2 TEMPIO DETTO VOLGARMENTE DI MEDCURIO
in costruzione senza essere stati stuccati, cosi è più certezza che congettura il supporre che allorquando
il Vesuvio cacciò i Pompeiani dalla loro seppellita città, stavasi questo tempio edificando, c 1 eruzione non
lo lasciò giungere al suo compimento. Ma ciò non è tutto in quanto ai rivestim enti d. questa fabbrica.
È da osservare che quivi le scale, lo slilobato, e la cella erano non di stucco bensì di marm o riv e stili,
m a poco 0 nulla dì tale rivestim ento si c rinvenuto, perocché venne portato v ia , di certo, dagli
antichi istcssi, come in m olti altri pom peiani m onumenti si osserva.
Tutti gli edifizì pom peiani, e più degli a ltri, i m onumcnli pubblici, ebbero a patire gravissim i
danni da Ircnu.oli che prccedctlaro ed accompagnarono la tcm bilc calaslrole dol 19. Questi trcmnoti
cpcbbcro lanlo nella fatalo notte della erusionc. dice P lin io , cho lu ue lo coso non paroono m no.epst
m a ro .eseiarsi, che qua c là andarono c venivano lo caso, quasi spiantale dallo loro sed t, e cito
fino a Baia i più aporli luoghi orano angusti alle rovine dei sconquassali odifisì. Crollò cosi quasi
intera la c illà, ed ò questa la cagiono che ora ol fa rinvenire spesso in deplorabile stalo rid o ni t
suoi odifist, e la tetra ingombra di rollam i, ancba noi luoghi ove sì trovano m tatt, gli slral, delle
m alotie voleaniehe. P iù solidi i pubblici m onum enti. perehè eosttuiti ed ìm pisntati m erce più solidi
mossi poletono meglio delle easo privale resistere a irn rlo dei trem noli, c sovrastare alle olire rovine.
R imasti adunque per tal modo esposti alla vista , e vivi nella m em oria dei sopravvissuti alla ernsm ne,
no» vennero o bliati, ansi spogliali, col tem po, dei m arm i e dei più im portanti o rn am e nli, e
segnalamenle di quei m arm i e di quei lali ornam enti elio rendeansi più facili c più uUli nel Ir.sporlarl,
altrove. Cosi spiegasi some si trovino ti.tt'o ra al loro posto lulli i ttonehi dello 00 e più eolonne
riveslite di slacco nella Basiliea , m entre appena un sol Ironco ci rim ane delle eolonne m arm oree
dei portici d 'E n m a cliia; cosi avvenne ohe la maggior parte dei pavim enli di m arm o, più facili a
svellersi cbe quelli in m osaico, furono difalli svelli o trasportati allrovo, m cnlrc , d ilíeili a
rim uovere lutti al loro posto si scoprono; e cosi puro spiegasi in Ime come la m aggior parte de,
rivestim enli m arm orei di queste edifisio, volgarm ente detto Tempio di llercuno , furono dagli antichi
stessi staeeoti d all, pareli e dal suolo, e chi sa dove, adoperati poi in qualche lontana citta.
E ntrasi in queslo m onum ento mercè un piccolo vestibolo al quale succede un area scoperta, c
non cinta di porliei, nel coi messo slava nn altare scolpite in m arm o, o del quale discorrerem o pio
tardi S u di uno stilobaio, in fondo, vedasi la colla, ove aseendesi per due scalette cho sono a, fianchi
dello slilobato costruite, od ove sorgeva la slalua della d ivìn ilà, della quale e visibile tute ora il
piedestallo. La interna faccia del m uro di cin te, come vedesi n ell, sesione arebilellom ca sovrastante
alla piante disegnata nella lavola cbe accompagna questa doseriiione, è semplicemente c sobriamente
decorate nè altro può notarsi so non che telo doeotasione consiste m riquadri form ali a guisa di
porto le' quali son eoronate con frontoni, e triangolari e ad arch i, alternali fra loro. Come osservasi
in m alti esempi di q u est, genero adoperali dall’ arte rom ana per ornare nn prospetto d. f.noslre
0 di porto, furono trovati in vero tali esempi p er am ore di v arietà, e non crediam o che debbano
essere annoverati fra i più gentili di quel tem po, ad onta che pur troppo sappiamo con quanto poco
accorgim ento oggi i nostri architetti non si stanchino d’im itarlo. . , •
A dare una chiara idea della interna disposizione del tempio accenniamo qui sotto le v ane parli
della p ianta, riprodotta nell’ annessa tavola.
A. Pavim ento del Foro.
B. Portico coperto che succede al perim etro del Foro.
C. Portico di entrata sostenuto da quallro colonne co rin tie, c da due pilastri.
D. Area del tempio.
E . Cella.
F . Ara.
G. Stanze dei sacerdoti. .
H. Intorno corridoio elio comunicava col limUrclo cdilisio di E um acliia, c che servir dovea a,
sacerdoti del tempio.
