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d ie in questo arm adio cran riposti tin 'amjmlla , quallro dischi, e scile piccoli scifi di vetro, im gran
p ia llo , cinque /«cerne, quattro o liar i, un licnoforo, c tre coperchi d i ierrncoHii, non che sci conchiglie,
con la serratura dell'armadio, unri frammcnli e chiodi di ferro. Aggiunge il Giornale degli scavi dio
siovHiio sull’ ultima tavola, e poggiavano in ferrn «im c a ld a ia , «no p a d e lla , cd u n nasiterno d i bronzo,
quattro grandi olle ili lerrncolta, due anfore d i tncdiii dimensione, una scodella, due piccioli tinsi uinortì
COI» lungo collo cd un sol manico, e due spiedi d i ferro. A llr i arnesi però cran caduti d a ll'a rma d io , o
nc furono cacciali fitora c travolti dalle acque che irruppero nell’atrio; e questi essendo in gran parte
disirulli, se nc trovarono gli nronii sparsi std pavimento, insieme a due patere con lungo manubrio,
una trulla o ramaiuolo, una scodella (s e a p h h im ), un manico d i altro vaso disperso, il lullo di bronzo.
Inoltre, due serrature di fe rro , varie bulle d i bronzo con i corrispoiidenti anelli, due lucerne, due idric,
un’ a n fora, ed un vasello di Icrracolla simile a l bombijlios; allro vaso d i velro a forma quadrala abbastanza
ampio, cd una picciola am po//n, due lame di ferro per coltelli, con allro pezzo acuminato d’ incerto
uso , un peso sferico d i basalle, p iù avanzi d i ornamcnli, osso p e r inlarsialiire d i qualche sedia o lavola
di legno, c finalinenle in pasta vitrea due occhi di figura umana appartenenti a qualche slalua di bronzo,
e proiia6i/nien/e o quella ch’era presso l’impluvio, folta in o /fra epoca, co» due globelti striali ancor essi
di velro.
Disposto a modo di un lablioo col pavimento c le pareli disadorne come nell’atrio , ovvi una
stanza posla di fronte alla porla d’ingresso n.® 10. È da credere clic in questa spaziosa lo calità, o Sirico
stesso, 0 qualche servo destinalo a’negozi, dava opera a’suoi Iraflìchi. In questo luogo fu rinvenuto
il suggello citalo di sopra col nome di S irico, un grande c bello anello di oro nel q u a la è incastrala
una corniola gem m aria in cui è incisa una tesla, d ie è forse il ritrailo appunto di Sirico. Molle
altre dom estiche suppelielliìi furono quivi scavate, che nella fuga furono lasciale cadere da qualche
disgraziato abitatore di quesla dim ora, seguito da un cane il cui scheletro fu pure quivi rinvcniilo.
Risponde parim ente sull’ atrio il cubicolo n.® 4 , che era forse destinato al riposo di due servi,
perocché vi si veggono due Ic lli, e su quello' di rincontro alla porla vi si leggono graffite le seguenti
lettere V. FEB. RED. E ra forse la dala del ritorno in Pompei di quel servo che ivi dormiva. Una
allra diversa mano graffiva presso il pulvinare dell’ altro letto la parola PRI.MVS, d ie era for.se il
nome dell’allro servo abilanlo di questo cubicolo, il quale null'altro offre d’im portante, perocché le
m ura sono rozzamente im biancale, la soglia di pietra vesuviana, cd il pavimento signino.
