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li L' ARTE IN POM PE I- E LE SCO ILLUSTRATIVO D EL L E TAVOLE
3Ù, facendo del braccio sinistro puntello al mento.
A sinistra dietro alla spalliera del sedilo, sulla
quale ò disteso uu panno verde, sporgono le figure
dei genitori di Admeto; il veccliio, dalla
b a rba bianca, in veste grigia, appoggia in mesto
atteggiamento ambe lo inani sur un bastone,
la madre, avvolta iu manto rosso, ehc lo discendo
dairoccipito, eleva spaventata In dritta. A destra,
al di sopra di nn bas.so muro sporge la figura
di Apollo eon verde nimbo c clamide, il tnrcasso
sulla spalla dritta, l'arco nolln mano destra; accanto
a lui sta una figura femminile, con manto
giallo, che lo ricopre anche il capo, por la quale
non b sta ta tro\-ata sinora una soddisfacente spiegazione;
qualche dotto ba pensato alla Nymphen-
tria. Apollo guarda pieno d’ interesso la infelice
coppia; la sua compagna eleva inalinconicamontc
la destra. Sul volume dcH'oracolo si vedono segni,
che accennano a caratteri greci. Nello sfondo
si distende una cortina.
Nel quadro crcol.anesc siede a sinistra sopra
tm sedilo, sul quale b distesa una pelle di fiera,
Admeto, imberbe ma dì robusta complessione .
eon brevi riccioli biondi, vestito di verde chitone,
0 poggia mestamente il suo capo inclinato
sulla sinistra. Alcesti, che siede a lui d’accnnto
coperta d i bianco chitone e di bianco velo, che
le disccudc dal capo, guarda innanzi a se iu a tteggiamento
di dolore , ed abbracciando con la
d ritta lo sposo poggia la sinistra sul braccio dì
lui. Di rimpctto ai conjngi siede sopra u n sedilo
uu giovine, che avendo intorno ai lombi
una clamide verde tiene con la sinistra il responso
dcH'oracolo relativo alla morte dì Admeto, e
al quale accenna con la dritta. destra sta la
vecchia madre di Admeto, con copertura in capo
e rosso chitone, la quale protendendo in avanti
la parte superiore della persona e toccando il
mento con le dita della d r itta , ascolta fra maraviglia
c spavento le parole dell'oracolo. Dietro
a lei si vede il vecchio genitore, barbato e coperto
di una veste grigia, aiich'esso immerso in
un doloroso pensiero. Nel centro del quadro, in
proporzioni maggiori dello altre figure, sta Apollo
in verde veste, il turcasso sulla spalla destra, e
con la d ritta elevata. Alquanto più in basso del
dio, ma sporgente ni di sopra delle rimanenti figure,
si vede fra Alcesti e i genitori di Admeto
la medesima figura femminile, per la quale si
desidera ancora una spiegazione soddisfacente.
TAV. V.
BRONZO. — Statua di Apollo rinvenuta agli 8 di
Novembre del 1853 nella casa detta del G iu rista
e che ora Dovasi nel Musco Nazionale di Napoli.
Leggasi per maggiori chiarimenti la descrizione
a pagina 8 di questo capitolo.
TAV. VI.
PITTURA MIRALE. — 8on qui riuniti quattro dipinti
rinvenuti in Pompei.
Il 1” ed il 4® rappresentano Diana ed Endi-
mione.
I l 2° ed il 3° Venere o Adone.
Oli amori di Diana e di Endimiono furono
soggetto caro ai p o e ti, carissimo agli a rti s ti, i
quali in gemme, in bassirilicvi cd in pittu re replicato
N’oltc li rappresentarono.
Eu comune opinione presso del paganesimo
cho la più casta delle divo soggiacesse come ogni
iiltra alla possente forza di Amore, c che furtiva
abbandonasse l’Olimpo per girsene a vagheggiar
sul monte Lnfmo 1’ addormontato Endimionc. E
non altro che questo b il momento espresso nel
primo dipinto che pubblichiamo in questa tavola.
Nuda c solamente di celeste manto in p arte inviluppata
b qui espressa la di\'a dopo essere discesa
dall'O limpo reggendo colla destra tm torchio
acceso, c colla sinistra uu elevato lembo del suo
manto leggermente gonfiato da fresca aura mattutina
, e (lunsi estatica si soflorma a mirare il
vago Endimionc, il quale addorracnfato giaco su
d i un greppo ricoperto dnlla sua clamide, facendo
sostegno a l stio capo il dritto braccio rivolto al-
roccipitc, e abbandonando la sinistra su due lance
venatorie cho ancor tiene distese sul suo braccio.
