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som igliaiilcpoiT avaiio'.A iui si può credere, aggiunge Plutarco, che Omero cT alotc i quali posero l'acquir
rom c principio di ogni cosa, avessero appreso dai sacerdoti dell’Egitto colcsla dottrina; secondo la i|uale
Osiride Tu dello l'O ceano c Teli Iside, dio insieme con Osiride a liiltc le coso dà vila e nulrim enlo; e
d ie non ad allra ragione dovesse attribuirsi la singolare opinione dogli E giziani, d ie ii sole c la luna
nel loro corso pel cielo fossero trasportali non in cocchio, ma in navi; perchè volevano con ciò sigiiilicarc
d ie ilairiiiHore ogni cosa trac origine ed alim ento’. Più slrcllaincnle, Osiride era il Nilo, Iside l’Egitto,
d ie mila la fecondità ripcloa dal N ilo, Tifone il m are in cui andava a perdersi il Nilo, cd i venti australi
naseeiili dall’Etiopia, i quali se vincessero di forza i venli periodici che spingono le nubi verso l’Etiopia,
sarebbe stalo iiiiilile. sperar le piogge d ie accrescevano il Nilo. Ma chi non sa clic gli Egizi inisdiiavano
in liiUo la Matematica c r.\slronom ia? Avendo essi osservala, dico Plutarco, una indiibilala corrispondenza
della luna colle inondazioni del N ilo, la luna medesima cliiamaroiio Isidc. Impcrocclic il Nilo nelle sue
inondazioni cresce alia m assima altezza di veiilollo cubili presso E lefantina, quanti sono i giorni di un
mese lunare: presso Memleic c Clioi scende a sci cubili, che è la sua minim a elevazione, c lanli giorni
si rieliicggono per un quarto della luna : presso .Menti poi la sua altezza è di qnal lordici cu bili, e questo
è il numero dei giorni neccssarii p er il plenilunio. Or noi novilunio del mese di Pbaneiiolli, al principio
della prim avera, essi celebrano, aggiunge il greco lilosofo, ipidlo cbc chiam ano ['¡iii/ressn ili Osiriilv iioìln
lìiiia. In lal modo collocando Osiride nella lima, la luna stessa, cioè Iside, clàiino in moglie ad Osiride, da
cui generi lullo ciò che lia vila sulla te rra; perchè la luna riempila del sole, nel vuotarsi, sparge da
per lullo i germi delle nuove cose. Laonde la luna medesima è da essi appellala Mniìrc del .Ifom/o*, come
(¡uclla la cui luce è generativa cd iim cltanlc, e meravigliosa iiiihicnza esercita sulla procreazione degli
animali e la vegetazione delle piante*. Quindi il fiore del loto, adottalo come simbolo della virtù generativa,
adornava tulli i Numi egizii, od era segno della sacra iniziazione. Quindi ancora il sislro in mano ad Isidc
e si frequente nel suo cullo. Conciosiacliè il sislro, nota Plutarco*, signilica clic lullo in natura deve
essci-e in m ovimento, c dove alcuna cosa incominci a in torpid ire, bisogna scuoterla, e come d e sta rla ,
perché silTaita m aniera, dicono gli Egizii, riesco cflìcaee a discacciar Tifone; volendo con ciò dimostrare
che la nalura che sem bra morta quando è fra i ceppi della immobililà c della inerzia, nasce di nuovo
col moto e riprende la sua vila. Laonde Iside slcssa fu della M inerva, che signilica : nio/itm a se ipso
profccliiin“.
E di qui pure l\m orc reiuUilo all'aspide, allo scarafaggio cd al gatto, pcrcliè riguardali quali oscure
iimnagini della potenza divina, come lo spettro solare n d lc stille di acqua*. Clic se non solo Vaspìdo, ma
anche i grandi serpenti e i dragoni fecero ¡larlo deU'isiaco cullo, ciò dcvesi p er avvcnliirualla sua icleiililà
con Minerva a cui il dragone era sacro’. E lo stesso dicasi del Pavone, proprio di (.iiuuonc, personilieazioiie
presso i Greci delia niiltira, come Isidc presso gli Egizii, e v ia innanzi, per non riuscire a nojosa prolissità.
