2 TEMPIO DlbLLA FORTUNA
occhi, come sollo caliginoso velo, le bellezze archilctloniche di queslo sacro cdifizio, la maestà delle
sue ricordanze , che invero quasi a compensarci della sua rovina ci serbava la incoslanlo dea in
questo suo dclubi'io, fanno però di questo tempio oggi ancora uno dei m onum enti più singolari c
im portanti della rediviva Pompei. Prim a di scendere a dire di cosi fatte ricordanze, descriveremo
intanto le varie parli del nostro tempio, secondali dalla pianta che queste parole accompagna, c falla
delincare nella Tavola 1.
Sul zoccolo che di sopra abbiamo menzionato s’ innalza, p er quasi tutta la sua largliczza, un
basamento o slilohato alto pai. C e f i oncc. Accessibile il tcuipio dal solo lato della facciala asccndcvasi
quivi sul zoccolo por quattro scalini ( Vedi i n.i I ) in terrotti da un podio sul quale un piedestallo
incrostalo di m arm i, n.” 2 , servir doveva a base d'nna statua, o come un altare alle offerte consacralo.
Tutto lo spazio del zoccolo che sporge in avanti del basamento chiuso veniva da un ingraticolato di
fe rro , i cui avanzi luti’ ora si veggono circondare (lUCSlo spazio, dove entravasi per due cancelli,
come facile c notare nella nostra pianta. Ampia sc a la , larga quasi tutta la facciala de! fabbricato ,
da questo spazio m ena sullo slilobato o basamento, conduccndo cosi sotto il pronao o anfitcmpio del
m onumento n.‘ 5. Squisitamente ornalo per m arm oree decorazioni corintie, col suolo pure di marm o
ricoperto, era quel pronao circondato da otto colonne e da quattro pilastri bellissimi, i quali addossavansi
al m uro della cella aperta fra i due pilastri corrispondenti alle due colonne m edio del prospetto del
pronao. Cinque allri pilastri in ciascun fianco decoravano esternam ente i due lali della cella, c due
nicchie quadre apronsi in ciascuno de' suoi lati interni, m entre un’ altra maggiore cd ovale è in
fondo di questa cella, rim petto all’ ingresso, in mezzo alla quale s’innalza l’edìcola, n." 5, ove senza
alcun dubbio la statua della Fortuna sorgeva. Sopra un basamento che si eleva dal suolo p e r palmi
.4 tale edicola è im piantata, con due piedestalli sporgenti su 1 quali due colonne corintie posavano
sostenenti un fastigio, o frontespizio se meglio vogliam dire, nel cui arcliiiravc m arm oreo è scolpila
la iscrizione diligentem ente ritratta al n." 2a della Tavola I. e della quale più sotto discorrerem o.
Cosi disposte le varie parli propriam ente inerenti al nostro tem pio di esso pochi particolari
architettonici, rinvenuti rovesciali c guasti nelle sue dirute m ura, ci attcstano ancora di quante bellezze
artistiche esser doveva fregialo. Abbiam credulo pertanto riprodurre lali pochi c sparsi avanzi nella
Tavola I. offrendoli come esempi cìegontissimi ai cultori delle discipline del bello. Ecl invero il capitello
segnalo eoi n.° 18 che sormontava In colonna scanalata del pronao, e quello indicalo col n.” Io il quale
è uno dei due che nello interno della cella sosteneva sulla sottoposta colonna il fastigio dell’ edicola
della Fortuna, sono da amm irarsi segnatam ente pel buon gusto con cui intagliati si veggono da squisito
lavorio. Nè meno elegante erano e la cornice esterna del tem pio n." 2 0 , e l‘ archili-avc parim ente
esterno, n." 21, e ([ucllo interno, n.° 24, cd in fine il fronlonc dcH’cdicola accennato sotto il n.’ 22,
sovrastante all’architrave ove Icggesi la iscrizione al n." 25 riprodotta. Non possiamo invero determ inare
in qual luogo della decorazione fosse poslo il fram menlo della cornice co’ gocciolatoi disegnalo sotto
il n.” 25, il quale, abbenchè poco im portante invero, è stalo da noi però riprodolto per non lasciare
inedito nessun ¡larlicolarc archilcltonico di questo cdifizio oggi spoglialo da’ suoi abbellim enti, dei
quali pochi c malconci avanzi, come abbiam già notalo, pos.sono attcstarci ancora l’eleganza dcH'adorno
lem piclto. Men difficile di certo riesce additare (¡ual parte del m onum ento decorasse il capitello n.° -IO.
