di faci cercavano di rendersi propizia la famiglia delle celesti stelle. Seguivan da poi i suonatori delle
soavi sinfonie* c dello listule cbe di dolcissimi concenti faccan risonare l’aria, a ctii teneva dietro un festivo
coro della più scelta gioventù clic facca bella m ostra di vesti bianclic come la neve c nuovissime, cantando
a riprese un leggiadro carme sull’argomento, composto col favor delle Muse da un solerte poeta. F rallanlo
ndiasi la m usica solita a precedere immediatam ente la divinità; cioè libicini clic con ricurvi corni i
quali arrivavano sino al destro orcccliio, rendevano il nolo molivo del tempio c del Dio, e gridavano clic
a quelle cose sacre si sgombrasse innanzi la via. Vengono poi lo turbe degli iniziali, mascìii c femmine di
ogni dignità e di ogni età, che abbaglian la vista col puro candore delle loro vesti di lino ; quelle ravvolte
la madida chioma di liianco velo, questi con la testa rilucente, come terreni astri della gran religione,
per ì capelli rasi fino alla radice; i quali con lo strepilo che faccano dei sistri di bronzo, di argento ed
anche d’oro, ricmpivan l’aria di quell’arguto tinnito. Ma ecco i sacri m inistri, quei m aggiorenti che
indossando quella stretta veste che dal petto scende loro sino ai piedi, cinta ai lianchi con candido lino,
portavano le venerande insegne dei più polenti Dei. Di cui il prim o con la mano sporta in fuori recava
una lucerna con un chiaro lu m e, non simile a quelle nostre onde di sera sogliamo illum inar le nostre
m ense; m a im a lam pada d’oro della forma d’una barchetta, nella cui ap ertu ra, posla nel mezzo, una
iìammella più grande brugiava. I! secondo era similm ente vestilo, m a portava con am be le mani un
altare col proprio nome di quella prim aria D ea, simbolo dei favori cbc la benefica sua provvidenza
im partisce ai supplicanti. Il terzo elevava im a palma con sottili foglie di oro ed il caduceo di Mercurio.
Il quarlo portava in m ostra il simbolo della E q u ità, cioè una mano sinistra (d i m etallo) con la palma
aperta ; la quale p er la sua naturale pigrizia, sfornila di callidità c di solerzia, sem brava più alta della
destra a rendere immagine della Equità ; e costui medesimo portava un aureo vaseUino, rotondo a modo
di m amm ella, dal quale libava del latte. Il quinto un aureo crivello di auree vcrglicttc intessulo ; cd il
sesto portava un’anfora. E senza più, ecco gli Dei s’avvanzano, degnatisi d’incedere con piedi um ani;
questi elevando in modo spaventevole la sua tesla di cane; quegli m essaggicro dei num i celesti c degli
infernali, innalzando sublim e il volto ora atro, ora aureo, e portando nella sinistra il caduceo, e co nia
destra agitando una verdeggiante palma; dalle cui pedale non si scostava ima vacca cbc cam m inava ritta su
due piedi. Eravi anche un altro bue, fecondo simulacro della onnipotente Dea, il quale bue era guidato
da uno dei sacri m inistri seduto su i suoi omeri, con un andare mosso. Da un altro era portata una gerla
che conteneva gli arcani di quella magnifica religione, m a ben coperti c celali agli sguardi altrui. Portava
un allro nel bealo suo grembo la veneranda effigie della somma Divinità, non simile ad alcun quadrupede
o uccello, 0 fiera, e neppure ad umano aspetto, ma con ingegnoso ritrovato per la slcssa novità degna
(li venerazione, iiielTabilc argomento di quella sublim e religione da tenersi col più alto silenzio celata.
E ra un’ iirnella di splendido o ro , a questo modo m aestrevolmente incavala: rotondo n 'ora il fondo,
istoriato esternam ente dei meravigliosi simulacri egiziani, il cui becco non mollo rilevato e sporgendo
a grondaja, veniva per buona m isura in fuori ; dalla parte opposta poi che molto si allungava, lo aderiva
il m anico, a cui si attorcigliava un aspide che levava alta col gonfio chiazzato collo la squamosa testa’ o.
Questo sacerdote portava pure in mano un sislro ed una corona di fresche rose.