Il disco crescente snl cttpo della diva posto fra
due rileA-anti astri irradiano questa silenziosa
scena, la quale b solamente interrotta dal latrato
del cane del cacciatore, che vuoi quasi avventarsi
a lla diva innamorata.
Nel quarto dipiuto , cbc qui d iamo , siede in
campo aperto l’addormentato pastore sopra una
rupe del Latino dominata da un grande albero
fronzuto. Egli fa del braccio destro colonna nl-
r intera persona c nell' abbandono del sonno la
sua mano ritiene ancora i duo giavellotti con cho
andava insegtiemlo lo fiere. I capelli che divisi
in duo gli scendono con negligenza sulle spalle
accrescono il gaio delle sue sembianze, dove, ancbe
dormendo , traspare la placidezza figlia dol
contento. L e ^ ic r a come un’aurotta gentile a lui
s’ appressa la Dea condotta a mano da un vezzoso
amorino, o pare che ella tema dì destare il
suo caro. I l manto cbe al muovere della diva s'inarca
dolcemente, c si avvolge in mille pieghe
è trattato con maestria cd b quale ad una divinità
aerea si addico. Una splendida aureola .adorna
la sua testa, odiie armille d'oro le braccia. Tutte
le figuro di questo affresco sono inventate con
oleg.anza, o tocche tnncstrevolmentc. Graziose ol-
trcniodo ne sono ancbe le situazioni, ma quello
che il fa sopra i dipinti compagni assai più commendevole
b quella crocetta mossa in tosta all’a-
inorino. È questo u n particolare che s’ incontra
unicninciitc nel nostro dipinto. Quella crocetta
potrebbe figurare una s te lla , e forse il pittore
nell’ amorino volle vapprcscntare Esp c ro , elio
spesso precede lu luna siiU'orizzonte.
Nell’ atrio di una casa chiamata del Cerusico
da alcuni strumenti di chirurgia in essa trovati,
fu rinvenuto in mozzo a bellissime grottesche il
terzo dipinto che riproduciamo in questa tavola,
il cui pietoso soggetto meravigliosamente si accorda
alla professione del Pompcjnuo ohe abitar’a
quella casa. E tanto noto il caso di Adone che
ci sembra imitile di minutamente parlorno. Ci
limitiamo dunque a ricordare come Voiioio dello
L ’AllTE IN l'OMPEI-ELENCO IL LU STRA 'm 0 D ELLE TAN'OLE III
bellezze di questo garzone tanto si acceso, che
di ninna a ltra cosa elio del suo amore si deliziava.
Da questi contenti il giovinetto con dolore
della Dea sovente si dilungaà'a por vagliczza della
caccia, noi cui esercizio fu ferito a morto da un
cinghialo- Invano accorse Venero a sollievo del-
rinfclico che così mal concio le morì l'ra le braccia.
E questo b il soggetto della pittu ra che qui
piibblichiamo-
H a rnpprc.sentato il pittore in un alpestre e
sassoso luogo Venero colla faccia tu tta dirotta
nel pianto sedente col suo leggiadro clic nelle
angosce delle ferite le giaco in grembo, l.’avo ohe
la Dea seminuda si sia spogliata le vcstimcnta
por farne letto al moribondo garzone clic giace
disteso su di uu panno b ia n co , c clic le .abbia
colle suo bendo fasciata micidiale la ferita da cui
vedesi spicciare in gran copia il sangue. Quel
dardo clic colla mano moribonda Adone ha appena
forza di sostenere, c quel cane che sul davanti
dol quadro b dipinto , mostran 1’ esercizio
a l giovane tanto fatalo. Sta pur bene nella composizione
di questo quadretto quell’Ainoriiio che
s i tergo colla inano lo lagrime, come anche quello
che in atto mosto b seduto ai piedi della Dc.a.
Ci sembra però biasimevole il non vedersi lo mani
di Venere , le quali (piasi nionchc senza uiuua
stringente necessità d i situazione sì nascondono
dietro il corpo d i jVdoiio.
Nel secondo d ip in to di questa tavola, cho per
nlthno illustriamo. Adone c Venere seggono presso
nd nn monumento sepolcrale, posto non lungi da
nn a rupe in mezzo a .solitaria campagna. Seggono
su la stessa pietra, ma in guisa clic il vezzoso
giovine appoggia il braccio che tiene due
giavellotti 0 ta tto il dorso nella più cara guisa
del mondo sulle giiioccliia della vaga D ea , che
un a corona g li offre la quale egli dalla ninno di
lei prende con maraviglia. Egli b chiaro clie la
diva p re s a , d i nn mo rta le, gli fnec.sso un presente
simile a quello che lo donne far solevano
ni loro amanti.