In somma Isidc nella natura (sono ¡larole di Plularco)' è quella parlo che rappresenta la fcmina c accoglie
in sé i principii di lullc le cose, ed alla m anicia di una iiulrice, li feconda cd alleva, comioie ricettacolo
perciò chiam ala da Platone, c da allri Mirioitiina, cioè fornita di nomi senza luimcro, pcrcliè la raginne
in ogni sem biante e ogni forma la rivolgo. Di che il suo medesimo nome di Iside, cioè icieiir«, non meno
perchè, studiata, formava (come i pagani intendevano) la vera scienza dell’uomo, la scienza della Divinità;
ma eziandio perchè con vera sapienza la natura procede in tulli i suoi p assi'“. Al qual line le assoriaroiio
.Mercurio, personificazione della ragione e della v erità”, col caduceo, simbolo didia pace, accennando
all’arcana altissima potenza di quella m ente d ie in nalura concilia le cose che sem brano più contrarie
fra di loro, c la svariatissima molteplicità riduce a prodigiosa u nità” .
A qual icnipo intanto risale la fondazione del tempio ¿'¡side in Pom pei, cd a chi devesi allrihuirc?
I.'iscriziuiie trovala sulla porta del T em pio, risponde in parte alla dom anda. Essa dice che iViimerio
l’opidio, figlio di A'iimcrio, Celsiiio rifece dal fondamento il lempio d’Iside, caduto per Iremiiotn, e che per
sijfatta liberalità, i Decurioni, essendo egli di sei anni (cani essct aniioriim SEXS), l'aggregarono graliiitanicnta
al loro Ordine (Tav. V).
Dei /'ojn'dit in Pompei s’incunira spesso menzione nelle iscrizioni e sopralutlo nei programiiii scritti
a inano sui canti delle vie, altri a|)pellali semplicemente Po p id ii, altri col cognome di Hiifo, altri con
quello di Secondo**; anzi nello stesso tempio d’isidc si ha memoria di nn Niimerio Popidio Amplialo, che
a tulli gl’indizii fu [ladrc d d Niimcrio Celsino che rifece queslo tem pio”, e che certamente in nome e col
denaro del figlio eresse il sacro edificio. Appena scoperta questa lapide, gravi discussioni nacquero fra
i (lotti iniorno aH’clà di (jucsto Popidio Celsino. Imperocché altri interpretavano la parola SEXS che avesse
«fii an ni, altri sedici, altri sc.ixanifi, secondo che ritenevano clic SEXS fosse o voce in tera, o |)iirc
abbreviazione di se.rdeciniose.roi/inlii'.Ma oltre che nelle iscrizioni è frequente ia parola SEXS per SEX ’,
sarebbe stalo inutile nolare nel marmo l’età di Popidio Celsino, quando ricostruì a sue spese il tempio
d’Iside, so questo incidente non avesse avuto niente di estraordinario che m eritasse di esser ricordalo.
Che poi di sci anni avesse polulo aver denaro proprio da spendere a suo talento, c fosse stato aggregato
all’O rdine d d Decurioni, non era impossibile, ed a sovrappiù non nc mancano frequenti riscontri nella
Epigrafia*. 11 (reninolo clic ricorda l’iscrizione, ondo venne abiialtuto il icmpio, fu quello dell’anno C3
dell’È ra comune*, clic lauti dann i, come abbiamo d ello, arrecò alla Cam pania; terribile foriero che
precedette di soli diciasscUe anni l’eccidio (li Ercolano c di Pompei. In questo intervallo adunque è uopo
collocare la rifazionc del Tempio di cui parla riscrizione. Ma ciò suppone che il Tempio era più anlico,
e trattandosi di una divinità egiziana, edificalo prim amente per avventura dagli A lessandrini sul fiume
Sarno presso il m are, come a Serapide aveaii fatto in Pozzuoli, c ad Isidc, Oro cd Osiride in Napoli;
poiché, secondo la leslimoiiianza di S trabene, anche Pompei era una città di traffico, anzi l’emporio
delle cillà m editerranee iViiceria, Accrra c N o la \ È notevole nondimeno che la rifazionc del tempio non
appartiene più a niercalaiili egiziani, m a ad un cittadino di Pompei. Ciò dim ostra sino a (piai punto
riuscisse gradevole ai Pompeiani il cullo d’Isidc; la quale cosa è chiara eziandio della m edesim a iscrizione;
percliè il padre di iVnmerio Popidio Celsino non avrebbe cretto di nuovo il sacro edificio dal fondamciilo
e inlilolata l’opera al suo tenero figliuolo, se non avesse cosi voluto acquistare non meno a sè stesso che
a lui il favor popolare. Nò per certo gli fallì il disegno, perchè il D ecurionato per questo fallo appunto
aggregò graluilam enlc quel fanciiillello al suo O rdine. Questa considerazione che nascc spoiilanca dalle,
cose ragionale, coincido meravigliosamente con quello che dice P linio, il quale visse appunto iu queslo
tempo, della moda allora invalsa in Rom a, e quindi u ell'llalia, della egiziana religione; tanto che anche
III un irostamm«, riportolo dal oli. Rosini nella Dissorlaziono Isascsica
ai Papiri Ercolanosi ;
N • POPIDI
RVFI - FAII • GLiD • IN • K • N • POMPEIS -
VF.N.ITIONE
EX ■ XU • K • MAI • MALA • ET - IXLA ERVST
0 • PKOCVRATOH
FELICITAS
stessa Dissortoaionc Isagogioa :
iscrizione mossa sulla porto; di cbo son frcqucnlissiiui gU esempi presso gli
onlidii, nò mancano in Pompei medesimo. £ ripclulo nei tre nomi scrini a
musaico sut pavimento di una stanza iu loudo al tato oecidonlaìcdol porlicalo
slesso, corno negli scavi di questo ediCcio abbiamo dello, e non con minore
cerlczza cbo sia stato il padre di CtUiua; corno sua madre tu ccrtomonle
Iiuclla ohe portò il terzo nomo, donde ci prose il cognome di Cellino.
