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d’una collina declinante verso il fiume Sarno a mezzodì ®. Cosi situati questi m onum enti, le cime loro
non ebbero a rim anere sotterrate dalle ceneri e dai lapilli, che vom itali dal Vesuvio seppellirono quella
sventurata cillà. Sovrastando pertanto sulle altre rovine, cd essendo le cime dei due teatri così alla
vista dei sopravvissuti aH’eruzioiie, furono questi edilizi in g ran parte spogliali de’loro ornamenli dai
contemporanei; i quali non vi è alcun dubbio che sospinti da lali appariscenti indizi scesero poscia
ncll’inlerno dei m onum enti, cavando in qualche punto le ceneri cd i lapilli, p er sottrarvi i marm i o
gli oggetti ch’ivi potessero p er avventura rinvenire. Questa osservazione è consolidala dal La Vcga il
quale narra, ne! suo giornale, che in vari punti trovò già mosse le m aterie ch’egli andava tratto tratto
sgombrando per disseppellire i teatri. Ad onta pei'ò dei m utam enti quivi avvenuti in anlico, poco dopo
la eruzione, possiamo quasi con certezza stabilire un fatto im portante. Quello cioè, che allora quando
la sciagurata città soggiacque alla estrem a m iseria sotlo i fulmini del vicino vulcano, in quei giorni
funesti in uno dei due teatri soltanto, nel maggioi-c, gli spettacoli ¡-appi-cscntavansi, m entre l’altro era
in restauro. Ed infiitli nessuna suppellettile, niuno ornamento mobile fu rinvenuto nel più piccolo dei
due Icalri; in cui le fabbriche chiaram ente apparvero, nello scavarlo, in gran parte rovinale senza
alcun dubbio pel trcmuolo che avvenne innanzi la eruzione; osservandosi in vari luoghi molli acconcimi
i quali additavano l’opera dell’intrapreso restauro. Non così nel m aggiore dei due te atri: quivi ad
onta che l’edifizio fosse stato in anlico frugalo, e suppellettili, c ornam cnli d ’ogni m aniera, e gli avanzi
carbonizzali delle aste di legno che reggevano il sipario, e fino l’indizio di talune macchine, furono
lai-ga pruova che in quei giorni gli spcllacoli rapprcscntavansi in colesto monum ento, quando il silenzio
della m orte ebbe a soffogare le armonie degl’islrumenli, il canlo dei cori, la parola degli attori V edrà
il lettore, pcrcorroiulo l’elenco dei vari oggetti ritrovali in questi teatri, e da noi riportati alla fino della
nostra descrizione, clic fra i m olli, vari preziosi ornam enli pur quivi si rinvennero. Ma questi ninna
relazione aveano coi nostri monumenti. Taluni sciagurati, dei quali furono dissepolti gli avanzi, cercando
imo scampo, una speranza di vita, o sotlo i portici, o in altre località dei tea tri, rccavan con loro le
più care snppcllctlili. Q u hi còlli dalla m orte perivano; c come quasi oiainque in Pompei, furono gli
scheletri di quei profughi rinvenuti stringendo le chiavi o delle loro dim ore o dei loro scrigni. Speravano
quei miseri fuggendo serbare custodite le case c le sostanze, e calmalo il vulcano tornare ai domestici
focolari.
