prefero fondamento gli Antichi,
e tanti ancora de’Moderni, che innocentemente andarono dietroloro, di
credere, che quefti dalla terra fi generaflero. Canto percib il buon Lucrezio:
( De Rer. Nat. 1. 2, )
Quippe videre licet vivos exiftire vermes
Stercore de tetro, putrorem cum ftbi naBa eft
Jntempeftivis ex imbribus humida tellus.
Cost, Plinio (Nat. Hift. 1. n .c . 33. ) dopo aver detto, che molti degli Infetti
nafcono dalla rugiada, altri dalla pioggia, altri dâ’Iegni, va feguendo : A lia
rurjus generantur fordibus a rid iS o li, pofteriorum crurum lafcivia petaur'tftarum ;
alia pulvere humido in cavernis, volucria . E niente meglio dimoftra di aver
capito la veritk Ariftotile in pibluoghi, ma fpecialmente ( H i ft or. Anim. lib. 5,
cap. 16.) ove fcrifle: A lia ex ceeno, aut fimo putrcfccnte oriuntur ; alia in lign is ;
&c.
&e. Nella fteffa materia fra’ pib récent! infelicemente credette , e fcrifle
Giovanni fonflom: (Taumac.Nat,cL8.c. I, ). Générant nonmlla, fe d non fu i
generis; verwert vermicular tantum ; iliaque non ex animalibus, fed ex humidi,
& 'ftc c i or ta putredine, E fra’moderni, perfinirla, anche iltanto celebre Padre
Buonanni, che con si grande fpJilecitudine% :ed attenziorie inveftigb per a!-,
tro gli arcani tutti della natura* volle foft'enere.sl forte la generazione degli
Animali dalla putredine ; benchè in cib'fiafi fcoftato tahta dal veto , quanto
lo dimo'ftrano efaminando le fue ragioni'* ed efperienze, ed. alle medefime rif-
pondendo di recente il dotto N ig rifaliiC on ftd . int.allagén. da v ivMg e prima
di lui it celebre Francefco R e d i: ( Offer, inr, agli Anim. viv. ne’viv. ) al quale
fpecialmente molto dobbiamo, per effer lui ftato fra primi , che lafeiati gli
antichi fcrupoli, ci additaffe ftrade migliori, per ifeoprire fecondo la veritkle
produzioni, e le metamorfofi di quefti viventi, 1 -
V. Guardi V.S. Illuft. nella T a v . l .f ig . i. e vedr'a quivi a al naturale difegnata
la fopraddetta Cantaride. Ha effa tut ta la fchiena colorita di un lifeio e vivo
cinabro ; il. ventre pofeia, la tefta, e le gambe tinte di un profondo , e lu-
cido nero. Porta fulla fronte due corna, o dicanfi con pib acconciovocabo*
lo Antenne ; giacchè cosl veggo chiamarfi le corna degli Infetti per fin da
Ariftotile ( Hift. Anim. I.4. c.7. } . Sonoquefte compofte didiecinodi, de’quali
i tre primi a , T a v .s .fig .2 . che pibriguardano il cranio ,fono mjnori, e di ftruttu-
ra differenti; gli-altri fette b molto maggiori, ed egualLfra loro; e dalf ultimo
pare che n’ efca una certa pufita r , in cui le fteffe Antenne finifeono i
Ho völuto rapprefentargliene una molto ingrandita da un buon Miorofcopio,
perché ella ofservi fpecialmente l’articolazione de’nodi medeflmi, e la fabbri-
ca loro,. parendo gli ftefli coperti di lunghe fetole, o pelf,
VI. Quattro fono le ali di quefto Infetto ,■ due membranofe T a v . i . f i g . ; . con
perentro' quella reffitura ditendini, o mufeoli che tienfi, come nella Figura ap-
parifee; e Taz).t-figA- duecartilaginofe : di cui Io provide la natura perriparo delle
due prime pib deboli, com’ ella pur fece con altre Cantaridi, e con gli Scarafaggi,
onde ferifse P lin io l ( Hift. Nat. I. n ,c . 28. ) Quibusdam pennarum tu-
tela cruft afupervenit, ut Scarabais, quorum tenuior , fragiliorque penna , &c.
E nello ftefso fenfo prima di lui anche Ariftotile ; ( Hift, Anim. 1.4,0.7. ) E x
volucribus ( parla degl’ Infetti ) alia pennas crußa fuperveniente , quaft vagi-
nam, iiiclufas gerunt, ut Scataboei, &c. Dalle quali parole de’mentovati Serit-
tori raccolgo, chiamarfi col nome di Penne una cotai forta di ali; onde poi
apprefso Giovanni Jonftono (Taurnac, Nat. 8, cl, 8. c. 1 ,) veggo chiamarfi gli
Scarafaggi Vaginipennes, col qual vocabolo chiamar fi pofsono anche le noftre
Cantaridi, ed ogni altra fomigliänre fpecie d’lnfetto ,
VII. Tutto il tratto delle fopräddette due Ali cartilaginofe é punteggiato
T a v .i.fig .q . gentilmente di a bucolini, alinee quafi parallele fraloro difpofti ,
e quefti , ove contro il lume l’Ala ftefsa fi ponga , Veggonfi corrifpondere
anche nella parte di fotto della medefima. Pare percib , che fien’ effi, come
tanti fori aperti ; fe pure non fofsero guardati da una fenuiffima e trafpa-
rente membrana, il ehe fembra efsere , fe atfentamente fi ofservino col mi-
crofcopio : Nè per altr’ ufo credo fieno ftati dalla Natura format! , fe non
perché paffi per li medefimi aile parti pib interne dell’ Infetto 1’ aura vitale
delle rugiade, la quale altrimenti alle ftefse non giuguerebbe , .quando .loro
.0 o o a non