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Lii seconda offro una dirinilà parimenli barbala, a coronala
di foglie, c pur colla clamide; licne colla desira la patera, la sinislra
ila mollo sollevala. Non sembra da riconoscerà in quesla figurina
uo’allra effigie di Giove. Sicché o vuoisi supporre che avesse colla
sinislra il Iridcnlo, e dovremmo ricooosccre in essa un Netluno ;
ovvero un bastone, a cui si allorcigliava il serpente, c riputar lo
doiTommo un Ksculapio.
La lena di più Irascurato lavoro figura Ercole con clamide,
elle ben colla destro la clava.
La quarta ci prcscola una dello solile immagini della Forluna
con limone c cornucopia, c fior di lolo sul capo.
La quinta, più grande di lullo le procedenli, offro una divinili
velala con cornucopia c palcra; forse l’Abbondanza.
Kasi. È inutile fare una parlicolare cnuincroiiono di tulU i
vasi rinvenuii nella r-isa di M. Lucrezio. Solo diremo brcvcmenlc,
cho sono essi di forme e di usi diffcronUssimi. Vedi vario conche,
palerò, olle, coli, unguenlarii, caldaio (ahena), cd allri vasi di
svariale dimensioni. Traile palerc ricorderemo pailicolarmenle quella.
0 rodcai la
ad empacsUca.
Jledusa con giro di argento, lavoro
a ricordar due, conservale insieme
pud dislaccarsì dal suo fornello,
ha formato quasi un sol corpo,
ciascuno da due delfìni, di cui
Traile numerose caldaie son c
co’loro fornelli di ferro; una non
a causa deU'ossidazione, che nc
In quesla i manichi sono formali
s'inlrecciano in allo le code. .Merita poi
parlicolarmonlc
ramraenlalo un modio alto circa un palmo c largo p. 1 '/> rinvenuto
co’manidii dislaccaU. Né é da tacere di un piccolo vasetto, che
fu Irovalo ripieno di varii pezri di zolfo; come lunaria si osserva.
Per ia sua conservazione , abbiamo creduto opporluno di
pubblicare uno do’vasi con ornali manicbi, clic può vedersi riporlato
nella lav, IV, fig. 15.
Tragli oriuimenii della persona annoveriamo due fibule, o vane
anella, oltre a due specchi, uno dc'quaU circolare con la superficie
riflellenle assai ben conservala.
Candelabri. Varii pezzi di candelabri, in callivo sialo di
conservazione. È nolovolc un candelabro con l’asta di ferro, il piede
0 la Icsla di bronzo. La base poggia sopra quattro zampo di leone,
la Icsla è confomiala a capitello jonico, cd lia uncino per sospendervi
la lucerna, invece di coppa. Il fusto di ferro é in massima parie
perduto per l'ossidazione.
Bilance. Duo di questi ulonsili sono siati rinvenuti in vani
pezzi dislaccali. In uno apparisce pure il peso a foggia di un busto
virile , siccome non infrequcnlcmenle avvenne nello pompojai
Ed allro simile peso dislaccalo fu puro r. ronulo i
Oggcili dirmi, l'n piccolo fallo clie l’anlichiUl rilencva corno
un amuleto, una dirigile, un campanello ( tintiniiabuluin), un
calamaio (alramenlariumj, una lucerna, un piccolo peso, alcuni
frammcnli di caleña, un ago da cudrc , una palella da fuoco ,
diversi ornamenli di mobili in alcuni dc’quali apparo lullora il legno
carbonizzato, una briglia di cavallo, una lanicrna, c molli pezzi
di carro in parie di bronzo in parie di ferro richiamano l’allonzione
ilell’archeologo. Diremo parlicolarmenle della lanicrna o del carro.