Dei due amorini cho chiudono la sc en a , il
primo tiene un p om o , forse quello clic assicurò
a Venere la l’ittoria sulle Dee rivali. L ’ altro
muove sospetto c verecondo, non s.aprcmmo dire
por quale ragione.
TAV. VII.
PITTURA MURALE. — Funamboli. Cominciavamo ,
o comincinvaino avventurosissimi g li Scavi di
Pompoi nel 1749, poiehb discoprirono una stanza
per ¡squisiti ornamenti ragguardevole, nella quale
erano dipinti i funamboli o ballerini di corda che
pubblicliiamo in questa tavola. Sono questi dipinti,
monooomi sopra fondo nero, quando camp
iti di verde, quando di minio o sottilmente lineati
di nero per l’ appunto come le figuro dei
vasi volgnrmento dotti ofrusclii.
I fmiamboH orano pros.so gli antichi romani
in uso. Imperocchb quegli avvisohiauti che nei
piaceri come negli a ffa ri, anzi che trattenuti si
sentivano spronati dalle dillìcoltà, eran fin giunti
a far camminavo sullo fimi gli clellmti come lo
to.stiinoniano Plinio o Svctonio. Il vedere i fu
namboli qui espressi tu tti in figura di F a u n i,
tu tti in attitndini cbvifostaiiti, ci conduce nello
congottnvo ohe questi balli sulla corda potessero
far parte dello pompe baechiclie, o clic diivautc
i conviti si faoossero a l diletto doi convitati. In
appoggio della prima di queste due congetture
ricorderemo come nella pompa bacchica di Tolomeo
sì parla di nna truppa di satiri che avevano
i corpi coloriti di rostro o di minio o di a ltri colo
ri diversi. T u tti (juesti nostri funamboli ballano
sopra tirsi so.spcsi a funi, il clic si accorda al costumo
di que.sti antichi giocolieri di mettere a cimento
la loro destrezza su sottili antenne in allo
sospese.
Alenili di (¡uosti ballorìni di corda cho presentiamo
nella nostra tavola non contenti delle difficoltà
di camminare sul sottilissimo tirso , danz
an o , suonano o si atteggiano in modo incredibile.
Il l" con nna gamba piegata od un'.altra stesa,
da un rito 0 biccliicte a forma di conio, che tiene
nella destra sollevata, versa liquore in un cratere
a due m.anichi cbc ha nella Binistra , abbassandola
iu modo che lo sprillo del vino, con arduo
giuoco, gli fa arco sopra la to.stii. Il 2“ col tirso
ili ¡spalla su tu tte e duo le punte doi piedi sostenendosi
si atteggia quasi a comineiarc ì suoi
giuochi. I l terzo egualmente con una gamba piegata
ed u n 'a ltr a stesa, da un gutto elio solleva
con !a destra mesce liquore in un a patera clic
tiene con la sinistra, c tanto fisso vi guarda den-
1 pregio del giuoco stasse nel non
farne l'crsarc nemmeno una goccia. 11 4”
gambe nella medesima posiziono suona con ambe
le mani una lira tenendo tutto il peso del corpo
poggiato sul tirso con In pu n ta del piede destro,
0 l’csti-eraità del tallone sinistro. È da osservarsi
conio tu tti questi ballerini (quasi fosso una logge
di difficoltà imposta a quei giuochi) mai non poggiano
sul sottile tir.so su cui danzano tu tta la
p ianta del piedi ma sempre o sulle punte o sul
tallone in disagcvolissiino oiiuilibrio si stanno.
11 5° si regge sid tirso solo con la pu n ta del
piede destro, c suona lo tibie. Clio d i v e ro , so
dililcile doveva essere l'cquilibraro il corpo in varí
moti cd azioni diverso su sostegno cosi sottile e
mal fermo, com’era l'asta di u n tirso, quanto più
arduo cloi-ea riuscire iu s ì disagevole positura il
seguire i ritmi dei suoni. I tirsi o aste su cui
questi fimamboli danzano e fanno loro giuochi
sono sottili cd ornati di festoni di verdi fronde,
come lincile di foglie cd orbo appaiono rivestite
le funi alle qnali sono sospesi questi tirsi. E siccome
alcuni (li questi tirsi Inmno nello loro estro-
inirà l'asi pcudonti a cordo che sembrano a eguali
intervalli annodate, così b a credere clic queste
cordo sovvi.sscro ai funamboli antichi ad ascendere
sullo aste sulle quali danzavano. Il sesto
ballerino cgunlmciitc con nna gamba piegata e
l'a ltra stesa, stendo ambe le braccia cd unendo
palma con palma si curva quasi a rao.strare che
a mantoncrsi iu quel difficilissimo equilibrio non
g li b mostiori di libr.are lo braccia. I quattro
funamboli cho seguono ballano con uu tirso in
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