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Le (lue stanze, n.® 27 e 2 8, che fiancheggiano i m uri ove il gran mosaico era posto su due triclini.
Quello del n.® 27 tutto aperto verso il peristilio n.® 3 0, ha una spaziosa iiucstra che dall'opposto lato
sull’ allro peristilio n.® 22 risponde. Sta nel mezzo di questa stanza il bellissim o quadro di m inute
pietre commesso, da noi riprodotto nella tav. II al n.® 2. È questo un lavoro che ci mostra quanta
perizia avevano gli aiiliclii nell’arte del disegno, perocché è am mirabile vedere in sì piccolo spazio
rappresentato quel leone di scorcio, quanto vero altrcllanlo tremendo nell’atto di avventarsi alla preda.
Tanta v erità, e la ferocia della sua m ovenza, o la preziosità del liiiilo m agistero del m usaico fan con
ragione deplorare la perdita di una parte di così squisito lavoro, come si vede nel nostro disegno
a noi pervenuto nel disseppellirlo. Queslo musaico c tuttora serbato in Pompei nel suo prim itivo luogo,
circondato da una greca parim enti di m usaico la quale, ingegnosa nelle sue lin ee, è doppiamente
elegante per i suoi svariati c ben disposti colori. Men ricco assai è il pavimento dell’allro triclinio
n.® 2 8 , nel quale una porla ed una finestra rispondono sul peristilio n.® 30 cbc con l’ altro portico
già da noi descritto comunicava m ercè la faucc, o corridoio, al n.® 26 segnala.
Queslo peristilio sorretto da 44 colonne doriche è da porsi fra i più grandi fin ora rinvenuti nelle
case di Pompei. L’area scoperta esser doveva un viridario, o g iardino, le cui pareli scompartite di
bugne, come quasi tutte le altre m ura di questa casa, cran di stucco levigatissim o a vari colori
dipinte. Si rinvennero nella parte bassa delle colonne m olli anelli di ferro, e tale indizio ben accennava
che questo luogo chiuso esser doveva da tende poste per comodo de’ suoi antichi abitatori. Sembra
certa cosa che un secondo ordine, ionico sovrastava questo portico. Lo indicano m olti avanzi di basi
c di capitelli rinvenuti verso il lato orientale dell’ intcrcolunio, ovo nel lalo opposto un elegante
pulealc, n.® 31, disegnato al n.® 37 della lav. I , serviva p er aUingcre l’acqua delia sottoposta cisterna.
Quivi presso, n.® 32, slava un trapczoforo, il cui centro era da una sfinge sostenuto. Forse disponevansi
su questa tavola le vivande atte ad im bandire la m ensa del triclinio che gli sta rim petto. La sfinge,
ora nel .Museo Reale trasportata , che ornava una lal m ensa c disegnala nella tav. Y III, è di ammirevole
magistero. Quel corpo di cagna sul quale posa il busto alato di una donzella col seno ricoperto di
pium e, e che sostiene un modio adorno di palmelle fa credere, possa esser quesla l’enigm atica sfinge
descritta da A usonio, co« a/i dì uccello, piedi d i bestia, e volto d i fa nciulla. Esempio molle volle
elegantemente rappresentalo in vari m onumenti pom peiani, e quivi di puro stilo su marm o pa.rio
operato. Or più non è facile ravvisare cbe le ali di quesla sfinge erano bellam ente dipinte come videsi
appena tal m onumento fu rinvenuto, e che ci ad ditò , con novella pruova, come solevano quegli antichi
artefici bene spesso colorire le loro opere di scultura.
Anche questo viridario della casa p ar che fosse in restauro allora quando sopravvenne la trem enda
eruzione. Il pavimento del suo intcrcolunio, operato di m attoni pesti c disseminalo di pezzetti di
m arm o non era del tulto com piuto, e di questi m arm i, quivi presso, ne fu ritrovato un deposito
che indicava in via di esecuzione il lavoro. Nel punto segnalo col n.® 33 una gran quantità di anfore
si rinvennero, presso alle (|uali, aggiunge il Bechi nella sua relazione dello scavo, oravi una certa
creta rossa ch’egli opina servir dovesse a chiudere le anfore m edesim e dopo riem pile di vino.