I. Interne stanze destinate parim ente ai sacerdoti, le quali comunicavano con 1 allro opposto
cdifizio detto il Decurionato.
L . Colonna in faccia alla quale era addossato un piedestallo che collegavasi alla esterna decorazione
della entrala dell’ edifizio di Eum achia. Se quivi era p osla, come vuoisi da m olti, la iscrizione dedicata
a Rom olo, convicn dire che nulla di certo tale iscrizione avea di comune col tem pio che descriviamo.
La statua di Romolo sarà stata forse quivi allogala per decorare il sontuoso portico del Foro.
L ’altare, che sorge in mezzo all’area, esprim e nella sua faccia principale un sacrifizio, e nei fiancl.i.
TEMPIO DETTO VOLGARMENTE DI MERCURIO
religiosi ìslrum e nti, corno acorre, au slorii, patere, vitte, secespite, e ghirlande. Quest’opera d 'a rte
a eh, s, fa ad esam inarla con cu ra, chiaram ente svola cho non venne dallo scollorc condolía a fin e’
e forse come aentam enle fa osservalo dal B echi, dovca compierai in o pera, pratica g cncralm on !
usata dagli anliehi nello loro fabbriche, m a la sopraggiunte cnisione troncò in messo il l.ovoro. Il
saonllsio espresso nel prineipaio .aspoteo di questo m arm oreo m om imento par che si faccia sul davanti
li, un tempio d, fcslon, adornalo. In mosso si eleva nu tripode su citi stanno diverso fra ila , o allri
comm eslibih. Il villim ario, da un lalo, assislilo da d„e compagni, condnco verso l'a r a nn robusto
loro v ittalo, dall’altro, seguito da tre m inistri, il sacerdote porge verso la vittim a una patera. Velato
e coronato è il sacerdote; sem inudo e coronato dì alloro c i l vitlim ario che regge nella sinistra la
scure. F ra i m inistri che il sacerdote seguono, è facile scorgere il camlllo che regge un vaso cd
una p atera, altro che reca del p a n e , ed un terzo che non vedesi di quale sacro utensile sia
m unito. Un suonatore di tib ie, ed un litto re, a quanto sem bra dai fasci consolari, chiudono la
scena. '
I particolari architettonici, il fregio ed il capitello, che abbiamo aggiunti nella nostra tavola,
sono d. squisito lavoro, e di egregio stile; m a appartenevano questi al nostro m onum ento? Non è
lacile d irlo , perocché in verità nulla sicuram ente lo a d dila , a d o n ta che presso al tempio questi
ram m enti siano stali rinvenuti. Il Mazois, che bellam ente im maginò il restauro dì questo cdifizio, trovò
il modo di allogare, nel suo lavoro, il fregio, ma non il capitello, il quale, destinalo a coronare un
pilastro , non risponde olla m isura dei pilastri del moniimenlo. È da credere dunque, come già venne
supposto, che forse decorava qualche interna nicchia, o la porla stessa del santuario; ma i due delfini
cosi elegantem ente espressi, e le aquatiche piante che li contornano, non sono simboli da attribuirsi di
certo ne a Mercurio, nè a R om olo, e quindi se il capitello del quale è p a ro la , appartenesse al presente
cdifizio, questo capitello ci porgerebbe un altro argomento a dim ostrare la erroneità dei titoli finora
allibbiali al noslro m onumento.
Privo invece di qualsiasi rappresentanza a llu siv a, c soltanto con molta grazia contornato da
eleganti intagli, è il fregio di sopra citato. 11 conlinualorc del Mazois osserva che essendo, questo
avanzo architeltonico , di un m etro c sessanta centim etri circa di lunghezza, polca forse adornare
una parte del fregio dell’intercolunnio esterno del portico, perocché p er le sue proporzioni, potrebbe
esattam ente riem pire la larghezza dell’intercolunnio del cen tro , a meno che non fossero andati ncrditU
altri j i a l l r o s.m il, fram m enti, destinali forse agli allri quattro intercolunni del portico esteriore.
