non permettefsero quefti a certa gui fa 1’ enfrata ; Io conghiètturo d un que ,
che quelia corteccia cosl traforata fer va di un certo Vaglio,o filtra, percui
non ne paffi fç non la parte'più fortile, e più pura , ed in confeguenza. la
pi5 benefica * Nè fi deecredere inverifimile, fe ben mi appongo che cér-
chino quefti noftri Infetti 1’ efterno refrigerio delle rugiade , quando ben fi
confidera, di quarto pro quefte 'fienô a «tanti.generi d’ Animali. Impercioc-
chè, per lafciare l’erbe, e le altre Piànte, che dalle ftefse mirabilraente fe-
condanft, anzi fenza di efse fi avanzano o poco o nulla, fappiamo che al-
cune forte d’Infetti di rugiada fola'nudrifconfi. Onde tengono molli per certo
, che quefta fiafi uno de’principali cibi delle Farfalle, e di. tanti altri pic-
coli animaluzzi, proveduti -dalla natura per quefto effetto di lunghe , e di*
licate Probofcidi, fra’ quali diftintamente fi contano le Cicale i' come Indifféra
e Plinio (Nat. Hift.l. ii.c .2 6 . )■ , e Virgilio ( Eglo. 9. ):, e prima di loro
jîrifitotile (Hift. Anim. L 4. c. 71 ) • Lo ftefso fu creduto da alcuni per fin délié
Chiocciole ; ond’ ebbe a dime Plauto; ( Captiv. A. 1. S. 1. ) Cochlea in oe-
euïto latent: Suo jib i fueco vivant y roi f i > non cadit . Anzi a quefto propofito
ho moite volte anche in altri tempi ofservato, fpecialmente nelmefe diMaggio,
in cui per quefti noftri giardini di Venezia v’ ha di ordinario una partico-
lar copia di Farfalle bianche, liftate di nero per entra l’ali, che nelle mat-
tine fuccedenti ad una notte ferena e rugiadofa veggonfi efse pofate fulla
parte fuperiore delle foglie degli alberi ,- colle ali aperte ficchè ne refti
tutto il lor corpicciuolo fcoperto-j ma nelle piovofe ftanfi appefe aile parti
di fotto delle foglie medefime , riparandofi.a quefta guilâ dalle ingiurie delle
piogge, e de’venti. Puofll credere ancora, che i bucolini fuddetti fervano
di meati al folo paffaggio dell’ a ria, accib fi porti per quelli ad irrorare le parti
cpperte dell’animale, le quali altrimenti o nulla ne riceverebbero, o molto
poco di beneficio. Io per verità non ho vedute quelle Cantaridi colle ali fpie-
gate, fe non molto di rado ; e fe mi è riufcito alcuna volta, non per6 molto
faciltnefate, di fame volare alcuna, holla veduta fubito ritornare a pofarfi ,
Non far'a percib forfe füor di ragione il credere, che eflendo quelle si tarde al
moto, e per confeguenza ancora a fomminiftrarfi il beneficio dell’aria, abbian
fortito tanti come fpiragli, per mezzo de’ quali poffano godere della introdu-
zione di quelia, il cui refrigerio si neceffario a tutti i viventi fanno molto bene
gli altri animali acquiftarfi, o collo fpiegar , e col batter dell’ ali , o col
volo .
V III. Le gambe delle noftre Cantaridi fono fei, numéro ordinario infomi-
gliante forta d’Infetti. ( T a v , 2 . F ig . 2. ) Sono.attaccate al ventre con un grof-
fo capo nodofo ( a ) , da cui principia la parte loro fuperiore, che poftiamo
chiamare la cofcia, la quale più gracile nel fuo principio fi va pofcia ingrof-
fando, finehè arriva all’articolazione ( i ) , con cui al Fufolo (<■) fi congiugne.
