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sugli anelli non solo lo d on ne, m a gli uomini an co ra, portassero piccole scollurc di Arpocrale c di alln
Numi egiziani’. Questo avvcnimcnlo, dopo l’abolizione dell’ cgcziaca religione in Roma comandata da
Tiborio, sem bra che abbia avuta la sua origine sotto l’im pero di Nerone, quando Lucano, aposlraiando
l’ Egitto, dicova;
No s in tempia tunm romana accepimns ¡sin
Scjnii/cosqHC caiies el sislra jubeiiUa liiclus,
E l qiiem tu plangens, hominem tcslaris Osirim’.
Certamente poco da poi Giovenale flagellava le. donne romano per la loro ridicola superstizione a
questa Divitiilà I m inistri c gl’iniziali a questo cullo in Pompei nè furon ponili, nè da meno di (pialunque
altra corporazione della città, come raccogliamo da un acclamazione, che si leggeva, scritta ad ocra rossa,
su di un m uro dirim petto a questo tempio*.
L’ingrosso al tempio che si apriva sollo quesla iscrizioiio, avca uua porla di legno che, come pololle
raccogliersi dai residui che se ne rinvennero, fu di castagno. Essa non venne sgangherata dalle violente
scosse (Iella terra iu quella tremenda eruzione del vicino Vesuvio; m a iu quella vece, restando imiirigionula
uell’ammasso della cenere vulcanica che seppellì quella m isera c illà, lasciò la sua im pronta su di essa,
trovala soda al tempo dogli scavi; donde il signor La Vcga no raccolse il disegno, supplendo ic parti
mancanti o dalle simili, o dagli indizii che nc rim anevano. È inutile ragguagliarla alle regolo vitruviauc.
perchè non sempre sono in ossa appuntino osservate. Nè poteva essere allrim enli, perchè questo lcm[iio
è (li Iroppo m odeste dim ensioni, per metterlo in paragone o cogli insigni luontimonti dell’anlichità c di
Pompei m edesim a, o por rintracciarvi l’applicazione dei precetti che Viiruvio dettava assolutam ente pel
decoro dell’arte. L’efllgic di questa p orla, raccolta dal signor La Voga (Tav. V), si presenta così, che
siccome nulla ha di straordinario, nulla lascia che uon s’iiitcnda. Risultava di tre hallenti, o imposto, di
eiii quello di mezzo era congiunto al baltcnlc della mano destra di chi entrava nel tempio. Quando si
apriva lulla, si spiegava dalla parto di dcnlro; quanto si voleva aperta la sola im posta di mezzo, allora
fermale sulla soglia le imposte estrem e, ciascuna col suo paletto di bronzo, quella di mezzo si ripiegava
su quella a destra. Le iacea di soprapporla (Jiupcrlhyriim) l’iscrizione in m arm o, c di corona o cornice
superiore una piccola tettoia, clic si può agevolmente divinare da quattro buche nc! m uro superiorm ente
alla iscrizione, dove erano incastonale le estrem ilà dei travicelli d ie la sostenessero.
Entrando nel tem pio, se nc vede a colpo d’occhio la disposizione: un ricinto rellangoiarc scoperto,
circondalo d’ogni iniorno da un porlico con colonne doriche, nel mozzo del quale riciiUo sorgo la cella
pel Nume col suo pronao. Nella parete del portico, dirim petto alla cella, che è tutta continua (pcrclu't
l’ingresso al tempio è alla estrem ità inferiore del muro di cinta al lalo diritto di chi guarda di prospetto
la cella (T av. II) ) , è una nicchia quadrala, nella (piale altre volle era dipinta ((uosla composizione a
fresco, ora nel Museo Nazionale; nel fondo un tempio ipolro, con uu portico che lo chiude da tre lati, c
la sua cella nel mezzo, che può ritenersi corno un disegno di (¡ucslo stesso tempio d’Isidc; alla estremità
del lalo sinistro del porlico, s u d i una mensola Arpocrale ; giovinetto, lutto m ulo, che l’indice delia
m ano d rilla pone a traverso le la b b ra, e nella sinistra porta una palma ; iimanzi a In i, m a a drilln
del riguardante, un sacerdote isiaco con la testa rasa, e portante due candelieri accesi con larga (iamma
ad olio. Gli Egiziani collocavano questo Dio innanzi ai loro tem pii, a comandare il silenzio dovuto al
luogo sacro *; a cui ben si addiceva la palma, solenne noi m isteri isiaci, come l 'abbiam veduta in inano ai
Numi della sup|ilicazione di Apulcjo, c come inlcssuli di foglie di palma ei oi descrive i calzari d 'Isid e
medesima. .\ ciò poi scelsero peculiarm enlc A rpo crale, pcrclu'i si diceva concepito da Iside con
O siride, quando (¡ucsli i-ivcnne dai regni dol silenzio o della m orte, come narrava la favola. La quale
in due guise è interpretala da Plularco. La prim a in simbolo agrario, in quanlo che signilicando Isidc la
lerra, cd Osiride suo m arito la semenza che ad essa si affida, volessero indicare gli Egizi, che la lerra non
produce il frullo se prim a il seme non sia stalo nascosto nelle viscere di lei, che è una specie di m orte della
sem ente; la seconda in senso ieratico, in quanlo che Arpocrale imponesse agli adoratori della Divinilù
(li lacere di essa, perchè non avrebbero potuto m anifestarne clic cognizioni im perfette cd inconiposle''.
