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4 I MESTIERI E L E INDUSTRIE DEI POMPEIANI
pescalore, die tiene l’amo nell’acqua o lo guarda con occhio intento. Non di rado si raccolgono in
Pompei ami da pesca, dei quali diamo un esemplare nella tav. 111.
Sul signilicalo, clic la paiola forenses abbia avuto in Pompei, i dotti non vanno di accordo. Per
alcuni non sono che gli abitanti della regione del Foro; altri riconoscono in essi la gente dio passa
la sua giornata nel mercato per campar la vita. Noi, accettando questa seconda opinione, abbiamo
compresi i forenses nella classe dei mestieri.
I saccarii corrispondevano ai nostri facchini.
IU.
CAUPONES.
Spiegandoci la vita antica con l’analogia della vita moderna, saremo meno rigidi censori del
coslumc antico, c non vedremo sempre un eccesso da parte dei nostri buoni anlicbi in (ulto quello
che va riferito alla loro vila materiale. Mostra di conoscere poco la vila antica e di non intendere
molto di più la vila presente dii voglia credere dio la dilferenza caratteristica fra le due epoche stia
principalmenie in questo, che presso gli anlicbi prevalessero i godimenti dcH’esistcnza materiale, alla
quale noi moderni contrapponiamo una vila più spirituale. Neiraiilidiilà, come oggi, lo soddisfazioni
del corpo si equilibravano con quelle dello spirilo; e se per questo si voglia notare una diflercnza ,
essa si trova solo nel caule, che per noi moderni ò norma di vila. Questo pensiero ci si è affacciato
alla monte, ora che prendiamo a irallaro del mesliore di caupo o, come i Pompcjani preferivano di
dire, copo.
II numero delle osterie (cmiponae) in Pompei non è scarso, e tal frequenza può venire giustificata
anche dal carattere commerciale c industriale della città. Potendo rannodarsi allo caiiponae anche gli
/losjíííia, cominceremo dal fare un breve conno di questi, per venir poi a trattare dei therinopoUa e delle
cauponae propriamente dette.
Non mancavano a Pompei gli hospilia : citeremo, perchè lali senza dubbio , quello accanto alla
casa di Sirico nel tiico delle tenne Slabiane, l’altro die è nel uìcoio di Eumachia, e un terzo accanto
all’usciia secondaria della casa del Centenario. Allri due alberghi riconosce il Fiorelli (Descririoiie di
Pomp. p, 77 c 431), l'uno nella Reg. VI, Is. J.®, n.® 4, e l’altro nella medesima Regione, Is. occidentale
n. ambedue presso la porta Ercolanese. Una particolar menzione però menta l’albergo, che trovasi
accanlo alla cosa di Sirico (Reg. VII, Is. i n , 44 e 45) e cbe nella nomenclatura officiale delle
case e tabernae pompejaiie introdotta dal Fiordii porla la denominazione di kospitium Sitlii. L’ uso,
a! quale l’edifizio era destinato, è diiaramenle indicalo dalla seguente epigrafe in lettere rosse su fondo
bianco, tracciata sul pilaslro divisorio fra i due vani d’ingresso (C. /. L . IV, n. 807);
HOSPITIVM - m e - LOCATVR
TIUCLHIVa • CVJl - TRlBVà • LECi'IS
UT - couiifoííís omnibus]
Vale a dire: Albergo. Qui si loca una slanza da pranzo C(
come verisimilmente è da supplire. Al di sopra dell’epigrafe era:
un elefante, cinto il corpo da grosso serpente, c custodito da
ansata al di sopra, portante l’iscrizione:
■i tre ledi e con ogni allra comodilù,
dipinta un'insegna, che rappresentava
un nano o pigmeo, con una tabella
Cioè: SiUio rifece (l’insegna del)l'elefante (ìielbio, Wandg n. 1001: C. l. L. IV n. 800).
