2 CaVSERMzY DEI GLADIATORI
offre una finestra verso il peristilio. Si veggono in alto i fori per le travi della im palcatura, cd al
disopra parte de’ m uri dol secondo piano. Potrem mo supporre ciie questa prim a stanzetta fosse destinala
a dim ora di un portinaio o custode, clic dalla finestra c dall’ uscio g uarda r poteva lulli coloro, che
entravano od uscivano dall’ edilizio.
Al destro lato del peristilio, dopo la scaletta (n. 5) che conduce allo spazio messo in vicinanza del
gran teatro, vedesi un ordine di otto (n . 6 -1 5) celle, le quali nulla offrono di singolare: c cliiudesi
questo iato daila scala proveniente dal foro triangolare. Nel lato orientale veggonsi altre irregolari
ccllctlc (n. 14-19), in alcuna delle quali appaiono tracce dell’ antico inlonico, ed in una (n. 16) vedesi
in due lali una prom inenza di fabbrica, della quale non saprem mo dare una plausibile spiegazione, se
dir non si voglia cbc stia a sostegno dc’ muri. Nel mezzo viene interrotta la serie delle celle da un
terrapieno (ii.20): cd esse continuano nel medesimo lalo (n.21-26). Solo è a notare clic il primo compreso
dopo il terrapieno (n. 21) offre una scaletta p er ascendere al piano superiore. Alcune ccllcUc presentano
ancora le Iraccc di dipinlo intonico: cd in una icdesi una maecliiiia da m acinare olio, di picira
vesuviana. Da questo lato Icggonsi ancora alcuni programm i di rosso seguali su’ m attoni
DVORVS FABIS FELICITER
SLMPLEX FRVCTO SALVTEM
XXXV
Vicino alla detta iscrizione Icggevasi anche in rossi caratteri ®
DVOBVS FABIIS FEL
cd altre linee non intelligibili; ma ora queste lellcrc sono interam ente svanite.
Nel lato meridionale sono altre dicci celle (n. 27-56), le quoli liiLlc hanno l’ingresso dal peristilio.
Nel mezzo è una più am pia stanza (n. 37) nella quale fu rinvenuta una lucerna c clic era anticam ente
decorala e dipinta*. Non vi è altro residuo di qucsle pillurc clic due trofei,! quali furono trasportali
nel Beai Museo Borbonico, c cbc noi riproduciam o dal diligente disegno eseguitone dall’egregio arlisla
Sig. Giuseppe Abbate (Tav. I, B, C).Vedi in essi le varie arm i gladiatorie, clini con visiera c pennacchio,
scudi di differenti fo rm e, gambali, gladii, e giavellotti adoperali nelle cacce contro i feroci animali®.
Sono poi particolarm ente da ricordare il trid e n te , arm atura propria de’ r e z ia r ii , il galero a difesa
delia spalla unicamente g lad ia to rio ', e finalmente il c u n o gladio eiwis/'aiea/iw de’ Trcci dalle quali
particolarità si deduce clic quel dipinlo sia da reputare gladiatorio e non già m ilitare.
Finalmente ii lato oricnialc, dopo una piccola scaletta (n. 37) che mena al piano supcriore, presenta
altre cinque irpcgoiari celiellc (n. 58-42), cd una più ampia scala di falibrica, nella cui entrala è pur
soglia di piperno p er una chiusura. Senza dubbio questa scala coiiduccva ad una più vasta abilazione
supcriore, della quale non restano che tracce.
