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dipìnto, è Mudlo stesso dcìto plasfica arcaica, se non d.c vi si rivela u.i certo studio d imitazione,
soiiratlutlo iici colori delle vesti, i quali non sono diversi da quelli ovvj ndla plastica pompejana.
Era le immagini del culto è torso anclic da annoverare la k lla statua di Apollo in bronzo, ora
nel Musco di Napoli, rinvenuto agli 8 di novembre del 1853 (clV. E.o.ir.-l. Pomp ani Imi. Il p. o8d)
nella casa detta perciò del Cilunsla (secondo la iiuniciidatura olbcialc, do/iiiis i npidn Seawtìi Auj
sliam) c precisai, onte .accanto alla piscina del primo peristiliu. Sorprende mnan/.i lulto in questa stotua
la bella patina .azzurra, clic s. riscontra in parccdii allri bronzi po.npcja.u, non poro m lutti. 11 dio
tiene lidia destra abbassala il plettro, sicché non può osservi dubbio cbc con la smislra, nella quale
consci vaio ancora un apparalo di sostegno, egli .abbia retta la lira, d.o però è andata P'"'-’“ '®. M
uunlo di vista della storia dell'avlc, la nostra stolua c uotevol.ss.ma, poiché msiemc con .itouiie
altre statue alliui è vcrisiniiimculc i! p.odoilu di una scuoia artistica liorila nella bassa Italia ,
delia scuoia cioè di Prassitdc, la cui maggiore opciosilà ricade ucl Icnipu d. Pompeo Magno, c
il cui carattere vicn determinalo dalla esecuzione assai accurata o da un dolio studio cd u.i.taz.oiic
ddlc opere arcaiche. E inlàlti nell’Apollo pompejano si lasciano làciliiioiile cogliere ccrli traili di mio slorzo
verso la rigidezza arcaica. ,
Fiinlu cnlc diiude la serie delle immagini dd cullo, clic merilmo speciale mciizimic, una scconaa,
ma assai uni iiiccola stolua di Apollo, anclic in bronzo, tornato a luce il C aprilo 18Ü8 (Pomp. mii.
hisl I in- 3" 1> 54 sg.) in una edicola, secondo il Finali (¥»*. Porò. voi. 11 lav. 23), di una casa, i
cui 'abitatili avevano un particolar culto per Apollo. Questo dio infalti vi c più volte rai.prosculato anche
nei diiiinli murali, clic la decorano, sicclic c per esse c per la slaluella in parola queirabitozionc porta il
nomo di cosa di Apollo (Reg. VI, Is. 7." ii. 23). La nostra statuelto dunque, die ora trovasi nel Musco,
mostra Apollo mollemente appoggiato ad uno svelto ¡lilaslro, c dio lieuo nella si.iislia la lira c il plettro
nella destra abbassala : il dio ba inlcrrotlo il suono, quasi volesse, col capo leggermenlc mcliinato, Uain
ascolto alle preghiere degli adoranti. La esecuzione n’c buona, cd 6 assai ben conservato. ^ ,
Fra le slatuctle votive ricorderemo l’ Iside dedicala da Lucio Gccilio Febo (\ . sopra impm d lsulc,
lav. VI) e il Racco di Numcrio l’opidio Ampliato. La prim.a, iniporlantissima per le Iraccc di dipmlura
c di doratura, poggiava sur un iiicdislalio poiTaiilc l’epigrafe:
L . CAEGILIVS
PIIOEDVS
POSVIT-L-LVD-D (cioè loco dato dccnriomim dea-eto).
E la seconda, nel cui plinto si legge;
N-POPlDIVtì-AMPLIATVS
PATER • P • S (cioè peeuim sua)
i,e„to il. ,|iicll;. nuLicma famiglia ili rappioscnlaiBa ili Bacco, coi ilicilc origine il Dionssos ili Prnssitclc
lidie non podio slaluc decorative son da avere in altissimo pregio lo statuelle in broiizu de!
Fauno danzante, dd Fauno con l’otre, dd Sileno ebbro e del voluto Narciso, clic pel materiale, pelle
dimensioni, per la rapprescnlanza c per la esecuzione formano un mirabile cielo di monuinciili.
, die
II Fauno danzante (V, Casa del Fauno lav. V) fu rinvenuto accanto airimpluvio della famosa c
da esso prese uno dei nomi, coi quali suole indicarsi. Poclic opere d’arte certamente possono gareggiare, per la
Miucssioiic ddl'eslro bacchico, con questo vccdiio Satiro, clic, lutto movimento cd elasticità, danza sul suolo,
don.inato ulVallo dallo spirito dd suo dio, cl.c lo agito c lo inebbria : è una magistrale iinmaginc di
(,nella rude sensualità, clic i satiri incarnavano. Clic qui si tratti di una sdiiclla opera del miglior
tempo ddl'arlc, è per noi fuori di ogni dubbio.
