do; corne ancora, perché i priocipi , de’ quali egli fi vale per iftab.lire le fue
nuove opinioni , fono fuoi si proprj , e si diverfi da quelli di tant, a tri pur
grandi Antiquarj, che, copie farebbe impoffib.le l’ accordant., cosl egl. pare,
che del tutto inutile e vano farebbe per riufcire il contendere. Ardnb dunque
di efporre la mia opinione intorno alla predetta Medaglia, perubbidire a . .
che si m’ impone; e lo farb giufto i miel principj, ed 1 m.ei fondamenti, cioè
ciufto quelli, Copra cui veggo ftabilirfi da tanti Autori diprima cla(I« lan’ a<j-
china di tutta P antichith ; e dimoftrerb in primo luogo, dichi non fia lafud-
dctta, pofcia di chi io mi perfuada, che porta ella eftere.
Rapprefenta dunque la noftra Medaglia nel ritto una Telia rgnuda , (enia
alcuna forta di corotia, o di fimile altro ornamento , con laccia di giovane ;
e vi fi leg°e d’ intorno OYE2 I1A2 IAN0 2 NEÎÎTER0 2 , cioè Vefpajtanus
Junior. Nel rovefcio poi fia la figura délia Vittoria alaia, che. port.i ne la fin
ira un rama di palma, e nella délira una corona, con ta parola CM Y 1 N Al fîN,
cioè Smyrnxorum. Quello Vefpafiano, il Giovane , effigiato nella medaglia di
cui parliamo, fuppone il predetto Aurore, che fia un figliuolo dell Imperado-
re Vefpafiano , natogli di una féconda Moglie , cm egli nomma Domitilla .
E li hic Vcjpafiani film s , [ed ex fccunda conjure Domitilla ; cosl egli. Crede-
rei che .1 pib ficuro efame di quello fuppollo poteire tutto d.pendere dalla
Storia ; il che quando fia, non veggo a quale Storico porta megho ncorrerli,
che a Suetonio, fcrittore, corne pib vicino a tcmpi de dodici primi Celari ,
cosl pib degli altri ancora diligente, ed accurato nel nferire ogni minutilhmo
particolare intorno a’ medefimi . Egli è ben vero , che quello Storico ha la
sfortuna di elïere fra que’ non pochi Autori, che non fi ricevono per auten-
tici dal P. Arduino ; ma corne per lo contrario tutto il Mondo de Letterati
jo riconofce, e lo accetra per legittimo, cosl faromtni lecito di valerroenetn
cib ch’ è necelfario faperfi per la noftra quiftione. Die’ egli dunqufc ( Suet.tn
Veft> cap i . ) nella vira di Vefpafiano , cosl : Inter bxo Flavtam Domitillam
duxît uxorem, Statili, CapelU Equitis Romani, ©V. e poco p.b fotto: E x bac
libéras tu lit, T itum , Domitianum , & Domitillam. Per quanto ce ne aflicura
Suetonio, la Domitilla di Vefpafiano non fu la féconda fua moglie, bensl là
prima ; poichè prima di elTa , egli non fa menzione d. verun altra , la quale.
quando mai folfevi ftata, dovcala egli per neceffità riferire; e certamen-
te'non avrebbe lafeiato di farlo. Délia fuddettaDomttilla poi, fiefi ftata def-
fa la féconda , o la prima , altri figliuoli non nacquero , che i due mafchi ,
Tito e Domiziano , gib mentovati , ed una femmma , eut fu pofto il nome
délia madré ; e quelle Domitille, madré e fighuola , monrono tutte e due ,
prima che Vefpafiano giugneffe all’ Imperio . Porto dunque per vero , corne
io credo verifïimo, che Domitilla altri figliuoli, che i tre gtbdetti, non ab-
bia avuti, haffi a vedere di quai altra Donna porta quello novello Vefpafia-
no effer nato. Morta la moglie , fiegue a raccontare Suetonio Gamàcm
Antonia libertam, & a manu, dilettam quondam fibi , revocavtt tn contu-
bernium , habuitque eam Imperator pene jujhe uxons loco . Egli non dice perb ,■
che quelta abbia dati alla luce figliuoli ; corne nemmen lo diceDione, che pur
di collei ferive non pochi particolari. Ma fupponghiamo in contrario; «perché
il giovane rapprefentato dalla medaglia viene^creduto per fighuolo diuna
féconda moglie di Vefpafiano, sforziamoci a credere, ch egli lo porta erteie.