Iiiiporlanlissima è la rim anente parte inferiore di queslo medesimo lalo. Olirà una dello solite
cellette (n. ;iO), a cui attribuirem o la slessa destinazione clic alle altre, vedesi im ’ampia sala (n. 44),
alla quale si ha l’ ingresso dal peristilio, offrendo nel fronte quattro pilastri di costruzione laterizia: il
pavimcnlo di quesla gi'onde sala è a livello dell’ atrio. Si è ragionevolmente credulo che l'osso la
entrala e quasi il vestibolo della più comoda abitazione, alla quale conduce *. Si compone <|ucsla di
un’ampia cucina (n . 4 8, 4 9 ), di due altre vaste sale (n . 4 6, 47) forse m agazzini, c finalmcnlc di
ima pi’igione (ii. 43). La destinazione di questa ultim a stanza .si desumo cvidcnlomcnto dalla particolarità
che lurono in essa Irovali iiuci cc|>pi di ferro, cho si conservano nel li. Museo (T av . i , Ioli. F ), e
! la pubblicazione nella Diiieri. hag. lab. ix . n. 3.
riviamo dal giornale degli scavi la descriiionr di ques
pane dlsiruUe. a Tulio all'lnlorno ba nn basamento ne
mali: nel mcizo della faeciaia prlnei|>ale .i è un rlquad
, con due figure una di
è perù di:
■llufo grolle!
1 allro. C
« i.a facciala, eh
» 80) « il pavimento s'innalza firn
• gambiere, scudi, parazonii, d:
s dirlmpello a e
> da nn elmo, u
Sappiamo cl
dipInii) m:i non ci
ledemmo f ,r paro
zsla ora descrilla, nc resla solo una porzione poto pili allo del
1 corona, ed una gamblora, un Irldcole, c due parazonii ».
poco fiojio la seopcrla fuitonosiaccall quallro pezzi de' de.icrilil
5 Cosi si vcg
•Srauro In Pompei,
so Carrurcl, parlando dc'due nosli
illc la 0|>lnl0ne del Sig. Overtreck
i stanza sogiiriia al (lassagglo di
CASERMA DEI GLADIATORI 5
de’quali discorreremo particolai'inenlc a suo luogo: fra’ quali ceppi furono pure ritrovali gli schclclri
di due infelici condannati a quella p ena , che perirono m iseram ente, scnz’ aver pure la speranza di
sottrarsi colla fuga alla loro imminente ruina.
In mezzo al cortile scoperto vi era una mensa di pietra : ed iniorno iiitoi'no vi correva un
canale con parecchie cisterne, non che alcuni pozzetti nc’ quali l’ acqua purifioavasi dalle m aterie
più grevi.
Le colonne del porticato sono, come avvertimmo , di fabbrica di lufo, anticam ente rivestite di
stucco ; m a dalle parli conservate, c dalle m emorie che se ne h a n n o , rilevasi che ne' due terzi
superiori sono scanalato, e lisce fino alla base. In generale sono esse dipinte di rosso e di giallo;
m a è da notare che le colonne m edie, due nc’ Iati lunghi, ed una no’ corti, sono invece dipinte di
color turchino.
Non può cadere alcun dubbio sulla esistenza d’ un secondo p ian o , csscndovcne i più evidenti
richiami in parecchi siti. Questo secondo piano doveva sem pre più aum entare il num ero delle celie
destinale a dimorarvi. Da’ possibili restauri im magioali si è venuto a supporre che il num ero totale
delle cellette potesse giungere a scssantasci '. Noi non vorrem m o assolutamente garcntire una tale
conclusione; ma ò pure fuor di dubbio che le celle non potevano molto dilungarsi dall’ indicato
numero.
Molli graffiti furono letti sulle colonne del portico , alcuni de’ quali abbiamo potuto verificare
noi stessi. Il prim o a darne notizia fu Cristoforo Teofìlo de M urr che ne riferì parccclii, riprodotti
poi dal eh. Garrucci con alcune critiche osservazioni
Questi graffiti sono in parte g reci, in parte latini. F ra’ prim i comparisce qualche nom e proprio
{nojisrxios, AjwwpjTvis lalora SÌ leggevano alcune l Oci poco determ inale (Jiw oiiòi, x* j« s,
0 »pi2r,zo!"), sulle quali non vogliamo nulla definir con certezza, non avendo potuto farne i! riscontro.
