-ili '!f
d'i
|:ÌÌ ! ' 1'il'
'il' ■■Il iiA
Hti-
M . i
' ! . ‘In:
' À i i '
1
- l
i
j '3 ! ! I ■
; i ÌV '
Mi l 'h '
8 FORME IN GESSO
scultorie, n sorclibc degno di Venere stessa. Avrebbe mai putulo pensare rinlblice giovinetta elio i più
limliiiii posicri si sarcbbci'o commossi ammirando lo nude lonnc del suo corpo? .Avrebbe inai creduto
che, al pari di un moikilo nello studio di un artista, ella avrebbe dato spettacolo di nudità? Ma, come
agli occhi dcJl’artisla il nudo è velato dal sentimento artistico, cho là tacere del lutto i’ istinto , cosi
allo sguardo dol visitatore , già commosso dallo straziante spettacolo di (anta rovina , la nudità della
iiosiia povera morta <• lorteoicnlc attenuata dalla pietà. Aneli'essa conserva intorno ai lombi la zona,
ed ba i capelli annodati dieti'o airocci)ihe, come usano oggi le donne dello nostre moiilagnc.
!). (\ . lav. I, lig. 2). Insieme con la (orma or descritta si ottenne qiicsl’allra di un uomo giacente
supino , con le braccia c le gambe conlr.Hte ; iia il petto ancora coperto dalla tunica , le cui picglic
obliquo rivelano la violenza della pioggia, l'oicbc il suo tipo è manitcstameiito quello di un alVicano,
non è improbabile clic sin stalo uno schiavo, il (piale Ibdclc alla sua giovine [indrona ne volle condividnre
il triste destino!
1(J. (V. lav. II, lig. 1). Ma il più preciso c l'orso il più dillicilc getto è iiucslo del cane, a causa deila
sottigliezza delle gambe c dcll’avviiuppala attitudine doi corpo; esso ci oQ'rc l’agio di contemplare, non
dipinlo nè a musaico, ma reale, l'ordinario custode dolla casa romana. L'iid'elicc animale era legalo
dietro alla porla della casa di Vesonio Primo (Reg. M, Is. I i .% n. 2 0) ; c secondo cbe il lapillo,
piovendo dal com|)liivio , sdrucciolava nell' aiidi-oiic, egli montava in su , voltolandosi tuttavia con la
schiena ili terra c le gambe levato in alto , storcendo il collo c la testa ¡icr distrigarsi dalla corda
annodala ad mi anellotto di bronzo, che ancora si vede attaccalo al collare; iicU'atla dei (piali scontorcimenti
csfrcnii l'u supraflàlto cd alTogalo dalla cenere.
11. (V, tav. II, (ig. 2). È l’ unica roniia di làiiciullo sino ad ora olicnula; c cosi il desiderio di
possedci'c l.a impniila di quei lànciullo , che faceva parte del gruppo rinvenuto nel sotterraneo delia
casa di Diomede, se non è appieno soddisfatto, è però alloiiualo di mollo, Giace il iioslio sventurato
bimibino sul lalo sinistro, nel iiicdesiiiio tranquillo altcggiamciilo della forma n. 7; il suo corpo presenta
ipialchc nula di rachitismo, e là (¡uiiidi pensare ad un fanciullo malaticcio, cui il destino volle risparmiare
una dolorosa esistenza.
12. Questa forma ci ))onc dinanzi un uomo giacente sul dorao, con lo gambe sollevate c piegate ad
angolo, la mano destra al pube c la sinistra con le dita aliratle, distaccala dal ccqK), 1 denti bianchissimi
sono perfellanicutc conservati, c le làllezze del volto rendono più atroce c sardonico il sorriso shakspeariano
del teschio. E nudo, eon la solita cinlura di cuujo intorno ai lombi.
13. (\ . lav. Ili, lig. B). Si direbbe composto sul suo letto di morte, con le braccia conserte al seno,
se le gambe alquanto sollevate non ci avvertissero clic il povero uomo, (piando così si compose, non
era ancora cadavere! Alla calma deli’alteggianiciilo corrisponde l'età avanzata della vittima, il cut istinto
(li conservazione non fu secondato dal vigore, clic boii presto gli mancò; cd egli fuori appena la porta
Stabiana non trovò allro rifugio contro la litia poggia di cenere, che presso un lauro, alla cui ombra
si addormentò eternamente. E pare che la porta Slahianu, a preferenza di tulle le altre porte di Pompei,
stalo d tciilro, in cui si svolse il dramma straziante dei fuggenli, poiclm per essa si andava alla
commercio stazione del (lume Sarno, che, come si sa, ora il veicolo depl ompejano, Il ailrimenli che
l’Arno lo era pei Pisani nel medio evo. Che la maggior parte dei fuggenti pensassero di mettersi ...
