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IS u l la via che mona alla porla Ei'colnnese, a breve disianza da questa, ha il suo ingresso principale,
la bella casa, cho qui sì descrive, noia comuneineiilo sollo l’ arbilraria denoiniiiazionc di casa di
Salluslio (Uog. VI, Is. 2A, n. 4). Il visilalore, che vi passi dinanzi e vi gelii iiivolonlariamenlc lo
sguardo , non può non esser colpito dal suo alrio spazioso c dalla sua elegante ed insieme severa
decorazione; gradevole impressiono questa, che diventa poi giudizio diirinilivo, se il visitatore si faccia
ad osservare minutamente riiitcrno dell'abitazione, la quale per l’ampiezza e la regolarità della pianta
e per la maniera di costruzione è da annoverarsi fra lo priiieipali e più auliche case di Pompei.
Distcrrala nel primo decennio di questo secolo, la nostra casa, per la sua costruzione, apparlione
al cosi detto periodo del lufo , c conserva uno dei più ragguardevoli avanzi del primo stile di
decorazione murale, che lutto proprio di questo periodo consisteva nell'imitare con lo stucco la
incrostazione marmorea dello ricche abitazioni romane. Nei tempi posteriori però subì doi mutamenti
cosi nella pianta come nolla decorazione di alcune localilà.
Le botteghe, cho si aprono nel fronte dolla casa, soprattutto quelle segnate coi n. 31 e 33 nella
nostra pianta (Vedi Tav. II ) , e cho sono iu relazione con l’androne n, 1 c con l’ulrio n. 2 della casa
medesima, ci autorizzano a rilencre che il proprietario vi abbia esercitato un industria , assai
probabilmente quella di oste; iiiduslria in particolar modo favorita dalla situazione stessa della casa,
posta, come si è detto, nei pressi di una delle porle dolla ciltà. Infatti ncila bollega 31 il banco
destinalo alla vendila non solo tiene murati, come sposso s’inconlra, i vasi di terracotta che servivano
a contenere, pel consumo giornaliero, i liquidi, come vino, olio, ecc. e gli aridi, come grano, legumi
ecc., ma anche ha, nella sua cslremilà accanlo alla porla di cumunicazione con l’ atrio, un piccolo
l'oculare destinalo senza dubbio a manlcnere calde le vivande. Nel mezzo della bottega sla un allro
banco di fabbrica, su cui potevano trovar posto altri vasi, c dal quale l'u ricavato nei lato posteriore
ua sedile pel veiidilore. Si può dunque aminellci'O che gli avveiuori entrassero por l’ androne della
casa I 0 si Irallonossero nella bottega 36, la quale, oltre che eon l'a tr io , comunica anclic con la
stanza 3 , destinala probabil mente al medesimo scopo, ovvero alla dimora del seruus airieiisii , cho
csercilava parimente I’ ulTicio di dispensnlor. ¡Se deve recar meraviglia il fallo che ad un bclloherc
appartenesse una così bella abitazione, dappoiché allora, come oggi, lo ricchezze e gli agi della vita
non accompagnavan sempre la levatura delia mento c la cultura dello spirito. La famosa villa di
Diomade, intorno alla quale si è tanlo fantasticalo , e dove il visitatore non entra senza che si
presenlino alla sua meato mille poetiche finzioni, assai probabilmente non era che la dimora di un
ricco mercante di vinil
L ’ androne 1 , con soglia di travertino sull'ingresso, immette nell’atrio luscanico 2 abbastanza
spazioso e ben conservalo, dove a capo dell’impluvio vi è una mensa di cipollino, sorrette da piedi
di rosso antico iu forma di arligli d'aquila; sul margine del medesimo impluvio era collocate una
ccrvolta di bronzo, come per andarsi a dissetare.
Le stanze 4 , 14 o 15, delle quali b prima conserva nolla parlo supcriore delle sue pareli un
bello avanzo di decorazione del primo stile (Vedi Tav. I l ) , sono cubicoli, e la stanza IO serviva, di
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