■ Li Sinfonia al lempo di Apulojo era on peculiare itrom ento m usico,
di cui così scriT« Isidoro, 3 . O rig. 22 ad lin . • Sjm p hon ia vulgo appellalur
lignum oavum e i ulraquo parlo, pelle e s tcn la, quam virgnlls bioo et inde
m usici reriuol, fitque io e n e i coooordiagraTÌsel
sludiis csom ala pulccrrim c. H ic ineinetus balthco mililcm gcrebaC;
snccinctom clam jdo copidcs cl venabuta Tcnatorcm fecerajit; atius
obanralis.inOnlus serica veste, mnodoquc prelioso,
im qui facilemsacris viam dar! pr
el oirniis oetolis, lio eaevcstis candore pn
criBCS madidos obvoluU e; hi capillum del
magoae religioois terrena sidera, aereis el
iri feminacque omnis digoitalis
o.si; illac limpido Icgmine
piatcae. Magous p rnelcrea s eiu s ulriosquc n i
SymphonU c dcbino suaves fislulacque m'
pigrilla, nu lla o allidiU lo, nu lla solerlia praediU , videlmtur aequiU ti niogis
oplior quam dc ile ra : idem gcrcbat e l onreum vasculum in modum pipilloo
rctnndalum , de quo lacle libaba!. Quintus auream vannum aureis coiigcatam
ram ulis; el alins fcrcbal am plioram. Ncc m ora, cum D ei, dlgnati peclibiis
liorrendum canls alloltcns cervices
Inferfim , unno a tra , iiuuc aurea facie
au blipia, laeva oaduccnm gerens, do liera palmam vircntcm qiinlicns, ciijiis
vesliginm conlinuum scquebalur bos In croclum IcvaU slatuin. E rot ct bos
omnipolcnlis Dcac toeonndum simulacrum , quod ccsidcns tiumeris suis
profcrcliat nn us c minislerio boato grcssu gcsluoso. F erobalur ob alio cisto
socrclorum c a p a i, penilus celans opera magnilicio religionia. Gorebat alius
foliei sno gcemio summi num inis vcncrandam cnigiem, non pecoris, non avis,
A questo punto Apulojo che finge di essere stalo mollo tempo innanzi trasformalo in Asino, descrive
il suo ritorno alla form a um ana, per beneficio della Dea. Quindi il sacro cortèo procedo verso il m are,
perchè Iside m edesim a, apparsagli la noUc in nan zi, gli avea dello ; « II giorno clic spunterà da questa
n otte, è a m e sacro por eterna religione; nel ([iiale, sodalo le invernali tempeste c m itigali i procellosi
Uniti del m are, essendo orm ai divenute navigabili le onde, i miei sacerdoti mi consacrano ima nave
nuova, primizie del m arittim o commercio* ». Sieguo ailunqiic ; « Già ci avviciniamo alla riva del mai-e.
Quivi, disposti bellam ente i sim ulacri, il sommo sacerdote dopo di avere con una lucida leda, solfo ed
un uovo, c con solennissim e preci oaslamenlo proiTerile, piirissimam ciile purificala una nave falla con
porfcUibsiino m agistero, dipinta cslcriorm cnlc delle m eravigliose pitture egiziane, la iiililolò c dedicò
alla Dea. La splendida vela di quella beala nave portava scritto il velo di ritornare incolum e nel porlo,
e quelle IcUerc ripetevano quel volo per la prospera navigazione di quel prim o viaggio. Già l’albero è
levalo, nn rotondo pino, licllo per la sua altezza, cospicuo per la gabbili; e la poppa term inala con la
solita figura di un’oc«) risplciidnva di auree lam inetlc; e liilla la nave rivestila di legno di cedro,
limpido come uno spcccbio, avca il più florido aspetto. Allora tulio il popolo a g ara, sì quelli che, agli
isiaci m isteri erano iniziali, si i profani, portano a bordo canestri colmi di arom i c di altri colali religiosi
d oni, ed oltre a ciò libano la m arina onda mescolala con latte; lìiicliè colina di larghe oblazioni c di
fausti aiigiirii, con im opporluno e sereno vcnlicollo è slanciata in m are. La (piale dopo d ie si fu lanlo
dilungata che (piasi nc |inrdomnio la vista, i m inistri che fin là avcan portate le cose sacre, preso
ciascuno il suo carico, alacrem ente si fanno a rilo n iarc al tempio* ».