Questi due teatri pom peiani sono fra loro congiunti mercè il portico segnato nella pianta della
tav. 1 col n.° '1. A d ritta sta il m aggiore, sulla sinistra il m inore. Seguendo il precetto vitruviano
vuoisi che posto sulla sinislra il più piccolo c coperto, come era in anlico, fosse perciò mi Odco sul
fare di quello innalzalo in Atene da Temistocle, cd in gran parte costruito con le antenne delle navi
conquistale a Salamina. Però questa opinione, assai diffusa, non è da tulli concordemente accolta
Gli odei dei greci deslinali erano alle gare musicali, cd ai soli concerti delle rappresentanze, e quivi i
letterati cd i poeti venivano p er leggere le opere loro. Nell’odco il luogo del/»-oscctìimhì era occupalo
da un mui-o alla cui base stava il tymele (specie di leggio) dei musici, nominali limelici. Quivi invece
scorgiamo un teatro con la sua scena e col proscenium o p u lp ilia n , ch’ era in anlico coperto da un
intavolalo. Non è invero fa scena di questo edifizio decorata mercè un insieme architettonico in rilievo
simile a quello del contiguo g ran teatro. Ma il m uro del fondo forato però dalle tre porte, come l’altro,
era decorato di svariate pitture clic apparvero nello scavarlo, cd ora sono perdute. P ar corta cosa
adunque che questo cdifizio parim ente servir dovesse a rappresentarvi dram matiche produzioni, c come
bene accenna il chiarissimo P. Garrucci, nelle sue Queslioni Pompeiane, era probabilm ente destinato alle
l'apprcscnlazioni nella stagione invernale, quando le intem perie mal perm ettevano assistere agli spettacoli
nel gran teatro scoperto. Ma senza prolungarci in più lunghe, e crediam o inopportune parole, la iscrizione
che rinvenncsi sulla porta, appunto del minore dei te a tri, ripetuta poi internam ente sul m uro, noi
crediamo che valga a sgom brare ogni dubbiezza sopra così fatto argom ento. Era cosi concepita la iscrizione:
C , QVINCTIVS . G . F. VALG.
M , PORCIVS . M . F.
DVO . VIR . DEC . DECR.
TIIEATRVM . TECTVM.
FAC . LOCAR . EIDE.MQ . PROB,
Ora se un Cajo Quinzio, cd un Marco Porcio, duumviri, fui'ono dai decurioni deputali sopra la coslruzione
sue OuìjIìotì Pampiiast.
proposiio del chiar. P. IMITo.
enio riordinali gli scalini di q
dall’fifnco dogli oggcill rlovonull In qucsil in
irascrllli alla Uno della prosenlo lllaeirazionc.fra lo molle coso furono t|ulsi scavali
molli pezal di varie sedie bellamonlcornaic.c lino gli svanii marcili JI un guanciali'
ripieno di Isna, I quali avaoil ben largamcnlc raOcrmano la nostra congellura.
‘ extualil/M I rteolro, ainOlro parli, Odiam. (Vllr. L. V, c. 0).
> Vedi le clu ie OuiJlioni Pampaiat! del olilar. P. Garrucci.
'fi
di questo m onum ento, (quivi denom inalo teatro coperto) c dopo fatto lo approvarono, bene è da
asserirsi clic non poteva essere (¡uesto un odco, perocché con tale nome lo avrelibcro nella iscrizione
indicato, c non col titolo di teatro coperto.
V itruvio nc’ suoi precetti raccomandava che sorgessero, o dietro ai teatri scoperti, o nelle loro
adiacenze, dei vasti portici p er raccogliere gli spettatori allora (¡uando (¡ualchc istantanea procella,
interrom pendo lo spettacolo, obbligava il popolo a sgom brare il teatro. E questo precetto maestrevolmente
attuato vcggiamo appunto nel m aggiore dei nostri due tealri in cui i portici che lo circondano, come
faremo osservare nel descrivere le varie parli di (¡ueslo cdifizio, non che l’intcrcolunio il quale congiungc
fra loro i due teatri, appunto a tale scopo servivano, o ltre ad essere parte bellam ente decorata di
questo monumento. E (¡ui è d a nolare che gli edifizi circostanti al teatro muniti anch’essi di grandiosi
portici, e di spaziose località coperte, doveano al certo offrire anche quelli un ricovero agli spettatori
del teatro allorché Irovavansi obbligati ad abbandonai^ istantaneamente lo spettacolo. 11 eh. Mazois,
rapilo troppo im maturamente alla gloria delle arti, cd allo studio dell’archeologia, nel discorrere degli
antichi teatri e de’loro spcllacoli * nella sua splendida opera sulle rovine pom peiane, a tal proposito
pubblicava lalunc osserk’azioni che qui pensiamo ben opportune ripetere. Non dee m eravigliare, scriveva
il Mazois, del (¡uasi nessun pensiero che davansi gli antichi per riparare i teatri dalle intemperie delle
stagioni. P er quella gente i Icalri non erano, come oggi, quasi un asilo aperto ogni sera all’ozio,
necessario a fuggire la noia che spesso c’incalza. Gli spettacoli erano parte delle grandi solennità (men
frequentem ente che oggi) concessi al popolo, in pieno giorno, in determ inate epoche.
