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la grandiosità dell’insieme. E come i comici poeti dei nostri giorni mal periti sarebbero nei segreti dell’arte
loro senza meditare su i capi lavori dcll’anlica commedia greca c latin a, gli odierni artisti così mal
potrebbero innalzare una sala dedita agli spettacoli (solto il duplice scopo deU’arle c della convenienza)
¡)rivi dello studio critico dei m onumenti di questa natura, su gli avanzi degli anticbi teatri.
La seguente iscrizione, rinvenuta fra il g ran teatro scoperto cd il m inore, accenna che tm Marco
Artorio architetto ebbe a costruire questi edilizi:
M . ARTORIVS . JI . L . PRIJIVS .
ARCHITECTVS.
E p er dire delle altre iscrizioni rinvenute nei due Icalri, innanzi di esporne le varie parti architettoniche,
accenneremo come sul primo grado dell’orchestra, nel teatro scopcrlo, sta una leggenda nel m arm o
incastrata e distribuita come può osservarsi nel n." 28 della lav. I. e che pure è riportala nella quinta
nota della illustrazione sulla casa d etta d e lla seconda fo n ta n a , ragionandosi quivi appunto di quel Marco
Olconio del quale è parola, ed il cui nome ripetute volte si è rinvenuto in Pompei. La iscrizione in
caratteri di bronzo così leggesi nell’orchestra del gran teatro scojierlo:
M . HOLCO NIO . M . F . RVFO
li . vm . I . D QVINQVIENS
ITER . QVINQ TRIB . M . A . P .
FLAMINI . AVG . PATR . COL . DD .
Questa iscrizione volta nel nostro volgare idioma fu in terpretata così: A Marco Olconio lìitfo figlio
d i Marco D u um viro , e Giudice p e r la quinta v o lta , p e r la seconda vo lta Quinquennale, Tr ib u n o dei
so ldati eletto d a l popolo. Flamine A u g u sla le , Pa tro n o della colonia s i dedica. Il chiarissimo Bechi nel
discorrere, correndo l’anno 1824 nell’opera del Reai JIusco Borbonico, di questi teatri, opinò che forse
in mezzo a tale iscrizione era situalo il simulacro di questo 31. Olconio (poicliè delle grappe che lo
sostcncvan, egli soggiungeva, vcdeans! allora ancora le prese) e che corno a patrono della loro colonia
i pompeiani gli avevano creilo nel teatro da lui edificato a comodo e grandigia della colonia istessa.
Ma i! Mazois non respingendo interam ente la ipotesi che quivi potesse sorgere la statua di questo
benemerito pompeiano, accenna però che forse potesse in queslo luogo essere invece un bisellio dedicalo
appunto a Jlarco Olconio. Il dotto architetto francese asserisce che poco lungi da questo punto fu
rinvenuta la statua di Nerone fanciullo, c quella di Agrippina; cd a lal proposilo soggiunge non esser
probabile però clic tali semidei del mondo rom ano fosser quivi allogali come corteggio al magistrato
pompeiano, comunque fosse stata altissima la stima de’suoi concittadini; e conchiudendo opina che tali
statue provenissero da altro luogo, difficile a determ inarsi e qui p er caso ritrovate. In falli tale
ritrovam ento più d ie im portante sarebbe certo oscurissimo. Ma noi crediamo clic di certo il Mazois
fu indotto in un errore, pui'occhc da noi percorso scrujiolosnme.nte il giornale degli scavi possiamo
ben accertare non esservi in questo, indizio delle due statue citate, le q uali, c per la mole c per
l’argomento della loro rappresentanza non ¡sfuggile sarebbero nella diurna descrizione dell’operoso
La Vega, diligente oltre ogni dire segnatamente quando operò lo scavo di questi cdifizi.
Cile il teatro scoperto sia stalo edificato da questo Olconio Rufo, e dall’altro Cclcrc, ne fan fede
i frammcnU di altre due iscrizioni, una che era nel fregio dell’ordine che decorava la scena, l’altra
che slava sopra una delle due porle inlroduccnti all’orchestra. Quella posla nel fregio è la seguente:
JI . M . IIOLCOMI . RVFVS . ET . CELER .
