fosse destinalo al traffico domcsiico il più m inu to, come dallo stesso Bcclii si accenna, c clic per
mezzo di questo vano faccasi, senza d eturpare la facciala della c asa, polendo di qui i se rv i, alla
cucina cd alla dispensa occupati, trasportare le loro provvisioni senza di niente incomodare o avvilire
le stanze di nobile uso. Si c congetturato che in questo locale avessero stalla gli animali da tiro e
da soma posseduti dal dovizioso signore di queslo edilìzio, pe’ bisogni suoi c pe’ suoi piaceri. Pei'ò
nessuna orm a di mangiatoie fu quivi rinvenuta, c ciò potrebbe, a ragione, far dubitare di cosifralla
congclUira. Ad ogni modo la porta essendo larga oltre la consueta m isura, e sporgendo nel vicolo
additato col n.° 55, ben fa supporre che cosi fosse stata operata onde dare agio ai carri d’entrarvi,
dilalandosi a modo di quelle delle odierne nostre rimesse.
Le due caraeretle segnate nella pianta co’ n.' 85 c 84 sono le ultim e località di questa vasta
pom peiana dimora. A nguste, neglette servirono certam ente di stanza ai servi dell’opulento signore,
i quali inoltrandosi pel corridoio n.°82, cd ascendendo poscia un facile declivio, n.°81, conducente all’allro
corridoio già accennalo di sopra ed indicalo co! n.” 31, potevano facilmente accorrere, per tal via, pronti
c solleciti ai vari bisogni del contiguo leggiadrissimo triclìnio. E molli essere dovcano al certo i servi
del dovizioso signore di questa dim o ra, nella quale il gran num ero delle stanze, le tre scale quivi
rinvenute, e conducenti a spaziose e pure num erose soffitte, ci additano facilmente quanto v asta,
m agnifica, c sontuosa apparire doveva, nei bei giorni di R om a, sulle sponde del Sarno, la casa cbc
ora volgarm ente denominiamo di Castwe e Polluce, oggi resa solitaria c m uta dai secoli inesorabili
distruggitori delle umane grandezze.
Due iscrizioni di lieve im portanza se vuoisi, dipinte snìla facciata, furono rinvenute disollcrrandosi
questa casa. La prim a dice:
AVLVM VETTIVM FIRMVM
AEDILEM VIRVM BONVM ORAT
VT FAVEAT FELIX CVPIT
( Felice d e sidera A id o Vez io Firm o E d ile , uomo p ro b o p reg a che g li sia favorevole. ) E nella
seconda Icggevasi;
MARCViM IlOLCONIVM PRISCVM
AEDILEM DIGNVM
REIPVBLICAE FVSCVS FACIT
(jVuj’co Olconio Prisco E d ile Fusco s tim a degno della rep u b b lica .)
Oi'a lali iscrizioni sono quasi scomparse sotto 1’ azione dell’ aria , e non riprodotte nel giornale
degli Scavi dal Signor d'A puzzo, vennero però trascritte c tradollc, come le abbiamo riportate, dal
eh. Bechi descrivendo nel Museo Borbonico questa casa cli’cgli intitolava del Questore.
Molli svariali oggetti, operandosi queslo scavo, furono tratti dai lapilli che ricuoprivano i ruderi
di questo pompeiano cdifizio. Da noi esattam ente estratti dal giornale degli scavi, potrà il letto re, ove
ne abbia vaghezza, saperne il num ero e l’ im portanza, nell’ elenco a piè di quest’ articolo impresso.
Tolti dai luoglii ove furono rin v e n u ti, tali oggetti, arricchiscono oggi la interm inabile serie delle
antiche m inutaglie, la quale costituisce quella preziosa collezione del nostro Museo re ale, c che non
dee dirsi preziosa ma unica, perocché sola nel mondo ha potuto, e può ogni giorno, per benigna
fortuna abbellirsi a ribocco co’ tesori nascosti sotto le ceneri di Ercolano e Pompei. F ra gli oggetti
de’ quali è parola, sotto l’aspcllo dell’ arte sono da am m irarsi due grandi vasi di bronzo e di tanta
stupenda conservazione che l’arcliilclto direttore degli scavi nel redigere il suo giornale gli disse non
p e r anco u s a li, come noi testualm ente abbiamo riportala la frase nel nostro susseguente elenco.
Intarsiali di argento poggiano su dodici sfingi alle quali sovrastano due basi fatte a guisa di coppe con
ovoli cd intagli operali con delicato lavorio. O ltre a questi vasi cd agli avanzi delle casse o scrigni
rinvenuti nell’atrio corintio, segnato nella pianta della tav. 1 col n." 7, dei (piali abbiam fallo parola
di sopra c che diedero argom ento a supporre esser quesla la casa di un (picslorc, nulla invero di
molto ra ro è da notare fra gli oggetti (¡uivi rinvenuti. P ur lultavolla non possiamo asserire alLrcllanlo
intorno alle molte m onete trovale nei citali scrigni, essendo lali m onete serbale è vero nel Musco
reale, m a non ostensibili a nessuno in quella numislatica raccolta, che dolorosamente da lunghi anni
trovasi, non sappiamo per (juali cagioni ch iusa, c sottratta cosi alle ricci-che dei dotti, non che al
desiderio cd all’ammirazione dell’universale.
