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li,
p er i sommi capi’. Isidc ed Osiride, nati dalla m edesima m adre, e congiunti conjugalm cntc fin dal seno
medesim o della madre, ebbero a fratello Tifone di color rossastro, cd a sorella Ncphihin, eliiamala pure
Fine, Venere e TiHorin. Osiride ed Isidc ritolsero gli Egiziani dallo stato selvaggio, insegnando loro
ragricoltura c l’ossequio agli Dei. E volendo di più Osiride portare l’incivilimento anclic nell’allrc parli
della terra, lasciali a custodi di Iside Erm ete o Mercurio come consigliere, cd Ercole come comandante
della m ilizia, si condusse a capo di un poderoso esercito successivam ente ncll’E lio p ia, nell’Arabia e
ncH’India, c traversando l’Asia centrale, venne in Europa. Laonde per la sua andata nell’India fu creduto
lo stesso che il Padre L ibero, cioè Bacco. Ma tornalo iicll’Egitlo fu ucciso da Tifone., cho uc divise iu
molle parli il corpo c in varii luoghi le disperse. Isidc raccolse quei brani, c chiudendoli ad uno ad uno
in tanti simulacri di O siride, distribuì questi sim ulacri ad altrctlanlc città d ciriìg illo , facendo credere
dove arrivava, che ciascuno di essi fosse lullo il corpo di O siride; afTiiicliò se Tifone avesse voluto far
nuova ingiuria a que! cadavere, in tanta m olliplicità di sepolcri di Osiride non riuscisse allo scellerato
scopo. Pertanto Oro, dello pure Apollo, figlio di Isido cd Osiride, voniilo grande e forte, aspettava l’ora
di vendicare il padre. In questo , una donzella che apparteneva a T ifone, perseguitala da un serp en te,
fé ricorso ad Oro, cd egli, ucciso il serpente, l’cbbo salva. Venne poi in haltaglia con Tifone e lo vinse.
Ebbe Iside anche un allro figlio, Arpocrale, Dio del silenzio, procrealo col suo stesso O siride, vomito
dall’allro mondo. F u poi suo custode c compagno Aimàr, che il m edesimo O siride ebbe per errore da
N cphihin, scam biala da lui per Isidc. Im perocché ove il seppe Isid e , lo fece per ogni dove cercare dai
cani, perché la m adre per tim ore di T ifone, appena datolo in luce, l’ avca esposto: o quando rc b h c
rilrovalo, ella slcssa gli die latte; il quale, come credono gli Egiziani, è custode dei Numi, come i cani
degli uomini. Ad Isidc era sacra la vacca, come simbolo della fecondità, ed essa pure una con Osiride era
deputala a giudicare i morti nell’altra vila, come la Proserpina dei Greci. La festa d’Isidc ora preceduta
da una generale e solenne purificazione.
iMa a tulli gl’indizii quesla credenza accenna a personaggi istorici che priraitivam cnlc abbiano
introdotta la coltura in Egitto. E si v uole, di fatti, clic Osiride, nato di Giove c di Niohc figlia Ui Foronco,
succedesse a Foronco stesso nel regno degli A rgivi; m a di poi sospinto dal desìo di procacciarsi gloria,
lasciasse noi regno il fratello Egialo c valicasse in Egitto : dove divenuto Re o tolta in m oglie hide. (la
slcssa clic I o ) , figlia di Inaco prim o Re degli A rgiv i, si applicò con essa all’incivilim cnlo dei sudditi;
e m entre Isidc insegnò le lettere agli E giziani, egli apprese loro l ' uso dell’ a ra tro , il modo d’innestare
lo piante c trovò il prim o l’ uso del vino.
Del resto sì la favola che la tradizione furon volte a nuovi sim boli, come dagli antichi scrittori c
)iiù dai m onum enti raccogliam o. Imperocché /sàie rappresentò l’E gitto , Oro 11 sole, Osiride il N ilo,
Tifone il m are, nel quale va a perdersi e m orire il Nilo, E poiché il Ime Api negli stessi egizii m ommienli
è cgualmonle simbolo del N ilo, come in generale il bue presso gli antichi lo fu dei fiumi’, c la S fiig e
significò l’E gitto, p erch é, giusta l’opinione di m olti d otti, col suo volto di vergine c il corpo di Icone
adom brava la crescente inondazione del N ilo , che solto i segni appunto della Vergine c del Leone
avviene’ ; il bue Api c la S/iJii/c si vennero scambiando con Osirideed/sidc*, o certam ente nc fecero allusione*.
