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iimno clic corto doveva servirò loro eli contrappcso,
come i bastoni piombati clic usano i nostri
ballerini di corda. Altri tre lunamboli sosto-
iiGiidosi snU'nsta con la sola punta di un piede
danzano c suonano a un tempo, duo la lira, l'altro
le tibie, infine l'ultimo ballerino oltre il tirso
lia una patera nella maiio sinistra.
TAV. V i l i .
BRONZO. — Apollo. S da notarsi essere questa
ia prima statua di bronzo rinvenuta in l’ompci.
Allovclib fu scavata iu giugno 1817 lo mancavano
mi piede c lo braccia; pochi mesi dopo un
cacciatore insogueudo lina volpe s'introdusse in
nna potcvna dello univa della Città ove s'imbattb
in 1111 piede cd in due braccia di bronzo, c datone
avvi.so ngl’impiegati dello scavo furono qnci
frammenti raccolti , c quindi a poco spediti nel
Museo di Napoli ove furono riconosciuti aiipav-
tcuovsi alla modcsinia statua che fu subito restituita
nella sua integrità come ore si vede.
Qui l'iiitouso Apollo è tutto nudo, so non che
piccolo e leggiero paimeggiameiito gli cinge parte
del dorso, c va ad avvolgersi mollemente sulle
braccia. I suoi bei capelli gli discendono parte
sugli omeri e parte sul petto divisi vagamente a
dritta ed a sinistra. Mirabile ue soprattutto la
nobiltà e la sveltezza delle tenne, da meritargli
luogo distinto fra le migliori statue di bronzo.
l’cr altri cbiai'imcnti rimandiamo il lettore alla
pagina 6® di questo c.apìtolo.
TAV. IX .
PITTURA MURALE- — Perseo cd Andromeda che
rimirano il riflesso della lesta di Jiedusa in un
ruscello. Pochi soggetti s’incontrano nelle antiche
pitture di Ercolano c l ’ompei seguitati al pari di
questo che mostriamo in questa tavola por ben
quattro volte ripetuto. E tutti o quattro questi
dipinti a noi sembrano figli del medesimo pensiero
poetico, piuttosto cbe dello stesso pensiero
pittorico, cioè cbe siano modellati sopra un medesimo
racconto, anzi clic sopra un medesimo
quadro. E cl {acciaino a credere ohe qualche opera
drammatica molto divulgata sui teatri di Ercolano
e Pompei, 0 qualche poetico componimento
molto popolare in queste antiche città abbiano
seguitato tutti quegli antichi pittori che condussero
questi quattro dipinti ; poiché ci ravvisiamo
le medesimo circostanze del medesimo caso, ma
non lo stesse linee della stessa composizione. In
fatti la scena è la medesima in tutti e quattro; solitario
il luogo, la sponda di uu limpido fonte raccolto
nel sasso vivo. L ’ azione è anche per l’appunto
la stessa, ma non già le movenze, non già lo
attitudini clic sono tutte variate, in una parola
non le linee del disegno clic non sono in iiiuno
di esso lo medesime.
Andromeda liberata prima od acquistata poscia
da Perseo coll'aiuto portentoso del teschio della
Gorgone Medusa (che cangiava in pietra chiunque
la riguardava) doveva cevtniiieiitc nutrire un desidorio
graiulissiino di conoscerò la cagione di
tutti quei miracoli che 1'avcvan salvata prima,
e fatta poi donna dell’ amato eroe. Cosi Andro-
nioda volea vedere il fatale teschio della Gorgone,
ed a Perseo non bastava 1’ animo di coiitradiro
questa sua curiosità. Al diro di Ovidio , di Lucano
c di Servio, Perseo potè senza impiotrirc vedere
a specchio del forbito suo scudo il teschio
fatale quando il reciso, cosi por la inodosìina ragione
il potè pur mostrare alla sua cara donna
a specchio di un fonte, senza il pericolo di vc-
deria cangiata in sasso. Questo secondo noi è
il soggetto do'nostri dipinti.