Lanterna. Vedesi riimrlala questo groziosalanlcrna perfellamenle
conservato nella nosira tov, !V fig. 10, 11. 'Vedi di sopra un
leggiero manico por prenderla con molto facilito , c per tenerla
sospesa, che nella parie supcriorc d somiglianlissimo alfasla di una
bilancia. È da citare a confronto la lanterna scolpila sopra una
iscrizione da me osservata nel villaggio dello Curii presso S. Maria,
c pubblicala dai dolli Ercolanesi {lucerne p. 2(i5), colla occasione
d'iliuslrare alcune alito lanterne ercolancsi e pompejane, che son
pubblicale tav. LVI c LVII, o che sono somigliantissime a questo
da noi pubbUcala. Son da vedere lo coso copiosamente discorso
sopra simili arnesi p. 263 c segg. Si aggiunga quel che si dice
in Uecker ( Gallus t. Il p. 296, s. c I. Ili p. 59 cd, Kein 1. Il
nomo che diedero ì Greci alla lanterna si é quello di ,
XuxvoOxor; od i Latini la dis.scro lalerna, e lanterna. In varii modi
covrivasi il lume, or con lamine di corno, or con Iole, or con alita
malcría Irasparcnle. Noi non sapremmo come fosse compiuto questo
die pubblichiamo, sebbene é per la materia identica allo altro sopra
mentovale di Pompei c d’Ercolano, cho pur sono melalliche, cioè di
bronzo o di rame. Ina pailicolariti degna di osservazione é che ii
é conservalo il lucignolo, benclié in parto distrullo e carlionizzato.
Il suo greco nome é iXXùxyio-/, d’onde il Ialino cltyehnium :
cd era di varie materie. Ma quello delle lanlcmo ora di canape,
a cui dovca mescolarsi allra malcría per doppio motivo, c per
impedire la Iroppo presto consumazione deirolio,o perché fosso mono
soggetto a carbonizzarsi coH’azionc del fuoco. Il lucignolo della
nostra laulcriia era egualmente di canapo; o non sari fuor di luogo
ravvctlirc cho non poclie volle comparvero lucignoli conservali nelle
scavazioni pompejane, del che si vegga il cilato volume delle
anlichità di Ercolano, lucerne jiag. 2i3, c seg. o 257 seg. Inito
alto nosira lanlerna era lo spegnitojo da noi riporlato lav. IV fig. 11,
che comparve puro accoppiato ad allra lanlerna pubblicala dagli
Ercolancsi {voi. eit. tav. L'VIIÌ, o clic potrebbe in greco denominarsi
o^Sasn-piov opv»vov.
Pezzi di b'-onzo e di ferro, che calUiiiiiaito un carro. Sono
questi al n. di circa 60. Appariscono più o meno conservali i cerchi
di forro, deslinali a circondar quallro ruolo: il che ci d i la idea di
duo carri a due ruolo, piulloslo che di un solo. E ]>aro che ciò si
confermi benanche dalla considerazione, che quc’quattro corchi sono
presso a poco eguali di dimensioni. Osservo poi cho di due sole nvofe
mostrasi il carro tiralo da buoi, ov’é Ivasporlalo SQeito col piccolo
Bacco, da noi pubblicato nella nosira lav. II. Del resto non sarebbe
impossibile che fosso un carro a quallro ruolo. Olire i cerchi di
ferro, veggonsi porti degli assi di ferro, o non poclii ornamenU di
bronzo di varie formo, a foggia di vaselli, di diselli, di rosoncini
cd alirellali.
Mrumenli chirurgici. Consistono questi in due pinzelle,
cUseUae dc'Latinl,rpixc-Wj3»ii de'Greci. Esse, come in allro pubblicale
dal cav. Vulpos (,1/cmui'. della reg. Jccad. Ercolancse voi. VII
pog. 153 seg. lav. V), hanno gli cslroini alquanto ricurvi, ed i
margini fornili di piccoli denti acuii, dio s'incaslrano insieme, quando
lo due cstroinilà si avvicinano. Vi sono puro sei aslucci o teche
di bronzo, deslinale a contenere varii islrumcnli. Quattro sono più
pìccole, e due di più grandi dimciisioiiì, una delle quali essendo
aperto mostra lo eslremiti di alcuni specilli {specilla, per
lo die l’aslucdo che li conienea aveva la denominazione di
Vedi alcuni di questi istrumcnli edili dal cav. Vulpcs nel dialo v. \T1
pag. 109 scgg. lav. Ili, ove fa puro una distinzione fraile varie
loro specie, riportando ancora un asluccio simile a quello di clic
parliamo: tao. cil. fig. Vili. Furono Irovali nella casa di M. Lucrezio
allresi due amelli {hamuli, ivttarfu) simili a qucib edili dal
Vulpcs [cil. voi. pag. 138 seg. lav. V fig. IX, X, XI) ; non che
alcuni scalpelli [scalpella, a-JXa) di forma somigliante a quelli
pubblicali dallo stesso cav. Vulpes (v, lom. cil. tav. VII). Solo é a
notare che la lama é quasi inleramonto dislnilto; por modo die non
può diffuiirsi in qnal modo fosso proprtomcntc cotiForniato.
