Grande, di cui fcri.ve il Patino nel fuo Volume delle Medaglie Imperatorie,
ch’ egli è in Nummis, ut in Infcriptionibus Junior dittu t. Siegue alafciarfi el-
la pofcia vedere in quelle di Valentiniano Secondo', figliuolo di Valentiniano
Prima, ed in Leone pure Secondo, nipote del Primo, e diluTanche cqllega
nel Principato. Ma in quelle di Teodofio Secondo non mai-, ch’ io fappia, fi
Iegge ; perché il nome diTeodollo era di fuo Avo paterno, non di fuo padre,
e non ebbe egli parte nelfi Imperio, vivente l’Avo medefimo, come la ebbe-
ro gli altri accennati con quelli, di cui portavano il nome . Ma chechè fkfi
di quefto, egli non mi pare improbabiîe, ché cib che cadde nel penfiero dc-
gli uomini ne’ fecoli pofteriori di molto, poffa effere fovvenuto anche a que-
gli de’ tempi di Vefpafiano ; benchè fe ne fia pofcia trafçurato l’ufo fino a quelli
di Coftanrino, fenza praticarlo nelcafo o de’ dueGordrani, o de’ due Filippi?,
che furono padre, e figliuolo infiememente Imperadori. Si aggiunga allecon-
ghietture fin qui recate il rovefcio della ftelfanoftra medaglia,‘in cui ftafcol-
pita una Vittoria, dinotante, fenza dubbio, come bene anc-he dal P. Ardui-
no fi Ipiega, la célébré riportata da Vefpafiano nella Giudea. Or lamemoria
di quefla a quale piu de’ figliuoli di Vefpâfiano dovea dedicarfi , che a Tito?
il quale , e fottomife la Giudea, ed efpugnb Gerofolima , per quanto fcrivelo
Storico {S u e t .in T it .c .5.) tanto militumgaudio, & favore, ui in grattdatione
Jmpcratorem eum confalutaverint , & fubinde decedentem provincia detinuertnt .
Onde n’è poi, che fia le medaglie latine di queflo Principe ve n’ha parecchie
colla ilcrizione nel rovefcio, IVDAEA CAPTA : e lo fteffo dicafi dialcune
greche ; vedendofi in quelle per lo piùeffigiato l’albêro dellâ palma, confotto
ad effo una o due figure in atto di piangere ; o due figure ptire fedenti1, con
in mezzo un trofeo, od una Vittoria, che impronta caràtteri in uno fcudo ,
come veder puoffi preffo l’ Occone , il Vaillantf^Jil Patino , e-tanti altri: il
che nelle medaglie di Domiziano, pure anch’ egli figliuolo reale di Vefpafiano
, non mi è venuto fatto di offervar mai , almeno $1 chiaramente , corne
nelle fuddette; non per altra cagione, s’-io bt n miappongo, fe non perché egli
in quella vittoria non ebbe partes benchè abbia voluto colla-folita fua baldan-
za farfi poi veder nel trionfo; e perché si al padre , come a Roma lutta po-
co dovea montare, che veniffero a lui rendute certe nobili j ediftinte teflimo-
nianze di onore. Con quanto dunque finora fi è detto , parmi , efferfi dimo-
ftrato baftevolmente, che quefla, per vero dire, bella e rara medaglia;- poffa
riporfi fra quelle di Tito, e ad efso appunto afsegnarfi.
Reftami di fciorre una lieve obbiezione , che pub dipendere dal giudizio
che dà il P. Arduino intorno ali’ eta délia Tefta rapprefentata. Die’ egli dunque,
ch’ ella fia di un giovane di anni quindici: Caput juv enile, nudum, an-
norum quindecim ; il che, quando fofse, non potrebbe mai fupporfi per la Telia
di Tito , che al tempo di quella Vittoria dovea efsere non molto lontano
dai trenta, come facilmente pub calcolarfi. Qui rimetterb al maturo fenno di
chiunque fiafi il decidere, fe mai fipbfsa con sï coraggiofa franchezza difinire
l’età di una tefta, fcolpita in profilo, ed inqualche parte anche logora ; e credere
di non andar errati nel volerne indovinare , non folo1 gli anni , ma,
dirb cosi, ancora i mefi. E perché, quando pur anche laftefsa; fofsï conferva-
tiffima , ed efprimefse con evidenza un’ età afsai giovenile , non fi potrebbe die
quella di fedici, di diciotfo , e forfe ancor di vent’ anni ? Ma fie ilconio medefimo,
defimd , maffltne di non ecceilente maeflro , quàli per lo pib fono i coniatori
delle grechè medaglie, non è atto ad efprimere certe lirtee, e certi tratti par-
ticolari, che poftano contrafségnare con tanto di rigore l’età di una effigie; fe
qualche corrofidne poi,-anche défi’ effigie medefima'fcfelici noi, fe lemiglio-
ri medaglie non ci capitâfsëro per lo più men belle, emen confervate delle pib
vili) pub aggiüg'nère qualche fortâ di alterazione alla fîefsa, perché vorremo
foftener mai certe- Caparbie opinion?, o profefsàre certi rigori , quafi che con
iih rinéaffiento médefimo non'fi veda forfe egli efpré-fsa i’immagine di ungio-
vane'di vénti,- e quella di un-di firent’ anni? Io non niego, che in moite medaglie
non comparifca con pfservabile diverfità, e co’ fuoi gradi proporzionati
e corrifpondenti l’età degl’ Imperadori fpecialménïÈ in alcune di Adriano , e
degli Antonini : la pib parte di efse pero cela rapprefenta altrimenti. Augufto
regnb 44. anni, Tiberç'023. Donfiziand 15.- Trajanotp. Aiefsandro Severo 13.