Anche Clemente Alessandrino, sebbene più lardi, m a quando vigeva tuttavia il culto isiaco, ci descrive
l’ordine onde procedevano i sacerdoti in queste supplicazioni, secondo la gerarchica loro dignità c la
sdonza,ricliies(a dal loro grado, dei libri di Erm ete o di M crciirioa cui g llE gizìriferivano il perfezionamenln
(li tulle le loro insliluzioiii. « P recede, egli d ice, lulli gli allri sacerdoti il Cantora, porlamlo uno dei
siinlioli (Iella Musica. Dicono che cosini debba saper due libri di Mercurio, quello che contiene gl’ inni
degli Dei, c l'altro clic discorre le ragioni della condotta del Ite. Dopo il Cantore procede l’Oim 'opo, che
reca in mano un orologio cd una palma, simboli dcU’Aslrologia. È uopo che costui abbia sem pre in bocca
L liliri di .Mercurio clic trattane dell’Aslrologia, i quali son quattro; di cui il primo è degli astri d ie
iqipajono erranti; il secondo dei congiungiincnii c della illuniiiiazione del sole c delia luna; tulli gli altri
del loro nascere. Siegue poi il sacro Scriba, con penne alla lesta, c tra le mani un lib ro , uu regolo, uu
calainajo ed un giunco con cui si scrive. Costui deve conoscere la Geroglifica, la Geografia, l’ordine d d
sole e della luna e dei cinque corpi celesti erranti (i P ian eti), la Corografia dell’Egitto, lu descrizione
del N ilo, c la descrizione degli istrom enli ed ornam enti dei sacrilicii c dei luoghi ad essi consecrnli, c
le cerim onie o, (pianto ai sacrificii può concernere. Appresso a ipiesti clic abbiamo nom inali, viene
colui clic è chiam alo Sloìisla, il (¡ualc porla il braccio della Giustizia, c la coppa dolle libazioni. E gli sa
tulio quanlo riguarda ia disciplina c l 'istituzione dei giovani, il rito d’immolare le sacre vittim e, c cu'i
clic appartiene agli Dei cd alla religione dell’E gitto; come sacrificii, prim izie, in n i, bestiam e, giorni
festivi ed altrettali cose. Dopo di talli esce il Profeta d io porta sul seno un idria scoperta : c costui, come
quegli clic presiede alle cose sacro, im parai dieci libri che son delti Sacerdotali,! (piali trattano dello leggi,
degli Dei c di tulla la disciplina dei sacerdoti. Im perocché il Profeta presso gli Egiziani sopraintem lc
anche alla dislribiizionc delle piibblidic rondile * ».
Egli adunque diviene sem pre |iiù diiai'o da Clemente Alessandrino c più da .\pulcjo, clic nel cullo ih
Isidc prevalesse il simbolismo clic sollo la persona ili questa deità adom brava in generale la N atura cd in
parlicolare l'E gitto *. Im pcrocdiè secondo le investigazioni di Plutarco, se la terra sarebbe infeconda
quando non fosse iim cllnla, Osiride è il principio um ido, c Isidc la terra, dal cui cominbio procedono
lullc le cose clic quaggiù nascono; ai ipiali è avverso Tifone cbc nota la forza seccativa, vero genio del
m ale, onde la terra per 1'aridità diviene sterile*. Por lo cbc nel cullo isiaco era di rito peculiare e
indispensabile, il secdiiu dell’acqua, come le slalue della Dea nella sinistra mano coslanlcmcnle un seccliio
roligionisorginitoiUiiniiudTaliitc; icd cU il islu
ngiirnto V rmito faliurriiiw covato, fondo qua
siinutacris A cgjpUoriim dligiata. Ejiis orificii
cil solerli roperlii.ctia
ic inoduMi liilgcnlcau
Ilujils alvoi folicis nitons ca rb aso s, liloris voliim ingcvlaiis progcrcbol.
Eoo lUtoroc volum instoiirahanl do uovi coniincaliis prospera navigaliono.
lam m a tu s insurgit, pinus roto n d a, splendore sukliiiiis, insigni carclicsin
conspicnn: cl puppis, ¡m orto clioiiisco, brnctois anrois vestito, riilgcbat;
oraiiisquo protsus carina d iro limpido pcrpolila, liorebat.T iinc c u n d í popoli,
inm roligiosi quam profani, vaiinos o n nslasarom alisdlnijiiscom odi suppliciis
cc rtoliincoiigoronO d insiipcr Cucluin libanliiitritiinv lo d o confcctoni; donce
niunoribus largis cl dcvolinnibus faiislis completo no vis, obsolnla slropliiis
an clioratib us, peculiari scronoqno H ato, pelago rcddcrolur. Quac po.li|nam
rem faborriincfactom .picluris iniris A ogvptioruincircnmsccus varicgnlam,
nnnis sacctdos lacdn lucida ct ovo ct sulpbu re, solcnm issinias prcccs de
lo praclolus o re, quam purissime purifìeatomDcac m incupnvitdcdicavilquc.