il!'
0 c per la letizia che ispirale A eralo, c pei pampinosi tralci carichi d’ uve che le cingono il collo.
» Ma stanca dal cammino cd an san te, ritarda il passo e rivolgcsi con bocca spalancata ed ocelli
» ardenti al suo conduttore, quasi sperando che costui al vederla sitibonda le offra, come è solilo
» parto del licore rimasto nel gran vaso di vclro clic a stento egli può sostenere colla destra innanzi
» al petto. Aerato intanto di ciò non si avvede anzi rallenta lo rosse redini clic stringe nella sinistra
* sforzandosi di vuotare il nappo fino all’ultim a stilla. Ma la grandezza di quello, la incomoda posizione
B in cui si trova, e , clic è più l’abbattimento della ebrietà clic traspira nell’abbandono della fisonomía
B c negli occhi vicini ornai a cliiiidersi, gravali dal peso del bacchico licore già per m età tracannalo,
» non gli consentano di accostarlo alle labbra per finire ciò cbc rim ane del vino. Il quale poiché fu
B cagione del sopore che già ingombra le sue m embra ed il fa vacillare si, cbc a non perdere l’equilibrio
B è obbligalo a spiegar le ali, forza c inferirne clic Aeralo sia sialo quel licore, cioè quale colò dui
B grappoli senza goccia d 'acqua tnescolarvi b . E descrivendo poscia il Q uaranta gli cifclti prodigiosi
di quel puro liquore con tanta vivacità decantala dagli antichi poeti prosegue; « Dunque se Aerato
B fu così dello perchè era la personificazione del vino scliiello (clic tanto im porla la greca voce A m ito s )
B il m osaicista ben la tradusse dirci quasi nella lingua dell’a rte, lingua che con disegno e colori
» meglio che non co’vocaboli p arla. E ciò fece rappresentando gli effelli della focosa bevanda quando
B sia pura. Dove noterò che il vaso istcsso tenuto da Aeralo non è senza significazione. Poiché è lo
B scilo di E rcole, lo scifo largo e profondo clic usava il forte dei fo rti, lo scifo di quel valoroso in
a cui la beverìa non era m inore della robustezza. E questo particolare ci era indizio che più è la
B copia di queslo scliiello lico re, m aggiore è la forza che spiega. Onde se è vero clic siffatte opere
B d e ir arte dcggiono essere la espressione di una g ran m assim a, una lezione per lo spettatore ; quella
B che in queslo m usaico volle insegnarci l’a rtista , sarebbe; Ìl vino schietto copiosamente hemdo polere
» (fomur la ferocia« La eccellenza di questo mosaico è tale che certam ente c’ induce a credere sia
stalo tolto dal modello di qualche stupendo dipinto dell' arte greca, di quell’ arte clic spesso compiacevasi
ritrarre argomenti di gioviale concetto fra gente in cui era religione ogni torbida cura seppellire nel
vino. Quelle m aschere sceniche in fine cosi graziosamente disposte intorno al fregio che forma la cornice
della composizione, intrecciate ad ogni m aniera di frutii e di fiori, con ingegnoso accorgim ento quivi
furono dall’artista disposte a dimostrare come la commedia c la tragedia in mezzo agli ozi villerecci
del vino fra gli uomini dei più remoli tempi ebbcr vita e poesia.
La parte più nobile di questa casa c a l certo il perislilio n.® 22 clic succede al lablino già da
noi descritto, e segnalo col n.® 19. Questo peristilio è circondato da 28 colonne ioniche sulle quali
sovrastava una cornice con modiglioni di purissim o s tile , ed operala con inimitabile diligen za".
