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XXXIV I.'-VIITE IS POMI’E H Ì E E S C O ILLESTIUTEVO D ELLE TAVOLE
La nostra Vittoria è nella solito acconciati
ili Diana, o come questa Dea, ha una sistidc s
cinta sotto del seno.
fuoii
Questo importantissimo dipinto venne
dagli seavi in istato di ottima conservazione.
TAV. LUI.
PITTURA MURALE. Riproduciamo in questa lavóla
una importante parete a tondo nero scavata al
principio del secolo. Di questo grazioso dipinto
non vesta a Pompei vestigio alcuno c ci é dato
di poterlo riprodurre solo pcrcliè conserviamo nei
nostri cartoni la copia originale fatta da valente
artista dell’ epoca.
TAV. LIV.
PITTURA MURALE. Uipetianio per questa elegante
parete a fondo bianco, quanto si é detto per la
Ijrccedcntc. Non ¡lossinino però uou richiamare
l'attenzione del lettore sulla squisita esecuzione
di questo dipinto murale, sia per la vivacità dei
colori, sia por la delicatezza delle linee e l’ accuratezza
dei particolari architettonici.
TAV. LV.
PITTURA MURALE- — Riproduce il primo quadretto
della presente tavola uu episodio della nota
caccia dì Calìdonia. Racconta Ovidio come Meleagro
figlio d’Ocoiieo Re dei Calidouii capitanava
la caccia del tremendo cignale che per vendetta
di Diana devastava quelle regioni. Atalanta vergine
Lenissima e fortissima, era dì quella impresa,
e fu la prima a ferire l’ immane belva.
Melengro innaraoratosi dolla bellezza e della ga-
gliardia di Atalanta, dopo di avere ucciso il cignale
volle farle dono della testa e del cuoio dell’animale.
Del qual dono indispettiti e crucciosi
tutti i compagni di Melengro, i due fratelli di
Altea sua madre osarono di rapire il dono ad
Atalanta, c al vinoitore della belva il diritto di
donare ; per la qunl violenza furioso il giovine
eroe gli uccise ambedue. Allora sua madre .Altea
disperata della perdita dei fratelli bruciò quel
tizzone di legno che le Pacche aveano decretato
dover consumarsi con la vita di Meleagro.
Fare dunque chiaro che il pittore Pompeiano
abbia preso a rappresentare quando Meloagro
dona nd Atalanta le spoglie del cignale, e quando
i fratelli di Altea meditano la rapina clie doveva
costar loro la vita.
Vedesi il dorso di nna sterile montagna, allo
cui falde un bosco folto di varie maniere di alberi
è cinto da un muro che termina in una colonna
che porta il simulacro di Diana con faci
accese in ambe lo mani, per cui fascelù o lucifera
veniva detta. E rammentò con questa immagine
il pittore, come per vendetta di Diana
da Oconeo non debitameuto venerata ii cignale,
devastava quelle campagne. Siede Mclcagro in
mezzo al dipinto c, come ad Eroe cd a figlio di
Re .si conveniva, nna eiattidc, o piccolo mantello
purpureo gli cade sotto la ciutura, tiene la
spada ad armacollo , e due aste nella mnuo destra,
0 si volgo c guarda verso Afalnntn.
Ai piedi daH’Eroe vedesi hi testa dell’enorme
belva c i due cani n luì compagni nella caccia.
Se, considerando la figura di Atiilaiita, si ricordano
i versi con cui Ovidio ce In descrìve, si
può dire averli avuti presenti il pittore antico
die la dipinse; poiché Ira loro hanno in comune;
semplice il crine in un sol nodo accolto (crinis erat
s'mplex nodum colleatus in unmn), la custodia degli
strali dal destro omero pendente, corte le vesti-
menta , e la faccia cosi fatta che in bel garzone,
Vaeresti detta femminea, in bella donna, vim/e.
Però é singolare il cappello (che Ovidio uon
ci descrivo) clic si vedo in tosta di Atalnntn dipiuto;
è verde bordato di oro. La tunica eli cui
é vestita é bianca , il pallio é coleste orlato di
verde; c lo soleo di cui é calzata tiene con giallo
correggiole attorno ai piedi legate.
Quei due uomini clic, uno seduto , 1’ altro
curvato, meditano c guardano Melengro che fa
ad Atalanta il dono fatale souo ccrtanicute i fratelli
di Altea, che discorrono insieme del furto di
quello spoglie cho doveva costar loro la vita .•
quello seduto clic tiene la spada colla sinistra
ha iu testa uu cappello giallo ed un’ cfattidc o
mantello paonazzo, l’altro un ofattide celeste; del
resto nudi ambedue come cacciatori ed croi.
