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Sul destro lato dell’ a trio , or ora da noi descritto, si apre una specie di nicchia, n.° '16, cosi
denominata dal Bechi la quale è quasi di vestibolo ad una porla clic m ena nell’ altro gran cortile
della casa , vestibolo decoralo con ligure c grollcschc al modo ¡stesso dell’ atrio che flanclicggia.
Sull’ apertura slava a guisa di soprapporto dipinto un Erm afrodita cd un Satiro, cd ai lati due grandi
paesaggi nei quali le favole di Andromeda c Perseo, c quella di Giove cangiato in Toro erano effigiate.
Nelle m ura di questa specie di quadrata nicchia, n.'’ 16, erano dipinli un Saturno col solito emblema
della falce, un Apollo con la lira cd una Cerere clic il lettore può vedere riprodotta nella Tav. V.
La gran nutrice dell’ um an genere ha languidi gli occhi, vivace il colorilo, bionda cd all’ apollinea
accomodala la chiom a, c la sua veste di coìor paonazzino cd un bianco peplo trasparente che vi è
sopraimposLo, egregiam ente si accordano col fondo rosso sul quale tutta la figura è dipinta. Coronala
di spighe, s’ intreccia alla ghirlanda della Dea un lungo vezzo che sem bra di perle e che bipartito
le ricade su gli omeri. " Sagace il pompeiano artefice ritraeva questa sovrana deità grandiosam ente
in guisa da farla a prim a giunta riconoscere sorella di Giove ne’ suoi attrib u ii, perocché Tadornava
(lei celeste nimbo, simbolo delle più em inenti divinilù, la coronava di verdi foglie c ben nudrilc
spighe, ram m entando i doni che ai m ortali la rg iv a, cd in line ic facca im pugnare una grandiosa
face, in m emoria de’ pini accesi nelle iìammc dcH’Etna, quando scorse tutta Sicilia per ritrov are la
smarrita sua figliuola Proserpina.
Varie stanze, a vari usi domestici destinale, nell’ atrio n.° 7 rispondono. Queste stanze traevano
luce dall’alto delle porle, le quali si aprivano nella parte inferiore con l’uscio, c nella p arte supcriore
erano chiuse da finestre in vetriate, così fatte p er riscliiararc l’ interno di queste cam ere. Quella a
m anca di chi s’introduce nell’ a tr io , n.° -17, la quale ha una piccola finestra in allo fagliala e che
sulla strada risponde, sembra che destinata fosse all'ahilazionc dcll’alricnsc con una specie di nicchia
incavata al n.° 18. Questa slan zella, con bella grazia dipinta nelle sue m ura sul fondo bianco ha
quivi molte figurine colorite, c spiritosam ente tratteggiate. Non cosi l’ altra angusta località contigua
segnala col n .’ -lO.cbe pure prendca luce dalla strada, la quale m odestam ente decorala c da supporre
fosse destinala a contenere masserizie. La stanzetta n.° 20 è la più vasta di tu lle quelle che circondano
1’ atrio. Col pavimento di opus s ig n in um , come le preced en ti, ha pure una finestra in allo tagliala
che guarda la strada, c stavano in tale stanza due meravigliosi quadrelli ora serbali nel Musco Reale,
in uno de’quali vi è Diana che scende dal cielo attirala dalla bellezza di Eiulimionc, nell’altro, con
m olla grazia d ipin to , Narciso al fonte di se medesimo invaghito. Modestamente decoralo e il piccolo
stanzino n .' 21 , contiguo alla cam era or m enzionala, il quale nulla offre d’ im portante, se non che
è da osservare come nel suo fondo vi sono due cavità falle a forza nel m uro, intonacale e dipinte;
le quali fecero supporre ai B echi, che il prim o le descrisse, essere stale ivi tagliale per tenere
sospeso dal pavimento un intavolalo, su cui probabilm ente slava situalo un letto. Nò più adorna è
l’altra rislrolla cam eretta, n." 22, che anch’cssa nulla serbò d’impoiTanlc, cd in cui il solo pavim ento
era più sontuoso degli allri fatto di mosaico a vari colori commesso, a guisa d’ una greca che cinge
un piccolo rettangolo pure di mosaico, m a bianco. I num eri 25 c 2-4 contrassegnano due piccole località
cbe si aprono in quella p arte dell’atrio da noi distinta col n." 16. Niun dubbio sorge che tali località
a serbare c masserizie c suppcllcllili erano destinale. I m uri ricopeiTi di semplice stucco bianco, o
molli Iniclii, a due ordini incavali nel m u ro , che contenevano dei sostegni di legno su i quali
appoggiavano certam ente delle tavole p er riporvi svariali oggetti, non fanno titubare in questa idea, la
quale come un fatto sicuro dee ritenersi, perocché quivi, nella stanzetta n.“ 25, furono disseppelliti
diversi vasi di bronzo, di vetro, e varie strigili pure di bronzo, m entre nell’altro, ii.” 24, si rinvenne
gran quantità di commestibili come noci, ccci, g rano, fichi ed altro , clic oggi nella collezione detta
degli oggetti preziosi destano nel Musco Reale, l’am mirazione dei curiosi.
