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Passimelo ora al porlico, esso non fu fccoiulo di scoperlc di m inor m omento. Da nn lalo apparve un
erma in marm o ripollazzo con mia tosta virile di bronzo, ritrailo di Cajo Norbano Sorice, coi capelli rasi,
come i sacerdoti e gl'iniziali al cullo d'isidc (Tav, X, i), imo dei M agistrali inferiori del Pago Augusto Felice
Suburbano di Pompei, come dice l’iscrizione scolpila sul marm o stesso'; c vicino a quesl’erma una piccola
Venere, in miirmo bianco, in alto di sprem ersi i capelli uscita dal bagno, coperta di un panno dalla vita
in 5 ÍÍ1. ( Tav. Adii ). Era anche dipinta, il panno in turchino, in giallo i capelli, con un monile doralo al
colio, c dorala la parte superiore del ventre con le mammelle; ciò che ti richiam a alla m ente quelle parole
di Giovenale, quando parla di Jlossalina ; Thiic midn pnpilUs — conslìlh a iirn lis \ Venere slava come in
casa sua nel tempio d’Isidc; conciossiaclic Isidc slcssa, come ahhiamo notalo innanzi, fu detta Venere,
perché se Isidc era la iiniiira, Venero significava la forza produKrke della nnlura ; c ciò tanto più in
l’ompei, chiam ala da Marziale sedes Vencris, e da Stazio doiniis Tciicrix, come quella clic era poculiarmcnio
dedicala a Venere Fisica^; perché la Venero Fisica era appunto la personificazione della natura moilosima.
D airailrolalodc! portico, dirim petto all’erma diN orbano, venne fuori la più bolla statua di questo tempio,
una seconda Isidc in m arm o, dedicala da Lucio Cecilio Febo, come ci apprende l'iscrizione incisa sulla
base, opera di romano scalpello sul fare egiziano, vcslila m eravigliosamciilc come di un leggierissimo
velo ; la quale nella d ritta levala stringe il m anubrio egualm ente di m armo di un sislro clic dovette essere
di bronzo, ma che non fu Irovalo, c colla sinislra pendente sostiene il manico, pure di m arino, eciTamonte
di un secchio clic forse fu dello stesso m clallo. (T av. V I). Così ci è descritta Isido da Apulejo, sceondochè
abbiam veduto; così atteggiate sono le due Isidi di pielra di paragone eolie estrem ità dì marmo parie,
venule di Roma al noslro Museo, delle quali aitrcsì di bronzo sono il sistro c il secchio; ed un sistro
parim ente di bronzo fu Irovalo col braccio dritto di m arm o della Isidc che era collocala nella Colla di
([Ucslo tempio. Anche poi quesla statua m ostrava di essere stata dorata c dipinta. Nò solamente in queslo
tempio d’Isidc c accaduto in Pompei di trovare statue di marm o di|iinlc. Tale venne fuori dagli scavi,
(per lacere di altre m inori) quella colossale di Marco Olconio Rufo, Patrono della Colonia '; costum e di
dala rim olissim a ricordalo presso i Greci da Platone c da P lularco, c di là passalo in Roma.
Da due lali, sollo il portico, si aprono gl’ingressi a varie stanze d’uso dei sacerdoti c del tem pio,
cioè da mezzodì cd occidente, essendo gli allri due lati del porlico costeggiali all’esterno dalla pubblica via.
Di esse una si riconosce come CHciim, un'allra come dispeiisn (Tav. II, 24, 22). Ma più nobili tra tutte sono
le due diciro la C ella, cioè ad occidente, le. quali occupano iiUicrainciilc la lunghezza di quel lato, cioè
riillim a per due terzi, l’altra per l’allro terzo; più profonde c spaziose, cd incom parabilm ente più decorate.