Eguali a <iuel!o (¡ui riprodotta tre se ne rinvennero nel nostro edilizio, e sovrastare dovevano i pilastri
delle quallro nicchie quadre dcll’inlerno della cella, perchè le loro proporzioni alle proporzioni di
tali nicchie rispondono, e perchè presso a (iiicslc nel rim uovere il terreno furono rinvenuti
11 Bechi buon giudice delle archilcU onichc discipline dice di questi capitelli che sono del più
bel fare degli ornam cnli greci, d’invenzione nuovissima, c con un girare di gamiii c foglie veram ente
garbalo c pieno di vaghezza cd a noi sem bra potere aggiungere a lal proposito che questo elegante
particolare è novella prova di quanto giovaronsi nelle loro decorazioni, sopra allri avanzi di tal genere
l'iuvenuli a Ruma ed altrove, gli arciiilclli del quattrocento, perocché questo gentile capitello, non che
la sottoposta base, n." 17, le diresti opere creato dopo lo splendido risorgim ento dell’niac italiana,
tanto si accostano al fare di (¡nelle decorazioni purissime che ora da noi si am m irano, c si sludiniio
segnatamente in Toscana e nel Veneto.
TEMPIO DELLA FORTUNA 5
Ci sem bra degno di speciale considerazione il modo col quale qui vennero dal pompeiano archilello
abbelliti, o per meglio dire rivestili gli angoli esterni del prospetto della cella , m ercè i pilastri dei
quali sopra abbiamo fallo menzione. Tali pilastri sono in un sol pezzo di m arm o ricavati, come può
vedersi nella sezione orizzontale di (¡ucsli particolari accennala al n .” 19, c non congiunti nell'angolo
m ercè due separale lastre di m arm o, vale a d ire non col sistema che si suole adottare. È nuovo queslo
m odo, c più che nuovo c im portante in (¡ucslo tem pio, a nostro credere, perocché ci dim ostra che
cosi fatti rivestimenti furono in tal modo operali p er addossarli al m onum ento dopo della sua prim itiva
costruzione, segnatamente p er non torm entare la fabbrica degli angoli della cella; dimostrandoci cosi
che queslo tem pietto della F ortuna, come m olli allri m onum enti della vetusta città , fu riabbellito e
rislauralo poco prim a della sua ultima rovina, dopo del sofferto trcmuolo avvenuto non mollo innanzi
la fine della sciagurata città.
Pochi m onum enti pom peiani, al par di questo, ci additano co’ loro avanzi la storia dell’origino
loro, c le molte m emorie che quivi cl vennero per avventura serbate. Sul cominciare dello scavo nel
punto segnato nella pianta col n.° 7 , presso al vestibolo della casa della di Bacco e di sopra menzionata,
fu rinvenuto un podio o m uricciolo di fabbrica al cui angolo in un pilastro di lava Icggevasi:
M. TYLLII. M. F
AREA. PRIVATA
(P ia z z e tta p r iv a ta d i Marco T u llio fig lio d i Marco). Sappiamo che i luoghi vuoti nelle ciUà erano
dai ialini cliiamati iireae: (¡ueslo spazio adunque della nostra P om pei, come la iscrizione ci addila,
era proprietà di Marco Tullio figlio di M arco, presso al (¡ualc spazio egli eresse il tempio alla Fortuna
consacrato, perocché sulla edicola del tempio medesimo cosi leggiamo nell’ altra iscrizione ricopiata
nella lav. I. al ii.° 2 5, e che volta nel nostro volgare idioma d ice: Marco T u llio figlio di Marco *
Duumviro Giudice p e r la te r za vo lta ' Quinquennale ' Au g u re '' Tr ib u n o dei soldati d ello d a l popolo
edificò i l tempietto a lla ' Fo rtu n a augusta so pra suo su o lo , e con suo denaro.