Debbo qui finalmente awerlirc che lutti i sopra delti islrumcnli
chirurgici furono pure illuslrati dal eh. sig. Commeiid. Quaranta con
varie dolle memorie, delle quali atlendiamo la sollecito pubblicazione.
Fbjbo—Tralasciando di far parlicolare menzione di alcune porli
di scrraluro, cd olire gli oggcili de’ quali dicemmo di sopra parlando
del bronzo, noterò die furono rinvenuii alcuni vasi, due porzioni
di cancelli, due armillc, alcuni pcii, due acaelle (secures), duo
zappe (ligones), duo piccole pnfc dcslinalo forse a raschiare ii suolo
{pala, Fiorelli Pompei, illustrazioni pog. 11) : duo ronche
(runconcsj, una lucerna, un grosso pezzo di ferro in parie ossidalo
forse uo piccone (upupa), una martellina (malleus), una pialla
(runeina), quallro basellc, cd un frammento con alcuno Icllcre.
Trorasi la pialla figurata nella nosira lav, IV fig. 9 , od
apparisce di forma somigliantissima a quella de'moderni nrlofici.
Solo é a notare che la pialla pompcjana é assai più pesante,
perchè gravo di ferro; c servir dovca per levigare grossi pezzi di
legname assai duro c scabro ; c senza dubbio era poco maneggevole.
È cerio che i Ialini appellavano queslo islrumcnlo col nome di
runcimz: come si Irae evidentcmonlo dal nolo luogo di Plinio, ove
parlando dell’abete , avverte.. . ramenlorum crinibus pampinato
sempcr orba se se volvens ad incítalos runeinarum raptus (XVI,
12, 82). Ovcé diiaro accennarsi a’irucioli, che sorgono dalVagitar
della pialla. Né diversamento raccoglicsi da Tertulliano, quando
osserva die gli dei del gcnlilcsimo orano lavorati sul legno con
vnrii islnimcnli... asciae cl runcinac et scobinae (/Ipolog. I2}\ e
ccrlamcnlc allude alla progressione dc'Iavori in legno, poi (|uali
abbisogna Vascia, la pialla, o la lima. Presso i Greci dcnomiiiavasi
Pusívn ; siccome ne avvertono lo glosso, ed Esichio. Da qucsl’ullimo
sappiamo pure clic la lama taglìento della pialla diccvasi ^ffn :
r» Í» Tws fuxivus Sfùrx/z, ó oiìiifi»; dal qual luogo dcdiicesi
pure cho fosse la pialla di ferro, trovandosi Ira’ferramcnli zi oiJépii.
Piombo — Sono da cilore alcuni pezzi di piombo, lrn’(|uaii
avvcne uno conformato a guisa di una patera, o tulli sono muniti
di molli piccoli fori, perché destinali a chiudere lo cslrcmili dei
lubi egualnionto di piombo, onde impedire il passaggio a mnlcric
oslrucnli, senza però impedire il corso dello acque.
OGGETTI DI OSSO
Pochissimi oggetli di questa malcria furono rinvenuii nella casa
di M. Lucrezio. Senza diro di alcuni poco dclcrminali frammcnli
ricorderemo alcuni ornamenli, una lesserà col num, Xlll, allra
col II. XIIII, allre due a forma di mandorlo, uno sliizzieorecchi
(aurisca/piim), e finalmcnlc molli di quei pezzi cilindrici forali,
e con varii buchi alla cslerna circonferenza, de'quali non fu possibile
finora delerminar l’uso, abbcnclié sieno lanlo frcquenlcmento vonuli
fuora dallo pompcjanc scavazioni. È pur da rilare uu piccolo corno
bovino, dei quale non ci altcoliamo a determinare l’uso.
