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8 I J IE ST IF IÌI E L E INDUSTRIE DEI POMI'IÌJANT
<liè bini eoiiservala in tulle lo sue palli essenziali, sia percbè coiitencxa pregevoli dipinti (ora nel Museo
Nazionale, di Napoli), i cpiali rappresentano in nianioia molto abile e vivace le diverso uperazioui
I (loxasi
del mesliore. Vi si entra per uno spazioso androne 1 (Vedi lav. \ I ) , nel limile a sinistr
slanza 2, comiuiemeiitc designala come «•//« o.v/Hirii, ma ohe senibia |iiiil(oslo destinala a <
a le
eoiiiiiiissioni dei lavori da etegiiiie. Assai meno ebiara è la deslimizione della jtiecola slanzotla 3, tliiusii
da ogni lalo, eon una liiiestra sul medesimo amlroiie c in eomiinieaziono eon la stanza 2 mediante un
l'oro attraverso i! muro divisorio. L'audioiie immetto neH'aiea i , iiujiroprianieule denominala atrio, ma
elle deve eonsidoiarsi invece conio pcrisliliu. L’ampio portico, che circonda il giardino o viridario, era
sostcuuUi da tredici robusti pilastri di l'abbrica, c al di sopra di esso ben poteva esservi scmplicciucnlc
uu ambulacro seovevto o solaiimn. Tra i pilastri del portico anteriore oravi una vasca mannorca a hi
foriiia di cùiicliiglia, nella (piale scaluiiva raecimi da ambi i iati per luezzu di fistulc di piombo, nieii-
Ire sul pilastro a sinistra c dipinlo un pieeolu dio lliniale eoi braccio sull’ urna rovesciala ( IIiìmikì ,
Waiiihi. n. 1011) e su quello a (lirilfa una figura muliebre con mi bacino, da cui zam|iilla 1'acipia
(lli-Mìii-,. n. 10:>9). Al di sotto dolla va.sca mannoroa, della quale oggi non rinuiiie elio il piede, essendosi
I suvrabilosliiiatn
l'orso
riiiYCnula in IVainmotili, trovasi uu bacino di l'orma irregolare, dove raccnglievasi l’acqu:
bomlaiilc. lu h è la bocca di un pozzo o cisterna; c sul pilastro angolare cmiirassegmitu con c si
servavano le menziuiialc pitture, relative al niesliero dei riilluni, e dello (piali sarà l'alta più solto
rola, Sotto al medesimo portico aiilciioro o urientalo s’ iiieontra (lapprima la sta
anche ali'occeKazioiic delle commissioni, poiché coniiiiiica con l’aiulroiie per un |ùccoju (ineslrnio; c poi
l’iMvdra (■) comunicante da mi lato con la della slanza 5 e dall'allro col cubicolo 7. LV.irr/ra era decorala
di pavimenli) a musaico e di (re dipinli, dei quali T uno nippiesenla Venero c Adone (Iliaiim
II. 338), l'altro Tcsco cjual vincitore del Miimlauro ( I Ie i.bio, i i . 223). NcU'ambulacio meridionale si apro
primicraraeiitc ima vasta sala 8, nella (juale certaraeiHc (lovea aver luogo una parte principale del lavoro
dei l’ullotii; seguono due celle 9 c IO coiiiimicaiili fra loro c precedute da vestiboli LI c 12; la
scaletta 13 die menava alle stanze superiori, la cucina l i col l'orno d, la cella pciioriri Lò, due altre
celle 11) c 17, c da ullimu il passaggio 18 airuscita secondaria.
Sotlo al porlico occidentale, addossale alla jmrcte poslerioi c del peristilio sì trovano quattro grandi
vasche di fabbrica 19, di cui ia prima e l'ultima giacciono in uu livello superiore a ipiello delle due
del centro, ic quali sono di uguale livello: tutte c (jualtro sono fra loi'o comunicanti, sicché il Ikpm'o
fluiva (iail'una all'altra. A desli'a, addussala al muro seltcnli'ionalc è una serie di sei piccole ccllctlo 20,
l'ui-malc ila bassi muretti c il cui uso sai-à sotto cliiarito. l'rcsso 21 è un’ altra vasca, pi'obabilmenle
fontana, l'inalmcnlo iielTanibulucro sellenlrionale s’incontrano la slanza 22 adibita per lavatojo, il cubicolo
23 piccedulo dal vestibolo 2i c il vano di comiinicazioiic con la casa, ove dimorava il padrone
della fullonica.
