1 - ■ I
; - m
in i'. - ¡ I "
I
kkll
m
4 CASA DI s m ic o
condono. Ad avere una idea di lali pareli può il lellorc consultóre la tavola li di questa descrizione,
ove nel centro è ritratta una delle tre composizioni di sopra c ita te , cosi riportata nel Giornale dogli
scav i, e che di certo è di somma im portanza:
« F ig u ra questo dipinto la tenda di E n ea, dove egli in compagnia diM nestco, del fido A cale,
t c del giovinetto A scanio, si riduce per cavare dal femore ferito il cuspide di im dard o, di cui ha
« già spezzata la canna (vs. 384-C ) :
¡nlerea Aencan Mmsihetis, et fidus Achates,
Ascaniusqiie coiites, eastris sUituere cruciitum,
Allemos longa tiilenlein cuspide grcssus.
« Da tanto acerbo dolore inasprito Enea vuole che allri lo aiuti ad allargare con nn ferro la p ia g a ,
< onde tolta la saetta possa presto far ritorno alla pugna (v s. 3 8 7 -3 9 0 );
Saetiii, et infracla luctatur arum/me telum
Eripere, auxilioque «iam, quac p ro x im a , poscil:
Elise secenl lato vu lnus, leliquc lalebram
Rcscindanl penitus, sescquc in bella remillaiil;
% c sta Enea nel mezzo frem ente, poggiato a lunga asta c sulle spalle di lu lo , che piange al cospetto
« della paterna sventura (v s. 398-400):
Sia&flI acei'ta fremens, ingentem hìtus in hastam
Aeneas, magno juvenum et moerenlis M i
Concursu.
« Immobile alle sue lag rim e, iacrimis immobilis (vs. 4 00 ), presenta il femore denudato a la p is, figliuolo
« di la s is , più di ogni altro diletto ad A pollo, colà accorso a sanar l'e ro e con la medica mano
* (v s. 3 9 1 -2 );
/ningifc aderni Phoebo ante alios dileclus lapis
lasides,
« che ritorte le m aniche della succinta veste, con tenace forcipe si studia di estrarre Io strale dalla
. insanguinata coscia (vs. 400 -4 );
Ille retorlo
Paeonium in morem senior succinctus amictu,
Multa manti medica P/toebique polenlibus herbis
Nequidquam frepiiini, nequidquam spicula destra
S ollicilal, prensalquc tenaci forcipe ferrtim;
I ma indarno, che N u lla viam Fortuna regit; niltil auctor Apollo suhvcnil (vs. 405).
«In tanto il clamore della pugna più si avvicina alla ten d a, ed il fremito de’com battenti, la densa
. nube di polvere che ricopre il cielo, i cavalli dei nemici già penetrali negli accampamenti
« a cui scende un nugolo di d ard i, fanno certo Enea della fuga dei Troian.
« il ferro dei Rutuli (vs. 406-410).
« In tal m entre. Venere colpita dalla non m crilata angoscia, che a tale estremo condotto preme il
« cuore del suo ligliuolo, coglie sull’ Ida un ramiceilo di diclamno i.W vos, dalle adulte foglie, ed ascosa
« la persona in oscuro nim bo, lo reca lapis ignorans (v s. 4 20 -1 ) al languente eroe (vs. 411 -4 ; 410-7) :
Hic Venus, indigno «ali concussa dolore,
Diclamnum genitrix Cretaea carpii ah I d a ,
Puberibus caulem foliis et (lare eomanlem
P u r p u r e o ; ..............................................................
Hoc Venus, oùscuro (o cim circumdala nimbo,
Detulil ;
« ed occultamente m edicandone la ferita, ne ristagna il sangue, e fattane cader la saetta, gli ridona il
« pristino vigore, alque novae rcdiere in pristina vires (v s. 421-4)
La pittura rappresentata nella opposta parete
mezzo
caduti duro Marte sotto
; è dipinta la tenda d 'E n en , esprim e, a
’m
i ; r l
CASA DI SIRICO 5
di asta e parazonio, un nudo eroe ed una donna in bianco am m anto, c coronata di alloro, che gli
addila un’altra figura muliebre. Questa lerza figura con un velo ceruleo su bianca tunica nasconde
con ia persona la vista di un carro e protende le braccia come p er respingere o im pedire la partenza
dell’eroe, volgendo in dietro la lesta con im menso dolore. Gli illustratori di questo dipinto scorgono
m esso Turno fra Lavmia ed A m ata, quando ia regina piangendo supplica Turno a non pugnare coi
T eucri.