Al tempo che il culto d’Isido fu portalo ncll’llalia, che non pare sia stalo mollo prim a di Augusto,
lo troviamo sopraccarico di simboli allusivi a lultc le vicende clic anlcccilcntem cnte avea subito sì nella
credenza popolare che nelle meditazioni dei sapienti, e celebre pei suoi .l/i.sieri cho, a quanto pare, furono
i m edesim i i^/eiiriHi. Di ciò abbiamo una splendida testimonianza iiiApulejo, quando nella sua Metamorfosi
finge clic la Dea Iside gli apparisse, c descrive la solenne supplicazione che laccasi in suo onore. Noi, ad
onta delle grandi difficoltà del testo, la rendiam o quasi intieram ente, perchè può venirne m olta luce al nostro
argomento; mollo più che essendo egli vissuto sollo gli Antonini, non fu mollo lungi dal tempo in cui venne
rifallo dalle fondam enta, come vedrem o, il tempio di questa Dea in Pompei, per apprendere da lui ad un
dipresso ciò che allora di essa si pcnsasseo si credesse. « Ecco, egli dice, la Dea emerge di mezzo al m are coi
suo vollo venerando agli stessi Numi, cd uscendo a poco a poco con tutto il corpo dalle onde, sem brò che il
suo luminoso sim ulacro innanzi a me si ferm asse. Innanzi lutto la lussureggiante massa dei suoi foltissimi
e lunghi capelli leggerm ente in to n i, di qua di là m ollemente iniorno al divin collo le piovevano. Una
m oltiformc corona di diversi fiori le posava al sommo della lesta, nel cui mezzo splendeva, proprio sulla
fronte, un levigalo disco, immagine della candida luna, messo in mezzo di qua odi là da vipere clic lo làceaii
cornice, sorm ontata da un mazzo di cereali spighe, cdinlorcigliala di un leggerissimo velo di bisso; la quale
coi vivi c molteplici colori, ora sfolgorando di una candida bianchezza, ora del sem biante del fiore del Croco,
ora di un fiammeggiante rosso, abbagliava anche i mici ocelli. Nerissimo era il m atronale pallio e di fosco
splendore luccicante; che riciiigcndola tutta d’intorno e passandole sotto il destro braccio, p er rim ontare
■ Pliil. I. cap. XII -XIX. Did. Sic. I. Hcrcd. 11.
• Cl, Jablonik, in PcmhuAegypl. Lib, IV. c. 2.
■ Vcdi il Pigiiorio, Ment. Iiiae. pag. 70. — Kirchcr, Ohil. Pamph.
280. — Caylos, Jlccacil, lom. I, p. 45.—Pluchc,/■loriorffi Ciclo, lib. I,
ip. i, n. 8 . —Sclimidl. De Zedinei n eilri erigine aegyplia, opuse, pag. 51,
“Isis sub lonualconis ilidoni, ctcumfacic
in nummis Aegyplionirn, siculi in (|uadam A
Medicea.-Spanliomius, De praeil. a «in nu
Afylieloj. 6ci«/c,lom. H.pog, 33.
’ Zoega, Nnini Àrggpl., pag. Mi-.-De i
sull’ omero sinislro, invece di fare il consueto seno, scendeva come a varii piani, m aestosamente fluttuante,
sino alla ultima estremità. In lullo il lembo attorno attorno, c nella slcssa sua parte spiegala gran numero
di stelle risplcndcvano, c nel mezzo la piena luna che vibrava i suoi fiammeggianti fuochi. L ’orlo infine
di quella m eravigliosa veste in lutto il giro avca una corona intrecciata di fiori c di pomi. Ben diverse poi
cran lo cose che recava tra mano. Irapcroccliò nella destra portava uu sislro di bronzo, la cui stretta
lamina ricui-va, trapassala da una parte all’allra da alquanti bastoncelli dello stesso m clallo, quando
veniva agitala cclcramenlc dal braccio, rendeva un suono arguto ; le pendeva poi dalla sinislra un nappo
d’oro, dal cui manico, in quella parte che si eleva di sopra all’ orlo, sorgeva un aspide a testa alta c col
collo orribilm ente rigonfio. Le scarpe che protcgcvano quei divini piedi eran tessute delle foglie della
palm a vincitrice. Cosi mi apparve questa gran D ea, e spirando lulli i soavi profumi dell’A rabia, tali
voci mi rivolse; Ecco son venula alle lue preghiere, io m adre N alura d’ogni cosa, di lutti gli clementi
signora, prim a origine dei secoli, la più grande dei Numi, regina dell’inferno, prim a fra i celesti e prim a
forma dogli Dei c delle D ee '; io che la lum inosa altezza del ciclo, i salutevoli venti del m are e i mesti
silcnzii dell’inferno coi miei cenni governo; il cui num e unico, sotlo molteplici aspetti, con vario rito
e con diversi nomi tutto il mondo adora. Me gli antichissim i F rig i chiamano Eessimmlico, m adre degli
Dei; gli autoctoni figli dell’Attica, Cecropia Minerva-, gli abitanti della m arittim a Cipro, Pafiu V W e; quei
di Creta, sì valorosi a m aneggiare l’arco. Diana DiUinna-, i Siculi trilingui, Stìgia Proserpina-, gli Eleusini,
!’ antica Dea Cerere : altri Giunone, altri Bellona, allri Ecale, altri Rammisia ; m a quei che sono illuminali
dai raggi del sol nascente, gli Etiopi c gli Arii, e coloro che del prisco sapere van gloriosi, gli Egiziani,
con cerimonie afl'aUo particolari venerandom i, col mio vero nome Regina Iside mi appellano’ ».