E singolare l’opinione di Varrone citalo da S. Agostino ’, c seguila da lui m edesim o, che Arpocrale fosse
rnlloealo fuori del tem pio, per am monire chi vi entrava di non dire clic Iside, o Serapide o Osiri orano
stati una volta uom ini, non Dii. Quel dolio romano Iruduccva così ravversiorie m ostrala dal Senato per
le egiziane superstizioni, lullc le volle che si era tentalo d’inlrodiii'lo in c illà '.l’or altri, ma con cgiiab-
' lam vero H arp oeralcio, stoluasiiuc oegy|ilior(j(ii nioninum in dlgilis " F iorelli, Pom/ie/oo. ArKiyoii. IIUl.T. I, pag. 180.
viri quoque porlarc incipiunl. Pliu, II. N. X X X Ill, a . ’ Ut CitiUtlc Ve!.
■ Sollo il Consolalo ili L. Rmilio Paolo, il Senato co nu ndò uiic si
alihotlessero i tempii ili Iside e di ScrapUlu (forse con 'Sm. FA u. 520-5.11. la leggo riportala
GN IIELVIVM
. S.iniM-M • AED • ISIACI VNivEns! • non •
’ Dello però dai Greci Srjolio» da eeymy, «ifro.
Ja CicerorKS, lil>. II, do Leg. c . 2 9. Sepanilim ne
ài ruUiec
Console, ilcposla la pcetesla, c
dalla d om olizion o.V al. .Mas.O
.inesle D ivinili, f(i abolito di ni
:a(m i eoiua(o). K al
S. Kiprodotlosl in Hot
improbahililà, l’Arpocrate egiziano non fu in origine se non un filosofo greco che, come primo prcccllo,
im|)Oiieva ai discepoli la taciturnità, o per questo riputalo degno in Egitto di raccom andare il silenzio a chi
entrava nel loinpio, dove era lauto più necessario il serbarlo, perchè costituiva un allo di cullo. (T av.X I).
Di sotlo a ([iiesta nicchia furono rinvcmili gli avanzi di un inginocchiatoio, e all’ingresso del tempio,
dite vasi lustrali di bianco m arm o, ed unii cassetta di legno por le oblazioni degli adora tu ri'.
Quando sei nel recinto scoperto, incuiilri a sinislra un’ctiieola (T av . II, 15- c Tav. IX ) donde per
ima scaletta si sccmlca ad ima volta sotterran ea, per le lustrazioni, come indica il bagno clic vi si trovò,
uno dei principali riti del cullo isiaco, prescritto non meno agli iniziali che ai sacerdoti, i quali ultimi
dovevano lavarsi due volle il giorno c due la notte. È tutta osteniam onle decorata di sUicclii od istoriala.
Sul dinanzi un Aiwbi in piedi col caduceo in m ano, circondato di sacerdoti con varii simboli del culto,
ed innanzi a lui varii iniziati prostrati in allo di preghiera; nelle m ura laterali, da una parto, .Mercurio c
una ninfa con due genii; dall’altra .Marte e Venere con due altri g enii; c p er ciascun lato della p orla,
im magini d’ Isid c, a cui altra volla corrispondevano da piè due piccolo are di tufo, o in poca distanza
(la (piell’a destra di clii guarda la porta di questa edicola, è un’ altra ara più grande (T av. 11, l i ) , sulla
quale fu trovala aucor la cenere con i fram menti delle ossa delle vittim e immolale.
Dal lalo 0}ipos1o doiralrio, di rincontro a quest'ara, si apre sul pavimento come la bocca rettangolare
di un pozzo, m a di pochi piedi di profondità, prolella in origine da una tettoia, come dalle tegole rim aste
potè giudicarsi (T av. II, 1 3 ); specie di sacrario, rinvenuto pieno di cenere e di avanzi di fruUi bruciali,
fra cui pinocelii, fichi secchi, noci, avellane, d attili, castagne cd anche cipolle; od in mezzo a questo
m iscuglio i fram menli di due idolrlli egiziani in m arm o, di cui uno con m olli geroglifici, scolpili pelle
cosce o le gambe.
