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unii termi a,1au.lis.imi. e di Ijiiiarr» i«-e.«ìoiii prr .imbolizrara acquo, o lavacri. Questo sposlialoio
Iu, il |„„i,„culo di marmo bianco lavoralo a musaico. Dolio sci porlo che vi si vogsono, una conduco
. „ r a v i ’so a corridoi, l’uori le .ormo uoll. strada doll’.ro. (Tav. 1, o." 0 , I al.ra „olla picco a s .m
( „ • 181 tomo a suordarobo ilosliaala, la terra por lo slrollo oorruloio olla lornaco (n. 2 .), la q.iaila al
tepidario’, la quinta al frigidario, la sosia poi corridoio In." 13), al voslibolo dolio termo.
DEL FRKIIDARIO
a stanza rotonda tulla incrostata
Il trteidario iTav. I, ii." 19.1, ossia bagno treildo ('frisili» Im lh ) è
di stucco "colo, giallo. Ha la volla biacca iu forma di uo cono frouoo nella ou. so,»mila s. apro un
lucori.aro d'm.d. scendo la luco olio 1. illumina (Tav. II, II, 1,2) . Noi cornicouo dipinte di rosso o
intagliata di stucco bianco una corsa di biglie di varj amorn
(n.° 3) lo zoccolo di questo IVigidario è lutto di marmo,
v i si entra per lo spogliatoio. Ila qmilU-o nicchie iTramorini
a cavallo clic le prccedoiu
I, n." 20ì, a corrisponileiUi distanze situale,
\ i SI spognaioio.u.i <iv..uul. .u, a...s. -, — ■ , i •
dipinte rosse nell’ alto , celesti nel basso. In queste nicchie erano . scd.U ( S M a e ) ^ - comodo doi
bairnanù L ’ alveo ossia la vasca del Bagno {che Im lìiamcivo mel. 3,/u ed e pro/omlo mct. I , ÌU ) .
è'liuto coperto di marmo bianco , come di marmo bianco è il pavinic.Uo di detta stanza. ìm scende
in questa vasca per due gradi pure marmorei, od iia in Ibndo una specie d. pulv.no, o cuscino ,
anche di marmo, acciò coloro clic vi si tuffavano avessero potuto scdeisi. L’acqua docciava in .lucsio
Ba-no da ima limjua di bronzo (n.® 22), situata nel muro del Bagno islesso nel lato opposto alla porla
il..’ 2) all’altezza Till’orlo della vasca (mct. 1,40). Questa lingua {larga met. 0,13), faceva sgorgare
una larga vena di aequa- Nel fondo della vasca ò il picciolo emissario (ii.® 23), per volare, c pulire
il ba-no” cd acciò l’acqua non avesse mai o per lo numero di coloro clic si bagnavano, o per qualunque
aUrò’siasi caso traboccalo dall’orlo della vasca, è praticato sollo di esso orlo con mollo giudizio un
altro emissario. Questo frigidario c assai ragguardevole per la sua conservazione, e bellezza.
DEL TEPID.ABIO
Il Tepidario, ossia stanza tiepida, era così chiamalo perchè ivi una dolce temperatura disponeva
il corpo di quc’ che si bagnavano olla più calda impressione dello stufe , e delle lavande calde , c
viceversa temperava il freddo dell’atmosfera a coloro che vi entravano sortendo dalle stufe istcssc. 11
calore in (luosla stanza era procaccialo da un gran braciera in essa situalo. (Vedi Tavola II I ) .
Questa stanza (Tav. 1, n.® 37), ha le sue pareli coperte di stucco dipinto color rosso. Il coraicionc
l iccaràeiUc inlaslialo è poggiato sopra telamoni di tondo rilievo, compresi pure a (Tav. HI). La volta
luna lavorata dì stucco a'^basso rilievo, con figure cd ornamenti; lia Gemetti qua c là svolazzanti
rilevali »radevolraeiiie dentro medmilioni intagliati di fogliami su fondi ora rossi, ora turchini, di cui i
più ragguardevoli pubblichiamo nella stessa (Tavola 111), in questo Tepidario sono siale trovaic tre
panche di bronzo simili a quella compresa pure nella stessa Tavola.