Violto importante presso gli aiiticlii era il mestiere di fulloiie. Tutti i cittadini romani, nella capitale
0 nello province, iiiilossavano la toga, die era l’abito elegante, la veste officialo c di cerimonia, e
che contrassegnava i doniinatoi'i del mondo (/íommio* jwhijì ì/oìiiìho.v ijciilemi¡m! lo¡iiihim). L’ abito nio-
dcinii dal punto di visla artistico è assai povera cosa di li-ontc alla amjiiezza maestosa della toga, alla
elcgau'/a e ricdiezza delle suo pieghe, allo splendore della sua bianchezza fatta maggiormente risaltare
dal rosso fiammante della fascia di porpora. .Ma, se la toga antica per la forma artistica vincca l’abito
moderno, laidiè va giuslameiite considerala come la veste più bella che l’uomo abbia indossato, avea
ii doppio incunvciiicntc di essere incomoda c d’ùisudiciaisi facilmente. Di qui il bisogno di servirsi dcl-
l'upera dei fiilluni, cbc nelle citlà antiche non eian poclii. Nella fulluiiica s’ incominciava dal gettar la
toua in vasello piene di acqua, di una specie di creta bianca (/erra fullonica) c di allri ingredienti.
v i i la si lavava, non premendola con le mani, come si fa oggi, ma pesiándola coi piedi; il fulloiic
incaricato di lalc opci-azione eseguiva sul tino una specie di movimento a li'o tempi (fripiaiiiim), conio
(jucllo del vcndciiiniialore clic pesta le uva. Lavala cosi la sfolla, veniva distesa sur una gabbia o trabiccolo
(li vimini (rimiiiw cavea), ove riceveva le esalazioni dello zolfo; la si stirava, la si cardava con
una lumia spazzola; c iiiiinc si poneva sollo mi prcssojo, clic somigliava molto a (luello, clic si usa
oggi nella vendeniiiJa. l‘iù la stollà vi era premuta, più uc usciva bianca c brillante. Queste diverse
opciazioni del niesticio dei fulloni sono rapprcsciilate appunto nei dipinti sopra menzionali, i qnali, bencliè
pubblicali nella lav. LN.WT della nostra Ihsirhiune Uc.norulc (\'ol. I!) sono .|iii npiodotti nella fav. \ I a
sem|ilicc contorno per maggior comodo del lettore.
Infatti nel priii.o di essi (fig. \.") vedesi in |)riiii(i piano nna dmiiia seduta, liecaiiiculc vestila, la
i|ualc è in allo di consegnare ad una giovine lavorante, die le .sla iliriaiiz.i, mi pezzo di stoffa, e seiiilii'i
die le dia istruzioni circa il modo di cucirlo o di rimcmlailn. Nello sfonilo i
Il lavoratore coverto
sciii|)liccmcnlc di tunica, c occujiato a s|i!izzoiare ovvero
cai'dai'o con la sljoggliia mi n.antcllo pctideiile
da una trave, meiili c un seeoiido similiiienle vestito ; ii
coronato di ulivo porta un calino c la gabbia
o liabiccolo di vimini, su cui siede la civetta, 1’ uccello s
1-0 di .Minerva, die come Ei-ganc era aiidie la
|iiolelii icc dei fulloni. Nel secondo di|iinlo (lig. 2.") si ved
o (piatirò fulloni die lavano la .stolTa in bacini
circolari ; mi .solo di essi, rappresentato in maggiori jiroporzi
ni die i .suoi coiii|iagni, pesta coi piedi la stoliii
nel bacino, ajipoggiandosi con le mani ai due bassi ii
l’ctli, die diiiiduiio (jiiasi in una cclletla il liadiio iiiciilrc
gii alti'i ti'c, fra c n vecchio, s( n atto di cavar li
li dalla I :a la stoffii già pestala coi piedi.
Ite 'te
lite!’'
Ne! terzo dipinto (lig. 3.") si vede una direttrice iu alto di dare or.lun a più iullom, mentre
nello sfondo da una sbarra, come nel primo dipinto, pende disteso un paum, per ascm^irsi. Il quarto
dipinto lilialmente (lig. Í . " ) rappresenla il prcssojo, cl.c per essere affililo snmic a quello «ggul. a.lope.
M non^udiie^ Reg. VI, Is. L i .% n. 21 c 22, c venne dislcrrafa nel 1875.
Renelle meno spaziosa dell’ altra or descrilla, c però mirabilnicnlc conservala; si direbbe clic il lavoro
è -mncna cessalo; le tre gnauli vasche sono iulattc, e sombra die i rubiucll. di ferro , i .piali sono
rimasli al loro posto, abbiano ora smesso di farvi scorrere l’acqua del Sarno la. lavoraznn.e si effeltnava
D'iifc in una bottega annessa, parte nel perislilio: ndla bottega, ove naturalmente avca luogo anche il
»1 imbUi», vi ,01» i ,««i; |», treli. .i(V . lav. VI lìg. 2.'), o ,,cl pavimento è prefica» » .