CRYPTAM . TRIBVNALIA . TIIEATRVM . S . P . »
L’altra sulla porla dell’orchestra ripetendo la medesima idea è distesa così come da noi qui si riporta:
M . JI . IlOLCON _ I . RVFVS . _ ET . CELER .
CRYPTAM . T R I-B V N A L . T IIE A _ T R . S . P -
AD . DECVS . _ C O L O N I-A E . "
Ci racconta adun<iuc la prima che i due Marci Olconii R u fo e C elere, eressero a p ro p r ie spese la
Il P. Garrucci bcllamenis osscrta le segueoli case su questa
cLe cosa sla la crjpiu, e I Iribmalia qui ricordali ; pcpoccHe so queste 5
del meilesinoedilialo, siccome del irlOunuIiu s'Inicode dase, col semplice <
di ciò cbe nescrite Vitruvio {L.'V , c. VII ) , c I comoiootalorl di Suetonlo
« ) , cdclla crypla, ccl paragotedel luoghi, ovcO tolta Del scuso di erypio
Pororei; se queste, dico, sotto parli del
II solo vocabolo TIIG.VTIIVU? Veramen
legge CIIALCIDICVM, CRYPTAM, PORTICVS nomloarsl
ha fallo costruire la crppla e I /torlicu» col Chalcidicvmf non baslavti di aver dello
CAolcidicutnPCho se si vuole averla i|uldrscrH li per p o ri« , nominando CMMicum,
cryptom, Portfcu.; non si d a rri adunque condannare gli Oleonll, 1 quali parimenli
hanno scrino, TAeulron, Crypiam, TVilunol/o, Credo perciò che nteairum sla 11
Domedcirrdinilo.emlparmenmaledl scusare unaverhosiU forse non irtnpporlunaa
aueh'lo la difficolta di un fraseggio
na Oisierlocione iaayoyieo.
C rip ta , il Tribunale, i l T e a tro ; e l’altra ripclc che cpicsli due Marci Olconii Ru fo e Celere eressero
a p ro p r ie spese la C rip ta , il Tr ib u n a le , i l Tea tro a decoro d ella Colonia.
Erano questi due teatri pompeiani, come accennavamo di sopra, contigui l’uno all’altro, c messi
fra loro in comunicazione m ercè il portico segnalo n.” 1 nella lav. I. Alle spalle del teatro scoperto
il muro n.” 2 divideva queslo cdifizio dall’altro limilrofo, che il volgo denominò q u a rtiere dei soldati
da talune arm i in esso rinvenute, la cui struttura pruova avere appartenute a gladiatori. I portici di
queslo limitrofo cdifizio servivano a dare agio alla gente, che in quei Uioglii radunava lo spettacolo, per
potersi quivi intrattenere comodamente c prim a e dopo la rappresentazione, o allora quando la pioggia
obbligava gli speUatori a sgombrare il lealro. La scala n.° 5 conduce da tale contiguo edifizio alla
seconda cin ta, o parapetto {p rac cintio) nella quale appunto rispondeva l’ingresso segnato al n.° 4 ,
m entre altre due entrate, poste ai loti della scena, im inellevano nelle scalinate formanti la cavea n.° 1 1 .
Seguendo l'uso groco e romano questo teatro fu addossalo ad un terreno elevalo, risparm iando cosi
molla spesa di sostruzione, polendo ad un tempo porgere agiata en trala all’altezza della seconda cinta,
ciò che rcndca più facile c comodo l’entrare c l’uscire degli speUatori. Scorgesi nella località segnala
col n." 3 una cisterna, n." C, fabbricala a guisa di quadra to rre esteriorm ente, circolare nello interno.