OGGETTI DI VETRO
Più copiosi furono gli oggcili di vclro, che di vario forme
si irovarono al numero di vcniisei. Tra essi morilano di essere
larlicolarmcnto ricordali una tazza di eolor verde, un’allra graziosa
lazza con ornomenli da noi riportola (lav. IV fig. 4), un bicchiere
eoi suo piede inciicga (tov. IV fig. 5), e duo specie di ocnochoe,
0 prochoi, cbe veggonsi (tov. I fig, 15, 16). Olire a’dclli rosi ve
nc sono alcuni frammcnlati, fra'quali é da nolare una lazza con
fogliami, cd allra di color bicu ; come pure un pezzo circolare con
Icsla di Medusa a rilievo, la parlo concava di un cuccliiajo (ligula),
ud un piccolo lubo al di sopra di mia testo Silenica di pasta viirea,
da noi pubblicalo nella lav. IV fig. 12.
OGGETTI IN TEURACOTTA
Sono da citare una slalueila dì Eenere con da presso un
Panisco, cho cosliluiscono gruppo; alcune figurine virili o muliebri
in parto frammentato, o Ira questo alcuni frammenli nei quali
.appajono Iraccc di doralura. Si é ptir rilrovalo il buslo di un
fanciullo, alito busto femminile, im bacchico bicipite frainmcnlato,
la figurina di un gladiatore, ed alcuni frammcnli di una slalueila
rappresenlanlo una scimmia bifronte di color verde. Ma il principale
gruppo é quello da noi pubblicalo nella tavola IV fig. 2 , cho
ci offro duo uomini portando una Iglliga con cnlro un fanciulla.
Assegneremmo a questo sedia la denominazione di scila gestatoria,
o iectica, od a’porlalori quello di leclicarii. E non larderemo a
riconoscere in qucsii due seni, i quali trasportano un ingenuo
giovinello. Non sapremmo pertanto a qual’uso fosso destinalo questo
oggelto, se puro per la sua piccolezza non voglia riputarsi un
giuoco da ragazzo t<r«V»<oz). Del resto sulle Icllighe veggasi il
Uecker {Gallus voi. Ili p. 1 e scgg.), c gli autori da lui citali.
Solo vogliamo notare cho i leclicarii sono muniti di corregge a
guisa dc’modcmi per portar più comodamcnlo il loro peso; per
modo clic venivano a portarlo colla nuca, da cui parlivano quelle
corregge. E cosi rione bellamcnlc spiegalo quel che dice Luciano,
parlando appunto di simili facclibii; rks riiris ros rfzxéiois aTsrz
[Cynic. 10). Né é da tacere che le correggo medesime erano
delle lora, e struppi {Marlial. ep. Il, 57; GcUius viocf. alt. X, 3);
cd asscres le stanghe, die osscrvansi a’duc lali, necessarie a
portar la letliga, e perciò idcnlidic a quelle dei moderni. A voler
(iclctminaro il nome parlicolare della nosira sedia, ricorderemo
quella di cui si allribuisce la invenzione a Claudio, la quale fu
da Dioue appellata ííípas nx-.isiSTor, c la nostra IcIUga, la quale
offre nolln parlo supcriorc una specie di letto, di piena conforma
alla inlelligcuza di quello parole, come ritrovasi appo lo Sclieffcr
(de re vchic. lib. Il cap. IV pag. 6 8 ).
Iten Ire diversi salvadanai {loculi, sono venuti
fuori nella casa di M, Lucrezio: uno di forma rolonda, entro dol
quale si conscn’nvano ancoro Ire nionoto di bronzo di ì'cspnsiano,
di Galba, c di Domiziano ; due allri n forma di cnssollino, con
uii'apcrlura nel mezzo, i>or potervi inlrodiirre lo moneto. Noi no
abbiamo pubblicato uno nella nosira tavola IV figura 13. È poi
nolo dio di simili ariiosi furono ritrovali mollissimi nello scavazioni
|H>nipojimc,
Delle sci lucerne nd un sol lume, o >no>io/icne, non indiclicremo
parlicolariueiito che una sola, la quale offre al di sopra la immagino
di un cavallo.