délia mentovata Cenide ; giacchè di altre mogli noi non ritroviamo ancora
fcrittore alcuno, che ce ne parli . Ma corne potremo mai perfuaderci , che
in onore di un fanciullo di cotai fatta , fienfi coniate monete ? E quelle per
comandamento dichi? Dell’ Imperadore fuo Padre? quando avea .egli figliuoli
viventi, di matrimonio onorato e reale, già deftinati all’ Imperio; fra quali
Tito erafi già impiegato con Iode fin da principio per la Itrada dell’ armi
nella Germania, e nella Brettagna; ed erafi (S u c t .in T it .c 4 .) porteriormente
renduto famofo nellaGiudea, colla conquifta maftimamente delledue forticit-
tà, Tariclea, e Gamada, e finalmente con quolla di Gerofolima. Pergenio,
e divozione particolare della città di Smirna verfo di quello nuovo figliuolo
dell’ Imperadore di Roma ? quando la predetta città erafi già diftinta nell’ of-
fequio verfo di Tito, e di Domiziano , Jegittimi figliuoli del fuo Principe ,
con pib medaglie in onor loro battute , si col nome lolo de’ Citradini di Smirna,
si ancora con unito infieme il nome di quegl-i di Efefo, dinotante la loro
concordia; corne preffo degli Antiquarj, e fpecialmente preffo del Vaillant
iV a ill. Numism. ïmpp. a pop.Grxc.loq. pereuff.) vederpuofti; ecome molto meglio
pub V. E. ortervare a fuo bell’ agio nel grande , e nobiliflimo fuo Mufco.
E perché poi rapprefentar nel rovefcio la figura di una Vittoria ? quando l’ o-
nore dell’ armi erafi tutto di Tito ; in una provincia, la quale, corne ora fi
è detto, aveafatte tante dimoftranze di amore, edi ftima verfo ilmcdefimo;
ed in una parte dell’ Imperio di Roma , dove fi era da lui riportata quelia
vittoria , per la cui ricordanza ftimafi battuta la noftra medaglia. Or che
uopo v’ha mai difupporre un’ altra moglie, ed un altro figliuolo di un Principe,
ed in confeguenza di far comparire in ifeena , ed aggiugnere un’ Augu-
ila, ed un Cefare alla Storia Romana, ove Autori approvati da tanti fecoli,
c pofso dire da tutto il mondo, de’ fuddetti non ce ne dican parola , ed ove
ragionevoli conghietture diverfamente ci perfuadano ? Refterebbe molto ancora
che dire fopra le genealogie , recate dal nominato P. Arduino , nel già
detto Tomo delle fue Opéré, la cui dottrina fi è, che ex eo ( Vefpafiano Ju-
niore) F la v ii Conftantini ducunt originern , per annos fere ducentos aprincipatu
femoti { quant am fnccejfores Ju lia T iti filioe , tamquam primogenitos , ipfotque
pr opt créa Antoninos, a Jurai ad Imperium oportuit, quam Flavios ex Vefpafiano
Juniore prognatos ad id munus adfcifci. Ma, come ho già detto di fopra, non
è mio propofito, fe non il folamente parlare della noftra medaglia, e di farlo
con que’ principj, che fono i pib rictvuti dalla fcuola degli Antiquarj,. fin-
attantochè o dal Padre fuddetto, o da chi voglia feguirlo , fi producano te-
ftimonianze migüori di quelle , che hanno potuto meritare firiora la £ede
comune . _ ■ ' ■ - ■ _ ■ ’
Dimoftrato quel che non fia , farommi ad efporre , chi a me egli fembri
-che pofsa efsere quello Vefpafiano diftinto col vocabolo di Giovane. Permio
parère quelli non è altri , che Tito . Io non niego , che in quefta medaglia
non lien nuove due cofe; l’ una, che quello Principe Vefpafiano.fi chiami
fenza che gli fi anteponga il nome di Tito ; l’ altra , che vi fi aggiunga la
parola NEÎ2TEP0 C , che por Juniore s’ interpetra ; parola, che in que’ tempi
fulle medaglie, per quanto fiemmivenuto fatto di ofservare, non mai fi ve-
de . Non debbono, né. l’ una V'nèv l’ altra perb riufcire si ftrane , che abbiafi
per cagion loro , o a mettere in dubbio ï ingenuità della medaglia , o a fin-
Tom. I L Nnn ger