salvo sid mare, si rileva da un saggio di scavo fallo alcuni anni or sono nel fondo del signor barone
Valiatilc a circa un cbilomclro dalla porla Stabiana. In quello scavo tornò a luce un complesso di
località allàtlo lusticlic, nelle (juali nondimeno si rinvennero non pochi sclielelri insiemo con una
-immlità considerevole di oggclli preziosi. Ora poiché non è. conciliabile la iiovcrlii di quei locali
con la lacca suppellettile in essi rinvenuta, bisogna ammettere che (juegli scbeletri, piuttosto che
di abitanti di quelle case, fossero di fuggenti, i (juali |iorlando seco gli oggetti di maggior valore
ayevan cercalo un rifugio in ijuci locali, die, sorgendo prcs.=o l’ antico letto del Sarno c a |ioca
distanza dall' antico lido, è assai vci'isimilc abbiano costituito )' antica stazione del Sarno. Quelle
vittime admiijuc erano sui pmilo di li agbellare il liumc ])cr ¡ircndcre il maro; e al mure ,s' indirizzava
forse il povero vecchio, di cui contempliamo I'improiila, c con lui gli allri tre disgraziati, dei quali
anche si ottennero le formo, die sono appunto le .seguenti.
l i . (\ . tav. I li, fig. 2). È un uomo complctamciilc nudo, giacente sul lato sinislro, con le
mani attratte : mentre il capo non )ircsenla die un orribile teschio , lutto il corpo c specialmente il
dorso è perrctlamcntc riuscito.
la. (\. lav. Ili, fìg. I ) . Questa donna cadde l.occoni, jirolcndoiido imiaiizi le braccia: nel noslro
disegno parrebbe cbc giacesse invece sul dorso; ma la nostra tavola non )a ritrae clic nel modo come
venne (yollocala ndla sua cassa di vetro, È evidente die dovea giacere sul ventre.
lU. (\ . lav. IV, lìg. 4). Questa ultima foriiui è la più irn(>ortaiilc dal punto di visla dd coslume,
poiché presenta ima ricdiezza di vesti, che non trova jiscontin in nessuna delle altre im))roiitc. È di
un uomo, clic giace anche sul iato sinistro, c dal tipo sembra un africano: oltre alla tunica, le cui
pieghe nnii sono senza cllbtto artistico, egli indossava corti calzoni, clic in questo getto non ainmcllono
dubbio alcuno, ed aveva i piedi muniti di sandali, di cui quello dd piede destro è mirabilmente
riuscito.
!" t
FORME LN GESSO 9
Col medesimo processo delle impronte uniaiic si ottiene tanto piii agevolmente quella di (jualuiuiuc
altra cosa di materia soggetta a subito deperinicnlo; c già sin dall’anno 4859 s’ incominciarono a
formare in gesso alcune porle di legno, delle (piali offriamo un saggio nella lav. IV. Similmente nel
piccolo -Musco di l’umpci si può osservare la forma di un colànctlo c ipiella di un grazioso cestino
di vimini.
Ma r oggetto formato pili interessante, perché l'iescc allàlto inaspettato , è certamente il tronco
d’albero (Tav. IV), la cui impronta cava fu rinvenuta, or son pochi mesi, negli scavi fuori porta
Stabiana. Nè è importante solo jicr la rarità , ma sopratutlo perché per la sua scoperta jiuó essere
liiialmontc risoluta la dibattuta (piostioiic del mese c del giorno ddl.a eruzione. Si è sempre sosiictlalo
die il tosto della lettera di l’iiiiio il giovine (Ep. VT, ÌC, 5), clic per la grande catastrofe poaqicjana
dà il giorno nono avanti allo calende di seUombrc, cioè il 24 di agosto, sia scorretto. E tale dubbio
loiidavasi non inirc sulla poca concordanza dei codici di l’Iiiiio e sulla discrepanza fra (jucsto scrittore
c Cassio Dione, di cui ci rimano il compendio di Xiiilino, ma audio su i fatti osservati negli scavi.