Più innanzi nel medesimo recinto o la parte principale del sacro edificio, la Cella pel Nume (T av.II, 19).
È preceduta da un pronao o veslibolo, il cui pavimento ( Tav. li, 18 ) si eleva lanlo sul circostante, che
bisogna montarvi per alquanti scalini. Sci colonne d’ordine corintio, disposte come vedesi nella pianta, nc
sostenevano il frontespizio, form andone la facciala. Ai due lali della piccola scalinata sono due are
(T av . 11, IC, 1 7 ), c più innanzi, fu o ri, c fuori dello colonne, duo basi m a senza slaluc, cliè forse
l’aspettavano tuttavia, quando il tempio fu sepolto dalla eruzione. Il pavimcnlo di questo vestibolo era
a m osaico, m a ne mancava una p arte, tagliala dagli nnliclii. Sicgue la C ella, ai cui lati sono nicchie
destinate a slalue che si corcarono all’invano, o p er avventura m ai non vi furon collocato, o nc! mezzo
una specie di podio, a traverso del (¡ualc è aperto un cunicolo con due anguste uscite alle due cslrorailà,
ccrlam cnlc poi sacerdoti.
Su (¡ucslo podio dovette essere il simulacro d’Iside, irovalo in disparte, abballalo por le scosse della
terra ; il quale, come si arguisce dalla relaziono degli scavi, ebbe la lesta, le m ani cd i piedi di m armo,
il resto del corpo di legno, e fu grande quasi quanto il vero. La mano destra, rinvomila intiera, stringeva
al solilo un sistro clic era di bronzo’. Ui queste slaluc, colle estrem ità di m armo cd il resto di legno, nc
furono scavale anche altre, di cui fra poco terrem o ragione. Nò va tralascialo clic in questo silo vennero
fuori due loschi, por avventura di due sacerdoti, c le reliquie di due casse di legno b ruciato, clic
contenevano una piccola lazza di oro, un am ulolo di bronzo, un vascllino di crislallo, una lucerna di
bronzo a due becchi, c due piccoli candelieri dello slosso m etallo, in lutto simili a (¡udii delle nostre
chiese, tranne la coppa, lerm iiiala con un fiore di lolo, per adattarvi il luminello ad olio. Non valso a
quei meschini il cercalo asilo contro il finimondo clic distrusse la cillà infelice! Dinnanzi ad un [lilaslro
accosto alla Cella fu im a lavola di m arm o slaliiario con 21 righe orizzontali di m inuli geroglifici, ritinti
parte in nero, parte in verde, con un’altra riga verticale, scolpila nella grossezza della tavola, in colore
rosso, ora nel Musco nazionale; c presso agli scalini del pronao, una piccola ara di bronzo*. Da ultim o nel
muro posteriore della Cella (Tav. 11,20), fu trovata, in quella nicchia che ancora vi si osserva, una piccola
slalua di Racco, di hiioiiu m aniera, coronato di pampini, con una tigre ai piedi; c tanto il Nume quanto la
fiera colorali al naturale od in alcune parli dorati, colla iscrizione incisa nella base ; della quale abbiamo
già innanzi dala raifionc:
N POPIDIUS AMPLIATUS
PATER P • S •
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7 :
Noi non c’inlrallcrrcino allrim enli iloirallinenza di Racco C(
e O sirid e, consono di le i, fu scambialo con lo stesso Racco
i Iside, quando a suo luogo abbiam veduto
l'isoiw c Gobiiiio; po i.la ca iw iic ll'iiino 705 solto i Consoli I,. Giulio Ccsoro
c e . Sovilio Voci(( Isoiirico. Ciò sino «I loiii|io di Ijrro K c . Dopo di lu i.
ridiianiuto do Augusto, Fnim o 7 1 1, fu rilegalo fuori lo m ura iu dislauta di
ciiiquoociito passi dalla C illii. sollo il Cousolalo di M. Lollio o 0 . Eiuilio
Lepido. D iou e, lib . X L Il, X I.V ll. I.IV . Q uindi, come a suo luogo nbbiamo
dodo, fu proserido da T iberio, (c Gius. E b reo, .Inlfyuii. JMc. Ub. XV H I,
pudicissima mairniia F aolina), per rieoniparire sodo Ncruito.
ricorrere ad a ltre autorità, sono desunti dallo i
Ju ifg u au ru ju .d o l eh -F io re lli.
• F io relli, lllsl. Patnp. .intiquit., T. I,
■ V. g li .Id i deU Au. Brcolaaeu. T . II, p;
focconsi innaiirl .ulla Dea Ire volte ll giorno,
O i..o a I.X X V llI, LX>
27. Serviva ai sutTuraigi cl
clic parla Plularco, <Ic le.
'a lb a , al m c riojl e alla sora-
, cap. X X X V .