L’essersi rinvenuta nell’interno della cella una statua che ornai'C doveva una delle quattro nicchie
ivi disposte, c nel volto della quale alquanto raw isansi in vero i lineamenti di Cicerone, fece dire a
taluno che dovesse tale statua tenersi pel simulacro dello stesso a rp íñ ale, m a però , a tal proposilo,
con acuto accorgimento il Mazois fa osservare che avrebbero osalo i pom peiani, in quel torno , una
protesta non al certo da stimarsi possibile, consacrando ne! tem pio della incostante dea una statua
all'o ra to re d’ A rp iñ o , sotto i vigili occhi del successore di Cesare. Altri vollero poi che la iscrizione
citala accennasse ad un parente dello stesso arp íñ a le , ma a noi sem bra col Bechi che certam ente
(¡uel Marco Tullio, del (¡ualc si discorre nella iscrizione, esser doveva persona mollo autorevole in Pompei,
avendovi conseguilo le principali m agislralurc municipali, insignilo del cospicuo sacerdozio di Augure,
c graduato come tribuno dell’esercito. Però meglio che parente più vcrisibilmente dee tenersi deU’islessa
stirp e, ossia della genie T u llia, m a non dell’ ¡stessa fam iglia, poiché so fosse stato dei Ciceroni in
questo caso oltre al prenom e di Marco od il nome di Tullio, che denotava la stirpe, avrebbe aggiunto
il cognome Cicerone indicante la fam iglia, tanto più clic il nostro Marco non aveva niente a schifo
di ornare il suo nome di speciosi titoli avendo nella iscrizione citata scolpile tutte le dignità da lui
conseguile civili sacre e m ilitari Della slalua da taluno creduta di Clccrunc , c della quale sopra
abbiamo l'alto parola, potrà il lettore averne chiara idea nella lav. Il ove e ritratta. Come scorgesi nel
nostro disegno questa statu a, sia o non sia quella dell’ arpíñale , ciiiaramculc rappi'cscnta un uomo
consolare vestilo della toga pretesta la quale era (¡uivi lulla dipinta di colore porpora violacea, ciò
che accresce di certo prezzo e singolarità a tal monumento. Il citalo Bechi dice che ciò proverebbe
che quella porpora, la (¡uale disliiiguc.va le toghe preteste de’ m agistrali rom ani, non era solamenic
nell’ orlo, ma bensì cbc lulla la toga era dipinta di questo prezioso colore. La nostra sla lu a , come
nella toga, era pur dipinta nel viso, conservando tuU 'ora visibilmente il colore delle pupille e dei capelli.
t I auuiiKirl cosi chijnioli Mal nu
lirlms majlslralura, lo coloulp, où I mi
SI oicgscvjcio a IcmiHi. Clmlicavano lo
noffuolsa
Silo Mogli uc
!.l audio Mall’BScrcilo. Qudli cbc si creavano Mal
i, e quelli che si ricggcvano Maircscrciln, avcvsn
Di falli Mal po[»lo avevano grado di più Mignili
Ile Iscrlslonl si noiava sempre ¡loanMo il Iribuno
■mmeiil. ad Vcrriii. Kesl. Iu voce Rufuli - Lips.
jerciietioii era edillcala con lune quelle formali«