Questo Tepidario era illuminalo da una finestra {alla mel. 1, c larga mel. 1,20) nel cui lelaro
di bronzo si son trovati incastrali quattro bellissimi vetri, i quali vi erano sostenuti da piccoli nollolini
di metallo mollo industriosamente fulti per potere col girare di e.^si iacihnenle mettere, c levarsi detti
vetri.
DEL GALID.ABIO
Dal Tepidario si entra nel Calidario (Tav. I, n.° 39) che è stufa (cnwamcralu sudallo) cd ha da un
lato il Laconico con il labro (n.® 40, 41), dal lato opposto il bagno caldo (ii.® 42), (oaldam lavuliomn). E
.pii necessario riportar lo parole di Vitruvio, siccome accomodatissime alla sliulli.ra di questa stanza,
del (Gap. XI del lib. Y), dì si sitai la stufa vacua, il doppio più lunga che larga, che abbia negli opposti
da uiià parte il laconico, fabbricalo corno soprn è scritto, dall’altra il bagno caldo. Questa stanza è cosi
appunto (mct. 11.52 per mel. 5,70), escluso il laconico c il bagno caldo. Ila da un lato il laconico col
labro in mezzo, nel lato opposto il l.agno caldo. Il |,avimcnlo è sospeso e le pareli vacue.
DEL LACONICO
Vitruvio non parla mai del laconico disgiunto dalla stufa, dunque era sempre congiunto alla stufa,
come in questi bagni di Pompei; c vicino al tepidario, come vicino al tepidario in questi medesimi
TERME PRESSO L’ARCO DELLA FORTUNA 5
bagni è costruito. II laconico è una gran nicchia semicircolare larga (M. 2,0-4) c profonda (1,32) in
mezzo della quale sorge il labro. La volla di questa nicchia com|)osia di un quarto di sfera ha da
un lato un’apertura circolare larga (.M. (1,0(1) da cui secondo l’islcsso Vitruvio pendeva a delle catene
uno scudo di bronzo che col chiudersi, c con l’aprirsi, a modo di vaUuIa, regolava la temperatura
della stufa. Dove il laconico si congiungc alia volta 'Iella stufa, ha nella volta ¡stessa a piombo sopra
il labro, una fmcstra larga (M. 1,47 alla 1,01) c, due lineslrc laterali quadrale larghe (M. 0,52 alle 0,35)
dalle quali scende porpcndicolarmenle la luce sul labro conio pure consiglia Vitruvio «cciò clic
stanno ritti alloriio al labro ¡stesso non oscurino la luce con le loro oinbru.
DEL LABRO
11 labro è un gi'.in liaciiio o vasca rotonda di marmo bianco, dal centro dcd quale pollava, da una
borchia di bvonz'j l'acqua caldi, c serviva alle lavande parziali di coloro clic prendevano la stufa in
cui è costruito. S’innalza sopra una base rotonda di fabbrica dipinta rossa di (M. 1,38 di diametro),
al di sopra del pavimento della slanz.a, ed ha il diametro di (Jl. 2,30). Leggasi sul suo orlo questa
iscrizione in lellcrc di bronzo sul marmo iiicaslrate.
CN/EO'MELiss.A,EO'(;>vEi-rfi.rO'APRO-M.\acO-S'r\[n
MAHCIFIUOlKIFO-DUDMVmiS-nTbItU.U
lUREDICUXDOI.-MìlUJÌllEX-miCUllIOStJM
DECHETOEX-PECUiSIA-PUBMCA-rAClENDUM
r.iìiiA.«UNT-coxsTA'P'SEsrEn'riD.\i
D c c r .'