Nulla ha di comune con le surriferite composizioni la terza dipintura di questo trk lin ium . Diverse
figure femminili circondano Erm afrodito seduto nudo in un seggio da verde drappo coverto. Muliebri
ornamenli offrono al protagonista le n in fe, e due di queste gli stanno vicino, cd una ha nelle m ani
un piccolo cassettino atto a contenere e profumi ed essenze. L ’ampia lincslra di questo triclinio era
chiusa da quattro va lva e e d ivisad a una grossa trave di legno; era fornita di v etri, de’ quali però
non si rinvennero i fram menti.
Accanto alla stanza n.® 10 ne sorge un’ altra n.® 1 1, che pure sull’ atrio risponde di m inore
dim ensione, rivestila di ruvido intonaco e col pavimento di m attone pesto. È una cella che era danprim a
m comunicazione col limitrofo tabiino, m ercè una porta la quale chiusa dopo con fabbrica divenne un
armadio ov’erano tre ordini di scansie le di cui im pressioni sono ancora visibili, e visibili i fori
pe’ chiodi che quelle scansie tenevano sospese.
Dal lato opposto di questa rustica stanzetta, dopo il lablino, vi è un’ angusta fa ucc, n.® 1 2 , rustica
quanto la stanzetta d iso p ra descritta, la quale fauce congiungeva questa casa di Sirico col giardino
già innanzi descritto dell’allra casa Num. 57.
Le località n.® 13 e 14 rispondono pure sullo stesso giardino. Quella n.® 13 è una piccola
cella, ove sulle pareti bianche eranvi e sirene, c candelabri c quattro piccoli q uad ri, oggi p e rd u ti,
e de’quali un solo ora rim ane che raffigura la prolom e di un fanciullo ritratto ul naturale. Sovrastava
alla porta d’ingresso un tabulato, sul quale si ascendeva, di certo, con una scala mobile di legno,
destinato a sopportare angusto Ictticciuolo, o dom estiche siippelleuili. L ’altra località n,® 14 è ima
vasta area in cui chiaro ravvisasi che por form arla varie stanze eransi diroccale. Un solo di quei
cubicoli, n.° 15, rim ase intiero, ove raw isansi vari avanzi di pitture su fondo bianco, fra le quali
un barbalo poeta seduto c coronalo di alloro accorda la lira co’ canti di una Musa che gli sta di
rincontro.
L a cu du a n." 1 6 , già dcscpilla nella casa Num. 57, im metteva in una specie ili veslibolo n.» 17,
¡I quale cosi serviva di seconda u sd ia sulla pubblica via, tanto alla casa Num. 5 7 , come a questa di
Sirieo. E la località n." 18, io cui ora appunto si cnlra dal veslibolo n .° 1 7 , dovca dapprim a essere una
bottega, forse Indipondenle da questa abiladone di Sirico, m a d ie , per siiceessivi restauri, venne
aggregala alta casa come c ella r ìm ì disadorno e rustico quanto il locale che lo precede.
'■{ r i
!■; I
r ’ '■ 1 ' ■,
ly *
■ i l
Si
OGGETTI DIVERSI RINVENUTI NELLA CASA DI SIRICO
Bronzo. Moneta Ui media groDdeiia assai corrosa.
Allra di piccolo raodolo.
Altre ire monde non dcscrille ocl Giornale degli se
OCCETTI DI ORO E GEM.VE
s. I. II.» 23 c2-t.
Due piccolo gemme spdtonli ad aodli dispersi.
OGGETTI DI BRONZO
N.* 8B, lorcliio clic servivano di ornnmonw ad una
Due lucerne.
Vari clilodi.
Una conca.
Due patere con lungo maiiutirlo.
Un rammoinolo.
Una scodella.
c 21.)
veso disperso,
on corrispondenti e,
□ Icllere rilevale fc lo SIRICI. (Ttiv. I 0.» 19,
Uno specchio circolare.
Dircrsi svariali ornamcnli.
Duo serralnre di una grande cassa con elegante manubrio di
lo cui cerniera componevasì di 2 8 persi di osso cilindrici, e
duale cessa slavano riposti dei tessuti.
Eleganlo candelabro con maschere sceniche nella base, c c<
corrispoadcnlc lucerna, dclinoalo al n.» 25. della tav. I.
Vario serrature.
Varie cerniere, ed anelli por mobili.
Quallro vasi, uno dc'iiueli obbastanra gronde in forma di pi.
Parlo di uo cardine.
Un (i
OGGETTI DI FERRO
Tre scrralurc.
Vari chiodi.
Due spiedi.
Duo lamo di collcilo.
Un porro acuminata d‘i
il iJ
g h i e , È!
- I :
Il 1