Nell’estremo lato dell’edilizio la porta segnala col n.® 4 rispondeva, per disimpegno della casa,
sulla contigua viottola ora detta di Mercurio, e presso lal porla una scalcila par che condurre dovesse
al portico supcriore. Nel centro di questo estremo lalo vedesi uno spazioso a ltare, c talune piccole
stanze pur quivi disposte, agli schiavi del ricco possessore di (¡uesla casa forse erano destinale.
Dal viridario potcasi passare nella parte non per anco da noi descritta dell’edilizio, m ercè la stanza
segnata in pianta al n.® 29. Il Bechi crede che quivi fosse un cubicolo. Erano Io sue pareli con bel
garbo d ipin te, come si direbbe ad arch ilcllu ra, con un ordine di colonne ornate da festoni, da
m aschere, da fiori e da altre eleganti decorazioni. Nell’ intcrcolunio un bugnato parim enti dipinto a
svariali m arm i era adorno quando con figurine di d ivin ità, e quando con graziosi paesaggi. Or tulio
ciò più non si ravvisa : il contatto dell’ aria ha pur troppo distrutto que’vaghi affreschi, m a ci rim ane
però in questo luogo un im porlanic esempio nella sua costruzione. Quivi le m ura sono ricopcrlc da
embrici inchiodali per modo sulle pareli da lasciare fra essi c le pareli medesim e un vuoto di circa
un pollice. Un tal sistema par che venisse dagli antichi adoperato per allontanare dalla superficie dei
m uri Tum ido che forse la recente costruzione produceva. E qui cade in acconcio T osservare che in
m olle altre località di queslo sontuoso cdifizio si veggono fra i m uri e lo stucco lam ine di piombo
CASA D E T T A D E L FAUNO 9
conficcale con perni di ferro c con tanta spessezza di chiodi, che in ogni palmo quadrato talvolta
meglio che 50 se ne contano. Collocarono gli antichi così numerosi quei chiodi, e per m antenere
aderente c distesa la lamina di piom bo, c pcrclui servissero, co’loro capi, di soslegno alTabhozzo
dello stucco, atto a rivestire le m ura, ìl quale senza quei chiodi non avrebbe potuto, come suol dirsi,
far presa. Questi esempi ci additano clic sollecito, e sospinto dal desiderio di vedere decorala la ricca
casa, ogni mezzo, senza badare a spesa, adoperava quell’opulento per non ridursi ad aspettare che
prosciugate ne fossero le costruzioni.
Il corridoio r . ' 54 in cui si entra c dalla stanza 29, e dal viridario, nel ¡uinto segnalo col ii." 55,
mena nelle quattro stanze che lo flancbcggiano, agli usi famigliari della casa destinale. Queste stanze,
più basse delle altre, erano di vari piani come lo accenna la scala nel corridoio segnata, la quale
conduceva al di sopra di (¡ueste località. Una vasta cucina in cui vedesi un lavario cd iin’arctta di terra
cotta, ed il bagno, o la stufa, con le m ura foderate di embrici pel passaggio dei calorico, in queste
stanze erano collocale Il corridoio di cui è parola, comunicando con tulle le ¡(arti principali della
casa entrando per la stanza segnata col n .” 51 conduceva nelTalrio Ictrastilo 38, cbe è centro, direm o
così, di una dimora quasi separala da quella descritta lìii ora. Queslo atrio, più che semplice disadorno,
Ila le sue quallro colonne corintie messe di stucco, c le cam ere che lo circondano non più nobili
appaiono dclTatrio istcsso. Sono di quella specie detta barbarica i pavimenti, composti di fram m enti
di marmo, e privi di quella sontuosità clic ovunque nelle altre parli di questa casa si am m ira. Quel
sodo di fabbrica segualo col n .' 42, sostener doveva un apparecchio conlencnlc un liquido, il quale
mercè il foro che nel muro si osserva, versavasi poi nella contigua stanza 45 spoglia di qualsiasi
ornamento, ad uso di m anifattura piuttosto che a dim ora destinata: c nel bel mezzo di questo sodo
vedesi tu tl’ora un grosso pezzo di ferro a cui era raccom andalo, a quel che sem bra, l’ ordigno ivi
posto. Persistendo ognora il Bccìii nella sua ipotesi che al commercio del vino dedito fosse il possessore
(li questa casa, pensa che apppunlo uno slrcttoio, o lambicco, od altro apparecchio atto a perfezionare
0 im preziosire il liquore delle uva fosse quello quivi situa lo, aggiungendo che lali cose però non
possonsi che congetturare, mancando m igliori argom enti per farne indagare il pristino uso Ad ogni
modo quivi nei varM ocali che circondano questo atrio lutto spira sem plicità c rustichezza. Soltanto
uel breve recesso 45 eravi in terra un mosaico, c p a r clic potesse queslo essere un’esedra. Anche
in questo secondo edilìzio osservasi, come nell’allro, che nessun dipinto adorna le m ura delle sue
cam ere; ciò che può dirsi esempio assai raro nelle case pom peiane, ove veggonsi ovunque le pìLlure
proluse, con ogni m aniera di leggiadri aggiustam enti, i (piali porgono ogni giorno nuovi c svariati
elementi di critica alla investigazione de’ilotli.
