LA CASA
DEL BANCHIERE L. CECILIO GIOCONDO
Benché di questa casa si sia fatta parola nella Descrizione Generale, pure, essendo fra lo più belle case
di Pompei, abbiam creduto utile di pubblicarne la pianta (Tav. I), e d’ illustrarla con una [arlicolarcggiaia
descrizione.
Essa fa parte dell’ Isola I nella Regione V , od ha il vano d’ ingresso segnato col n.® 26. Fu
disterrata nell’ anno 1875, quando cioè si volle scovrire interamente l’ isola, di cui una porzione era
stata già messa precodenteraenle in luce.
L ’ ampio androne, preceduto da un gradino di marmo, ha il pavimento interrotto da un secondo
gradino marmoreo, sul quale vedesi a musaico un cane accovaccialo, l’ordinario custode della casa
pompejana (V. Tav. 1).
Dall'androne si entra in uno spazioso atrio con l’ impluvio nel mezzo, accanlo al quale è la
bocca della cisterna. Addossata alT angolo nord-ovest è una base rivestila di marmo (V. Tav. 1), che
sosteneva una edicola: essa è decorala di un rozzo bassorilievo, che, rappresentando la parte seltenlriunalc
del foro di Pompei, cioè il tempio di Giove costeggiato da uno degli archi di trionfo, riesce abbastanza
imporlanlo per qualche elemento non ¡spregevole, cho può fornire alla ricostruzione di quella parte
del foro. Sulle pareli, che formano l’angolo sud-ovest di questo atrio, si vedevano due quadretti, ora
quasi svaniti; l’uno sulla parete occidentale rappresentava Ulisse e Penelope, c l’altro su quella meridionale
ritraeva una scena teatrale.
Sul lato occidentale dell’ atrio, oltre al vano d’ ingresso, si trovano i vani di comunicazione con
le botteghe n.° 25 c 27, che fiancheggiano l’androne: sul scltonlrionale duo cubicoli (Ira L cui ingressi
è addossato a! pilastro divisorio un basso pogginolo di fabbrica, che doveva sostenere l’arco o cassa
forte del domestico peculio) e un’ ala, che comunica con la casa n. 23 annessa a quest’ abitazione;
e sul lato meridionale la cella dol servo alriense, un’ apotheea e l’ ala corrispondente.
Di fronte alT ingresso, cioè sul lalo orientale dell' atrio, si apre il tabiino, costeggialo a sinistra
dalla fauce. Addossali alle antae del lablino orano due pilastrini di marmo col ritratto in bronzo di Cecilio
Giocondo; però di essi solo quello addossalo all’ anta sinistra sì rinvenne intatto e fu trasportalo al
Museo di’ Napoli. mentre V altro , che si vede tuttora al posto, ebbe la lesta divolla dai frugatori
posteriori. Ambedue! pilastrini portano incisa l’ epigrafe;
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cioè li Mico (pÒ8D) « . I r a t a i o . ,i „
11 tabiino era assai splondldaraenle decoralo, come si può rilevare dal (tellagtio pubblicato nella tav. I I .
Secondo la cronologia stabili» dal eh. llan , ohe ì stalo il primo ad islilnirc uno slndio accurato
stillo sviluppo della decoraaione muralo, il noslro tablnio rappresonta uno do, più belli csotnpj del
temo stilo. Dei due quadri contmli delle pareti laterali, quello della párelo soltcnbuonale, ora noi Museo
di Napoli, è danneggialo nel lato sinistro, e rappresenla Ifigema in Taunde. L azione ha luogo nel
recinto di un tempio con colonne doriche. Nel primo piano si trova una tavola, sulla quale è posto un rarno di
lauro per le aspersioni c una specie di aedieula contenente un idolctlo in bronzo di Arloraide^ Un po più
innanzi c presso la tavola, sulla sinislra del quadro, era il gruppo di Oreste e Pilade; di Uilade si
vede solo il lato sinistro con la gamba e il braccio legalo sul dorso, mentre di Oreste non rimangono
cho le gambe, Sui gradini del tempio , in alto di scendere, vedosi IGgcnia m uno splendido abito
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