Coflantino il Grande 21. Coftanzô fuo figliuolo 24. e pure , fé p'readeremo a
difaminare i lor anni fulle medaglie , ^çi fembrerà , ch’ effi fieno vivuti nell’
Iroperio afsai meno: di un luïlro. St- aggmgne ■( e'credd di poter cib dire con
gran coftanza ) che nelle medaglie, corne fi è quefla, pib piccole , in cui le
telle fono layorate qoni minor diligpqza di traftifqmbrami, che lien efse ef-
figàate in afpetto piu gioyenile di quello ch’ èfser dovrebbero , fiefi poi quefto
od effetto de! conio , o ftudio partiçolare del coniatorç. E fe V.E. darà un’ oc-
chiata a quelle fpec-ialmente del bafso fecolo , vedrà , che forfe non è tanto
lontapo dàl vero cib, che ho prqpoflo, brbiyq o-. - ■ ssmoqorr
; Quefto fi é quanto fovviene alla mia debolezza di poter dire intorno all’ ac-
eennata medaglia , Ho procutato eli atitenticarlo cplle autorità, e co’ fatti ,
quando l’ une e gli altri abbian pQtuto aver lupgo; e diappigliarmi allecon-
ghietture , che mi forço parute piu probabili, al]ptphè, nppmififia. paratadinan-
zi altra pruova. Non è perb, cheio mi fupponga diavéré ftabifita unaopinio-
ne , cui non fi abbia ad opporre ; anzi protefto , che intendo di fottomettere
quanto ho'detto- allé' cenfure degl’ intendçntia che taie fi è ognuno fppra di me ;
e che bra-mO di efsere illuminato , p riçpndQfto fiil, bupn fentiero , ove io per
avventura l’ aveffi fallitp . Ne farà intanto il priipo a formarne giudicio, e a
donarmi compatimento V.E. che aeeoppia.in gtado ^i alto e raro l’erudizio-
jje, e l’ intepdi.ménto. de.’monumenti antichi-.a,quella ;ben grande, e pofso.dir
rëgia férié di; medaglie di ogni metallp ., di ogm-grandezza , e di ogni altra
fatta, che l’ han renduta fin da molti anni célébré:all’ Europa; conte., fenza
ch’ io mi affatichi pib pitre, puoffi raçcorre da’ libri, e dalle memorie de’prin-
cipali Antiquarj. Çhefç(hanpo dettocotantodeffi finpra, chedovran dirper giu-
flizia, quandoriefea lor?di vedere la prodigiofa qpantità delle medaglie, ag-
giurite da qualche tempo al fuo Mufeo, ben;r.obiie, e quanto dirmai fipofsa
magnifico ancor per avanti ; cpnferv.ando Ella fèmpre ail’ onor délie buone ar-
ti que! larghï béni délia fortuna, qheca Lei non feryono, fenon per foddisfarc
virtuofamente all’alto fuo genio? E moltp.: pib tpoi quandp fagpianp, che atut-
ta la predetta fterminata e m.agnifiçafuppell.ettile dirantjchità, haiÿla nuova-
mente aggiunto in qqeft’ anno l’acquiûo, deJi’.interp Mufeo del fiamqfiffijno no-
iftro Baftiano Erizzo ; di cui farà afsai l’accennare folamente il nome , perché
ogni perito in quefla fort» di ftudio pofsa; da se fprmatfi:,l’idea de.lla doyizia,
e del pregio dj ci&, che, nel medefimo;fi epntiene. SI, V.E . ha il granme-
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