Solcano gli antichi, nei pubblici m onum enti, ben diversamente che noi sviluppare le loro idee.
Ricercando i grandi effetti, i grandi risultam enli, non indietreggiavano, come al presente, ad ogni istante
innanzi a meschini ostacoli, m cnlrc all’opposto nelle fabbriche destinale ai domestici usi, nelle privale
dim ore, non è a dire con (¡uanta squisita grazia di aggiuslaracnli, di un carattere assai dislinlo dai
¡)ubhlici cdifizi, le decoravano e le abbellivano. Faccn(lo ognora servire gli abbellimenti ai bisogni, c
non (¡uesli a quelli come ora spesso vcggiamo fra noi. Le antiche teatrali rappresentanze erano come
f’estc nazionali, e quindi a queste quella gente imprimeva tale un carattere di splendidezza da renderle
degne della presenza di tutto un popolo. Perciò l’insieme degli antichi teatri cbbesi sem pre ad
attuare grandioso, ove ogni m aniera di lusso vi fu prodigala, rischiarando il sole la magnificenza
degli spettacoli che in essi ra¡)prcscnlavansi. Non è da credersi l’opulenza che talune volte dagli antichi
fu spesa nel decorare i teatri. Correndo la cdililà di Marco Scauro questi uno nc fece innalzare da
coulenerc meglio che ottanta mila spettatori. E ad onta che tem poraneo fosse costruito, p er dovere
soltanto pochi giorni d urare, ¡uii-c vi furono allogate Irecensessanla colonne di m arm o, di vetro, e di
legno dorate, c fra le colonne contavansi trecento statue di bronzo. Ma ciò è un nulla al paragone dei
prodigi (dcbbonsi così chiam are) operali poscia da Curionc che costruire fece due Icalri in legno, i
(¡uali allora quando ebbe term ine lo spettacolo, resi mollili sopra un centro comune, c raw icinatc
così le estremità dei due emicicli, più non formarono che un solo anfiteatro, ove scesero nell’arena
i gladiatori a combattere. 1 xclari lesi sulla cima di questi cdifizi crebbero a mano a m ano di ricchezza
a lal sogno, che paion fole le parole degli storici. Tinti di porpora, trapuntali d’oro c di seta, sopra
stoffe preziose, spaiuleano su gli spcflatori c su i marmi rillcssi mobili e colorali, i cui effetti tliceansi
sorprendenti. E uclla state i sedili annaffiavansi talora con profum ale ac(¡uc, le (¡uali, mercè talune
¡lompc, lanciale in aria, ricado’ano poscia come pioggia m inuta cd olezzante.
Tanti tesori, a piene mani versate non discom pagnavansi, in così fatti cdifizi, da quel sapere
gi'undissimo e da quel bello artistico, reso col tem po, ¡lur lro¡ipo, ben possiam dire ¡>iù raro. Cosi a
ragione il Mazois soggiunge che innalzali lali m onumenti da popoli i (piali associarono sem pre la religione
agli spettacoli, c le idee di gloria alle feste, furono perciò, questi cdifizi, p er quei popoli, c nazionali
e sacri, trionfali negli adornam cnli, semplici c maestosi nelle forme. Quasi niuno aiuto alla illusione
ofl’rivano in v ero , in essi, le varie macchine della scena; m a l’ordinam ento interno di (¡uesli edifizi
egregiam ente rispondeva alla comodità degli spettatori, sotlo il duplice riflesso deli’oltica c dcli’acustica,
¡icroccliè sopra ogni cosa erano egregiam ente attuale le leggi sulla ripercussione dei suoni. Le ricerche
sulla risuonaiiza dei Icalri sono ai nostri giorni campo di svariale dispute, e ¡iiir Iroppo oggi non
possiamo, per questa p arte, giovarci degli antichi esempi essendo gli odierni Icalri nella lor proporzione
fra la scena c la platea, per la lor cox crtura c p er alli’c molto particolarità assai dagli antichi diversi ®.
Nei teatri antichi con pari agiatezza ovunque udivasi l’attore, e scorgevasi lo spettacolo : nulla, presso noi,
eguagliai'C ¡lolrcbhc la ¡irofusionc c la ricdiozza dei maloriali quivi adoperali, la grazia de’ loro ornamenti.
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