Come negli svariati esem pi delie case rom ane (¡ni pure il lahlino aperto fra l’atrio cd il peristilio
si osserva, n. 2 6 , il quale adorno di ricche tende, secondo che in que’ tempi era costum e, così
chiudcvasi, o si apriva, al comodo d e’ voluttuosi padroni. Splendido più o meno , questo delizioso
luogo della casa, era però sem pre, presso gii antichi, d irem cosi, la parte più sontuosa delle loro
dimore. E sontuosissimo era questo lablino del nostro supposto Gnco Cetronio FoiTunalo , o del
0 ili qunslo »zzo cmlhnici opiiorluno qui riprodurrò qunnlo
.Filiali lllualraodola Cersrcdl cui si Ir.alla, con quesla parole;
ionio clic proscDia un dio di glolieal l'uMao credulo,
di porlo dall’ossorvarsi dc’quasl slmili vezzi Inoltri monumenll
Ponimelo sul gulrlnnlo W. I. c. Non oslonle parò quesil
0 puro di glilnnilo acme primi nudrimonll dogli uomini,
0 l';idolazlone di odlslar malrono sotto lo scinblonzo di
■sscro cangialo le ghiande Io vani di perle .. lìaoi Mas.
pompeiano Questore se meglio si vuole, pepocchè questi cciTamcntc fra l’ opulenza godcnsi, nella
ubertosa Campania, i doni della sua capricciosa Lulclarc deità.
Sopra uno zoccolo canipcggiantc sul nero, il labliiio del quale facciamo parola sorge sul pavimonlo
di un bianco mosaico, circondato da fasce purimciili nere. Le due pareli, di questo lablino erano con
tanta vaghezza decorali clic meravigliarono quei risguardanli i quali furono i primi ad aver 1’ agio
di contemplare que’ peregrini ornam enti, non appena tornarono alia luce, fresdii c vivaci, come
usciti fossero in quel punto dal pennello del pompeiano pittore. Ora però che spente quelle
bellezze sotto l’ azione doiraria c che gran parte di que’ dipinli tolti dal nostro lablino son riparali
nel Musco Reale, ora il magico luogo languida c scarsa idea risveglia dell’ antica .sua leggiadria. A
descriverlo adunque ci sem bra opportuno qui riprodurre le parole testuali del chiarissimo Rechi
che ammirò c descrisse questa bell’ opera d’ a rte non appena fu disseppellita, con le quali parole
potrà cosi il lettore form arsi più chiara c più vera idea di questo lahlino, come ne’ tempi anlidii
sorgeva, meglio clic se da noi or si facesse sopra i suoi avanzi oggi pur troppo tanto diversam ente
mutali. Nc’ coinpaiTimenti, scriveva il Bcclii, vedi quando il rosso, talora il giallo, c qualche volta il
celeste, ed ornamenti molli c bellissimi fanno gala in lutti i punti di questo lablino. Cia.sciina delle
due sue pareli ha nel mezzo im ipiadro. In quello d ie scorge alla sua sinistra l’uomo clic dalla parte
dell’ atrio entra in ([ueslo (aliliiio è meraviglioso il frammento di una istoria, di cui non rim ane clic
un guerriero che Ita fierissima altitudine di sfoderare la spada tralleiuilo da M inerva, e che forse
esprime quando zVdiillc bóllenle di collera voleva reprim ere colle armi la violenza che nella sua
donna gli minacciava Agamcniioue. Nel quadro dirim petto a queslo si vede chiarissimo quando con
la inoslpa delle sue armi lo scaltro Ulisse si accorge di Achille mescolalo fra le donzelle della corte