II Fauno con l’otre (V. Bcscrbone 6W«/e lav. XGIV) fu scoperto il 31 marzo 1880, c adornava la
piscina die è in mezzo al gran perislilio dulia casa della del Ceulenario. Allo m. 0,5!, è coronalo di un ramo
privo di foglicc con tic |.iccde ¡.igne; lu. chioma incolta, orecdiie caprine c grossa coda. Facendo cadere il peso
dd corpo sulla gamba drilta ripiegala ¡.idieiro, c lenendo la gamba sinistra mollo stesa in avanti, di
modo che la distanza fra i piedi è di m. 0,23, abbandona niii-abilmoiilc il dorso indietro, e ripiegando
la testa sul petto, sorride dolcemente al vedere lo zampillo di vino, die egli rendo non continualo,
striiigcnilu con la mano sinistra il cullo ddl'otic rijiiciio, da lui coiiii>re.sso sotto il braccio corrispoii-
dcnle, mentre lia la dritla alfallczza del ventre, quasi volesse trastullarsi con lo zampillo medesimo.
La sua posa non esprime punto l'ebbrezza, come altri a torto lia creduto, ma lo sforzo per sorreggere
l’olrc, e rifoicla in qualdic modo (judla di Ercole lottante col leone sulle monde della Magna Grecia.
È quasi lutto cojicito di una dmissima concrezione terrosa, diiiiiicamcnlc combinato con l’ossido, ma
dallo parli scoverte, come dalla lesta e dai dorso, si rileva subito il gran pregio dulia esecuzione, clic
pcrallru si sarebbe potuta argomentare dal iraKaiiicnlu dei capelli , die baniiu belle masse, n dalla
grande diligenza, con cui sono lavorale le estrcmilà. La conservazione del resto è perfetto, se non die
sulla spalla sinislra mostra un rattoppo di piombo, un allro pare ve nc .sia sulla gamba dritta, c la
unric iiiileriorc dd piede sinistro si vede riattaccala. Alla parte posteriore dell’ otre ora congiunto la
fistuhi di piombo, clic deturpava non poco (juesta insigne slafaclla; la <iual cosa iudurrcbbo a credere
die dallo stesso antico proprietario non fosso stato riconosciuto il valore ddl’opcra d’arte da lui posseduto,
adibendola per getto d’acqua: a ciò si aggiunga cl.c la base, su cui poggia, non è altro che iin’umile
laslra di marmo (m. 0,51 per ni. 0,24). Fu pubblicato dal prof, bogbano {Nokzw degl, Scav, 188Ü,
lav. HI, p. 100), della cui descrizione ci siamo giovali.
A queste due bellissime slatiicltc di satiro fanno degno riscontro le altro due , vero perle della
sciillnra in bronzo. 11 Sileno ebbro (V. ücscmione Generale lav. XIX ) fu rinvenuto il 21 maggio del 18Ci nel
peristilio della casa di N. Popidio Prisco (detta v(dgarmeulcca.sa dei monili, Reg. Vii, Is. 2." ti.2ü): clic fosse
destinalo a sostcncrcqualcosa sulle spire del serpente, clic egli stringe con lamaiio sinistra, lo dimostra il fatto,
clic il noslro bronzo appartiene a quel periodo dell’ arte, in cui la rappresentazione religiosa, cessata
di essere esclusivamente fine a sé stessa, entra ad abbellire ia vita pubblica c privata. Inoltre, essendosi
rinvenuti poco discoslo alcuni frammenti di un vaso di vetro, siamo .autorizzali a ritenere cbe il Sileno
servisse di sostegno ad una coppa da contenere il vino. E in tal caso il concetto dell’artista sarebbe
.stalo cosi profondamente armonico, cbe non si saprebbe più lodare se il suo pciisiwo o la perfetta
esecuzione delie parli. Invero niente è più naluridc della connessione fra il vino e Sileno, l’educatore
di Bacco, l’instancabile bevitore nelle orgic dionisiache. Ma con più fine accorgimento l’ arl.sto voi c
esprimere nella figura stessa del Sileno gli elicili del vino, cl.c egli portava nella coppa, e quindi lo
rappresentò ebbro. È sempliccincnto impossibile di esprimere meglio, clic qui non sia latto, lo slorzo,
col quale il vecchio cd obeso Sileno cerca di sopportare il pesante fardello, supcriore alla v goria del suo
corpo, già stremato dagli clTelti del vino, c tale sforzo supremo non pure risulta del motivo principale, ma da
tutta una serio di più lini molivi, quali la movenza del braccio dcslro, con cui tenta di stabilir I equilibrio,
la in-cssionc dei mento barbalo contro il petto c l.a [iosizionc delle gambe roitcmenlc allargate. Forò con la
verità così felicemente colto nella espressione di tutto la figura, urlano non poco le tre palmellc, clic
soreciìdo dalle spire del serpente servivano a tener fermo il vaso sul cerchio: a spiegare tal motivo cosi
lontano dal vero c dal reale, non ci rosta clic a concedere ali’artisla l’oraziano (piullibet audemh.