Mi sem bra di particolare im portanza la parola CnXAofifiiXn riferita dal de M urr essa è probabilm ente
lo stesso che xiiX ofzil-q, o piuttosto x aA ko fu iiis; non altrim enti che ?iXoyt,«i«/is ritrovasi per iiXofisiòv.s. In
questo senso esprim erebbe una bella m o ltitu d in e : e se volessimo supporre che fosse questa voce in
rapporto col sito, ov’ era seg nala, noterò che « i »»xXofiAìis indicherebbe un portico, ove si trattiene
ima bella riu n ion e di qualunque sorta di gente.
Più num erosi souo i graffiti Ialini : alcuni ci offrono scnijilici nomi ( Oncsimus » , B e s tilu tu s ,
Clemes, P o lu e a rp u s '', Fortunalus, Fi'cmiis, R u s lic um , Cnea, P . Caselicius C a n u s"): in allro leggesi
uiv acclamazione {R u s tic o f e l i c i t e r : altri contengono frasi c parole più o meno indeterm inate
( cu ra te pocunias, fu re s lo r ■■■•'’ , lo h itm , m ix , ¡on cinedo cu p it decus a rm a h iru s quaestor ” ).
Parecchi graffiti sono in relazione colle occiqiazioiii de’ gkdialori. T ale si è forse quello ove un
Velio è dichiaralo fuori de’ ludi(t'nhfrfiis Vclius-^): c certam ente ad ima lai classe appartiene quello
ìli cui si parla di un Callido Ncroniaiio {C a llid u s Ner. II, l. ” ) ; l’allro, nel quale si attribuiscono
lorse Tenti pugne o vittorie ad un Valerio, ponendo m ente al XX Valerius segnato presso la ligura
di im gladialorc combattente In altro è menzione della fiimiglia gladialoria di Pomponio Faustino
( Fam ilia g la d ia to ria Pomp o n i Fa u slin i ” ).
E probabile clic alle cacce gladiatorie fosse da riportare la parola Iconibus ” , c forse ancora
a E questo II ealcoto del sig. Oeerbeck. II trasse aecora II Csrruccl ( sralpii p. 9 ). II Je Uurr nella sua maalìssa riperiò
IO Specluilua anllqulssliua scriplurae Graecac lenulorls scii curilTac ante solamenic EROS PI.EIA.
ImperaiorlsTUI Vespasiani icmpora ex liiscrlpilonlbusexlemporallbusclasslarlopum « II Carnieci ricava questa lezione ila un confuso fae-simiU ilei de Uurr,
Norlmhergao, 1793. — Jlamlss.! acl Inscrlpllones extemporales classi
Il Graflilt ilo Pompi! p.O. seg, sec. eiliz. II Garrucci ne riporta ah
« puh (li :r ToKjuol»:, ov
19 Queslo giTifilio 9 sialo pubblicato dal Garrucci,
X X l, n. 3 , cf. 1>. SI ; : egli logge KE.vavl.l, : a
graffilo (pi. x;
OSESISUOS,'.
clic dopo.jl
c la luiclllgi'uza di questa epigrafe. II Franz
Carrocci nel riportare I! facsìmili ili questo
d'Infennirnc l'aulcoliclO.
11. 15 I. senza adilitarnc la provenienza.
va seguito da .altri graffili ; EROS SPLEU, SlIHibllllRI.
E ; sieeoiiic rllerlamo dal ihernnie itigli seeiif, d'onde
31 aggiunge un altro gr.aOìIo: K
un sol graffito e noo du e: lONAElCIXE.M,spiegando lOh'AElC.b’
CO,(Ite). lu tto rimane incerto.
cl ch’egli ho ritrovalo lo parole drous o armo
non m rapporto
ss Qucsi.a parola da me risconlraia.
considerando il fac
alquanto dubbiosa.