Come quella scaletta acecniiala nel corridoio n." 54 altre due sognale nella cam era 51 condnccvano al
secoiffio piano della casa, al pari dell’altra clic vedesi nell’altra camera 49, la quale im mettendo ucil’adito
II." aO umalzavasi accosto alla parete della stanza, iu cui scorgonsi ic tracce di tavole conficcate nel
muro a guisa di scafluli. E fra le botloglie n." 5 le due che fiancheggiano l’ingresso 54 serbano le
tracce di altre due scale che parim enti ad altre stanze superiori menavano, ad uso del m ercanteggiare
lorse anclic qucsle destinate, come già accennammo, per le sottoposte bollcghe.
Dicevamo di sopra dio dal compaidimcnco di i|ucslo edilìzio polcasi forse dedurre la condiziono
del sno posscssnrc. Ed in lalli a noi sem bra da non (rasenr.rsì la osservazione di vedere ,n i noa
.M'couda casa, direm cosi, che mciUre alla prim a appaiaieuo, mercó le varie comunicazioni che a
(¡nella la congiimgono, pure disliiila e separata dall’altra quivi s’innalza, e indipendente p er la porla
-segnata coi n." 54, che sulla via principale risponde. Nc c a dire che costruita fosse separala o distinta
dalla maggiore m tempi anteriori cd a questa poi riunito, mercè le interne comunicazioni, come ora
•SI vede, perocché ad onta clic meno ornala e modc.sla c semplice fosse a paragone dclTalIra e
ricca e sontuosa, puro ii fare delle costruzioni, Tallacco delle m ura e lutto insomma chiaram ente
nsicme e ad un sol corpo appartenere questi d ue, in apparenza, distinti cdifizi.
0 la dimora (lell’opulento pompeiano il quale o dedito ai Irallìclii di un ricco commercio,
dimostra
.NelTuno i
r uni'crulc ilasidcrio il,Ilo c
> bi, lal 'dcsiOcrio era dimoili:
doingeoaiiK
I . . . . ‘ ‘ *■.........- •• •! III II unii.,., UI UH liceo eo ininercio ,
0 (ledilo all inoQineo di (¡ualelie pubblico negozio destin a v a sem plice c m odesto l’altro co ntigu o cdifizio
bisogu, de, _p,v,pv, „11,zi. l>o,.ù i ,l„ „„lavo d „ . I„ „ „ g o U u ra ,l„l fiochi „ „ „ è , a „ o stro o ro doro, da
,icocltars„ ho a„i,o „ possessore d i ,u o s(a diiooiai fosso sia lo „ „ com m o rciaoto d i v in i, ap noM o ì„
q u esla p,,ele della easa s, sarebbero d o v alo ri„ v c „ iro lo aoforo obo qu el liq u o re d o v e v a » rao chiu dco o.
e obo « d ia pa rlo oo bdc o decorala d d c om ig a o edilizio furono invooe d isse p p d iilo . A d og ni m odo
1 lainigimri d, ip.rslo opuleiilo, o forse egli slesso, furono Ira quelli che sopralfalli dalla eruzione