Dove nn bosco è piìi folto cd ombroso si raccoglie
in nn bacino di sasso vivo un'acqua limpida
od immota come il cristallo. A specchio di
essa si A’cggono sul sasso seduti Porsco cd Andromeda
; Perseo sollevando con In mano destra
il teschio di Medusa, lo inclina in maniera da
farlo lifiettcro nelle chiare acquo. Con quanto cautele,
con quali palpiti, faccia l ’ eroe alla donna
amata quella mostra pericolosa, cc lo ha saputo
nccoucinmcuto esprimere l’antico pittore nel secondo
dipinto col fare elio l 'eroe non riguaixla
nel fonte, ma tieii fissi c drizzati gli sguardi negli
occhi di Andromeda, cd alzato cd accosto il panno
al teschio della Gorgone, per essere subito ap-
parcccliiato a cuoprirlo per poco che verso dì
esso \olgessc la bella gli inesperti o curiosi suoi
sguardi ; tanto ce Io fa conoscere timoroso di
vederla subire la sorte dei suoi nemici ; che certo
in quello istante dovea premerlo e straziarlo il
pensiero del pericolo cho faceva correre alla sua
amata. Gli attributi di Mercurio che ebbe Perseo
in quella impresa, cioè le ali ai crini c alle pianto
bastantemente manifestano in questa pittura l ’eroe
liberatore di Andromeda. Intanto la vista di quella
testa quasi galleggiante sull’aequa fa per ribrezzo
ritirare indietro ad Andromeda la persona cd
i piedi, c buiromero del diletto Eroe colla sinistra
appoggiando-si, e diotio a lui quasi suo scherno
e difesa, tenendosi così munita nd ogni paura,
riguarda attcntissimaincnte nell acqua, quella mostra
tremenda, come uno che sull’ orlo di un
precipizio ne misura col timido sguardo la pro-
ioiidità.
La composizione dì questi quatDo dipinti è
senza dubbio bellissima e di. quella cara semplicità
che la folla sazievole c per lo più inutile
dc’moderni dipinti fa ancora parere più bolla.
Sono anello da non tacersi i pregi di esecuzione,
che priiicipaliiiciite consistono in una stupenda
franchezza e risoluzione di tocchi.
TAV. X.
MARMO- Passi,111001. ---'R
tavola sei bassiriiievi di
Pompoi.
0 in questa
I riiiveiuitì
jiiipei.
Osservando que.sti monumenti, si scorge a prima
vista clic sono lavorati nd imitazione di arcaico
stile.
Nel primo disco di centimetri 32 di diametro
vedesi da ima parte un giovino Fauno colla nebride
avvolta al collo , il quale stando in piedi
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cerca di librare in aria un l’annctto nudo cui
tiene por le mani.
Graziose c vii'aci sono le mosso di amoiuluo
questo figuro. Dalla parto opposta un altro Fanno,
ma vecchio, sì accosta ad un’erma di Prinpo situata
sopra una rupe , c sollevandosi il più elio può
sullo punto de'piedi protende la destra in atto di
oftVirgli un grappolo d'uva grosso c pnnipiuoso.
Egli porta la nebride gettata ncgligentemouto
sull’omero manco, e paro cho attorno alla sinistra
abbiasene avvolto un lembo, per tenervi delie
frutto, 0 altre cose da oft'riro al barbuto guardiano
degli orti ameni.
Non vi è cosa piìi graziosa del modo con elio
scannano nn porcello il Satiro o la donna del
terzo bassorilievo rappresentato in questa tavola,
intanto che luna tiene pei piedi la vittima, c l'altro
afferratolo pel grugno rivolto al disopra iininor-
gcgli largo pugnale nella gola, sì che gran rivo di
sangue no scorre giù nella conca che vedesi a terra.
Questo pugnalo chiamavnsi clunacuhiin, cosi
detto quod ad clunes religaretur, come da un Glossario
arabico-latiiio, annotava il Dacicr a Festo,
elio lo spiega per cultnim sanguinarium.
Una tunica con le inaniclie, fermata con una
fascia sotto il seno, indossa la donna, cd ha inoltre
la testa coperta da una cuffia; nudo è il Satiro,
e degno di essere contemplato per la maniera
con che alzata la destra coscia ne rivolge
la gamba o ne appoggia il piede alla piegatura
posteriore del sinistro ginocchio sì, clie la mano
in che stringe il grugno del quadrupede resti ferma
sul destro ginocchio, o non gli permetta di muoversi
al ricevere il colpo. Difficile sarebbe a determinavo
in onore di chi venga fatto questo sacrifizio.
