i l i vittiuiavio eoa la vittima da immolare sullo spalle,
0 violi proceduto da un giovinetto di poca età
e seguito da due Tirsofori.
La donna sacrificatrico lia il capo volato, pcr-
cliè tanto nelle orazioni, quanto nelle picei clic
si recitavano durante il saeritizio, praticnvasi
questo costume. I l Suonatore elio dà finto a due
tibie può essere uuo di quelli elio in Roma coin-
poucvaiio il collegio de’ tibieini clic solevano assistere
a'pubblici sncviiizii.
Al flautista seguo uu giovinetto con una tazza
ed un boccale, iisso cliiainavnsi camillo cioè ministro
, e camminando dov'cva per antica superstizione
, .strascinare i piedi per terra , non ]>n-
tcndolì alzare.
Dopo questo garzone vediamo accostarsi idi ara
il vittimario, appellato anclic cuìtrarìo dal ctiUro,
clic ila sospeso al manco lato. Egli porta sulle
spalle un porco, animale sacro a pareccliic divinità,
c che immolavasi p
duo Tirsofori clic sono n
prendere clic il sacrifizio qui rappresentato laccasi
ad onore di Bacco.
La fornace con graticola die sta dietro alla
sncrificntricc serviva per cuocere la vittima dopo
che era stata immolata. Questa fornace ha tre
aperture, dnc praticatevi por farvi giocare 1 aria,
un’ altra per mettervi le materie combustibili, ma
quost’iiltima, attesa in sua piccolezza, ue tà suppone
una quarta c piìi gi'ande iu un de’ lati che
restano invisibili. Erano solito gli antichi c.t sn-
crificio epidari, come abbiamo da'loro marmi;
cioè dopo uccisa la vittima e bruciateuc lo \i-
score sull'ma, gl'intevvounti alla sacra funzione
si cibavano delle carni di qudla, il dio facevasi
0 in pubblico o in privato.
TAV. X X X I I I .
PITTURA MURALE. Riproclaciamo in questa u-ola
una parete scoperta nei primi anni di questo so-
eolo in Pompei, cd ora completamente distrutta:
nel JIusco Xazioiiale di Napoli ne esiste la copia
eseguita dall' artista Alarsiglia e da cui togliamo
ia nostra pubbiicnzione. È una graziosa
p.arctc, che per amore della maggior compiutezza
possibile offriamo ai nostri lettori.
TAV. X X X IV .
PITTURA MURALE. Vaglii sempre gli antichi di
eternare la memoria degli eroi, c di tor sempre
a modello le gloriose loro ge.sta, le ripefean fro-
guente c con gli scritti, e coi dipinti, o colle
sculture alla memoria della moltitudine crescente
delle Nazioni. Ed allorché V ingegno di dotto
scultore o di valente artefice nc stahilìva con più
energica verosimiglianza le circostanze, si aggiungeva
una ragione dippiù a seguirne costaii-
tenicntc ndic ripetizioni lo stabilito tipo, come
il più accetto c verosimile. La mnraviglio.sn impresa
di Perseo die libera la miseranda Andromeda
vicina a divenir preda di orrendo mostro
si legge infatti presso die in tutti gli scrittori
Greci c Latini, si é ritrovata divcr.se volte allo
stesso modo dipinta in Pompei, ed iu nn esteso
numero di marmi si vede cogli stessi particolari
scolpita. Era i dipinti sono da annoverarsi i duo
primi quadri della prosontc tavola.
I fatti di Andromeda o Porsco dovox’nno avorc
gran voga noi culto degli antichi. Forec questo
Kvoo tanto fnralgovato voimo dagli Egiziani ndla
religione de’ Greci, c quindi da questi giunse fino
ai Romani non meno famoso e venerato , come
i racconti do'Jfitografi, le fantasie do'Poeti, c lo
tante dipinture, ohe lo sue gesta ed i suoi amori
eon la bella Andromeda ricordano, nmpiaincnto
compro'ano. l'i ad accreditare questo istorio l;i-
volosc si aggiunsero i prcstigii de' miracoli die
di luì rammcutavaiio lo pj-odezzo. Imperoodié ci
ricorda Pausania dio nelle vici:uinzo di Joppca
scorreva una fontana dello cui acque, i>erdié apparivano
rosso, sì affermava dio di questo coloro
fossero divenute, dappoiché Porsco dopo la fatica
durata dell’uccisione dol mostro marino, die doveva
divorare Andromeda, vi si lavò dol .sangue
di cui era imbrattato. Plinio pure ha lasciato
scrìtto die Scaur portò n Roma da Joppca lo
sdielctro di questo mostro clic alla venerazione,
cd allo stupore degli Etiopi in Joppca si serbava.