D isadorno c spoglialo dalle sue architettoniche decorazioni, il noslro tem pio, oggi, più nulla offre
dell antica eleganza. A noi n o n e dato contentare il lettore ove volesse acquistare di quella eleganza
un Idea; perocché non riproduciam o le case nè i m onum enti pom peiani in alcun modo reintegrali,
m a soltanto come rinvengonsi appena tornano a rivedere la luce. 11 restauro lasciatoci dall’ ew egio
Mazois può , ove so nc abbia vaghezza, contentare e soddisfare i curiosi ed i cultori dello arti
Questo benem erito e dotto architetto ha con tanto am ore c tanto sapere ripristinato gran parte
' Non oppora quest’ora rona e aissepolto d e sti la comune ammirazione
Crediamo far oosa graia Irascrivendo Ire relazioni iiivisleill'A rciili sul proaosilo
diqu oslnra od cl Icmpio, dall'arcLilcllo proposlo in quel periodo alla direziono
dei lavori d i Pompei, tedeli al noslro programma di p o d e re ai lellori tallo ciò
Olio 0 rolalieo alla storia di quosli msigni I r o v a m o n l i S i g n o r Diroltoro
« G c „ e :a io .-1 2 agosto 1817. ile n tro iom i trovava ¡cria Pompei si ó sooporla
. con innnilo mio piacerò in un lu ^ o eon.igue alla oonsapo.a strada olie dal
. lato erte,naie del F oro coraunioa con l'allra g ii dissoUerrala cho porla ai duo
« Tealri od al Tempio d'isldo, c propriameiile in un silo oonllguo a della strada
" cho sem bra essere un atrio di eloganle ed iatio .un a bellissima ara di marmo
. Q tiesia.oiiro ad avere la ooraico od i soliti oarlooci alla sua som m ili inlaglialii
. p re s e la , scolpilo noi iato di prospollo, largo paimi 3 o > /„ un bassorilievo
. d t POSO ligure, esprìmente un sacrinzio. La sua soullura non i occellenlo,
« ma p o ti molto grazioso cd eloganle, poiobó vedesi in mezzo di ossa un
a inpo de, 0 fra le altre ligure ben aggruppale, un saoepdolo con patera nello
1 mani, per allender forse il sangue dolio villima, la quale 6 uu laro condono
» d a duo persone porlanli i solili slrum enli di sacriCzio, nell’allo olio un’altra
« acconlo l'a ra sla suonando. Un Ini rispellabile monumoiilo, nel nionlro elio
« dovrebbe rim anere nel Inogo medesimo dove si i Irovalo, niotilercbbo di
. essere cautelato por solirarlo dallo mani della genie ignoranle, cho bone
« spesso st porla aol.\ negli scavi per dlstriiggerc ciò ohe si venera e si am aiira
» dalle persqno culle. Frallanlo Ilo io disposlo ohe si copra di noovo la parie
» superiore di quosl’ara sin'ora dÌKOllorrala, fino a obo non sarà Ella noi grado
. di portarsi colà por .leoidoro cosa dovrà farsi.—Signor Ditelloro G e n eralo .-
« 8 agosto 1817,^ Lo sicrram onto continua nella strada dol F e ro . o V. S . già
• ben noto, o iicll'anlico ciloio odinzio noi cui atrio si ò rinvonnta la bellissima
» ara della quale io lo feci col mio passalo rapporto la descrizione. O ra debbo
. soggiungerle olio esson.Iosi continuato lo slorramcnlo in quel localo, sembra
" poter csioro egli un allro (empio, poichi si ò scopcrlo ol di là della descrllla
an basamenlo, il quale, n n tempo, à sialo Iq: aio, da 01
.d o v e forse esisteva ,1 santuario, oppure co njetlurar polrobbesi esser questo
. l a Irtbuna di quelclio pubblico odinzio. - S igaor Dirotloro G eneralo.- 2 5
. agoslo 1317. Sembra vieppiù nobile ed eleganlo l'a ra già annunziala a V. S-
« c che Irovasi oro all'intiillQ scoperta per disegnarla, ed io, per farle coooscorc
» maggiormonic il pregio di queslo bel m onum ento, ho stimalo farne un a più
. dislinta dosoriziono di quello olio le feci col mio passato rapporto. Poggia
« quosl'ara, lolla coslruila di marmo, sopra un basamonto allo circa un palmo-
. Evvi corno io dissi, nel suo lalo dì prospollo, u n bassorilievo composto di
« n ov elig uro. non di cceellenlo scultura, m a bone a ^ ru p p a lo , grazioso cd
. eleganli. Questo rappresentano nn sacrifizio in un Icmpio ohe Irovasi scolpilo
. noi fondo, n d di cui meszo vedesi nn Iripode, al lalo del quale un aaeerdole
.c h e colla solita Ioga cho gli scendo doll'occipilo, lenendo nella desira
• una tazza su di esso Iripode, par ohe voglia allendore a rsecogliore il
. sangue della villima , qual è un loro condono da due persone ponendo gli
. sacerdole, v. i allra ligura m silo di suonare le libic, secondo il solilo amico
. costumo, od avanti odieiro del sacerdole islcsso, poslo sono, bene aggruppale,
«o lire ligure, alcune delle quali portano nello moni cesio di fiori od utensili
• addclli al sacrifizio. Negli a ltri Ire lal! poi dell’ora medesimo, vi sono intagliali
> feslonl di rriilll nR r.u„.l, ,ii ..................... . . ... Y . .
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" 4
mento ora scoperto, dalle mani della ge
lineilo, sino a che non si sarà eosiruilo
ho io ho già disposto di eseguirsi.