Le case pompeiane, decorate c sparse di mobili, di tende variopinte, c di suppellettili, nel loro
internò p re s c L r ò si dovcano leggiadrissime agli occhi di quella g e n te , come e fiic, ^ s a
su i muti avanzi che oggi nc rim angono, ove la immaginazione si compiaccia d. cam peggiale nclU
oscurità dc’secoli che furono. Ma lali avanzi oggi a dir vero, nella lor nudila, non fac.im cnie IraduyiM
arii ocelli nostri con elletli pittorici vaghi c leggiadri. E perciò nell’ offrire a’ nostri lettori sotto la
form a pittorica l’ interno di lali case, lo facciamo solo .piando può, tale fo rm a, riuscire o gradua
0 importaiilc. Nel presente caso pertanto ci è sem brala opportuna cosa ritrarre nella nostra tav. X
una parte dello sviluppo interno di queslo cdifizio, in quel punto della casa seguala nella pianta col
n " 16 c propriamente sul destro lato dell’ atrio principale ove aprcsi una specie <1. n icch ia, come
venne dal Bechi denom inata, la quale fa quasi di vestibolo alla porta che nella veduta ... parola .scorge
facilmente il letto re, e che mena nell’altro gran cortile dell’ cdifizio, vestibolo in antico vagamente
decorato di ligure c grollcschc. Sull’ apevU.ra di cui è parola stava a guisa d. soprapporla dipmU,
.uicll’Ermafrodilo con un satiro, che appena abbiam di sopra accennato descrivendo questa locahla. Il
signor Cario Bonuoci nel succedere all’ archilclLo d’ Apuzzo, che sul cominciare di questo scavo era
preposto alla direzione dei lavori in Pompei, giniilo appena con lo sgombero in .lucslo luogo, con le
seguenti parole descriveva nel suo giornale l’im portante affresco:
Sulla porla si è scoverta, mercè la diligenza e le cure dell’operaio addetto a pulire dalle ceneri
indurite le pareli, una pittura che è da riputarsi p er nn raro capolavoro c che forse non vanta alcun
lávalo in Pompei. Raffigura una bellissima fanciulla distesa con elegante negligenza, ed un satiro che
è già corso ad abbracciarla. Ma (piai sorpresa! Il di lei bel m anto celeste è stalo rimosso dal suo
seno, c la fanciulla m ostra nella sua parie sessuale ci.’clla c un Erm a fro d ito. L’espressione del satiro
rimasto estatico per la sorpresa c p er la rabbia è delie più vive cd appassionale che abbia prodotte
l'antica pittura. L 'E rm afrodito intanto cerca volulluosamentc di ritenere il satiro che vuol fuggire,
m entre tulio ciò accade sotto gli auspici di Priapo, la cui statua si scorge a breve distanza innalzala...
Oggi più non esiste il dipinto così l.Hlalo dal direttore dello scavo, il quale forse fu il solo cli’cbhe
a g io , nel 1825 , di am mirarlo c descriverlo, non appena venne dissepollo. Meritava invero questa
im porlanic pillnra l’onore di saperla custodire nel Museo reale, co’ debiti riguardi ccrlam cU c dovuti
alle leggi della morale e del buon costume, senza però defraudare ad un tempo l’arte c la scienza
della novella scoperta. Ma quello zelo che iniiamma talvolta più il fanatismo che la virtù, obliando
l'arte c la scienza, volle iucsorabilmcnlc, cd istantaneam ente, distrutto il pompeiano .lipinlo.Rispellaiono
le fiaminc del vicino vulcano il m onumento im portante, le sue ceneri lo sottrassero c Io tutelarono
dalle percosse dcvaslalriri delle mcursioni dei b arbari, c qui fra noi nel secolo in cui viviamo, non
è a credere, l’iiilollcranza comandò che la mano dell’uomo vaudalicainente distruggesse un monumculo
bellissimo, d ie p er diciolto secoli avca la foriima serbalo, ([iiasi volesse, come un retaggio dcll’aiUioa
civiltà alla novella incolume tramandarlo.
O G G E T T I D IV E R S I
RINVENUTI NELLA CASA DETTA DI C.ASTORE E POLLUCE
Oro. Q u araiilacinqiio m o n d e iiiiporiali riin -en u lo iioll.-i
c.issa d i a la a p a g . i c s o g n ala n e lla p ia n ln C ella lav . 1 col n .’ 12.
Jrgcnlo. Due nionolQ eo nsolari.
V A llre cin q u e m o n d e n o n dcsedU o nel g io rn a le d e gli
soav i, e riiiv en u lc p u re n e lla ca ssa d i so p ra cilala.
Uronzo. U na m o n d a d i g ra n d e m o d u lo seoiiso rv alissim a.
11 S ei m o n d e d i m oilulo in c w an o n o n dcscriU c nel
g io rn a le d e g li scavi.
)) M olle a llre m o n d e im pe riali d e lle q u a li no n è indicalo
n è il lu iin cm iiii il m od ulo n d l’ aiisidcU n g io rn a le.
OCGBTfl DI AllG liMO
Un su g g ello m ollo sco n sc rv aio , o n o n iiilellig iliile.
OGGETTI D i BKONZO
Un n a sitc rn o col m a n ico distaccalo e ro llo in p iù p a rli.
A llri Ire n a silcrn i.
l im p ic cola sla d e ra col co rrisp ond on le rom an n .
D ue so rra lu re .
tin a llro slrig ili.
rra m m c n lo di u o 'a U ra slrig llu .
U n s u g g ello co n la isc riiio n e C» “ “ci. d d q u a le si p a rli
jKig. 2 e s c g u en lo .
U n vaso circo la re poslo c jrriv o d e’ m a n iclii.
U n vaso cllillic o co l co rrisp o n d o n le co verchio , e con
m a n ich i disla cc ali.
Due g ra n d i vasi b is lu n g h i no n i>craiico u s ali, co n m a ni
olo g an lcm en lo a d o rn i d i bassoriliev i od in la r s ia ln r c d i a rg c n lo .