di Liconicde. Su queste medesime pareli si veggono de’ panni celesti pittorescam ente distesi lutti
fimbriati di oro in ¡svariate fogge disposto come se vi fosse sopra ricamato , in mezzo a c u i, quasi
in un arazzo tessuti, fan bella vista quattro gruppi di Fauni c Daccanli. Non vogliamo ncppiir lacere
di tre figure veram ente belle clic compariscono tra queste grottcscbc in allo di sortire da certe
porte che si veggono con bizzarrìa aperte in mezzo ad un colonnato che lutto arricclnlo di festoni
Ila base sopra il zoccolo della stanza. Di ((ueslc tre figure una ci sembra la musa della com m edia,
poiché tiene il pedo nella d e stra , c la m aschera comica nella sin istra , l’ ultra quella dell’Epopea
avendo in una mano due tibie, c cingendosi con l’altra la fronte di un serto di alloro; la terza è
tutta intenta a m editare su di un papiro che tiene spiegalo colla mano sinistra aggrottando gli ocelli
quasi aUcntissima in quella lellura. Nc’ zoccoli poi su fasce gialle qua fìcrissimamciitc comhallono
Icoiii, c centauri, ia corrono amorini dentro biglie tirali ora da cerv i, cd ora da cajiri. Né meno
è b ello, cil adornalo il fregio che sosteneva i laeimari di questo tabiino, perchè vi si veggono in
certi paeselli delle assai belle figure, come sarebbe, in uno un uomo seduto con un berretto in IcsUi
acuminato nel cucuzzolo, c mollo dilatalo nella falda, come appunto quelli che si veggono dipinti
in capo allo figure cinesi. Quest’ uomo porge una tazza ad un altro clic in figura p ro strala, cd in
vestimenta lacere c sdrucite, sem bra accattare con un cane vicino clic gli fa fe sta , il che lia fatto
supporre a qualcuno d ie potesse essere ivi rappresentalo Ulisse quando reduce in Itaca sullo le spoglie
di Elonc il suo cane soltanto lo riconobbe. Ed in un altro p aese, tutto alpestre c boscoso, vedi un
pastore che siede e suona le tib ie , cd una ninfa adagiala che di quel suono prende diletto
Degli svariati dipinti accennali di sopra, e die dccoraxaiio il nostro sontuoso lahlino, i maggiori
c più bollì sono certamente quelli posti nel centro delle due p a re ti, uno d e’ quali nella nostra lav.
IV è ritratto, c propriamente quello che senza alcun dubliio Achille scoperto sotto m uliebri vesti fra
le donzelle di Sciro rappresenta. Quivi Ulisse lieto della sua rinseila astuzia eccita alle armi 1’ eroe
travestito, cd un altro oratore de’ greci, forse Aiace come nc accenna Ovidio, stringe fra le braccia
il riconosciuto guerriero, m entre Achille invaso da supremo furore, sparsi al suolo i femminei arredi,
cd impacciato nelle femminee gonne brandisce, memore dell’eroico suo v alore, la spada. F ra le sue
guardie, c nclia sua reggia di Sciro chiaro apparisce in alto essere quel personaggio il re Licomcde
contristalo nel volto per la frode svelala, c poco discosta , fra lo scompiglio c la paura , Dcidamia
la quale per lo spavento dimentica d’ogni legge di pudore il bel corpo avvenente dalle m olle vesti
maxTodulamcntc discuopre Cosi ai vivo tale magica composizione i contrari affetti di questa scena
luvuiu du Pclco) Sirebb;
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