Eleganti p ilastri, corrispondenti alle colonne, sparliti nei m uri dì questo peristilio danno luogo a due
ordini di bugne sullo stucco a vari colori dipinli. Una tazza di m armo n.® 2 3, posta nel centro
dell’impluvio raccoglieva l’acqua d ie nel bel mezzo di essa s’innalzava, e quattro plinti di tufo segnati
co’ num eri 2 1 posti agli angoli dell’ impluvio stesso han fatto credere clic quivi poggiassero confitte
quattro aste di legno p er sostenere forse un velario atto a parare gli ardenti raggi de! sole. Ninna
pittura adornava questo nobile luogo, m a c tanta l’arm onia dello sue linee arcliilelloniclic che nulla
al certo il renderebbe più vago. Cosi falla sem plicità non fu però a caso adoprala, ma ben come
contrapposto fu quivi usata onde rendere anche più ricca la preziosa stanza che a questo perislilio
succede. Non ci verrà di certo la taccia di ampollosi lodatori se preziosa quesla stanza or da noi
si denomina. Basti il ricordare eh’essa rinchiudeva uno dei m onum enti più ra ri e più belli dcH’an lidiità,
meglio che primo u nico , nel suo g enere, luti’ ora argomento dopo tanti a n n i, di nuovo lodi c novelle
ricerche, che serbava questa stanza insom m a, quasi incolum e alla universale am m irazione, quella
insigne opera d’arte che la dotta E uropa ben a ragione il gran musaico poinpeiiiiw denomina.
Quanto piacevole cd am ena ad un tempo fosse la situazione di quesla stanza non è difficile
pensare. Posta fra due spaziosi portici, l’ uno ricco di ioniche, l’allro di doriche colonne, da una parte
abbcllivasi p er la prospettiva del cortile, del tabiino, dell’a trio, cd in fine del vcslibulo che serviva
quasi (l’ingresso alla casa, con limpido fontane sgorganti in mezzo al cortile, e nel centro d o ira lriu ;
m entre gli ornam enti che abbellivano il g iardino, il verde delle p iante, gli svariali colori dei fiori
lar non mcn vago dovevano T aspetto del lato opposto. Alzando gli occhi dovevano scorgere coloro
che in questa stanza si Irullcncvano, al di sopra del cortile c del virid ario , quasi in due grandissim i
quadri due spaziosi cieli iugliirlandati dalle antefisso di ben ornali letti, c la luce tem perata noi
veli delle cortine giunger doveva ad illum inare con dolci gradazioni gli oggcUi ovunque sparsi c profusi.
'• La ligre è c«i gliioiu del vino che aciaccsia al catto di Bacco lomòiva Io '■ Vedi i patlicoisri atchilcllonicj riprodoUi nella Isv. 1, clic /lanclicsgiaiio
E se quegli antichi abitatori chinavano in vece per avventura gli sguardi non era clic per contemplare
cose anche più stupende nelle peregrine bellezze dell’insigne m usaico ivi collocalo. L ’ingresso di i[ueslo
delizioso luogo, sporgente sotto il portico n.® 2 2 , è sostenuto da due colonne corintie di color rosso
dipinte Nell’ opposto lalo spaziosa finestra risponde nell’ opposto portico. E ra nello zoccolo della
stanza dipinto un panneggio cascante, aggruppato in bellissime pieghe, som igliante a quello che ornava
la cam era n.® 17 ; c nelle m u ra , scompartite in bugne rilevale di stucco, vcdcansi alcuni moiiocromi
fra i quali segnatamente am miravansi vari cen tau ri, ed un tritone con una noreide ed un putto.
Vaghe composizioni cran queste, ma l’opera del tempo, da cbe tornarono alla luce, le lia svenUiralam cntc
con grave danno dell’ arte distrutte. Ricuopriva la soglia dell’ inlercolunto corintio, ingresso della
stanza, un fregio situalo poco al di sotto del gran musaico pom peiano, parim enti in m usaico, in cui
non è difficile ravvisare il corso di un fium e; cd il serpente sacro, ivi ritratto , il coccodrillo,
l’ ippopotamo, l’ ibis, ed i fiori di lolo, paro ci additano che in quel fiume l’ artista certo il Nilo
rappresentava.