L a maggiore ha cinque in g re ssi, quello di mezzo più largo dogli altri ( Tav. II, 21 ). Le pareli u’erano
coperte di pitture, giudicale di ottima m aniera, tutte allii.sivc al cullo isiaco, cioè l’apoteosi di Io (la slcssa
che risid c egizia), due giganteschi Erm eli, due sacre barclic, animali, c serpeuli avvolti come intorno al
caduceo di Mercurio, ancora due im magini della Dea sedente, l’im a coverta di un velo, l’allra seellrala e
con un secchio sospeso al braccio, sollo i piedi un cranio , altri serpenti al fianco, c di questi uno avvolto
ad 1111 albero con frulli: che ora posson vedersi nel Musco nazionale*. Questa slanza è quella appunto du;
portava sul pavimcnlo inolili (Iclrislauralorc del tempio, Numerio Celsino c dei suoi genitori. N d bel mezzo
di essa era anche im piantala una m ensa di m arm o, c pare cbc silTalla slanza sia stala uu Iridinio, ninno
ignorando che i sacri banclietli (ponlifknlcs coenae) erano una parte ben riguardevole del cullo pubblico,
renduto dai pagani ai loro Numi. L’allra a questa contigua ( Tav. II, 2G ) fu per avventura un pasloforio,
destinala cioè alle statue che su tanti letti erano portale per le vie nelle supplicazioni, come abbiam veduto
in quella descrilla da Apulejo. Im perocché in essa fnron rinvcniilein m arm o due leste m iilidiri e 1 una virile,
con m ani c piedi anche di m arm o“, ed il resto del corpo di legno (in frantum i), alla m aniera d d siiniibcro
d’Isidc, dcslinalo p er la Cella m edesima di questo tempio. 11 quale espediente non pare trovato ad ailro
scopo clic a rendere tali statue più leggiere, appunto perchè doveano essere portale in processione; al d ie
conferivaopporlimameiU c l’uso di dipingerle, anche quando erano di solo m arm o; perche in lal modo
le statue di solo m armo fisse nel tempio sulle loro basi, c quelle delle snp])licazioni, dipinte egualmente,
non m ostravano all’esterno alcuna diversità. Dagli scavi della medesima stanza vennero fuori 58 lucerne
di icrracolla, variam ente storiale, altre ad un becco, allre a due, una ligura egizia in gesso, un’altra in
lorracoUa d’Isidc, c della stessa materia altre due leste m uliebri, e molli vasi di diversa figura c dimensioni,
una sfinge egizia con fiore di lolo in lesta, segno d’iniziazione, c quello d ie è ])iù, e slrum enli da sacrilicii,
due sistri, un candelabro di bronzo, idoli egizii di bnsallc, c duo tótixíeriiü, uno di avorio c l’altro di
'A proposito (li quosla iscri
su i M.igislrali Summorum o i
poalii. O puio., T. ili, p. 33, 5
' 'Sol. Vi. V ' ■
:ci, Pomprjaae. Cullo iella Yeiure Fitiea i
Ig. "O.Slssio poi ÌPSÌ la riconla iicll'cpieoaio al paJfc, insieme co
Ouns Vsì<caii plorala oojso.i, nrjlreiaque relias
òm. II, Z’ompcl, p. 8
del vulcano noji avca iinpedilo ù
no per terra gli avanzi, «ioó gusci <1
ro aaogll allri duo «liolvlr
eonie aliliiaiua accennalo presso la Colla, in
avi delle dao primo slaiiie a sinislra; uno sopralutlo clic, incli
II
'■ài
bronzo con fregi di argento, su i quali allogavasi la Dea nel farle le sacre offerte; cd oltre alle statue di
Racco, di Venere c P riapo, quella della slessa Dea di stile egizio ' ».
Venendo da ultimo alle dipinture drdlc pareli interne d d portico, esse andavan distribuite in quattro
precipue parli; da piè uu zoccolo con diverse figure; di poi grandi riquadrature, divise lo ime dalle altre da
varie colonne di arabeschi; quindi una cornice composta di un largo e grandioso fogliame, ornalo qua c là
di figure; c dopo quei fogliame, sino alla sollltla o lacunare del portico, allri rabeschi e figure (Tav. XI,
•1 ,2 , 3 , 4 ; o T av . V II).
Ne! zoccolo prinicggiaTano le figure; dol leone, del quale dice Plularco; Gli Egiziani venerano il Icone
cd ornano le porle dei templi con volli d i leoni a bocca aperta, perchè il Nilo inonda subito che il sole è giunto
a l segno del leone. E siccome lengono e credono che il Nilo sia una derivazione d i Osiride, così credono che il
e.orpo d ' ¡side sìa la lerra, non tulla, ma quella cui il Nilo fecondando si mischia-, e da questo congiungìmenlo
credono che nasca O ro '; della pa lcra, notissimo simbolo religioso, c comune agli stessi riti d’Isidc nei
q uali, come innanzi abbiam veduto, Clcmcnle Alessandrino ed Apulojo no fanno espressa m enzione;
di mostri marini e delfini, sacri ad Isidc, come prim a inventrice, presso gli Egiziani, della navigazione;
del òucrnnio, sì frequente nei m onum enti greci c rom ani, per indicare il culto dei sacrificii, e non ignoto
agli egiziani*; della sfinge ornala della solita calanlka^, p er le cose innanzi ragionale, convenientissima
ad Isidc; di una maschera, con una studiala acconciatura di cap elli, che disposti sull’alto della testa a
ciocche globulose, scendono dai due lali, riconosciuta in un monum enlo sim ile dal dotto Visconti*, come
simbolo della Luna, cioè d’Isidc medesima.