Adunque gli anlicbi albjrgbi, non altrimenti che i moderni, avcano per insegna un animale. Il
Fiorelli (Deser. Pomp. p. 170) crede che ([ueslo Sillio fosse probabilmente discendente di )|uel Publio
Sillio nuccrino, che, combattendo in Africa ai lempo delle guerre civili, ebbe da Cesare il territorio
della città di Tbapsus. Essendo nolo cbe in quel tempo furono colà fondale quattro colonie, una delle
qnali appellala Sarnansis in racmona di Nuceria Alfaterna u Conslantia bagnala del Sarno, l’altra Veneria
per rammentar Pompci, patria di alquanti di qnci coloni, la scelta di questa insegna, l'alta dal
discendente di un veterano delle guerre d'Africa, trova la sua ragion di essere nel ricordo delle gesto
operale dai Pompejani in così lontana regione.
Gli alberghi pompejani. più che al tipo della casa, si rannodano a quello dolla laòenia, ampliata
con triclini, cubiculi o dorraitorj e stalla. Cosi l’albergo di Sillio è costituito di due localilà comunicanti
Ira loro, c che in origine eran semplici botteghe. La prima località ò bipartita da un muro con larga
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(inesira, dietro cui c il iric/ìiiiinn, c nella parte anteriore, sul limilaic delf ingresso, ha un ampio banco
(li l'ablnica livcstilo superiornicnlc di marmi, contenente il focolare. La seconda località coinjirciulc due
celle, oltre un lavatojo c la latrina.
In ipialclio albergo, scgualaiiicule in quello già sopra nicuzioiiato nel vicolo di Eiiinachin (Reg.
VII, Is. 12.", 11. 3.5)', troviamo nelle pardi dei cubiculi una (pianlità di nomi proprj, i (piali tengono
il poslo del libro dei foresliori nei modeniL alberghi, c non sono senza interesse pei dati sulla condizione
c sulla provenienza degli ospiti. Cosi sappiamo clic in (picll'albergo presero alloggio un C. Valerio
Venusto, miiitc della prima coorte pretoria della centuria di Rufo (C. I. L. IV u. 2145), uu .M. Clodio
Piiinioiic (op. cit. 11. 2147), un Lucifero insieme con un Primigenio (op. cil. n. 21.50), un Lucccio
Albano avellinese (oj>. cit. n. 2159), un Tesino (op. cit. n. 21CU) cd altri molti. Vi albergarono pure
Ire panloininii (op. cit. n. 215.5) c un C. Giulio Sperato, forse puteolauo , cbc da (¡uel luogo mandò
uii’acclamazionc alia sua terra natale (op. cil. n.2152). .Ma soprattutto notevole c il graffilo seguente traccialo
sulle |tareti del medesimo albergo, e che Iraraaiida a noi lardi posteri i sospiri di un aniaule_ loiiliiiio
(o|i. cil. II. 2140); VÍÍ1ÍK.S fìestiluhis hic solas dorinivil el i'rbawim suam dcsiderabnl, cioè: Viòio llv-
•síiíiíío i/iii ilorini solo e sciifìwi aiamncidc la iiuiinaiiza della sua Urbana.
II medesimo tipo degli hospilia, limitalo però ad uuu spazio minore, offrono i Ihermopolia o le
raapnaae. Innanzi alf ingresso il banco di fabbrica per la vendita; addossata ad ima delle pareli della
bottega la scaletta |:er salire ai ccuaculi sovrapposti , e nel fondo una o due celle per gli avveiilun.
II banco per la vendila, oltre al forolarc, contiene d’ ordinario alcuni grandi vasi di terracotta in esso
nimali c destinali a contenere i liquidi e gli aridi, clic servivano .al consumo giornaliero; c nella esfrc-
tiiilà del lianco, clic era addossala alla parete, si elevavano alcuni piccoli gradini, sui quali, come m
ima .scansia , venivano poggiati i vasi di vetro o si esponevano i commestibili. Quest’ ultima particolarità
del banco pompejano trova anche oggi mi riscontro in Napoli, nel banco del venditore di cocomeri,
die divisi per metà cd cspo.sti iu fila su i palcliclli della scansia, làmio pompa di lulto il loro
rosso fiammante agli sguardi cupidi dd volgo.