Viene poi a descrivere la supplicazione: «Ecco, dice, si avanzano a poco a poco i preludii della m agna
pom pa, a cui aggiungono meraviglioso splendore le voci e l’ardore dol popolo. Questi cinto del balleo
m ilharo figurava un uomo d’arm e; colui alla veste succinta, alla daga e ai schidoni appariva un
cacciatore; quell’altro colle scarpette rilucenti d’oro, indossando una veste di seta e ricco di gemmo e
di m onili, con copiosa chiom a di cui ornava la testa e con un andare molle e cascante, mentiva una
donna; quell’allro che facea pompa di slinieri di fe rro , di scudo, di cimiero c di brando pareva allora
uscito da un ludo gladiatorio. Nè mancava chi ai fasci cd alla porpora scimioUava un m agistrato ; né
chi al p allio, al bastone, alle pianelle e alla caprina barba fingeva un filosofo ; nò chi in diverso guise
rappresentava o uu uccellatore col visco, o un pescatore coll’amo. Io vidi anche un’orsa m ansueta cho
vestita decorosam ente da m atrona, era portala in sella gestatoria, cd una scimia che con berretto c veste
frigia da G anim ede, recava tra mano un’aurea coppa; cd uu asino che avendo attaccale al dorso due
ampie ale, cam minava a fianco di un debole vecchio, in guisa che potevi disccrncrc in grottesco nell’ uno
Bcllorofontc e Pegaso nell’ altro*. In mezzo a queste piacevoli scene popolari che di qua di là movcansi,
già inaostosamcnlc procedeva la peculiare pompa della sospilatricc Dea. Donne risplendenti di candide
vesti, portando lietam ente varie cose tra m ano, fiorenti di fresche ghirlande, dal grembo, per la via elio
teneva il sacro convoglio, spargcvan di fiori il suolo; altre portando tersi specchi diciro le spalle, faccaii
sì che quelli che vcnian dopo adorassero di fronte l’immagine della Dea che gli spccclii rifictlcvano ;
altre portando pettini di avorio, coll’atlcggiamcnto delle braccia c il m uover delle dila fingevano l’ornalo
c la pclliualura dei reali crini ; altre unguenti di ogni sorta c vohilluoso balsamo faccano stillare in terra.
O ltre a ciò una gran moltiliidiiic dell’uno e l’allro sesso, con lucerne, fiaccole, ceri c con altre specie
■ Non sema rastone l’EgiiIo Asclcpiailc scrisse della idenlilà di lulle le
pagane religioni, loelogic o mitologie che si fossero; corno sappiamo da Snida
T. llfaraxs!. • Ecco pelago medio sencrandos Diis eliam vultns attollcns, cmcrgil
divina lacies, ac dchiuc paullalim lolo corporu pcrlueidiim simnlaccum,
escusso pelago, ante me conslitissc visura esl... Ioni primuii; crines uberrimi
lirolisiciuo cl seiisim inlorli per divina colla passim dispersi, mollllcp
dcniiebaiit. Corona multirormls.variis ßoribus sublimem dislinxcratverlieem;
cujus medio guidem super froiiloin plana rolundiUs in raodum speculi,
siilcis insurgcnliuin viperatum cohibila, spìcis etiam cerealibus desupcr
porreclis, niullicolor, bysso lenui periexla; iiunc albo candore lucilia, nunc
croceo flore lulea, iiuiic roseo ruboro flominida, et quac longo longegue eliam
ineum contulabal oblutnm. Palla nigerriina, splcndeseous atro nilore, quae
nmbonis vice, dojecla parie laciniac, multipUcì contabulationo dependula,
il. Per intcslom
palmac videicis foliis inlexlac.Talis ac lai
oaNurainnm, regina Maniora, prima Caelilum, :
Inrerocum deplorala silcnlia nutibus raeis dispenso; cujus numen t
mnlliformi specie, rito vario, nomino ronUijugo tolus vcneralur oi
primigcniiPlirygcs Pcssinunllcamnominanl Dcòm Matrem; tiincauloc
Aitici Cccropiam Minervaro; illinc llacluautes Cyprii Papliiam V.
Cteles sagilliteri Dictjnnam Dianam ; Siculi Irilinguos Slygiam Prose
Eleusinii veluslam Doam Cerercm; lunoncin olii, Bcllonam alii, I
lsti.Rliamnnsiam illi, el qui nascenlis dei Solìs in.
inedia semcslris luna llammeus spirabai igncs. Quaqua tamcn insignis illius
jioUoc perlliiebol ambitus, individuo ncxu corona lolis flerìbus lolisque
coiislriictapomishacrcbat.lain geslamiualonge diversa. Nam desterà qnidem
’ Quesla
un riio sacro non fa
descrivo cose die vedev.a ai lem
riferisce, clic allora non si mira-
Trhnfi che i generali romani me
miiai.c quello che ó più,
is Aegyplii, cc
nine Bcgiuam Isidem. Apul.
1 sorpresa. Ollrcdiè Apulojo
gli s.
al ridicolo, ma sino alla oscenilà; di die son pieni
sentarioui religiose, ed 0 eulebre la Festa dell'Asino,
el resto la testa di una divinili dell’Egillo, dove il
l i