Sull’ atrio stesso , a sinistra del p ro liro , vi è una duplice porla ; l’una dava accesso al piano
supcriore con una scala di legno, l’altra serviva di entrata ad una grande stanza, n.® 5 , che risponde
sulla via illum inala da una finestra chiusa da un cancello di ferro. Sul pavimento signino le m ura
di questo cenacolo s’ innalzano dipinte b ianc he, contornale da zone gialle c ro sse, divise in riquadri
con le solite arcliitelUirc sparse di festoni e dischi. Sono nel mezzo taluni simboli delle principali
D eità; il pavone sacro a Giunone, l’aquila cd il globo di G iove, la cerva con la faretra di D iana,
un grifo rim petto alla lira d’Apollo, la m istica cista cd il sislro d’Isidc presso una sfinge, i’ucecllo
di M inerva, ccc. Talune m inori riquadrature contengono due vedute di paesi c le a ltre , c cigni c
pantere gradienti. Le solile pianto palustri ornate di festoni e palmelle adornavano il nero podio di
quesla stanza. Quivi furono rinvenuti gii avanzi di un mobile di legno, fornito di grossi anelli e con
due serra tu re , il quale poggiava alla sinistra p a re te , avendo dappresso un bel candelabro adorno
di maschere sceniche nella base, ed una gentile lam pada poggiante sul capitcllino del candelabro
(V . tavola 1.® n.® 25).
Maggiore di tutte le stanze finora descritte è la exedra n.® 7 , clic pur vince le altre per la
bellezza delle sue pitture. Spicgavasi in più parli l’ampia porta di legno di questa exedra su’ cardini
(li bronzo poggianti sopra lastre di m arm o. E ra di lastrico bianco il pavim ento, circondato da una
fascia dipinta n era, essendovi nel centro un m usaico ov’erano rappresentate due diote con tralci di
vite che s’intrecciano tra loro. Le pareti dipinte di rosso a scompartim enti gialli offrono nell’ allo, c
.Vmorini, e quadrupedi ai lati, in diverse alliludiiii. La parte cbe rim ane delle pareli fin sollo la volta
è ornala di svariate arch ilellu re, e nel mezzo delle principali pareti veggonsi tre spaziosi quadri di
ligure grandi quasi la terza parte del vero. Nel quadro a sinistra vedesi Nettuno cd Apollo presenti
alla edificazione delle m ura di Troia. Nel fondo, le m ura dell'an tica città sorgono per mano di
operai intenti al lavoro; due bovi aggiogali trascinano de’ m acigni, ed altri bovi sembrano pascolare,
in lontananza.
R impetto a quesla piltura è effigiato 'Vulcano, al quale si presenta Teli chiedendo le arm i di
A rhille. Presso alla Dea sta seduta un’ allra m uliebre figura la quale con una verga accenna alle
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m aravighose arm di Achille poggiate in terra. F u creduta questa figura la Grazia, perocché ha recinta
la testa da splendida v illa, adornandosi cosi pure in Omero la sposa di V ulcano, la quale ben trova
luogo in questa stupenda rappresentanza.
Crediamo far cosa graia ai nostri lettori di porgere loro leslualinanle, tratta dal Giornale degli
scavi, la descrizione della im portante terza pittura di questa exedra.
Non perm ettendoci la brevità del libro di offrire questa composizione con un apposito disegno,
potrà però il lettore concepirne intero il soggetto colla lettura delle diligenti parole del citato Giornale.
« N ella terza parete vedesi Ercole coronalo di ed era, coverto del sa ndyx specie di corta tunica
« trasparente, e con brevi calzari, sdraialo in terra c vinto dall’ebbrezza, che reggcsi appena sul
Í sinistro braccio di cui fa puntello alla persona ; il capo abbandonato sull’ omero piegasi alquanto
« in d ie tro , e la incerta pupilla volgesi a riguardare un vago Amorino alalo , che l’audace mano
« non osa poggiare sulle foglie del suo serto. Col destro braccio levalo in alto sforzasi di far
« scoppiare le d ila, come p er dire al rig u ard ante , m angia bevi godi che lutto il
« m io è «ano; ma il braccio par che gli ricada sul p etto, e l’allro è avvinto d a ll'e d e ra , nè la
« mano regge più lo scifo, che un piccolo E role lira a se avidamente. Im merso così nella voluttà e
« nel vino, egli giace ai piedi di un albero di cip resso , cui sta vicino un’ ara in ghirlandala, sulla
« quale tre altri Am orini favoriti da un q uarto, eli’è riuscito a m ontar sull’ albero, sollevano s u i
« teneri omeri la faretra dell’eroe, che pel grave peso fa loro piegar la lesta e le spalle: altri quattro
« drizzano la poderosa clava, e nelle movenze ricordano lo stesso soggetto espresso in gemme, tra le
« quali il famoso cammeo di Firenze edito dal Zannoni { R . G ali, d i F ir. sr. v , im . 1 , iv. xxvi, n. 3),
« ed il diaspro rosso del Poniatowsky ( v is c o n t i, Op. va r. tm . i i , pg. 228, n. 2 30 ). Sulla base dell’ar/i
« è poggiata una tabella votiva con la immagine di B acco, (¡uasi a dichiarare la dcilà cui era sacro
« q ueir altare.