Nondimeno i codici di Plinio più antichi cd autorevoli, quali il Mediceo e l’altro acquistato in Francia
■ dal senatore veneziano Alvise Mocciiigo, danno nunuiit (o nono) Kul. scpteiidjres (sept.), mentre nei
meno autorevoli manca il nome del mese, c solo per congettura è da ritenere sia stato introdotto il
novembre. In (juanto alla discrepanza fra Plinio c 1' ciiilomaloro di Dione, non sarebbe dillicilc di
conciliare insieme le due testimonianze , se i falli osservali negli scavi militassero decisanieiilc per la
data dei 24 agosto. 11 primo a sostenere cbc quei fatti fossero davvero incompatibili con tale data fu
il Rusitii (IMss. ìsay. p. 07 sgg.), e dopo di lui il Ruggiero {Dell’ mr.ione del Fesitdo nell’ a. LXXIX),
il quale raccolse diligentemente tutte (jucllc prove di fatto, che a lui parvero dover condurre alla data
del novembre piuttosto che a quella dell’ agosto, E la più iiuporlaiite fra esse egli credette di dare,
dimostrando che la catastrofe avvenisse dopo latta la vcndcniiuia. « Si usava, egli dice, di tener (lualchc
« tempo le anfore, ben turate con sughero, cenere o pece, nei iuugi caldi e al fumo, perchè il vino
« pigliasse il sapore di vecchio E qucslo naturalmente andava lutto appena seguila la vendemmia
s c prima clic le ani'orc fossero riposte nella cella vììiaria. s Ora il Ruggiero, osservando clic al tempo
delia catastrofe le anfore vinarie non stav.anu nelle cantine, ma nelle sUinzc terrene, nelle cucine, solto
ai portici c negli ammezzati ; che inoltre nella casa detta del Fauno un gran deposito di anfore era
nella cucina, c che vicino a tre altri depositi, fra i quali uno solto al pertico della medesima c.asa del
Fauno , furono rinvenuti dei bracieri, conclude che ciucstc anfore contenevano il vino nuovo, (jucllo
dell'anno 79, perchè, secondo lui, il vino dell’ anno precedente non doveva più stare in quei luoghi
caldi, ma essere già riposto nelle celle vinarie, ohe egli cerca nelle cantine. A combattere le conclusioni
del Ruggiero sorse il Mau con una scric di osservazioni {Bulleltim d. Insl. di Coir. Areh. 1880), delle
(juali ci piace di ijui riferire quelle dirette a coniùlare 1’ opinione del Ruggiero, secondo il (jualo il
seppellimento sarebbe avvenuto dopo fatta la vcndcuiniia. « Lasciamo da parte, osserva il Mau, clic il
0 iiortico di un giardino non è proprio un luogo adatto per tener calde, giorno o notte, le ani'orc, c clic
« a ciò non poteva bastare nemmeno un braciere, non troppo grande, il quale per di piìi in questo caso
n fu trovalo in una camera i.diacenle. Gonsidcrianio piuttosto il modo come gli antichi trattavano il vino,
s Esso, cioè, dopo le prime manipolazioni, era conservalo non ancora nelle anfore, ma nei doha, che
(( .avevano il loro posto nella cella «inorio; ivi subiva la fermentazione c vi slava con la feccia, l’oi,
4 senza qucst’uUima, si travasava nelle anfore, dilfinidcbaliir Le anfore poi, segnale con la dala
4 consolare, erano messe al fumo, miss« ad rcliislalem, come dice una iscrizione anforaria ».
Qui il Mau riporta un luogo dei Gcoponica (VII , 0), secondo il quale i vini deboli si travasavano
nella primavera, i più forti nell’estate, (juclli fatti in siti secchi dopo il solstizio invernale (cioè dcllanno
seguente). 4 L'n’iscrizionc anfuraiia ilcirEs(iuiliiiu, continua il dotto tedesco, parla di un vino travasato
a nel quinto anno; unaltia pompejana dice diffimim òhmmi; ima terza pare clic dica dilfiiswn irimmn.
4 Ordinariamente però si può rilencre clic il vino fosse travasalo prima della vendemmia seguente ,
a servendo allora i dolia pel vino nuovo {Dhjesl. XVl lI, 0, 1. 2. 4). E chiaro dunque clic ancbe m
8 una stagione più inoltrala, per cs. nel novcn.bic, il vino nuovo doveva stare .ancora nei (Win; c
a per conseguenza quello cmscrvalo nelle anfore di Pompei non può essere stato il vino del /9,
a dinodoché dal luogo del rilroMUi.cnlo delle anfore lun si può fare conclusione alcuna sul tempo
« della catastrofe. l’Iinio (XIV, 433), Palladio (1 48) c i Geoponka (VI 2) prescrivono molta cautela
a nella costruzione delle celle vinarie, cd anche nello scegliere d luogo per esse; debbono, Ira le altre
« coso star iuiilanc da ogni cattivo odore, ciò clic dentro la ciltà dilliciimcnic si poteva ottenere. Senza
4 dul.ffio stavano fuori, nello ville nisticl.c , di.iiodocliè non ci deve recar maraviglia .1 non vederne
« sconcrta alcuna. Siccome adumiuc l'argomcnlo piii impoiTanlo, cbc poteva essere addotto per una data
« jioslcriorc, non regge ad un esame accurato, così fino ad idtrc prove riterremo assicurata la data del
4 giorno nono avanti allo calende di settembre, cioè dei 24 agosto.
E la desiderala prova si ebbe limduioiile il giorno 11 ottobre dello scorso anno, quando cioè si
rinvenne l'uori poi'ta Sliibiaiui la l'orma cava dell’ albero, intorno ai (jualc crediamo utile di riferire i
risultati deli'esamc faltonc dal prof. FovUinnlo Pasquale {Nolkic degli scavi 1889 p. "eO- ^
« 11 tronco, riprodotto in gesso col solito sistema, è della lunghe."............
V *
■i Íte
di ni. 3,30 0 del diam. di
fi'
I I I