iiicasliv. , nel .(naie iaol.al,iln.cnlc are inureto il p.cBsnjo. Sci pcn.fiira a fiovaim alln sclte l.osfi pca Hm
c Ic Iic »irniJi vacche già „.c..™,..lc, ™n„„ica,.li (fi. Imo. !.. «..a Ine,.I.li . cl.c ..,B.....n.a...cnlc ere
l-i f'iucc si rinvenne una considerevole quantità di sostanza bianca, die dajipnma si ritcìiim pci uu.i
specie di sapone, ma clic poi per l’ analisi diimica è stala dcn.iita Ierra fullonka. Sulla parck sinistra dd
ncristilio tornò affa luce uifimiiortaulc pittura a guisa di fregio {(.lor. Sena. I omp. ii. s. '«1- " l . <
SnnivNO Pili inur n G53), ora (piasi del lutto svanita: rappresenla i Iullom ii allo di celebrare mia
festa' il. o’norc di Minerva, vcrisimilaicnte la 1. re festa priuci|.a!c {gahuiualrns). W si vedono persone , clic
d •ibbaudoiumo alla gioia con tanta pelulaiiza, die i loro giuodu iimsco.io talora iii risse; c mia li 1 uno
di ossi, i! quale è stalo ferito, viene a querelarsi dinanzi al magistrato. Ma k scene allegre prevalgono; ,
personaggi, disegnali non senza brio comico, vi banno altcgginmcnli grotlcscli. o osceni, cl.c por decenza
non osiamo descrivere. , , . ,
Una terza officina fullonica assai più piccola delle due, di cu. c. siamo occuiiati, fu rimessa a lu^
dadi scavi del 1862 nella Rcs. VII, Is. 12.®, n. 1", c si ricoiiuscc facilmente per tale dalla presenza ( et
¿telare'con caldaie di piombo e di due vasello. Nella rustica cella prossima alla porta d’uigi-csso c de-
.. «c.toro fc stolli, lavate si .■i..vt....c la insto..» «lafi.tUa i.i l..'».» .lai voluto Barc.sso, cl.o ore s.
“ “ ° ” 'so.rl.to!.'gna° fi'n.7lfca'.'o cl.c i (.limi cl.hc.o ia l'ompci .k.lla .......ilicmsa della sacerdotessa
Eumachia l'uso del g.'i..idc c splcdido cdif.sio, cl.c la s.ico.alclcssa avca ccst.m.lo a sue spese sul lalo
e ja SUCCIuuiessii avea iomiuiiu .■ oa» -
illa Ridà Angusta. I fulloni in segno di animo grato
'. .. VI V, a. ir. ..II.. 1)I.V(.\ .liir..|ia.|
(.VCEllD l’X HL I EVLLONES, cioè (id ¿ ’lOIKÌc/lid, figl'O
lumiciuu 1 USU «IVI to „|..v...„-- ---
.'ientale del F o ro , dedicandolo alla (ioncordia
le elessero ima statua con l'epigrafe: evsuchiae • i
* 7 'L à ù m t o "ira i l'allrai c’da .'..movrearc il /i...if.'iro.'ii..v, cioÈ .¡..dl'aricficc aildcllo a ilclcrgoro . patio.
(d'r. €. I . L . IV ... 1190).
X.
Gli o/r«(mm carne i (¡..lori di pai,.li; e si dislmg..ev,i..o dagl'i..fee(or» il. .,u.nto d.e .ptosU ti..-
gev.,.,0 le laue di alfiv. colore, mcilre ,,udii le r.h.igovai» del proprio cofc.'e \ A ® ) , '
...mato’ i» eorlile, e lo a.pvl... o giardim, io ....'area dcslim.to al prosciugamcalo .le. pa.m. fio fi n se to
;;v 1 r ' . . ■' " '> ■ > ■
( . . . . ' . "A i f r l U A . “ Ulto le'alili., ove sto.mo le vasche per 1. ia.mersfcne dei tessufi, ed m, .celare
pel boilimcnlo delle tinte, sorluuido il suolo mi lieve pendio verso la prossima 'te'*'"'!''
‘vestite di durissimo intonaco, portano tuttavia il segno dd livello supcriore de luiu do . cu. acidi, avendo
sciolta e corrosa la malia, hanno lasciala l'improiila ddlc sostanze adoperale nelle tinte.
XI.
SAC.AHU, rasTiAtiros.
Sagarii, fc rui me.,sime rfc.,.rc aurl.e i„ u„ p.'Ogramma (C. Í . A. 'V ' ' A i S l i A ì r r
i oucilod 0 lincile i negozianti di saga; e per sagum o sagus (ju. non c m-(o da mtendcic I abito m
litare, beisi la veste della gente povera, sopratdilfo dei eonfadmi. II reslumns, come lo stesso
nomo suona, era il negoziamo di abili.
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