« Un bellissimo gruppo di tre donzelle è a sinistra del quad ro , alquanto più indietro come in
« luogo prom inente, c tutte con vario affetto guardano l’ ero e, avendo nudo il son o , ed i polsi stretti
« da fulgide armille : una di esse che siede su di un sasso , cd h a nelle m ani il flabello, solilo attributo
« di V enere, è forse Om falc, che con le L idie fanciulle m ira Ercole avvinto nei lacci dell’am ore, cd è
« lie ta della schiavitù dell’eroe. Una fitta boscaglia, con una colonna ornala di benda e sormontala
« da un vaso, cosliluiscono il fondo della scen a, che richiam a alla m ente la m orte stessa di E rcole,
« 0 qualche heroon a lui sacro, additalo dalla funebre colonna, che potrebbe aver soslituila la p ira,
« non insolito accessorio in altri m onum enti relativi allo stesso mito.
« A desira del q uad ro , come in una regione celeste, vedesi Bacco in compagnia di Fauni e di
« Baccanli intesi a m irare il figliuolo di A lcm cna; il quale, seduto sulla velia del nevoso Tbmolus (cf.
« BOMER., llia d . Ih. XX, vs. 385), in alliludine di tranquillo riposo, e con gesto di espressiva compiacenza,
« par che favelli ai suoi seguaci, di cui uno solleva il destro braccio in allo di festante trip u dio , uno
« prem e con la persona il num e per non rim anere indietro , un allro rim uove attonito dalle labbra la
« armoniosa sirin g a , e lutti sono coronali di ed era, o di p ino , o di fiori, nè m anca un tirso a maggiore
« intendim ento del soggetto rappresentalo.
4 L’ accordo c ia grazia che regnano iu queslo dipinto, la freschezza del colorito, la delicata
« m aniera con che sono Iralialc tutte le p arti n u d e , se lo rendono sovra ogni dire pregevole, la
« grandiosità della composizione ed alcuni particolari clic vi si scorgono, nc fanno uno dei più
(( im portanti m onum enti dell’ arie figurala. »
A modo di acrolcrì, vari ccnlaiiri c belve stanno a lalo dei descritti dipinti con fantastiche
architetture. Presso la rappresentazione di Ercole vedesi l’immagine di Apollo M usagete, e la Jlusa
Callìope con lungo papiro nelle m ani. Insiem e ad alcune veduto di case c di pacselti stanno le
rim anenti Muse tratteggiale in fondo giallo per decorare gli scompartim enti m inori di questa exedra
.Tccuralamcntc c con molto gusto dipinta.
La faucc n.® 8 conduceva alla cucina già descritta nella casa Num. 57 im portante per l 'esempio
(le) suo letto come da noi venne osservato nella descrizione di quella casa. Questo androne era
sem plicemente im biancalo e vi si osserva nelle sue m ura un incavo d ie servir doveva a collocarvi
una lucerna per illum inare di notte iiucl passaggio. La porta spicgavasi in due partite sopra cardini
di ferro ancora alla soglia di pietra vesuviana aderenti; ¡I pavimento è di lastrico.
Limilrofo alla descritta fauce n.° 8 , sorge un h'ic/i«iiun fenestratum n.® 9 , in cui s’entra dall’a trio ,
c sulla inan dritta guarda noli’attiguo giardino. Adornale elegantemente di svariale pitture sono le
pareli di questo Iriclm ium , cd in mezzo a ciascuna delle pareti evvi un piccolo dipinto maestrevolmente
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