Fra i capi d’opera dcH’avlc antica devesi di certo auiiovcrarc il cosi dello Narcisso, uno dei pm belli
ornamenti del Musco di Napoli. Fu rinvenuto questa insigne staluclto nel 1862 in una officina lullomca
(Reg VU Is 12® n 1 7) , vaio a diro in una di quelle ollicinc, cosi frequenti nelle città anticlic, ove si
lavav'ano 'e si'rimeiidavano le stoffe! R caso è veramente singolare, c noi non tenteremo di spiegarlo (cfr.
Gioni. kfli’. Pomp. fase. 14.® p. 59). L’opera è di certo greca e di un bellissimo stile. La delicatezza e
i: nrbidcz/a dulie forme e un certo fiore di gioventù; l’abbandono grazioso della posa, 1 opposizione del a
suall-i c dull’anca la continua sinuosità delle linee dalla testa sino ai piedi , il gioco libero e variato delle
braccia; e finalmente la disposizione delle gambe, ove si nota meno la immobilità clic 1’ equilibrio d. ....
andare momentaneamente sospeso, tutto rivela la nia.io di un sommo maestro. II Fiorelli che ebbe la vcnluva
di descrivere pel primo questo bellissimo bronzo, credette cbc potesse rapprcsentorc Narcisso, 1 amante
appassionalo della ninli. Folio, la cui voce misteriosa egli sempre ascolto c che pur non raggiunge mai.
L ’invisibile ninfa ba parlato langiù; il giovine imumioralo si è subito Icrmato, c dandosi con la dritta
come un segnale di attenzione, inclina la lesta per meglio tendere l’orecchio ai suoni della cara voce,
clic va perdendosi per la valle romita. L ’ingegnosa inlerprclazionc ebbe fortuna, tonfo che i! nome di
Narcisso è consacrato da un lungo uso, c non vi sarà ragionan.cnto di dotto clic possa valc.-c a
(al nome dalla nostra stoluclta. Mu per quanto ingegnosa, la interpretazione del h.orcl . ba i diletto d.
prendere a rovescio ia favola di Narcisso c di Edio: nd nulo non è Narcisso, che inscguc 1 invisibi c ninfa,
ma c questo invece che ama Narcisso, c clic sempre rigettato nasconde il suo dolore m londo allo valli,
nei boschi, consumaiulovisi di amore. Una nuova inlcrpretozioiic Icutòd prof. OlloBcnndorl (Ami. Insl. 1860
n 101 Sgg) che della pviina ntcniic come acquisito solo il dolo, dio il giovine Icndii loeecdnoail
nii «nono lonlaiio; rinelinaaionc ilei capo e il geslo della inailo non possono avorc, seoondo il dolio
olenianno, alleo signilioato; sareblio iinpossibilo ili leadiireo allriiiicoli in plaslica la proocciipaiiono d.
cl.i si sroesii di asoollatc È lion donqiia 1' ainaiila di Edio il bellissimo giovino , rapprese,Unto nel
bronao poinpojano, ma qiiaslo amante noi, è Xarcisso, 6 bensì Pane, il ,1» dei boschi c della ni, ma
selvageia. Bisogna però convenire die 1' imorprdev.iono del Beondori non sia pm soildislaeonlc della
primm È poe vero ohe in mia ceda opocii gli artisii, in omaggio all' ostdiea , liaimo sempre pio
l-iilnlli i conlr.ss.gni della beslialitl, nello flgnre dd Salir!; è pur vero die nella stessa pi Itera niorale
poiniieiima Pane ricorre a.idie In liguri, interamente umana (cfr. SociivKO, Pili. iViir. n. U b c -19(), o
non capripedi, quale co lo presenta il lipo gcoeralmei.lc a.loUate, Ma ò vero alires, che qooi coi.limssegm
doli, ni,ter,, iiil'erioro, sa terono rid.lli in vanteggio dalla b d ta a nmana, non vennero pero del teUo
soppressi, e d.c ¡1 Pane dei meir/domili dipinli, ber.diè in figura interamente nmana, non cessa per
„1 csle di avere le sue piccole corna. Se, eome vuole il Banndort, il noslro bronso rappresenta Pane,
bisognerà ammollerò el.e in cerio tempo gli esseri snborilii.ali del cielo baeelneo abbiano polnlo
raggkmgoro ndla rappresa,iten.a quell’ allissimo grado d'ideal,la, al qmile assorse Bion,so; ri die 6
semplieemenle assurdo. Ma perd.i voler vedere ad ogni eoslo noli, slateell. pompcjam, lamai.te della
ninl'a Edio‘l E qui crotliamo di riferire quanto gmslamcnle osserva in proposito il Maillia (m IUvet,
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