r i s MANinvs
T • FLAVIVS • QVINTINVS
EQ • SINO • AVE • I.ECTVS
EX • EXERCITV • RAETICO
EX • ALA • FLAVIA • PIA • FIDELI
MILLIMUA STIPENDIO
1IVS1SEXS:VIX1TANNIS
XXVI ■ PVBLIVS • CIIESCEXS
ET • CLAVDIVS • P.VTERNVS
a (piostaortogroGa, vedi loSpaiicmlo, De nm il pracslanlia
n. I, pag. 121. - il Mariui, .invi!, lom. I, pag. 280 segg. -
A/on. gaUni, alla Tav. 18- — E non di rado iucoiitri,nelle
ucor, mcxsil o l'ican'i, o vixsil, e.vlinexil, co»;«* o co»;un*i,
nloxi, semxi, c via innanzi.
>il M arini, A rro /i Ioni. I , pag. 89i
C • CVmTO • C - F
QVm • FAVSTINO
EQVITl • COI! • I - PII
ADLECTO IN ORDINE DEC
CVil ESSET ANNOKVM 1111
N • POPIDI ■ AMPLIATI
N • POPIDI • CELSIM
CORELIA • GELSA
’ et. Domenico Migliacci, lU/lusìoni sopra il /empio d’iiide ccc. Napoli
n03. Andrea Serao, nelle AoreniIcKeraKc del Lami n. 3,17gennaio IIGO,
col. 41 — Isidoro Bionclii, Lezione sopra tm’antico lapida sooperla di fretta
in Pompei, nellaiVuoro iloeco/ro Calojcriina, Tom. XV —Mariui, Arcali
Moreolli, De siilo, Tom. 1, pag. 23.1—Giinrini, In relcrnm monum. nonanlla.
Presse il Fabrolli po
Ed a pagina 03 o 04 reca un’allra lapida di un L. Frcuuio deonrio
ADCRCn-s »S50BUII xvu. Uu'allra iscrizione Irovato nella citli di Penne ,•
riferito dall’Allcgranza (Opusc- pag. 249 ) parla di un Cu. Lucio Vario
Fesliano decurione, o vi si dico vissuto'; ANN • UH • MF.N - VI. Dn marmo
cclnneso ò poslo da C. Cogitolo a! suo lìgUuolino C - l'ONT'IO • HYCINO •
INFANTI - DVLCISSIMO - DECVRION (Guariui , Rioereho sulfmlioa
Eelana, pag. CXIII). Negli Ani dcWAccademia Ercol. lom. II, pag. 4IX ò
riportola nn’iscrizione, (ora noi Musco nazionale) diunC. Giulio Egemone
adlectae in ord. dccnr. Miu
il quale oteii ANN • ’
Ed in Pompei stossa, ncllar
Altojo Liliella leggesi. M •
ALLEIO • LIDELLAE - F
ANNIS - XVII. Ctie
poi Celsino di soli soi aiiui
iscrizione, polollo accadcro,
¡usiate leggi romane, pcrcliò fatto siii/nrir, e
• emancipazione; fosso divenuto padrone del
0 ricevuto 0 por eredito o per donazione-Ma perché il padre era vivnilc.
elio il padre, emancipato il figlio, e cliiaiiialo dallo leggi ad esserne il
■, por lo volonto cd a sìposc di lui rifacosso il tempio il’Isido; opera
1 olio giuslaracnto al figlio volle inlilolata.
Sonce. QnocsI.R’ni.VH —Tacilo ritrae qncslp avvonimonlo adiin
iniiaiizi; ma Seneca, autore contemporaneo, va preferito per questa
piii clic lo descrive con tulli i particolari.