Non appena scovcrto questo fregio, nell'avanzar dello scavo, il dì 24 ottobre dell’anno 1831, apparve
il gran musaico pompeiano. Descriverlo, rid ire le molle opinioni eh’esso destò, porre in disam ina le
infinite dispute che per esso nacquero, e che tuli’ora licn vivo, enum erare le diverse congetture delle
quali fu argomento, sarebbe qui per noi opera lunga c fuor di luogo, per noi che dicliiaram ino di
non volere scendere noli’arena delle arclieologichc controversie, m a sì bene di esporre solo i disegni
dei pompeiani m onum enti, e le citazioni di quanto su tali avanzi fu scritto , perchè possa il lettore,
se ne è vago, trovare i dati c gli clementi necessari alia facile c vera interpretazione di tanti svariati
quesiti. Riproduciam o perciò il disegno del gran m usaico nella nostra tav. VI il quale meglio di
qualsiasi descrizione può rispondere al desiderio di lu lli, ed accenniam o in oltre qui sotto le principali
illustrazioni pubblicale sopra queslo argom ento, che alto torneranno ad ilhimiiiure la critica dei d otti,
e degli amatori delle arti antiche
Noi crediam o che l’ultim a parola sulla inlerprclazionc di questo classico m usaico non sia stata
per anco pronunziala. Una battaglia nel punto decisivo della vittoria è l'argom ento di tale portentoso
quadro. E greco il guerriero vincitore, m a quale sia il luogo della pugna, chi sia il duce sconfitto,
quale fra gli eroici comballimenli dell’anlichità rappresenti il m usaico, è |iur forza confessare, a nostro
credere, non avere per anco la critica con infallibili argom enti dimostralo. E le tante congcllurc emesse,
c molle ingegnosam ente combattute o difese da chiarissim i uom ini, raddoppiano fin ora la incertezza del
difficile problem a, in cui non si può, con fondalo convincim ento, ravvisare allro che in quel greco
guerriero, protagonista nel quadro, A lessandro, per le formo del volto, della persona, delle vesti, delle
a rm i, che rispondono som iglianti al Macedone eroe. Con favorite allegorie i pom peiani cran vaghi di
ornare le soglie nelle loro abitazioni, c quel fiume clic il Nilo ci rappresenta, presso il gran musaico
disposto, può solo ad Alessandro convenire, alludendo all’ Egitto ch’egli assoggettò al suo im pero.
Quest’allegoria pertanto il possessore della casa del Fanno consacrava al vittorioso guerriero, ritrailo
nel gran m usaico, e poslo nel luogo più nobile della casa di quel dovizioso pompeiano ch e, certo
devoto alla m emoria dell’ invincibile Macedone, nc serbava pure presso di se la im m agine in una
preziosa gemma di squisito lavoro fra molle peregrine suppcllcllili, dopo tanti secoli, quivi rinvenuta
La parte sinistra di questo moiuimeiUo fu disseppellita quasi Uilla m ancante. Le m aterie quivi
scrollale pel ircmnoto avvenuto innanzi alla vulcanica eruzione che aUerrava Pompei furon ([ucllc
che ebbero a cagionare un tal danno. Pensavano gli anticlii stessi tornarlo alla sua integrità com e,
non appena dissepollo, potè dedursi da un picciolissimo restauro che ben si osservava quando rivide
la lu ce, però da allra m ano, cd assai inferiore alla prim a, operalo. Ora non è più facile scorgere
q ueste, cd altre particolarità nel gran m usaico pom peiano, che ebbe svcnluralam enlc a d eperire non
poco, 0 mal custodito, o troppo lardi risarcito iu Pompei prim a che fosse nelle sale terrene del Musco
Reale collocato ove esposto all’ammirazione dell’ universale è tu tto ra , il ripetiam o, argom ento di
svariate c combattute opinioni.
H Vo.i; ; r.i . r.i i.n. ... . dòlio slc<5n orgomoiilo — U( :» <V»«ÌM Pokiptiin:
1835 s 1830 — Suppltmrilo
icocrru ntiu ruin« lii Pòmpei,
ilCctiactrlnà Pompfi en ocMr, li
rifiruioui lu i gran jl/o,oicij Pooipii
«oliz ùBrr *n am 2.J Oilabir 1,
5. Sanr.hiz. Kapall
ui-SMaehI
'■aria Fca. Puma 1833 — Z/oMiguii
par Marckanl. Parli 1833 — .Vuote
e. di Calalda Jann.Ui Napoli 1831 -
m loginannlrn llauia da Faun'i za
, 00« IhinrM C. ten Miaulali. Btrlin
iliJium Masaiigruidldt in der ca» ili
icA Sehreiùer. Freiburg. 1813.—/'anctiitii. Corone
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