J'ùl in Pompd, cd Ercolano abbiamo molte
volte, cd iu larj casi di questo i:lroe, e della sna
amante trovati dipinti , cd in l'ra gli altri si
vede in diverse pitture Perseo con Andromeda in
vezzosa attitudine a speodiio di mi diiaro fouto
seduti, c r Eroe che nel foutc istosso mostra alla
bolla 1' orribile ceffo della Gorgone nelle limpido
ondo riflesso, onde contentarla della sua curiosità
senza il pericolo di essere cangiata in sasso (veg-
gnsi la tavola IX ) . Giova qui rammeutai'c dio
fu trovato in Eroolnuo in un piccolo quadretto
dipinto la ideutica composizione delle due pitturo
dio qui publlliohiamo o in questi tre dipìnti oltre
le morenze delle figure , e \ insieme della
composizione sono eziandio serbati in perfetta cor-
vi.spoiidenza il panneggiare cd il colore delle ve-
stimeuta. I quali fatti ci fanno couvoiiirc in quella
opinione da noi più volte manifestata, cbe la miglior
parte cioè de'dipinti dio si rìnvcngoiii) in
queste anticlic città siano stati copiati da pitture
in quei tempi famose, corno anclic oggi
giorno si vede qualdic volta praticato. E non
potendo gli antidii moltiplicare le insigni invenzioni
, della Pittura col mezzo a noi comune c
facile (ielle stampe, essi lo facevano forse col
farle copiare sulle pareti de’ loro muri.
Diremo (¡ui brevemente come Andromeda fosse
nata nni(«i e vngliissima figliuola a Ccf'oo Re di
Etiopia, della cui rara bellezza oltrcinodo invanita
In di lei madre Cassiopea, la cantò più Icg-
ginrha (lolle Nnjadi vaghissime Xinfe del mare.
Della quale presunzione Nettuno adirato mandò
nn mostro a devastare (piolle sponde, alln cui
rapace c rabbiosa voracità non trovando Cd'eo
nessuno umano provvodimcnto, diiie ricorso al
consiglio divino, cd Aminone consultato rispose
clic C’cf'eo non ¡lOtcva altriiiionti placare Nettuno
che col far pasto all’ orrondo mostro della sua
unica c bdia ligliuola, e Ccfco fu sforzato dalla
ragione di stato di sottomettersi a ipiusto orrendo
!
decreto. Era la bella Indiana legata nd un ispido
scoglio, avido di quella preda giganteggiava^ i!
mostro sulle acquo, risnonnvaiio tutto io nvc
di lamenti c dì pianti, quando giunse alla bella
non ¡sperato dal cielo quello scampo die aveva
corcato invano qui in terra. Perseo Eroe Icggm-
drissuno reduce dall’ impresa della Gorgouiclc Medusa,
librato sulle ali di Mercurio calò allo spettacolo
inusitoto, vide, s'invngbi della bella infelice,
od offertosi al padre (clic sulla spiaggia con
vani lamenti si tribolava) liberatore e marito
della fanciulla, con terribile sforzo di sovranmauo
coraggio affrontò, ecl uccise il mostro marino, c
corse a dìscioglicrc dallo scoglio la bella, cagione
e premio della ben durata fatica. E questo é il
punto di cui l'antico dipiutorc del secondo quadro
della nostra tavola fece soggetto alla sua invenzione.
In questo dipinto vcdcsi uuo scoglio
alzarsi ispido cd acuminato sopra lo onde, cd il
maro agit.ato ancora dal guizzzavo c diliattcrsi
della fiera. Apparisce in lontananza il mostro
sgozzato, elio con la testa boocbeggianto al ciclo
iunalzata, versa uu torrente di sangue. Sul davanti
di ipicsto scoglio sta l'E roe vincitoru tutto
nudo, so non clic un piccolo mantello rosso (che
sappiamo da i ’olluco cliiamarsi efuUide), discendendogli
di sopra l’ omero gli si aggruppa sul
braccio sinistro con cui tieuo la spada falcata
(olio dì tempo adamantina aveva ricevuta in dono
da Vulcano) c la testa fatale della Gorgouo che
par si studii di iiasoondcro agli altrui sguardi.
Alza r Eroe il braccio destro ad aiutare la bellissima
Andromeda a discendere dallo scoglio, ia
quale raccoglie con una mano un lombo del tu-
nico-pallio di cui é vestita, onde non esserne impacciata
nella discesa. Questo tuiiieo-pallio di
color giallo due volte succinto onde alla bella
vergine in prolisse e fluttuanti pieglic sul collo
dei piedi, dall' omero sinistro su cui é con una
fibula gemmata ne' duo orli congiunto. Nel volto
della bolla donna si vede ancora impresso collo
stupore deirinaspettata liborazioiie la paura dolio
scorso pericolo.