Clic vita ì i menasse nei Ihermopolia c nelle aiiipoiiae, potremmo bollissimo desumerlo dal costume
moderno; ma se l’analogia non si creda sufficiente, cc ne offrono una viva inunagine i_ non podii di-
piiifi, clic decoravano appunto l’ interno delle (viiqioiirm (cfr. Iliiuiu, IVoiidr/eoKiWe ti. 1504—Socli.vno,
Pillare marali u. 057). 1 nostri buoni Pompcjaiii vi bevevano, vi mangiavano, vi giuocavauo c spesso
andie vi litigavano; e quando la lite si faceva grossa, allora foste si vedeva obbligato a cacciar via i
rissanti (i/is foris ri.esalis presso Sogluno op. cil. —V. tav. IV). Fra gli assidui frequentatori delle osterie erano
naluraìnicnlc i gladiatorii in una caapoau (Reg. V, Is. 2.’) si rinvennero nel 1884, oltre a molte anfore
vinarie, tre grandi truiiibc aniìlealnili di bronzo, a ccrdiio della circoiil'oreuza di m. 4,12, simili allo
due clic già 'si conservavano fra le armi gladiatorie del .Musco di Napoli. . Fu (luadrcKo pompejano
(llnLuiG op. cit. n. 1504), iu cui il vinajo porge da bere .ad un veterano, ci faceva pensare alle Irc-
(juenfi orde dei legionari c dei glailialuri; ma per la nuova scovcrta la pallida immagine si .anima,
« si riveste di carne c di ossa, calpesta la terra c diventa un robusto gladiatore, cbe coi suo: compagni
« va in cantina ad aff'ogarc nel vino lo cure della sua infelice esistenza ; ma incalzali dalla fitta pioggia
(c dei lapilli fucgouo, abbaiidomiiido le cnoriiii trombe, testimoni, dopo diciotto secoli, della loro pre-
« senza in quel luogo ! i. (Soou.wo nelf-Irr/iìr. Slor. Nap. IX p. 341). Nc il vino , clic nello osterie
iKmincjanc si offriv'a agli avventori, era più schicffo di quello clic si vende nelle moderne bolligliene o
ivslaurun/s: lo attcsta un distico graffilo in una cmqiuii« Reg. 1. Is. 2,®, n. 24), col quale un avventore
mai contento volle sl'ogar f ira sua contro f osle, clic gii avea dato vino aiuiacqualu:
Talia lo fallani ulinain in0[n](ùici(i, copo,
Tu vc[u]d(« acHdii» ct bibcs ipse mcrum.
Che siaiili iagamù cnduao su di le, o oste; la vendi l'napai e. li bevi il vino sehiello (cfr. Dall.
Insl. 1874 p. 252Á Importantissima è poi la scguciilc iscriziune, graffila nclf alno della c.asa della
deli’ orso (C. I. L . IV n. lfi'9) i (/Ocdoiif |la serva proposta alla vendita dol vino nella laberna annessa
iill'abila/ioiiel (/ici/; «.isilui.s [singalis] lùe. bibilnr; dipamlinm si dcderis, meliora bibcs; qnanlas ?
IfoiM' (iaarlos=gaalernos?\ si dederk, vhm ¡■aìerna bibes. E vuol signilicnrc: Edone dive (agli avrenlon):
l,„i .ri bere per un asse; se pagherai nn doppio asse, berrai miglior vino; se ne pagherai gimllro (?),
òcmiì del Falerno. Adunque il vino ordinario, iu paragone dol nobile Falonio, del <inalo e. ancor madida
la festosa poesia di Orazio, si trovava nel r.ipporlo di 1: 4, poiché la lozione del giamlas c in-
soslenibilc. Tulla ia epigrafe ba poeliclio aniumio, e si chiude con un legolarc pentametro Nel muro
osici 110 della medesima abifaziouo fu leda in mi progranmia olctiuralc la menziono dei scnòiòi, cioo dei
/«niì òerifoii (C. !. L . IV n. 581); opperò sembra clic tale società si sia servita di questa casa come
di sode 0 di luogo di riirovu. Al pari di tutti gli altri csercciili mestiere o industria, i cnapones non
si teiicvau lontani dalle lode elettorali ; e a briglie clcdorali par clic alluda .picsla (epigrafe , dipinta
apiiiuilo accanlo ad un prograinnia: Sri, copo, probe fccisli, guod sella(in) commodusli, cioè: o ¿>ew,
oste, hai fallo bene a fornire (quel tale) della sedia (di magistrato).
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