chiare, cbe dopo la morte dell’ animale diyengono assai più pa-
tenti e quasi bianche; ma che basta umettare novellamente il sua
corpo per vederle quasi sparire.
Gli occhi bruni sono portati da un peduncolo brieve situa -
to lateralmente sotto al roStro. 11 rostro è tricuspidato , scabro
e pelacciuto. Guerniti di mold e lunghi peli pallidi son pure i
pied i, e le foglioline o lamine codali contornate di cigli : di que-
ste la media è quasi quadrata cogli angoli tondeggianti , le late-
rali ovato-cuneate, superiormente con uno o due risalti longitudinal!
, verso i margini di color torchiniccio. Le antenne sono
uguali alla metà della lunghezza del corpo. Si osservano ne’ lad del
torace pochi punti oscuri messi ordinatamente nel margine dello
scudo. Anche il colorito di questo esibisce qualche anomalia ,
osservandosi talvolta di color ferrugineo , o variegato di rosso
oscura mente.
Petagna fu incerto nella determinazione di questo crostaceo-
Egli lo vide assai raro ; e lo descrisse come nuovo.
La fi g. 3 della stessa tavola 5 del prelodato autore sembra
essere la Callianassa solterranea.
La femmina si distingue dal maschio per avéré i segment!
dell’ addomino piii largbi.
Porta essa le uova in fine di apriie e principî di maggio r
e sono del medesimo color di ambra.
Vive nel fango del lago Lucrino , stando il maschio, e la
femmina per coppia approssimati Ira loro , non perô riuniti in u>n
medesimo cunicolo. Era un tempo abbondandssimo in quel lago
, ma ora è divenuto più raro. Di cio sembra cagione la mag-
gior nettezza delle acque , ed il moldplicarsi de* pesci e de’testa-
cei. Trovata To del pari nelle coste del Golfo , accanto alla
Pholas dactylus , e nel porto stesso di Napoli.
Le due nervature delle lamine codali Tassomigïiano alla lit-
toralis, alla quale ancora per la grandezza conviene ; e dalla del-
tura non si distingue , eccetto che per la moîlezza della crosta
dell’ addomine di quella , il chè potrebbe essere 1’ efîelto del-
l’ età , o del cambiamento di spoglie da fresco ayvenuto.
La crosta dura della superior parte dell1 addomino, le mac-
chie che l1 adornano , le linee e punti elevad delle chele , i’ar-
ticolo intermedio ed estremità della coda quasi contratta o tron-
cata , rendono questa nostra Gebia assai simigliante alla Stellutu
( Astacus stellalus , Montagu ) ; dalla quale si scosta perô pel
colorito verdastro, e non macchiato da punti stelliformi. Stando
alla figura ed alla descrizione che ne dà Montagu della sua G. stel-
lata, la lamina intermedia delle cinque codali, costituenti il
ventaglio , è bifida ( i) . Desmarest la dice alquanto accorciata.
Le quali cose si è visto corne varia no nella specie nostrale pas-
sando dalla vita alla morte, dallo stato molle a quel di secchez-
za ; e soggiungerö p ure, che quando questa Gebia io trovava
grande assai più e piu frequente nel medesimo L . Lucrino, il
suo colore era più uniforme, tendente al verdognolo , e quasi
senza macchia veruna. Pare dunque che coteste cose essendo va-
riabili , restando le organiche sempre le stesse , potessero far
considerare queste due Gebie come semplici varietà locali, e non
quali specie distinte.
Concorre a farmi cosj giudicare ben anche la Gebia che vive
nel fondo limaccioso del mare , nel Porto di Napoli di Pozzuoli di
Miseno ec. , la quale non mi porge altra notevole difîerenza eccetto
il colore più o meno uniforme, tendente or più al verdognolo
ed ora al rossagnolo.
Cancer ( astacus ) stellatus, Mont. Trans. Lin. t. 9 ,
Tab. 3 , f. 5.
Gebia stellata, Leach Malac. brit. Tab, 3i , f. 1-9.
Astacus pusillus, Petagna Inst. Ent. I , p. 418? Tab.
5, f. 5 (2).
(1) La figura di Montagu rappresenta la squama media codale bipartita siccome la de-
scrive l’ autore, e le antenne lunghe quanto tutto il corpo ; 1’ ultimo articolo addominale
minore del penultimo.
(a) Erroneamente citata da Risso e da Desmar. per 1’ Astacus tyrrhaenus dello1 stesso
aut., il quale è una Callianassa f e nel genere Gnatophyllum.