Como vedesi, il primo quiulro esprimo l’ i-
dcntica composizione del secondo, ma delle duo
dipinture la prima ò piìi pregevole dell’ altra.
Le ligure cbe la compongono hau proporzione
della terza parte del vero. I l Tcrsco del primo
dipinto differisce doll'altro in quanto uon ìin lo
ali a’ piedi; ed oltre V cfuUide piccolo umntcllo
usalo dai guerrieri, pundeglì dietro le spalle una
specie di cappello che non possiamo chiamarlo
il pdaso per non ravvisanisi lo ali cho forse souo
por ragiono di situazione nascoste dietro gli
omeri doli’ Eroe.
Abbiamo dotto al principio di questa descrizione
elio la meravigliosa impresa di Perseo si
ò ritrovata diverse \olte allo stesso modo dipinta
in Pompei, od in un esteso numero di marmi si
N'ode cogli stessi particolari scolpita. Fra questi
ò d' aunoverarsi il gazioso bassorilievo nel terzo
(puulretto delineato, in cui é viraoemeiite espresso
i ’ersco che dopo dì avere estinta la tremenda
belva miscoiidu a tergo la testa di Medusa, o
porge la destra alla sconsolata Aniromeda , in
contrassegno di sna salvezza,
l-'an parto di questa tai’ola altri due quadretti.
Nel primo vedesi rappresentato il castigo di
Marsia condannato da Apollo ad essere scorticato
perclié osò paragonare il suono dello sue tibie a
quello della cetra dol Nume. I l superbo veccliio
é già legato ad uu albero, e sembra attondoro
il suo destino eou fiora iiuliffcvenza. Innanzi ai
suoi piedi giacciono a torva le tibie, stato cagione
nll’ iuiélicc disfida. Lo Scita col coltello in mano
é il carnefice che attendo il cenno supcriore per
eseguire la scuteiizn. I l giovine inginocchioui é
Olimpo die per lo si’cnturato maestro prega pietà
ad Apollo. Questi siedo sul cuscino di una ben
lavorata sedia c tiene nolla destra il plettro,
nella sinistra la cetra , cui par die una Musa
voglia cingere di uu serto.
Ndl’altvo (piadrotto sono Oreste e Pilaile condotti
legati collo mani .sul tergo da mi ministro
dd Re 'l'oanto, por essere sacrificati a Diana,
secondo la legge l’igoutc nd Glicrsoucso Táurico
la qiuilo eoudannava tutti gli stranieri a tal pena.
I prigionieri dunque souo cinti di bendo e
corone a guisa di vittimo. Vi é nn tempietto
portatilo iu cui amniirasi la statua della Dea, c
vicino a questo'tempietto un sacro vaso. La sacerdotessa
intanto come seppe esser quelli di
Grcoia ofii'i ad uno di essi la vita, a patto che
costui portar dovesse una sna lettera nd Argo.
Allora vedesi tra anicndue ì giovani riudla nobil
gara per eui ognuno ai’rcbbo voluto morir per
l'altro, gara descritta cosi bene da Ovidio ;
Ire jubet Pykidcs chanini morilurus Orestein:
Ilio negai, inquo vicein pugnai ulerquc mori.
Ad un tratto di amicizia cotanto eroica la
saccixlotossa accosta 1’ indice alla bocca in atto
di maraviglia. In questo mentre una delle sno
assistenti apparecchia sull'altare le cose necessarie
al sacrifizio , e 1' altra tiene nelle mani mi
ramo cd nn desco con ciitrovi una specie di focaccia
fatta a guisa di fronda.
Aincndue i ipiadrotti sono dì buona composi-
viono. c ci danno bello lezioni di morale. Nel
primn c ralmino clic intercede pel s isti tu tore,
nel secondo é 1’ .amico clic credo s
l'offrire la propria vita per salvare il (
TAV. X X XV .
PITTURA MURALE,- L a parete, elio qui pubbli-
cliiamo, appartiene alla nota casa di Epidio Sabino.
I'I del novero di quelle pareti n l'ondo nero ,
nello quali non sai so piìi ammirare la semplicità
ovi-cro la grande eleganza del disegno.
TAV. X X X V I .
PITTURA MURALE. - Riproduciamo una graziosissima
per quanto semplice parete rmvcmita m
nna cas.a della Reg. V Is. 1®. Questa cn.sa fu
detta dogli Epigrammi Greci perclié al dì sotto
di alcuni dipinti ritrovati in un piccolo oecus
oravi scritta a colore uu epigramma greco, allusivo
al soggetto rappresentato.
In questa abitazione si rinvenne quando fu
dissotterrata nn tesoro di suppellettili di argento
eon finissimo tessuto di oro puro.
1'. i “
i.r'
:h
' l i
ì;
liJ’i'!, ìY"
1 | j
i i i f
11,
. r "