F ra gli arabeschi cbc formavano lo colonne degli scompartim enti delle grandi riquadrature della
seconda zona, corno nella grande cornice a fogliame, e nella zona superiore, ricorrcvan sovente tube c corni
musicali, con tenie pendenti, per indicarli come islrum cnli delle sacre cerimonie, in uso nei religiosi riti
egrziani“e la cui invenzione si attribuiva ad Osiride*; triioni clic dan fiato alle fmccine, sorta di ornamento
in grande uso presso gli antichi pavoni, che proprii di Giunone, non appartenevano meno ad Isidc per
l’identità di quesla dea con tulle le altre oche, riputale sem pre care ad Isidc pelli secchi, solilo cibo
delle oche per renderne più delicato il fegato di cui gli antichi furon gliiollissim i''; piccole focacce, di
comunissimo uso nei sacrificii
Di m aggiore importanza erano varie figure di sacerdoti isiaci, allornatc nel campo delle grandi
riquadrature con disegni di paesi. Q uaiiluiiquc dalle cose clic abbiam prem esse, sia facile il riconoscerle,
ne darem o, a farne bolle qucsle pagine,ilbrevcm adollocom cnlo dì un nostro eli. collega, il comm. Quaranta,
di cui piangiamo la recente perdila. (V olume X , Tav. XXIV del Museo Rorbonico) .
« Plutarco dice (Tav. X II, 2) che ora cosiamo degli Egizi il coprirsi con alcune prolom i di bestie,
c tali prolomi essere o d'oro o d'argento” . E d il Siculo Diodoro più chiaram ente nc insegna cho i Sovrani
dell’ Egitto si m ettevano di tali protom i, o m aschere clic d ir si vogliano, di to ri, di leo ni, di d rag h i,
come segni del loro imperio: aggiugncndo che lalvolla si adattavano nel collo il fuoco, donde suiTiimigi
uscivano ad oggetto d’ incutere stupore al popolo E bene il Deiion osservò negli egiziani dipinli le
comm essure clic dividevano la m aschera delle bestie dal corpo di colui che la portava. SilTaita commessura
non vedesi noiruonio a leslu di cane, perchè lo viola il ricco m anto paonazzo oscuro in clic avviluppalo
si trova. -Ma da questa canina inasclicra noi vi ravvisiamo un sacerdote di A nubi, giacche i sacerdoti
alTcllavano lo sem bianze del num e di eui celebravano i riti. E di vero presso i Fcnc.ali, a chi dall’Egillo
venne probabilm ente questa usanza, il sacerdote di Cerere nella di lei annua festa si copriva con una
m aschera clic la Dea rappresentava” ».
La figura seguente (Tav, XII, 3) è vcslila di bianco, come le tre che le vengono appresso « c tiene
in mano una specie di sccdiicUo detto iSfstap, hydrion, da Clemente A lessandrino'“. Uu tal vaso ha, come
ce lo descrive Apulojo'*, finidum rotnndum ct dilalalionem spaliosam. Costui potrebbe essere anche un
sacerdote, c propriam ente quello clic profeta si addim andava, il quale quel vaso portar soleva sul petto.
Certo, il mauico che vi si vede era adaltalissim o per farlo quivi scendere sospeso dal collo, il clic se non
vcggiamo è perchè egli non si trova in funzione. Queslo prol'cla presedeva al santuario cd insegnava i
precetti de’ dicci libri sacerdotali.
saltocalo dalle ceneri: di mode elio può eoiijetluracsi clic lalli iminislrid'Iside
casUron sepolti nel suo U-nipio insieme con la Dea o il tempio stesso,
■ Corcii. I. 0.
■ Kirckcp, OtUp. A^pl., Tom. 111. pag. IH . pr«so lo Sclimidl, do
Sacord. Arjypr,. p. 27.1. - l’.guop, Mcus. Dine., pag. fl9, it.’ 7.
‘ Qaesl'ornatnenlo ò un distintivo della ifingi egiziana, aliribuilo pure
oi leoni ed allo stesse ligure regie. Vedi il Zoega, Numi .Uggpi., pag, •!■», c
di Oiig. Il usa OMÌk. . pag. 590.
■ Herodot., i/i«(or., lib. I l , cap. 48 e CO.
’ Aliteli., Dipnm., lib. IV, — Polluc., lib. IV, 10.
.IHrSorio. S3l0,-Zoega. SmiirUim, Tom. 1, lov. 50, eTom. iritv . 90.
’ Nel brano riportato inriaiiri di Apulejo, Isido stessa dice di s6:JaaoiieM
aia (,m uHmupaulJ.
Herodol., lib. II, cap. 1 3 . - Pausan.,.lib. X. cap. 32.
" Uoral., SoliV. 8, lib. 11, v. 88.— Plin.. «.-slor. Xv.. lih. Vili, 77.
“ Veggaiisi per lulli Walckcncr , Dialriba ad Euripid'u diptrUllai
(ragordras,pag. 42, sc^.—c il Lobcck. Agtaopòam. raro ari us ,T/Fpcpu/notetogtd . . c.saee- " Pag. 53.1, A. cd- Wyllenb.