nariamente si moltiplicario , infesté si rendono aile niante
ortensi ed agli alberi frutliferi , specialmente ai fichi.
La distruzione di tali insetti non è mai quindi raccoscuno
di quali ambiguïté siano state tali anfihologie fécondé nella mente
de’ meno versa ti , e che non ebbero altra norma a seguire eccetto quel la
del precitato Petagna.
Conchiuderemo perciô ritenendo , che le orde di acridî devastator!
possono essere costituite da una o più specie : possono venire isolatamente
or le une , ed or le altre : e che in conseguenza fa d’ uopo sapere distinguer^
tutte in mezzo aile non poche indigene del regnô.
Vi sono fra le specie indigene di quelle , che moltiplicar si possono
in guisa da produrre gravi danni all' agricoltura ? — I molli fatti con-
corrono a render certo che il nostro Acridio italiano capace sia di tale
incremento di riproduzione da non restare alimentato dalle copiose piante
spontanée che ricuoprouo i campi incolti , su i quali esso ahilualmente è
stabilito ,• e sono ugualmente convinto a priori, che cio possa avvenire;
Guardisi di fatto la sua discendenza , e si troverà di leggieri , ch’ esso
dissimile non sia da quella specie che venne a manomettere tutta la ve-
getazione delle Puglie ne’ gié decorsi anni , e percio capace della mede-
sima fécondité. Oltre a cio , il tipo originario trovandosi ancora , benche
scarsamente , in quelle contrade , puo benissirao aumentare la sua prole,
e spandersi sopra i campi di ogni condizione.
Ove dunque si dasse una serie di stagioni propizie, siccome col rivol-
gimento degli anni avvenir suole . e forse con certo periodo , talchè pos-
sano prosperare tali inselli per modo da riprodursi in gran copia , non
trovo ragione a credere ch’ essi sollevar non si dehbano a stuoli , e di-
la tarsi per le campagne coperle di vegetahili. Siccome nell’ époCa del di
loro sviluppo compléta', nella line di giugno cioè , per tutto il mese di
luglio , le praterie spontanée delle Puglie son quasi secche , e se la sta-
gione corre arida , il chè non e raro verificarsi in quel clima , trOvansi
esse intieramente .arse ; cosi costretti sono gli acridî cercàrè aîtrove ali-
mento ; ed è precisamente la stagione de’ vegetabili quella che favorisée
vièppiu la riproduzione di tal razza d’ insetti. Amano essi in fatto il caldo
e poco umido , percui , tanto si aumenta la loro genia ne’ deserti d e lf A-
frica , nella Tartaria , nella Russia e tra noi , nelle provincie meridio-
nali , ne’ campi secchi ed incolti. Ne dee. ignorarsi, che siccome il corso
della stagione favorisée la loro riproduzione e lo sviluppo , cosi per lo
contrario un cammino opposto à quella ne procura il di loro esterminio.'
In fatti , quando ricorre una précoce primavera , con giorni caldi e sere-
ni , lo sviluppo degl’ insetti ha luogo in aprile , e quindi in giugno commandala
a bastanza a coloro che delle cose pubbliche han-
no il governo, ed ai privati del pari che alle loro proprie-
ta vogliono dare saggio prwvedimento. Lungo saria e fuor
piono la fetazione. In tal caso schiudono le uova novel la mente nella fine
di luglio od in agosto; ma non potendo portare a compimento lo sviluppo
della seconda genilura, restano morti, per la sopravvenienza delle piog-
ge e delle altre meteore , senza potere assicurare la riproduzione della
specie. In tal guisa naturalmente risulta 1’ esterminio di si malefica schiatta.
Siccome poi il tipo del A. italiano e senza manco la specie ch’ io di*
segno collo specifieo nome di barbaro , il quale , sia proveniente da terre
s traniere, sia originario delle Puglie , certo è ehe negli anni non guari
discorsi devasto la vegetazione di quelle provincie, associato al Talassino ,
e forse all’ A. di Tartaria ; cosi non trovo ragione a duhitare , che tanto
la specie primitiva, quanto le sue derivanti , od anche, se cosi si vo-
lesse pensare , le specie affini , si possono moltiplicare talmente da rinno-
vare le lagrimevoli scene del 1B09 ed anni seguenti.
11 sig. Perrugini » nella sua memoria data alla Société Economica di
Terra di Lavoro riferisce , che in agosto del 1823 vi fu gran passaggio di
Locuste ( ehe debbonsi Jntendere per Acridî ) dall’ agro beneventano e Torre
Palazzo nel tenimento di Fragneto e Monteforte, in Principato ultra )
le quali distrussero le hiade raccolte sopra le aje. Fra tanto niuna altra
Provincia o luogo situato sulle coste del regno si dolse di pari danni.
Dunque furono sciami prodotti nello interno del regno, e non gié prover
nienti da terre straniere. Sarehhe stato utile che questo scrittore indicato
avesse qualche carattere delle sue locuste, per sapere approssimativamen-
te la specie dalla quale vennero quelle orde composte.
Potrei in comprova della mia opinione addurre talune dimostrazioni,
desunte dalle osservazioni fatte da molti scrittôri intorno a ll’ emigrazione
degli acridî ; ma uscirei fuori de’ lim iti, che mi sono proposto , e parle-
rei sempre di storici racconti , non già di fatti a me noti. Mi permçttero
solo notare , che posto vero lo spazio di 3o miglia per cammino ordina-
rio dell’ acridio emigratorio , pare assurdo ch’ esso od altra specie sol;
car possa le acque del Mediterraneo , o quelle dell’ Adriatico, per passa-
re dalle sponde opposte sulle spiagge dell’ una e dell’ altra Puglia in un
sol tratto. Ne vale il credere ch’ essi riposino sulla superficie delle acque
per indi riprendere il volo. La loro caduta precipitosa solamente basla a
fargli restare sommersi. E quando cio ancora non avvenisse, incapaci essi
si troverehbero a riprendere il volo il giorno appresso, a causa della umi-
d ité , dalla quale gravate si trovano le ali e le semi-elitre. E noto in fatti,
che ne’ giorni umidi gli acridî non si mettono a volo ; e ne’ più bei gior?