Vari erano i iiunii cui fu vittima gradita
il porco, tra i quali voglioiisi nominar soprattutto
i Lari 0 Silvano, ed immolavasi piincipalraonte
jic’giorni di nascita, e veniva stimato il più antico
sacrifizio.
Nel segneiito bassorilievo sta effigiato un t'cc-
cliio Satiro, che seduto sopra una rupe dà fiato
a due tibie, dritta luna, storta l'altra. Egli trovasi
rimpetto ad nn altare su cui brucia la finm-
inn, consumando forse quello clic egli vi ha gettalo
in onor de’ numi, il perché questo soggetto
non differisce nnllo da quello elio lo precedo.
La clamide, che gettata su le spallo e legata
innanzi al collo svolazza, mostra chiaro, che impetuoso
vento soffi in quel loco. Notevole è ancora
che questo Satiro coll’estremo dol piè dritto
sogni la misura del suono.
L'ultimo disco ha ii dianiotro dì circn 40 centimetri
0 rappresenta in un lato una donna a-
lato elio tiene nella sinistra un nplnstre, c colla
destra offro, come pare, un uovo ad una serpe
attorcigliata in \arie spire ad nna colonnetta.
Questa donna è in atto di camminaro, veste una
tunica colle innnidic, un peplo al di sopra, e
su quosto un ampocoiiio. Dallnltro lato vi è nn
gncrrioro barbato pure in atto di camminare, il
quale nella manca stringo 1' asta, o nella destra
tiene il cimiero. La sua tunica è coperta dalla
corazza cd i lembi della clamide gli pendono sopra
lo braccia.
Tanto questo disco quanto il primo ohe ab
biamo illustrato aA'Cvano fitto al di sopra
perno di metallo, tal cho impiantati in quale
unirò si potevano giiare a iiiacimcnto ondo '
...................,cuo qualche
....0 si potevano girare a piacimento ondo vederli
da nna parte e dall’nltra.
TAV. X I.
— Doriforo di Policleto. RimauKlamo il
lettore alle pagine 10 e 11 di questo capitolo,
ove abbiamo a lungo discorso di questa iinpor-
tantissiina statua.
TAV. X I I .
PITTURA MURALE.— Graziosa por quanto semplice
è la parete olio qui riportiamo. Quando comparve
alla luce sembrava allora completata dall’ artefice,
tale era il fortissimo risalto, che lo dava la vivacità
del fondo rosso.
TAV. X I I I .
MUSAICO — Riproduciamo in questa tavola uno
dei più belli pavimenti di musaico rinvenuti in
Pompei. Piuttosto che lavorato a musaico quosto
pavimento si direbbe squisitamente dipiuto, tanta
è la simmetria c l eguaglianza dei suoi dettagli;
e benché non ci offra che un disegno geometrico,
pure non nc ha per nulla la freddezza, ma ha
tutto il calore di nna composizione. Nel quadro
di mezzo vedesi Atteone mutato in cervo assalito
dai cani di Diana.
TAV. X IV .
MARMO — Gruppo di Venere e della voluta Spes.
Anche per questa statua siamo costretti di ri-
nmiidave il lettore alla descrizione che no abbiamo
fatta alla p.ngìna 6 di questo capìtolo, sembrandoci
inutile dì ripetere cosa già detta.
TAV. XV.
PITTURA MURALE.- In una nota posta al principio
di questo capitolo abbiamo detto che avremmo
qui pubblicate moltissimo importanti pitture
murali di Pompoi, cho non hanno trovato posto
iìi altre parti dell’ opera.
Gran parto di queste pareti souo completamente
distrutte , altro danneggiato in modo da
mostrare solo gl incerti contorni. Noi soli, però
avendo la fortuna di possederne i disegni, fatti
sin dal tempo dol loro scoprìmeuto, possiamo damo
la riproduzione.
La parete clic qui pubblichiamo è appunto nna
di quello distrutto. È pregevole per la finezza e
semplicità del lavoro. H quadro di mezzo rappresenta
Irencro pcsoatricc, soggetto caro a' poin-
pojani, perchè trovasi spesso volte ripetuto noi
loro dipinti.
TAV. X V I.
PITTURA MURALE—l’ochisono i dipìnti delle volte
invciuito in Pompei, poiché qv.asi tutte caduto.
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