Non |«)clii vasi di formo diverse non ridiiodono una parlicolare
enumerazione. Alcuni sono di rozza argilla, allri presoninno rossa
vernice. Tra questi ulliniì richiamiamo Talicnzionc sopra una tazza
con Tomaraciilo di duo leslc d'Ippogrifi, o sopra un frammento di
palerà con quadriga condolía da un Amore, c con la epigrafe
UAliCAE: non senza oiiicUcrc la menziono ili un vaso l'osso con
epigrafe FORM.
Sonosi rinvenuta quallro anforcite con iscrizioni, le quali dal
Falkener si riportano nel seguonto modo.
Nella prima è scrino di neri caratleri
È da nolarc die questo piccolo recipiente non conlcnca liquido
o Tino, ma una specie di conserva ; giocclié questa é la inlclUgtmza,
cho bisogna dare alla voce liquntnen: o che creder si voglia un
composto dcslinalo ad uso di condimento, come é il liquamcn, di
cui parla Columglia (VI, 2), ovvero propriamenle una coiisorva di
frulli, simile al Uguamen de piris, di cui é menziono presso
Palladio (111, 15 med.).
Ita seconda anfora offro la iscrizione
TVSCVLA
ON
OFFICINA SCAV
Non saprei qual voce si asconda nelle lellero ON; o sembra
erronea ia lezione. Ncll'ullima riga é ricordata {'officina Scauri,
avendo por arvenlurn relaziono alle figuline di Scauro; il quale
potè essere della famiglia medesima dd noto duumviro pompejano
//, Umbricio Scauro (Mommsen inscr. r. iieap. n. 2339 cf. Finali
nel J/us. Borb. voi. XV lav. 27 a SO).
Ita terza anfora presenta la epigrafe
kfES
AM . XVllI
Pare cbc al numero delTanfora si aggiunga la indicazione di
qualche particolare vino. Ricordo il Mesogiles di Plinio (lib. XIV,
7, 9); se pure dir non si voglia il Messcnium, dio pelò in tal
guisa denominarsi in vece dd più solito cpiloto di Mamerlimtm
(Marini atl Vilruv. Ub. Vili cap. 3, tom. Il pag. 154 seg.).
La quarta é lotta nella relaziono del sig. Falkener
. . A0AAAE
lEnPTINIOT
MIINOiOTOI
cd accemia al greco propriclario deH’onfora stossa, ebe far n
dorelle un rogalo a M. Lnerezio. All’opposto lato vedesi serillo
secondo il sig. Falkener,
che pare deggia inlerprclarsi KORCYRAEVM OPTIMV.M;acccnnandosi
a! vino di Cornea celebro ncU'anlichili, laldié si resero famose
lo anfore di Corcira KqiaofMOi ifviOfe's ( Jahn nc’ berichle di
Sassonia 1854 pag. 34 segg.). Eil una lalo parlicolarili illiislra
ptirc la greca provenienza di quell'anfora, e la proliabilili die
fosse un donalivo al pompejano magislralo.
Lo stesso sig. Falkener annunzia ebe lo dcscriltc anfore, mono
la terza, furono disollcrralc nell'czwcii'a, alla quale perciò d i egli il
nome di triclinio, perché furonvi Irovali ancora varii comnioslibili.
'l'ale si é un’olla con olive carbonizzale, la quale conservasi nella
niccolta delle lerrccotto del Reai Musco Ilorbomco, Per vcriti non
ci sembra questa una buona dimostrazione; e uc sia una pruova
l’csscrsi riirovala in uno de’cubicoli una patera di rossa vcniicc,
conlcnciile oik) calcinalo.
re ym'antelissu, cd
OGGETTI DI M.UUIO
Olire lo mollo slaluc di marmo, delle quali si é dello nel c
della descrizione, parliamo di alcuni allrì pochi oggcili della st
•li 11