La quale racconta clic Gnco .VcUssco figlio di Gneo Apro M. Staio figlio di Marco lìufo Duumviri
per la seconda volta, c giudici per Decreta dei Decurioni c coi denaro del pubblico chber cura che si facesse
il Labro, che costò sellecenlo cingnnnlo scsterij. Clic il labro fosse alto alle lavande parziali ollic il
mostrarcelo aU'cvidcnza questo riiivcimlo nelle Icrmc pompeiane, che a niun allro uso elio a (¡ncsln poteva
servire (incnirc il bagno costruito dirimpcllo serviva a lavar mito il corpo), ce lo dire. Vitruvio quando
consigliando costruirlo solto la luce (come 6 coslrnilo questo di Pompei) soggiunge, acciò ipielli che
vi stanno intorno (c non doiilro) non oscnrino la luce con l'ombre loro. Anche nei vasi ilalo-greci è
l'iequenlissimo il vedere che dove sono dipinte donno, GcnicUi eon specidii, assetti femminili, o vani
altri ufficii di leggiadria è rappreseiiliito sciii)iro un labro cosi fallo. Per simil modo spiegasi l’uso di
quelle gran vasche di porfido trovale nelle torme di Roma, una delle quali è cospicua nel Musco l’io
Ciemeniino, l’altra dall’ eredità Farnese pervenne nel Museo ili Napoli; come anello quello vaslissiiiic
di granilo che si veggono in tante piazze di Roma, e la bellissima che da Pesto a Salerno, e da Salerno
fu irasporUila nella Villa Nazionale di Napoli, le quali tutte erano labri di terme sontuose.
Tiilla questa stanza d’ iiilonaco levigatissimo ricoperta, è dipinta di color giallo: il r.ornieione di
color rosso ò tulio intagliato di stucco c riposa su pilastri scannellali rossi qua e là disposti (T. II. C).
La volta del Laconico è tutta lavorala di stucchi su fondo rosso con figurclle, putti e animali, c la
contigua volla della stufa tutta scanalala con strie come quelle delle colonne: vago ornamento per
volte c poco usitalo anche nelle aniicliilà , non avendone noi incontralo allro esempio clic in certe
rovine di ville nel lido di Caslellone l'antica Formia.
DEL BAGNO CALDO
U liagno caldo {calda lavalio) coslrnilo dirimpcllo il laconico occupa lutto il lato largo della
stanza neirangolo contiguo alla fornace. È tulio di marmo. Ha un solo condono che v’introduce
l’acqua calda , ed è di forma rettangolare. Vi si ascende per due gradini pure di marmo , c vi si
discende poi per un altro grado il quale serviva anche di pulvino , o cuscino , per far sedere quelli
che vi si bagnavano. L ’alveo o vacuo di esso è largo (M. 1,02 lungo 4,81), profondo (0,Go). Pare che
gli antichi in questo modo usavano questa stufa. Enlravanvi od ivi diinoravan tanto quanto piaceva
lor di sudare, si tuffavano nel bagno caldo se volevano lavarsi tutto 1! corpo, se parte (come le mani
cd il viso) si accostavano al labro. Ua questa stanza dopo la stufa e ¡1 bagno caldo passavano Spesso
a gettarsi nei frigidario, secondo la Icstimoiiianza di Petronio c di Sidonio.
Tutta questa stanza ha il pavimento sospeso o vespaio (.ws/)oi.?«rn) tulio iiicroslalo di mosaico
bianco, e le pareti vacue in così fallo modo costruite.
DEL MODO DI FARE L E STUFE
1 Latini che secondo Vitruvio cbiaroavano le loro stufe caldaria, o sudationes coiicamcralas la
fabbricavano con pavimento sospeso, ossia vespaio c pareli vacue, acciò intorno a questi alvei, o vuoti,
il vapore del foco vagando, le riscaldasse ; il qua! vapore per via di canali partendo da’lornclli vagava
attorno di essi alvei, e riscaldava l’aria di delle stufe. La temperatura di queste stufe veniva regolata,