Tale cisterna servir doveva di serbatoio alle acque necessarie per inaffiarc il teatro nelle stagioni estive,
come di sopra abbiam detto usai-si in quei tem pi. II n." 7 è un corridoio, in antico destinalo alle donne,
che circonda superiorm ente la cavea, in questo m ettono capo le sei sciilinale che dividono i cunei
della cavea, mercè le quali ognuno poteva agevolmente prendere poslo. Sono i due n.’ 8 due corridoi a
volla cbe immettevano c nell’orchestra c presso i gradini inferiori della cavea. Quello del lalo destro
rispondeva nella grande località segnala col n.” 13, c posta dietro il teatro. Quivi pare cbe disponeansi
i cori prima di m ostrarsi sulla scena, cd il Mazois è di opinione che fo.sse queslo luogo riparato da una
gran tenda in certo modo simiglianlc al velario cbe ricuopriva il teatro. L’allro corridoio sul manco
lalo sboccava e nel portico n .” ì , e nel corridoio n.” 24 appartenente al teatro coperto, dietro il quale
un secondo corridoio, dolcemente inclinato elevasi, mercè pochi scalini, all’allezza della cinta supcriore
del teatro scoperto. Era il n.’ 9 l’o rrhcsira dal greco vocabolo »/xtafuti sa lta re , perchè questa parie
del teatro, presso i greci veniva destinala alla danza, m entre sopra i cinque gradini d ie la circondano,
e clic formano il prim o ordine, diciam così della cavea, siluavaiisi i bisclli, c le sedie cuculi su eui
c le autorità delio stato, c quelle municipali assistevano allo spettacolo. Separava l’orchestra dalla scena
un m uro, n.° 12, jn 'o se en hm p u ìp ilu in , nel cui tuezzo vediamo vina nicchia semicircolare fra due nicchie
rettangolari. Quivi prendcano posto i musici, c dalle due brevi scale cbc lalc proscenio fiancheggiano,
sccndcano dalla scena presso il pulpito i cori. Dai dicci fori quadrati che dietro il m uro del proscenio
sono delineati sbucavano le aste del sipario, aulacum a u t s ip a ru im , die si spiegava e saliva a cuoprirc
la scena n.° 15. In essa la porla posla nel mezzo, e più spaziosa delle altre due laterali, dcnomiiiavasi
reale valvae rcgìae, come quella che serviva di entrala ai principi, ed ai protagonisti d d dram m a, c
più ricca e più sontuosam ente era decorata. Dalle altre due, dette della foresteria, liospilales, entravano
gli stran ieri, i viaggiatori e gli attori di un ordine inferiore. L’aggiiislamenlo della scena sorgeva in
antico decoralo di colonne, di marmi preziosi, d’ogni m aniera di ornam enti, c le sue niecliic dovcano
al certo pregevoli slalue racchiudere. Ora pochi c intilconci avanzi rimangono all’occhio dcU’osservalore,
perocché frugala dagli anliclù stessi quesla località fu de’suoi m arm i spogliata. Lo spazio racchiuso
nel n.“ 14, post-secnhim, era destinato al Irattcnimcnlo degli attori prim a di com parire sul teatro, e
quivi riposavansi quando dalla scena ricnlra\ano. Eranvi in questo luogo negli angoli del m uro verso
il n." 15 due porle che furono dagli antichi stessi m urato, perchè forse, come è opinione d d Mazois,
la solidità d d l’edilizio lalc precauzione richiese. Ora non rim ane che la porla centralo, come vedesi
nella nosira pianta, che risponde appunto nella spaziosa località segnala col n.° 15, c della quale abbiamo
di sopra fatto parola.
La disposizione generale d d lealro coperto possiam d ire che simile all’altro coiiliguo, e più grande,
quasi in ogni parte risponda. La porta segnala col n." IC congiungeva am bedue i tea tri, c mercé le
scale n .' 25 iu questo coperto parim ente entravasi percorrendo il corridoio già da noi citalo al n." 24,
menando queste scale nel portico sovrastante la cavea, che e r a , pel romano costum e, alle donne
destinato. Parim enli in questo teatro come nell’altro erano nei quallro gradi n." 21, contigui ali’orclieslra,
n.° 20, i posti dei personaggi di m aggiore autorità, separali dalla cavea, n.” 22, mercè una cinta, come
n d gi'an teatro, c sopra la cavcn il portico, o corridoio or ora citalo. Di svariali m arm i era il pavimcnlo
dcH’o rdicstra, come paonazzetto, breccia affricana, c giallo aulico, c quivi a lettere di bronzo incastrala
in una fascia di m arm o cipollino la iscrizione che fedelmente riproduciamo nel n.” 29 di questa prim a
tavola, la quale dice che Marco Olconio fig lio d i Marco D u um viro (adornò forse ipiesta parte d d teatro)