Sono pochi i monumenti di arto cho restouo
a narrarci le nefande inclinazioni di Pasifne verso
di un toro , del pari clic le astuzie di Dedalo
per secondarle. Secondo la volgare tradizione, alla
quale contrastb appena Luciano cd alcun altro,
raccontarono 1’ avventura Diodoro di Sicilia , A-
pollodoro ed Igino; la cantarono più volte Properzio,
Ovidio, Virgilio; nel bronzo c nei marmo
0 sugl'intonachi la istoriarono scultori c pittori,
Xellc porte stesse del tempio d' Apolline in Cu-
mn, siccome ieggesi nel sesto delTEneide, orano
effigiati quegli amori nefandi e la prole biforme
cbe poi 110 fu conseguenza e memoria. In duo
bassorilievi, al dire del Winekclniaim, si ritrova
espressa questa favola: l’uno del palozzo Spada
esprimente Pasifae cbc fa conoscere a Dedalo
l ’oggetto del suo delirio: l'altro del palazzo Borghese
rappresentante a dritta rhiscnsata Principessa
che discorre con un mandriano della sua
strana passione, noi mentre che un Amorino alato
procura confermarla semprepiù nella sua inclinazione;
a sinistra la Principessa .stessa cho vergognosa
e renitente considera la giovenca fabbricata
da Dedalo, od un Amorino elio incoraggiandola
verso di (piclla inaccliiiia l’appressa. In
pittura a fresco poi per ben tro volto ricorse Io
stcs.so argomento in Poinpei; la prima nel pila,
stro di lina pubblica via, e propriamciito quella
in continuazione della scoondu fontana ; la seconda
nella casa cosi detta di Meloagro, k terza
nel tabiino di quella volgarmente denominata della
gran caccio. Mutilati o guasti comparvero i due
primi , il terzo quasi intero del tutto abbiamo
riprodotto nel secondo quadretto della no.stra tavola.
Vedesi In reginn assisa , c T artefice in piò
0 presentante l’ opera sua, cioè In falsa vacca,
ucl cui dorso é praticata Tapeituva col suo coperchio,
e la quale poggia sopra tavolato scorrente
mercé quattro rotelle, acccssovii cornimi a
questo e agli nitri affreschi, e l’artificio delle ro-
telline, mentovato da Apollodoro non fu obbliato
noraraono dnIT autore del bassorilievo horgliesia-
«0. I l luogo della scena che nelle altre pitturo
non iscorgevasi, viene in questa chiaramente significato;
é innanzi al peristilio della roggia del
quale vcggonsi quattro doriche colonne ohe no
sostengono il frontispizio. Sotto un albero brullo
secco 0 bistorto, siede la moglie di Minosse in
magnifica sedia d’avorio a bracciuoli riccamente
intagliata e sulla quale é gettato un panno di
color verde.
Ella é regalmente vestito con tunica pao-
nazzina c manto giallo foderato di cilestro, tiene
in una mano aurato scettro; le circonda il capo
gemmato diadema, i cui bendoni le cadono sugli
omeri; ha in fine i piedi appoggiati ad uno sgabello.
Lo stà dirimpetto l ’artefice coperto solo di
breve tunica cilestrina. Nella sinistra ci tiene
l’ascia, cd indica con la destra 1’ artificiata giovenca,
ravvolta foi-se di una pelle dì quell’ animale
come scrisse il mentovato Apollodoro, e
nolla quale scorgcsi aperto il coverchio deH’cii-
Eaccouteromo brovemeuto la storia clic forma
il soggetto di quosto dipinto.
Sia cho Venere sdegnata del poco culto che
ia sveutiirata Regina le prestasse volle punirla
inspirandolo quella disumana propensione, sia che
Nettuno irritato contro di Minosse por non avergli
sngrificato il più bello do’ suoi tori rese Pa-
sifae invaghita di quell’ niiimnlo, dai momiraeuti
ritrovati più che da ogni altro mitologico racconto
é chiara la clisoidinata passione di quella
Principessa: od iiistituitó fra loto uu confronto,
abbastanza rischiarata nc vengono i particolari.
Si cercò nou pertanto fin daU’aiitichità di portar
luce su dì questa bizznrrissiraa favola, e Imciaiio
suppose che Pasifae avendo appresa da Dedalo
quella parte di Astronomia che riguarda le costellazioni
0 spocialmcnte quella del toi-o abbia
fornito T argomento a questa favola; cd infatti
Pasifae é il nome di una delle Plejadi , gruppo
di stello situate sul dorso del toro. Dol rimanente,
vi é chi sostiene cou piìi verosimiglianza o con
meno degradaincnto dell'iimnna specie, che il fondamento
di questa favola sia riposta nella voce
ianrtis, nome di uu cretese ammiraglio, il quale
por opera di Dedalo arcliitctto e confidente della
Regina, ebbe avviciiiamonto a Pa-sifac dal ohe n.v
cquaro dua gemelli, l'uno somigliante a Minosse
e l’altro a Tauro, materia sufficientissima por somministrare
argomento alla bizzaria do' poeti per
l’altra favola del Minotauro,
Graziosi 0 di squisita fattura sono i quattro
quadretti cho abbiamo puro riprodotti iu questa
stessa tavola.-
Vcggonsi quattro carri tirati da differenti
auiinali. In uno scorgcsi l'Amore frettoloso che
colla sforza spinge a correre dno cigni, gli augelli
sacri alla madre; in un altro l’Amore potente che
collo solo redini guida i più feroci animali, una
tigre ed un leone. Alle stanghe del terzo carro
é attaccato pel collare uu pappagallo , il quale
ha iu bocca le redini dirette da un grillo messo
sulla estremità della cassa, il quale pure nella
bocca le tiene. Al quarto ò legato un grifo per
via del pcttor.ile, ed una farfalla lungi di spaventarsi
dei brutto mostro sta sulla sommità della
BRONZI.—Diversi frammenti di bronzo sono in
questa tavola raccolti e ci vengono dagli scavi
di Pompoi. Sebbene siono malconci dal tempo,
puro da quello che ue resta non può rivocarsi in
dubbio che ci offrono de’ monumenti di sommo
interesse por l'aroheologia e di non lieve utilità
alle arti, spooialmeiito pel processo de’ lavori di
cesello i quali incoraggiati venivano dalla ricchezza
dcTompcjaiii, c non poco ispirati dal lusso
di Roma intaodotto nella nostra Pompoi dai potenti
colonizzatori romani.
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