Quefto è fottile aflai, e va a terminate nel Piede, ch’ è compofto di tre nodi
(d ) , fra il fecondo ed il terzo de’ quali ( e ) efce, non so fe dir debbo un
dira, oppure un’unghia aflai curva ( ƒ ) dalla cui fommità potabilmente più
grofla deU’altro eftremo fpuntano due fottiliflimi uncini ( g ) , mediante i quali
quefti animaletti con tutta fermezza ad-ogni cofa fi attaccano. I tre nodi
fopraddetti, che formano il piede, fono tuttiàrmati di minutiftimipeli, fimi-
ii appunto a que’medefimi, che veftono ançhe le loro antenne t ed oltrg aquefti
veggonfene per le altré parti della gamba ftefla alcuni altri più lunghi, af-
fai rari perb, anzi nella parte fuperiore rariflimi. Refta da efaminare la boc-
ca; e quefta è guernita di due piccole Tanagliette, vîtino aile quali pendono
que’ due corpicciuoli, comuni a tante altre fatte d’Infetti; i quali, fe ben mi
ricorda, accennommi altre volte V .S . Illuftrifs. eflfere certi ftrumenti fenforj,
con cui gli ftefli vannoefplorandocib, che appetifcono, ed a cui vicino fi portano.
IX. Ufcite.appena di terra quefte Cantaridi fi danno fubito a proccurare 1’
opera della generazione, e del propagare la propria fpecie. V’ ha qualche pic-
cola differenza fra i mafchi, e le femmine; mentre quegli fono alquanto più
gracili, e quefte hanno la fchiena fenfibilmente più lunga, ed il ventre più
gonfio. E per verità, se anche appena ufcitefi taglino, ed internamentefiof-
fervino, veggonfi già pregne di moite uova , raccolte tutte in un lungo con-
dotto, o dir vogliamo Tuba, formata da una tunica fottiliflima, e trafparen-
te, che le riceve, ed involve,' in guifa perù che l’ un’ uovo fi ftia dopo l’ al-
tro; e cosl appunto l’un dopo l’altro fe n’efcono , ove fi prema il condottome-
defimo,, come ho fperimentato più volte. Il che non folamente in quefti animali
mi venne fatto di oflervare, ma in una pure di quelle grandi Farfalle
notturne colle ali occhiute, in cui, non fenza llupore, contai, non ha molto
tempo, ben quattrocento e più uova, della mole di un grano di miglio, rin-
chiufe in un’Inteftino Junghiflimo, e difpofte in maniera, che pareano tutte
infilate . Nelle noftre Cantaridi ne ritrovai intorno al numéro di venti per cia-
fcbeduna , tutte della figura, e grandezza medefima, della quale ancora veg-
gonfi eflere poichè fono ftate depofte. E quefta si ella ben parmi una viva, e
gaeliarda pruova per awalorar l’ opinione intorno ail’ efiftenza dell’ ova*
ja""nelle Femmine di ciafcun genere d’ animali , in cui ftianfi colloca-
ti dalla natura nella creazione, o produzione della madré medefima i pic-
coli feti , che dee efla poi partorire; onde il feme del mafchio , che vi
s’ infinua, non ferva già a formare gli ftefli, come fu una volta creduto, e
da altri ancora fi crede, ma folamente a.fecondargli , e ad introdur ne’ mede-
fimi que’ principi, che dieno fpirito e.moto alla vita. Imperciocchè egliècer-
tiflimo, che quefte uova fi oflervano prima ancora che il mafchio e la femmi-
na fra loro fi unifcano ; e moite volte ho veduto accadere, non in una forta
fola d’Infetti, che quando la copula tendente alla generazione non fia durata
la dovuta mifura di tempo,; altre delle uova, che poi ne nafcono, reftano fe-
Cqndate, ed altre non già : il che toftamente dal lor calore ben fi comprende,
coine ed io notai della fopraddetta Farfalla, e l’offervano tuttodl anche le femmine
ne’ vermi comuni da fêta.
X. Hanno i noftri Animali la propria maniera di congiugnerfî, fimile vera-
xflente a quelia delle altre Cantaridi, ma differente da quelia di moite altre fpecie
d’Infetti. . V. S. Illuftrifs. mi additù , e mi fece oflervare una volta la cu-
riofa copula di una certa razza di Cevettoni, le cui femmine portano il feflb
fopra la fchiena. La fua Mofca Rofifega lo tiene per lo contrario nel mezzo
del baffo ventfe, onde i mafchi debbono lor farfi al di fotto. Le Farfalle of-
fer.vanfi l’una contra l’altra attàccate, e nella maniera medefima le Cimici »
che fidicon terreftri: Tantialtri pofcia in varie altreguife, che qui tralafcio,
baftandomi Taverne alquante accennate, per dimoftrare, che andb errato^ri-
fto tiltj (Hift. Anim.l. 5.C 8.) allorchè diffe,j generalmente parlando, InfeÜa